Una storica mulattiera unisce le località che facevano parte di Honio, un'antichissima Confederazione di Comuni, che ebbe origine nell'XI° secolo. La sua traccia attraversa boschi e pascoli ed offre splendide panoramiche sulle cime più dolomitiche delle Orobie. Un itinerario che racconta la Storia e regala tante emozioni per i nostri occhi.
Le dolomiti della Valcanale dalla dorsale erbosa della cima di Tisa. |
L'escursione parte dai parcheggi a servizio del Santuario di San Patrizio (620 m circa slm) utilizzando l'antica mulattiera che, per secoli, ha rappresentato l'unico collegamento tra Colzate ed i piccoli borghi di Bondo e Barbata. Del Santuario, che merita assolutamente una visita, trovate un approfondimento nelle note tecniche.
Zoom da Colzate sul Santuario di San Patrizio. |
La traccia da seguire per tutto il percorso è il segnavia CAI n. 518 e, per un breve tratto iniziale, coincide con la strada asfaltata che conduce a Bondo. Dopo pochi minuti, si prende sulla sinistra una stretta scalinata in cemento che porta di fronte alla "Tribulina di Lomàghe", una delle numerose santelle che caratterizzano questo tracciato. Si continua a salire, tagliando alcuni tornanti della strada. All'altezza dei Piani di Rezzo (732 m-poco più di 15 minuti dalla partenza) si abbandona definitivamente l'asfalto. La traccia attraversa i coltivi di alcune cascine ben ristrutturate e tratti di un bosco rado ricco di fioriture, fino ad arrivare ad un'altra Tribulina che annuncia gli splendidi pascoli del piccolo altipiano di Unì (880 m circa-45 minuti dalla partenza).
Crocus biflorus nei prati e boschi prima di Unì. |
In questa bucolica località, aperta ad un eccezionale panorama sul Pizzo Formico, la Presolana ed il Monte Ferrante, aveva sede il Comune Maggiore di Honio che, a rappresentanza di nove Comuni della Media Val Seriana, avrebbe gestito per secoli i beni indivisi (prati, pascoli e boschi) dei loro territori. Si fatica a pensare che, in questo soleggiato pascolo, oltre alle residenze dei contadini e gli alloggi per le guardie, sarebbe stata edificata anche una fortezza con funzioni di sede istituzionale, scuola, salone per le assemblee ed una collegiata.
Il Pizzo Formico dall'altipiano di Unì. |
Al termine del piccolo altipiano il tracciato ritorna nel bosco, giungendo ad un bivio dove il segnavia CAI ci fa abbandonare lo sterrato che si stava percorrendo per salire con decisione a sinistra. Fattasi sentiero, la traccia guadagna quota all'ombra della fitta faggeta, fino ad arrivare ad una vallecola dove è opportuno un minimo di attenzione a causa di un tratto a suo tempo dissestato da fenomeni franosi. I segnali biancorossi del CAI ci aiutano ad affrontarlo senza particolari problemi, poichè, ancora nei pressi del precedente segnale, si ha a già portata d'occhio anche il successivo, fino a superare il greto del ruscello, dove si riprende la linearità del sentiero.
Cascina lungo il tracciato. |
Usciti dal bosco, si giunge alle cascine ed ai prati della località Orètel (circa 1020 m-un'ora e un quarto dalla partenza) dove si torna ad ammirare l'imponenza del massiccio della Presolana, prima di rituffarsi fra gli alberi ed affrontare lo strappo che ci porta al grande roccolo Messina (1150 m-un'ora e tre quarti dalla partenza). La traccia del CAI n. 518 lo aggira salendo a sinistra, ma prima conviene arrivare alla terrazza del roccolo per ammirare una gran bella vista sull'Arera e le altre cime dietro alle quali si nasconde la Valcanale.
L'Arera dal terrazzo del roccolo Messina. |
Sopra il roccolo il sentiero si trasforma in sterrata, che percorriamo per pochi metri, perchè una palina segnaletica del CAI ci fa svoltare subito a destra, in un bosco dove la faggeta si mischia alle prime conifere. Alternando tratti pianeggianti a ripidi strappi, si guadagna una sella con un roccoletto in pietra ed una pozza per l'abbeverata degli animali (1280 m circa- due ore dalla partenza).
L'Alben sovrasta la Cima di Cavlera. Scendendo dalla dorsale erbosa della Cima di Tisa. |
Da questo punto il panorama comincia ad essere veramente spettacolare. Poichè alla meta manca ormai poco, conviene seguire la traccia che svolta a sinistra salendo la dorsale erbosa a tratti punteggiata dalla vegetazione piegata dal vento. In una decina di minuti dalla pozza si raggiunge la croce della cima di Tisa, posizionata a 1317 m di quota (punto più alto e meta dell'itinerario).
La Presolana vista dai pressi della Cima di Tisa. |
Dopo una breve sosta, si torna sui propri passi ed il tratto che riporta alla pozza regalerà scorci indimenticabili. Di fronte, dalla boscosa cima di Cavlera spuntano gli scuri pinnacoli del Monte Alben. Sulla sinistra, dolci pendii costellati di cascine e pascoli digradano verso la pianura. A destra, al massiccio della Presolana ed alle dolomiti della Valcanale si è aggiunto, in tutta la sua imponenza, il massiccio dell'Arera, che domina la cima Grem e tutta la Val del Riso. Più lontano, il Monte Menna chiude il circo delle vette. Il rientro segue il percorso dell'andata.
I dolci pendii meridionali della Cima di Tisa. |
Info tecniche:
Bel giro a pochi passi dalla città ed accurata descrizione (sei il top dei divulgatori). C'era vento da paura nel tratto nord prima della cima e al ritorno sono sceso dall'altro versante per evidente sentiero. Ci sono altri scorci che meritano e si riesce a chiudere l'anello con almeno un paio di opzioni.
RispondiEliminaGrazie per i complimenti. Anch'io ho notato che si poteva chiudere un anello, ma volevo tornare a rivedere la località Unì, che mi aveva incantato già all'andata...
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