mercoledì 29 ottobre 2025

Vagabondando nella Valle Antica alla ricerca di un sentiero "dimenticato". Racconto di un'escursione imperfetta con partenza da Gavazzo di Valbondione.

Dalla Valle Antica, uno sguardo sul fondovalle. Sullo sfondo i monti Secco e Fop.

🥾 Dislivello: circa 500 metri           ⌚ Durata: oltre 3 ore            
📏Lunghezza: 7 chilometri

La cascina senza nome, punto più alto dell'escursione.

L'idea era di realizzare un itinerario che, partendo dalla frazione di Gavazzo e risalendo il bosco della sponda sinistra del torrente della Valle Antica, sarebbe arrivato alle Baite di Redorta. Terminata la salita, si poteva completare il percorso scendendo nella Valle di Foga fino a poco sopra Salvasecca, dove ci dovrebbe essere una deviazione per scendere a Dossi e quindi ritornare a Gavazzo lungo la strada provinciale. L'anello era abbastanza evidente in una applicazione specializzata per escursionisti, che utilizzo da almeno tre anni, senza particolari problemi. Beh, c'è sempre una prima volta! Il tracciato di salita si è presentato subito molto complesso, abbandonato a se stesso da molto tempo, completamente privo di segnaletica, che scompariva soprattutto nei punti più cruciali.

Il sentiero nella faggeta.

Dopo tanto penare, e parecchi giri a vuoto, mi sono rassegnato a seguire una labile traccia, raramente accompagnata da sbiaditi bolli, ora viola, a volte blu. Mi ha fatto risalire uno splendido bosco di latifoglie alternando ripidi strappi ad altri...ripidi strappi. In alcuni punti ha sfiorato la dirupata forra del torrente che in alcuni tratti presentava altezze significative, per depositarmi infine accanto ad un'anonima cascina posizionata in una soleggiatissima radura. Ho scoperto per caso un castagneto (credo tra i 1000 ed i 1200 m. circa di quota) che, probabilmente, è tra i più alti delle Orobie. Ho risalito un bosco che mi ha offerto colori autunnali spettacolari, godendo di silenzi pressochè assoluti, cesellati soltanto dai canti degli uccelli e dai giochi d'acqua del torrente che scende i ripidi salti della Valle Antica. 

Il torrente della Valle Antica.

Quindi se, nonostante questo racconto, decidete comunque di risalire questo sentiero, seguite con attenzione le indicazioni della prima parte del percorso (quella con maggiori problemi di orientamento). Arrivati a calpestare la traccia sommersa da un foltissimo tappeto di foglie secche, non la abbandonate per cercare funghi o castagne. Ritrovarla non vi sarebbe facile. Vi prego infine di non richiedermi la traccia GPS del percorso. Quel che ho registrato sembra il tracciato di un seggiolino volante sbalzato e proiettato nello spazio da una giostra di calcinculo. Sarà stata la mancanza di segnale telefonico, oppure gli hacker russi o, più facilmente, il sottoscritto particolarmente imbranato nell'uso della moderna tecnologia...

Il sentiero parte alla destra della cisterna GPL.

Breve descrizione della traccia: Si parcheggia l'auto in uno dei due stalli gratuiti posti ai lati della chiesetta di Gavazzo (825 m), frazione di Valbondione. Si cammina lungo la SP 49, in direzione di Valbondione, per una cinquantina di metri. Raggiunto un semaforo,  si attraversa la provinciale per entrare in una stradina a fondo chiuso. La si percorre integralmente, compiendo anche due curve, la prima a destra e l'altra a sinistra, fino ad arrivare di fronte ad un serbatoio di GPL parzialmente interrato, a destra del quale parte un sentierino che si inoltra in un boschetto di noccioli. L'esile traccia risale costeggiando la sponda destra del torrente arrivando ad un guado (circa 900 m, venti minuti dalla partenza), dove si attraversa saltando sui sassi, giungendo quindi sulla sponda opposta. 

La bella radura e l'imponente faggio.

Si costeggia in discesa la sponda sinistra per una decina di metri, arrivando ad un punto dove un tracciolino rende possibile risalire, rapidamente e senza difficoltà, ad una bella radura, dove troneggia un magnifico esemplare di faggio. Rimontando il bordo che divide il torrente dalla radura, si giunge al limitare del bosco dove, accanto ad un grosso masso erratico, si individua una traccia che, poco sopra, confluisce nel sentiero che seguiremo fino alla meta. Si gira quindi a destra e, poco oltre, si incontrano i primi bolli viola e blu. La traccia sale con diverse serpentine, in una bellissima faggeta, all'interno della quale si incontrano anche produttivi boschetti di castagni.

Le dolomiti della Valcanale dal bosco della Valle Antica.

Dopo un'ora di salita (a 1170 m circa di quota) il sentiero si avvicina alla forra che precipita nella Valle Antica. Protetti dalla vegetazione, la si costeggia per un breve tratto, godendo di interessanti visuali verso le dolomiti della Valcanale, i pizzi della Valsecca ed il fondovalle. La traccia appare e scompare. Ad aiutare l'orientamento rimane soltanto il rumore del torrente. Scomparsi i castagni, si attraversa la faggeta in purezza, fino al suo diradarsi, di fronte ad un recinto che delimita la proprietà di un pascolo. 

Si costeggia il recinto, salendo ripidamente...

Si costeggia il recinto, salendo ripidamente verso un visibile cascinale ben ristrutturato, che eleggo punto d'arrivo della salita e ne godo l'invidiabile posizione panoramica (1360 m di quota circa- due ore dalla partenza). La cascina è probabilmente situata poco sopra le Baite di Redorta ma, tutt'intorno, non si trova traccia di sentieri, tantomeno segnali o cartelli direzionali.  Mi accontento della solitudine regalatami da questa nuova zona e ritorno a valle, seguendo rigorosamente il tracciato di salita Per percorrere tutta la discesa  ho impegnato circa un'ora e un quarto a buona andatura.

La cascina senza nome vista da nord.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 26-10-2025 - tempo bello, visibilità ottima.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggi ai lati della chiesa di San Giuseppe e San Defendente di Gavazzo, frazione di Valbondione, che dista circa 50 km dal centro di Bergamo, percorribili in un'ora d'auto.   Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, imboccando la Strada Provinciale 49 che porta a Valbondione. Arrivati alla strettoia di Fiumenero, si percorrono altri due chilometri per raggiungere le prime case di Gavazzo e, sulla destra. la chiesa con i suoi parcheggi (una decina di posti auto in totale).

Zoom su Fiumenero dal bosco della Valle Antica.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: stimati 500 metri di dislivello per una lunghezza complessiva di circa 7 chilometri.
Durata: Tra andata e ritorno si cammina per oltre tre ore, escluse le soste.
Altre escursioni in zona: In questo blog trovate la descrizione di un'altra escursione che percorre questo impegnativo versante dell'Asta del Serio. Parte da Valbondione e, risalendo la Valle di Foga, arriva alle bellissime Baite di Redorta. Il link di collegamento è il seguente: https://dislivellozero.blogspot.com/2023/05/sul-balcone-piu-soleggiato-dellalta.html.
Cartografia: La zona interessata dall'itinerario si può analizzare nella carta escursionistica del Sentiero delle Orobie orientali, realizzata dalla sezione CAI di Bergamo in scala 1:25.000. Il percorso di questo itinerario risulta però difficilmente individuabile.

Primi raggi di sole nella faggeta della Valle Antica.



mercoledì 15 ottobre 2025

Su e giù per i colli di Bondo e Barbata, sopra Colzate e la Val del Riso.

 🥾 Dislivello: circa 460 metri         ⌚ Durata: 3 ore e mezzo         📏Lunghezza: 8 chilometri

Località Strasù, sopra Barbata.

Da tempo volevo tornare ad esplorare il variegato microcosmo dei colli che circondano i minuscoli borghi di Bondo e Barbata. Mi sarei affidato alla magia dell'autunno, per esaltare i loro colori. Purtroppo vi sono capitato nella giornata sbagliata, ricca di foschia e nubi basse dense di umidità, che non hanno reso giustizia ai panorami che circondano questa zona ed al suo caleidoscopio di prati, fitti boschi, pascoli e cascine ben ristrutturate. Senza contare i luoghi che ricordano storie secolari, se non addirittura, millenarie.

Chiesa parrocchiale di Bondo.

L'anello escursionistico parte dal parcheggio della chiesa parrocchiale di Bondo (circa 800 m.di quota) frazione di Colzate, abitata da un centinaio di residenti. Nel tratto iniziale si prosegue camminando sulla strada che abbiamo percorso salendo dal fondovalle. Risalito il primo tornante, si approfitta dell'accesso pedonale per attraversare il centro storico del borgo (indicazioni per Bondo, Bornione e Barbata). Continuando sulla strada ci si troverebbe sullo stesso tracciato, ma è sicuramente più interessante visitarne i vicoli ed ammirarne gli angoli più suggestivi.

Nel centro storico di Bondo.

Usciti dal centro e ritrovato l'asfalto si prosegue accompagnati anche dal segnavia biancorosso del CAI che, in questo caso, evidenzia la traccia del sentiero n. 526A. Questa traccia ci accompagnerà per un lungo tratto. Ad un quarto d'ora dalla partenza incontriamo un bivio. Si tiene la destra in direzione di Barbata e subito ci si trova in località Colle di Bondo (circa 850 m), dove si trova una santella che, in tempi remoti, funse da custode delle salme dei defunti che dovevano attendere la primavera per poter essere seppellite (maggiori chiarimenti nelle note tecniche).

La santella del Colle di Bondo.

Alla santella si gira a sinistra, abbandonando l'asfalto e risalendo brevemente una cementata. Pochi metri e si volta a destra. La traccia CAI si trasforma in uno stretto sentiero che risale zigzagando in un fitto bosco di latifoglie. In meno di un quarto d'ora si arriva di fronte alla cascina Fopèla, dove la traccia si allarga e prosegue fino all'incrocio (tre quarti d'ora dalla partenza) con un'altra strada cementata che si imbocca salendo a sinistra. 

Sul pianoro che porta a Barbata.

In breve si arriva ad un ampio pianoro erboso, suddiviso tra diverse cascine con i loro pascoli. A sinistra si intravvede la Val del Riso, sullo sfondo il Colle di Zambla con le sue vette. Lo sterrato procede in falsopiano e le nubi basse rendono il silenzio che ci circonda ancora più ovattato. Ad un'ora dalla partenza si giunge in prossimità delle prime cascine di Barbata (1019 m), la cui origine risale addirittura al primo secolo A.C., quando il nord Italia venne inglobato nella Repubblica romana (trovate una breve sintesi storica nelle note tecniche).

Arrivo a Barbata. Sullo sfondo la chiesetta della Madonna della Mercede.

Poco sopra il nucleo di Barbata si arriva alla chiesetta della Madonna della Mercede, edificata nel sedicesimo secolo dall'ordine religioso dei Trinitari della Mercede, con lo scopo di assistere ed istruire le famiglie povere dei minatori sfruttati della Val del Riso. Dalla terrazza erbosa della chiesetta, con tempo sereno, si gode una vista spettacolare, dal Monte Alben alle dolomiti della Valcanale, fino alla Presolana.

Il panorama che si sarebbe dovuto vedere dalla terrazza della chiesetta.

Proseguendo sullo sterrato che sale a sinistra della chiesetta, si incontra la bella tribulina "la ca' l'Adam" e, alle sue spalle l'omonima cascina. Poco oltre la strada si biforca, A destra la traccia del CAI scende verso una sorgente. Noi la abbandoniamo, salendo diritti verso le Tre Stalle. Un breve tratto nel bosco e poi, tenendo la sinistra, si sbuca in un ampio pascolo che attraversiamo pianeggiando, ammirando dall'alto Barbata, la sua chiesetta e la Val del Riso. 

Pascolo in località Tre Stalle.

Ci troviamo in un ambiente aperto, molto suggestivo e panoramico che, superate le Tre Stalle, termina un centinaio di metri più avanti, in località "Strasù" (1070 m circa - poco più di un'ora e mezza dalla partenza). Sostando accanto alla cascina che riporta il nome della località si nota, in mezzo al prato circostante, una traccia nell'erba che si dirige verso un basso fabbricato, realizzato forse a riparo di una risorgiva, sul cui muro è dipinto un segnavia biancorosso del CAI.

Cascina in località Strasù.

Lo si raggiunge e si procede oltre, seguendo la traccia che volta a sinistra e sale ripidamente le pendici erbose. In alcuni tratti la rugiada ma, soprattutto, le tracce di alcune moto, rendono scivoloso il sentiero. Continuando la faticosa salita, la traccia piega ancora a sinistra, entrando in un fitto arbusteto ed arrivando infine alla base di un traliccio dell'alta tensione (venticinque minuti dalla località "Strasù"; due ore dalla partenza).

La traccia che, da località Strasù, passa dalla sorgiva e risale le pendici erbose.

La traccia prende leggermente a destra e si infila in una faggeta. Questo tratto in falsopiano (che rappresenta il tratto più alto dell'anello, e stimo quoti intorno ai 1150 m.)  si tiene alla destra di uno steccato che delimita una proprietà privata, al cui termine, all'altezza del relativo fabbricato, incrocia il sentiero CAI n. 518, che si imbocca scendendo a sinistra. 

Il sentiero nella faggeta.

La faggeta è splendida, ricca di sorgive che richiamano la fauna selvatica. Ho un fuggevole e piacevole incontro a distanza con un capriolo, troppo veloce per essere immortalato. La traccia scende ripida ma evidente, giungendo ad una cascina posta negli immediati pressi della "Fontanina di Oretel" e, poco oltre, ai cascinali ed alla radura che compongono l'omonima località (circa 1020 m-due ore e mezza dalla partenza). In questo tratto si apprezza l'inventiva della commissione sentieri del CAI, che trova metodi originali per evidenziare il sentiero e la corretta direzione da tenere.

Cascina nei pressi della Fontanina di Oretel.

Il sentiero CAI n. 518 continua a scendere a capofitto fino ad imboccare uno sterrato dove, finalmente, ricompare la segnaletica comunale, che ci indica la giusta direzione per arrivare ad Unì (circa 900 m-tre ore dalla partenza), forse il luogo più significativo per la storia medioevale della zona (ulteriori informazioni nelle note tecniche). 

Cascina Unì.

Da questa cascina (e dalla sua suggestiva tribulina) si scende nel bosco per altri cinque minuti, fino ad arrivare ad un tornante sinistrorso dove si nota una freccia biancorossa del sentiero CAI n. 518 inchiodata ad un albero. Proprio qui si tira dritto senza curvare a sinistra. Proprio sul tornante parte infatti un'agile sentierino a mezza costa che, in una decina di minuti, ci fa raggiungere la strada che porta a Bondo. Raggiunto l'asfalto si tiene la sinistra e, in leggerissima salita, in pochi minuti si arriva alla chiesa parrocchiale di Bondo ed al suo parcheggio.

L'imbocco del sentierino a mezza costa che porta a Bondo.

Altre note:

Data dell'escursione: 12-10-2025 - Foschia e nubi basse dense di umidità.
Punto di partenza: Parcheggio della chiesa parrocchiale di Bondo, frazione di Colzate, che dista circa 28 km dal centro di Bergamo, percorribili in circa 40 minuti d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana per 22 chilometri, fino a raggiungere ed imboccare la seconda uscita della rotonda per Vertova-Colzate. Alla rotonda successiva si prende a destra, verso Colzate. Raggiunto il paese, si trovano le indicazioni (a sinistra) per Bondo-Santuario di San Patrizio. Si attraversa il centro e si sale in via San Patrizio, che raggiunge l'omonimo santuario. Proseguendo per altri tre chilometri, si supera l'aggregato dei Piani di Rezzo e si arriva a Bondo. Il parcheggio è accanto alla chiesa, sulla sinistra.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 460 metri di dislivello per una percorrenza totale di otto chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intera escursione servono tre ore e mezzo, al netto delle soste. 

Fioritura di Astranzia Maggiore in località Tre Stalle.

Prima nota storica: Nei rigidi inverni medioevali, le comunità di Bondo e Barbata dovevano portare i propri morti alla Santella del Colle di Bondo, in attesa di tempi migliori per poterli seppellire nel cimitero di Gorno. Era infatti problematico, per il parroco di Gorno, percorrere il sentiero di salita con il brutto tempo, anche a causa delle frequenti inondazioni provocate dai torrenti Musso e Riso. Il problema fu risolto solo alla fine del 1600, quando la Curia di Bergamo terminò l'iter per nominare un parroco per la neonata chiesa di Bondo.

Nel"centro" di Barbata.

Seconda nota storica: Le prime notizie sul nucleo di Barbata risalgono al primo secolo A.C. quando i Romani costruirono alcune rudimentali dimore per i cosiddetti "damnatus ad metalla", gli schiavi condannati a fare i minatori e cavare le vene delle miniere della Val del Riso. I primi abitanti di Barbata furono quindi degli schiavi e qualche soldato romano e liberto che raggiungevano il loro "posto di lavoro" scendendo verso Gorno in Val del Riso o raggiungendo Zambla attraverso la zona dove attualmente si trova il Santuario della Madonna del Frassino.
Terza nota storica: In un cascinale della località Unì, nel tredicesimo secolo, si tenevano le riunioni del Concilio di Honio, una federazione che radunava otto Comuni della media Valle Seriana, incaricata di gestirne i beni indivisi (prati, pascoli e boschi). Il primo documento che ne attesta l'esistenza riporta la data del 9 febbraio 1210. Tra alterne vicende, la confederazione cessò materialmente di esistere soltanto nel 1827.
Bibliografia: Ho tratto queste notizie dal volume "Colzate, Bondo, Barbata-storia e leggenda" di Michele Poli, edito dal Comune di Colzate nel 2022.  

Barbata dalla terrazza della sovrastante chiesetta.

Altre escursioni in zona: Oltre all'escursione qui descritta, in questo blog trovate altre due itinerari che percorrono i colli di Bondo e Barbata. Il primo parte dal Santuario di San Patrizio per raggiungere la Cima di Tisa. Descrizione ed immagini sono qui:  https://dislivellozero.blogspot.com/2022/01/dal-santuario-di-san-patrizio-alla-cima.html.
L'altro parte dal fondovalle, raggiunge Bondo e sale fino alla cima del Pizzo Frol, a picco sulla Val del Riso. Il collegamento è: https://dislivellozero.blogspot.com/2024/02/dal-fondovalle-bondo-di-colzate-fino.html.
Cartografia: Per trovare una mappa escursionistica di questa zona occorre recuperare la tavola n. 05 della Carta Turistica-Escursionistica della Provincia di Bergamo, da tempo ormai non più in vendita. Per gli interessati ho pubblicato la traccia di questa escursione (comprensiva di una piccola variante alla ricerca del primo nucleo di Barbata) sulla app: outdooractive.com.

Foschia in Val del Riso.