sabato 30 giugno 2018

L'anello della Valzurio,una rara armonia di boschi, pascoli e baite

La Valzurio è un gioiello incastonato tra le pieghe dei monti dell'Alta Val Seriana.   Per ammirarla bisogna andarci apposta, deviando dagli itinerari più battuti, per recarsi nel minuscolo Comune di Oltressenda Alta e raggiungere la frazioncina di Valzurio (813 m slm), completamente ristrutturata dopo essere stata incendiata e rasa al suolo il 14 luglio 1944 durante un rastrellamento nazi-fascista che provocò anche la morte di cinque persone. 
Il Monte Vodala da Colle Palazzo
Dietro la chiesetta parrocchiale parte una trattorabile (via Plazzo) che sale decisa in un bosco misto di abeti, frassini e noccioli.    La mulattiera cementata supera una baita ristrutturata e, dopo una ventina di minuti, termina nel cortile di un altro edificio rurale.   Pochi metri prima si intravede, alla propria destra, la traccia di un sentiero che sale faticosamente, in modo molto remunerativo.  

Arrivo a Colle Palazzo
Dopo aver attraversato un paio di volte uno sterrato a servizio delle diverse baite, si raggiunge, in meno di due ore dalla partenza, il crinale di Colle Palazzo.   Lo sguardo si apre sullo spartiacque tra il versante sud della Valzurio e quello nord di Ardesio: un ambiente dove, a differenza di tanti altri posti, si gusta una rara armonia tra uomo e natura.    Il paesaggio è caratterizzato da dolci ondulazioni erbose e splendide abetaie, inframmezzate da radure dove primeggiano baite e cascine ben ristrutturate.
L'asinello albino di Colle Palazzo con i suoi amici
 (foto di Alessandro Salvoldi)
Sullo sfondo troneggia la cuspide triangolare del Vodala; poco più in basso si intravede il gruppo di baite che accudisce l'oratorio di San Giacomo (1.265 m) al cui interno si trovano interessanti affreschi del XV° secolo.  Sulla stradetta del colle (1.312 m) poco dopo aver superato la Penzana dol Zanerì (il porticato di Gennarino?) si incrocia il nuovo sentiero CAI n. 311, ideato per chiudere ad anello il sentiero delle Orobie Orientali.
La Penzana dol Zenarì.
Lo si segue fedelmente verso destra, in direzione Baite del Moschel, tuffandosi in un magnifico boschi di abeti dove la camminata si ammorbidisce calpestando un tappeto di muschio, aghi e foglie morte.   Abeti e faggi ci tengono compagnia per un'ora e mezzo, con il falsopiano che ci porta a scoprire, proprio di fronte alla baite del Moschel, l'imponenza della testata della Valzurio, chiusa a nord dai contrafforti del Ferrante e ad est dal massiccio della Presolana.
Testata della Valzurio con il Ferrante coperto di nubi
Poco oltre le baite del Moschel, una cascatella del torrente Ogna si diverte a formare una serie di "marmitte dei giganti", profonde fosse di forma circolare scavate dalla forza del torrente nel corso dei millenni.    Dalla parte opposta, la strada forestale torna a Valzurio, rientrando nel bosco e scendendo con dolce pendenza.  
Baite del Moschel
Poco distante dalle baite si trova il "buco del freddo", un antico manufatto recentemente ristrutturato, utilizzato sin dal 1700 per conservare, sfruttando e incanalando una sorgente di aria gelida che usciva dal terreno, il burro, altri prodotti caseari ed anche la carne provenienti dagli alpeggi.  In un'ora si rientra a Valzurio, passando dalla contrada Spinelli (950 m). Resta giusto il tempo di riassaporare quella sensazione di splendido isolamento che ha avvolto questa valle per migliaia di anni.
Il buco del freddo.
Gli storici locali affermano che la carenza di documentazione su questa zona è dovuta al fatto che, prima della tragica parentesi vissuta durante la seconda guerra mondiale, i pochi abitanti della Valzurio hanno vissuto un'esistenza nella più assoluta tranquillità, scandita dai ritmi della natura, che ha fornito loro le principali fonti di sussistenza, garantendo agricoltura e allevamento, ma anche attività estrattive.   Le baite del Moschel infatti, erano luogo di raccolta e cernita della barite, prezioso minerale estratto dalle miniere presenti in Presolana e sul monte Ferrante.

Info tecniche:
Come arrivare: Valzurio è una frazione di Oltressenda Alta, Comune sito in Alta Valle Seriana. Al bivio di Ponte Selva si prosegue per Valbondione, girando poi a destra verso Villa d'Ogna. Si prosegue quindi per sette chilometri, seguendo le indicazioni di Nasolino (sede del Municipio di Oltressenda Alta), dove la strada si restringe per raggiungere la nostra meta. 
Dislivello e durata: l'intero anello viene percorso in circa 5 ore (quasi 2 ore per salire a Colle Palazzo; un'ora e mezza da qui per raggiungere le Baite del Moschel, un'ultima ora per tornare a Valzurio). Il dislivello complessivo si aggira tra i 700 e gli 800 metri.
Il paesino di Valzurio
Altri suggerimenti: Di fronte al parcheggio principale di Valzurio si trova la baita Valle Azzurra, dove è possibile mangiare, bere, pernottare ed acquistare prodotti tipici locali (marmellate, miele e dolci). Una sosta caldamente consigliata, per gustare scarpinocc e selvaggina con polenta a prezzi onesti. Il loro sito è: www.baitavalleazzurra.it.
Chi fosse interessato ad un episodio che ha legato Valzurio alla guerra partigiana, può leggere il mio post del 14.02.2018 che racconta di una spettacolare cavalcata sci-alpinistica sulle Orobie per rapinare la banca di Rovetta. La fuga dei due protagonisti ha interessato dell'itinerario qui descritto.
Cartografia: Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 06.
L'itinerario evidenziato sulla tavola 06 della
Carta Turistica-Escursionistica della Provincia di Bergamo.
Si ringrazia per la concessione.


domenica 17 giugno 2018

Da Poggio al Monte Capanne, il balcone con vista sull'Arcipelago Toscano.

I pigri ed i turisti preferiscono raggiungere la cima del Monte Capanne con la bidonvia, perdendosi così l'opportunità di salirci passo passo, attraversando una natura esuberante e rigogliosa, alternata a scorci panoramici di rara bellezza.
Il Monte Capanne - foto di Elisa Di Blasi
Lasciamo quindi che la pazza folla si accalchi sul piazzale della funivia di Marciana e raggiungiamo il piccolo borgo di Poggio (330 m) da cui parte il sentiero che ci accompagnerà fino alla vetta più alta (1.019 m) dell'Isola d'Elba.
Già il paesino è un piccolo incanto: di origine etrusca, nel corso del medioevo assunse la caratteristica struttura "a chiocciola", con stretti vicoli trasversali, due porte di accesso ed alcune case a torre.  
Poggio, dal sentiero di salita al Capanne
Raggiunta la parte alta del paese, imbocchiamo il sentiero CAI n. 105 (indicato sulle mappe con il "vecchio" n. 2) che inizialmente sale ripidamente nel bosco, regalando da subito suggestive immagini del paese che abbiamo appena lasciato.
In pochi minuti si raggiunge il caprile di Montecristo, un'antica struttura pastorale tipica della zona, attorno al quale è stato scoperto un insediamento protostorico risalente all'età del bronzo (oltre 1.000 anni a.C.).   All'epoca, il Capanne era praticamente circondato da villaggi di questo tipo, collegati visivamente tra loro.   Gli antichi pastori si rifugiavano e vivevano su crinali e contrafforti del monte, sfruttandone i corsi d'acqua che scendevano a valle. 
Il caprile di Montecristo
Il sentiero, sempre ben segnalato, prosegue inerpicandosi nella coloratissima e profumatissima macchia mediterranea.    A quota 625 ed a quota 744 metri si superano due incroci, il secondo dei quali, nei pressi di un caprile abbandonato, attraversa la traccia della Grande Traversata Elbana.   Per salire al Capanne si prosegue sempre dritti.    La pendenza si è ora addolcita e la vegetazione si è fatta via via più rarefatta.
Nella parte alta del sentiero.
La cima è ormai in vista, così come gli impianti di antenne e ripetitori che ne sviliscono l'imponenza.    Raggiunto il crinale, si domina anche la funivia che sale da Marciana, impiegando circa venti minuti.    Manca ormai poco.   Dopo oltre due ore di cammino si raggiunge il piccolo bar posto nei pressi della stazione di arrivo della funivia e, con un ultimo piccolo sforzo, la vetta.   Il panorama è eccezionale.  Con tempo sereno sembra che si possano vedere tutte le isole dell'Arcipelago Toscano, la Corsica e persino le Alpi Apuane.   Mi fido, anche perché il mio amico ed io siamo arrivati avvolti in una nebbia persistente, dalla quale comparivano a tratti le case di Marciana, i bidoni gialli della funivia e, a tratti, la cima del vicino Monte Giove.  Poco importa.    Una scusa per ritentarne la salita, magari da un altro versante.
Escursione del 23 maggio 2018, tempo buono, fitta foschia in quota

La foschia ghermisce la funivia del Capanne.
Info tecniche e varie:
Come arrivare: Dopo essere sbarcati dal traghetto a Portoferraio, si prende la Strada Provinciale 24 fino a Procchio dove, con la SP 25, si raggiunge Marciana Marina.   Da quest'ultima, si sale finalmente a Poggio.   Da Portoferraio si impiegano circa 40 minuti percorrendo 23 chilometri di strade molto tortuose ma estremamente suggestive.
Dislivello, durata e caratteristiche dell'escursione: Il dislivello di sola salita è di circa 680 metri che si percorrono in oltre due ore.   Per la discesa calcolate un'ora e mezza abbondante.   Nonostante la quota, l'escursione non ha nulla da invidiare ai percorsi alpini.   Si tratta di "montagna vera".   Utilizzate scarponi adeguati, con suola robusta e caviglia protetta.

Viuzze e scalinate a Poggio.
Altri suggerimenti: Tornati verso Portoferraio, vi consiglio una visita al minuscolo borgo di Viticcio, situato nei pressi della penisola dell'Enfola.    Poche case, un albergo, un ristorante e cinque calette di sassi e ciotoli, solo due delle quali sono facilmente raggiungibili con una scalinata.    L'ambiente naturale che circonda Viticcio è ancora integro, il mare pulito ed il panorama sulla parte occidentale dell'Elba insuperabile.   La terrazza del ristorante Da Giacomino offre la possibilità di archiviare foto indimenticabili, oltre alla possibilità di assaporare un notevole menu di pesce a prezzi onesti. Particolarmente gustoso un piatto locale, composto da linguine, cipolle e totani.   Maggiori informazioni sul sito: www.ristorantedagiacomino.it.
Cartografia: Carta dei sentieri dell'Isola d'Elba 1:25000 allegata alla pubblicazione sulla Grande Traversata Elbana realizzata da Luca Zavatta, distribuita da L'escursionista Editore.    
Marciana Marina e Poggio dal sentiero di salita al Capanne



sabato 2 giugno 2018

Da Cavo a Porto Azzurro, sulle tracce della Grande Traversata Elbana, a cavallo del profondo blu.

La camminata che unisce il piccolo borgo di Cavo a Porto Azzurro è un incomparabile spettacolo della natura.   Una volta raggiunta la dorsale, lo sguardo non ha più confini, circondato soltanto dal profondo blu del mare da entrambi i lati.
Il Volterraio a guardia di Portoferraio
L'escursione, che rappresenta anche la prima tappa della Grande Traversata Elbana (GTE) prende il via poco sopra il molo di Cavo.    Seguendo la segnaletica della GTE, si percorre il largo sentiero che sale in un fresco bosco di lecci e pini marittimi, fino ad arrivare ad un quadrivio che, sulla destra, porta al novecentesco Mausoleo Tonietti, già proprietario delle concessioni di sfruttamento delle miniere elbane.    A sinistra si sale invece sul Monte Grosso, attraverso un sentiero che si inoltra nella bassa macchia mediterranea ed anticipa le prime emozionanti vedute sull'infinito blu.  
Il primo tratto della GTE visto dalla cima del Monte Grosso
La vetta del Monte Grosso (344 m) viene raggiunta dopo due ore di profumatissima camminata e contraccambia le nostre fatiche con un panorama davvero notevole, giustificando la presenza, negli immediati paraggi, del Semaforo, una postazione di avvistamento contraerea della seconda guerra mondiale.    Dalla cima si scende fino a raggiungere la strada provinciale della Parata (132 m) che unisce Cavo a Rio nell'Elba.     La si abbandona dopo pochi passi, entrando in una lecceta che offre rapidi sguardi sul paese di Nisportino e sul Monte Strega, che rappresenta la prossima meta.
Scendendo dal Monte Grosso
Prima di arrivarci occorre riattraversare la provinciale della Parata in località Aia di Cacio (301 m) e salire un'erta sassosa che costa un po' di fatica.     Sul Monte Strega (425 m) abbiamo superato la metà del percorso e stiamo camminando da circa 4 ore.     Ci aspetta ora una piacevole traversata in quota, con spettacolari vedute su Rio nell'Elba, che presenta ai nostri occhi un tipico impianto urbanistico medioevale, con l'enorme chiesa a dominare stretti e tortuosi vicoli e impervie scalinate che si perdono in piccole e caratteristiche piazzette.
Rio nell'Elba e Rio Marina dal crinale del MonteStrega
Dopo essere scesi di quota, si può scegliere se salire sul Monte Capannello (m. 407) oppure raggiungere la località Le Panche (326 m) attraverso una pianeggiante pista percorsa da un tracciato per mountain bike.    Dopo aver attraversato la strada provinciale 32, ci aspetta la Cima del Monte che, dai suoi 516 metri di altitudine, offre eccezionali scorci sul tenebroso Castello del Volterraio, la più antica fortificazione dell'isola.    Di origini etrusche, fu ampliata dai pisani nel 1281 ed è l'unica fortezza mai espugnata dai pirati saraceni al comando del Barbarossa che, nel quindicesimo secolo, aveva distrutto il vicino paese di Rio, deportando gli abitanti superstiti nelle carceri tunisine.
Verso la Cima del Monte
Dalla Cima del Monte, raggiunta in oltre cinque ore di cammino, inizia una lunga discesa verso Porto Azzurro.    Nei pressi del Monte Castello è' possibile una variante molto impegnativa, lungo il sentiero 105, che lasciamo ai più esperti. Porto Azzurro si raggiunge più tranquillamente tenendo la destra, percorrendo una strada sterrata fino a raggiungere la testata della Valle del Botro, che va seguita fino a raggiungere il campo sportivo di Porto Azzurro, dove termina la prima tappa della GTE.     Si è camminato per oltre sette ore, percorrendo circa 19 chilometri.
Discesa verso Porto Azzurro
Info tecniche e varie:
Come arrivare: Dopo essere sbarcati dal traghetto a Portoferraio, si prende la Strada Provinciale 26, superando Porto Azzurro, Rio nell'Elba e Rio Marina.   Dopo circa 40 minuti e 25 chilometri di strade tortuose, si raggiunge il piccolo borgo di Cavo.
Dislivello e durata della gita: Il dislivello complessivo della prima tappa della  GTE è superiore ai 900 metri.   Calcolate di camminare per più di sette ore per la sola andata.

Altri suggerimenti: Sulla strada del ritorno, consiglio una sosta nei banchetti posti a bordo strada dalle aziende che lavorano la campagna della fertile Piana di Mola.    Il banco dell'Azienda Agricola Lumia offre frutta e verdura appena colte insieme ad una limitata ma gustosa produzione di olio e vino locale.
Cartografia: Abbiamo potuto percorrere questa ed altre tappe della Grande Traversata Elbana grazie alla consultazione dell'omonima 
pubblicazione realizzata da Luca Zavatta edita da L'escursionista Editore.    Un agevole libretto di trenta pagine ed una dettagliatissima carta dei sentieri scala 1:25.000 vi terranno compagnia ed offriranno confortanti indicazioni in caso di dubbi sul sentiero da percorrere.
Il Monastero di Santa Caterina. Nei pressi si trovava Grassera, un antico villaggio
medioevale completamente distrutto dai pirati saraceni. Di esso non rimane più nulla
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