domenica 26 novembre 2017

Ettore Castiglioni: l'alpinista romantico che ha lasciato il segno sullo spigolo nord-ovest della Presolana

Da qualche mese è uscito un docufilm sulla figura di Ettore Castiglioni, grandissimo alpinista, inquieto e solitario, che trovò una nuova ragione di vita accompagnando, su aspri sentieri di montagna, centinaia di profughi ed ebrei in fuga dal guerra e dal regime fascista.   Una pellicola da non perdere, che ripercorre la vita di Castiglioni fino alla sua morte, avvenuta in circostanze misteriose nel marzo 1944, al confine tra Italia e Svizzera, poco oltre il ghiacciaio del Forno.   Il film si intitola: "Oltre il confine: la storia di Ettore Castiglioni"- regia di Andrea Azzetti e Federico Massa.   Potete acquisire tutte le informazioni in merito sul sito ufficiale www.oltreilconfine.com o sulla omonima pagina di Facebook.
Il Massiccio della Presolana in veste invernale.
Foto di Giovanni Barbieri, che ringrazio per la concessione.

A soli 22 anni, in cordata con Celso Gilberti e Vittorio Bramani (l'inventore delle suole ViBram), Castiglioni conquista lo spigolo nord ovest della Presolana.   Ma il suo approccio alla montagna è profondamente diverso rispetto all'alpinismo eroico e muscolare in voga negli anni trenta.    Ettore preferisce conoscere ed esplorare.    Per questo alterna arditissime vie nelle Dolomiti del Brenta alla pubblicazione di documentatissime guide alpinistiche, senza farsi mancare una spedizione nella remota Patagonia, prima che la seconda guerra mondiale lo costringa ad entrare nel corpo degli Alpini, dove assume il ruolo di istruttore presso la scuola militare alpina di Aosta.
Ettore Castiglioni
Per Castiglioni, così come per moltissimi altri italiani, la chiave di volta è l'armistizio dell'8 settembre 1943, che lo spinge ad una precisa scelta di campo.    Con alcuni commilitoni, raggiunge la malga  dell'Alpe Berio (1.720 m) in Valpelline, facendone una base strategica per guidare i perseguitati politici e razziali sui sentieri che, in circa tre ore, conducevano al confine italo-svizzero.    Grazie anche allo scambio di prodotti di contrabbando con le guardie di confine (gli svizzeri amavano molto le forme di fontina valdostana), Castiglioni contribuì a salvare un centinaio di ebrei perseguitati dalle leggi razziali fasciste e di antifascisti. tra cui anche Luigi Einaudi, il futuro primo Presidente della Repubblica Italiana.
La locandina del docu-film Oltre il confine. Si ringrazia il registra
Andrea Azzetti per la gentile concessione delle foto pubblicate in questo post.
Il contributo che Castiglioni ha dato alla Resistenza non è stato di tipo militare, ma sostanzialmente umanitario, di soccorso alle vittime del nazifascismo.    In una pagina dei suoi diari ha scritto: “Dare la libertà alla gente, aiutarli a fuggire per me adesso è un motivo di vita.”     Durante una delle tante operazioni per guidare i fuggiaschi oltre il confine, viene arrestato, incarcerato e poi rimpatriato, con la preclusione a rientrare in territorio elvetico.
Frame del docufilm Oltre il confine.
Castiglioni aprì numerose vie nelle Dolomiti di Brenta.
Rientrato in Italia, passa alcuni giorni a Milano, devastata dai bombardamenti degli alleati, prima di recarsi in Alta Val Malenco, sembra su incarico segreto del Comitato di Liberazione Nazionale. Partito con gli sci dal Rifugio Porro, si reca al passo del Maloja dove, sotto falso nome, viene arrestato un'altra volta, privato degli scarponi e del suo abbigliamento pesante da sciatore e rinchiuso in un albergo,   
Frame tratto dal docufilm Oltre il Confine. 
Gli ultimi passi di Ettore Castiglioni.
Durante la notte Castiglioni evade nel più classico dei modi, calandosi dalla finestra con delle lenzuola annodate e rifugiandosi nel bosco, vestito soltanto di indumenti intimi e con le coperte avvolte intorno alle babbucce,     L'alba del 12 marzo 1944 lo vede correre sulla neve per raggiungere, praticamente scalzo, il ghiacciaio del Forno e, successivamente, valicare il passo del Forno.     Ma una tormenta lo stronca pochi passi dopo aver superato il confine italiano.    Castiglioni muore assiderato, all'età di 36 anni, e viene ritrovato soltanto tre mesi dopo, il 5 giugno 1944, per essere tumulato a Chiesa di Val Malenco.



Altre informazioni:
I luoghi citati: L'Alpe Berio di Sotto, dove Ettore Castiglioni pose base per le operazioni di salvataggio di perseguitati per motivi politici e razziali si trova in Alta Valpelline, nel territorio del Comune di Ollomont (mezz'ora di macchina a nord di Aosta).    L'Alpe Berio si raggiunge a piedi da Ollomont in un'ora e mezzo di camminata per circa 400 metri di dislivello.   Dall'Alpe Berio è possibile percorrere il tracciato utilizzato da Castiglioni per portare i fuggiaschi in Svizzera, valicando la Fenetre Durand (2.803 m).   L'escursione è molto impegnativa; bisogna programmarla con attenzione sia per la lunghezza che per il tracciato e per la carenza di rifugi nei pressi.

Il Passo del Forno (2.768 m), dove Castiglioni morì assiderato, divide la Val Malenco dalla Val Bona e dal ghiacciaio del Forno.   Si raggiunge in circa 4 ore di duro cammino partendo dalla bellissima frazione di Chiareggio (1.612 m),
La valle di Chiareggio rimane l'ultimo fotogramma
impresso negli occhi di Castiglioni, prima di morire assiderato.
Foto di Elisa di Blasi
Altri suggerimenti: Oltre al bellissimo filmato citato in premessa,  agli amanti della carta stampata suggerisco un libro che considero uno dei capolavori assoluti della narrativa di montagna.  Sto parlando de "Il vuoto alle spalle. Storia di Ettore Castiglioni" scritto da Marco Albino Ferrari, edizioni Corbaccio.    Con un certosino lavoro di archivio, Ferrari ripercorre nel dettaglio la vicenda di Castiglioni, descrivendo i luoghi dove si svolge in modo talmente preciso che leggendo, si ha la sensazione di essere fisicamente presenti ai fatti narrati,   Da leggere, con attenzione e avidità. 




venerdì 17 novembre 2017

Dal Colle Gallo al Monte Pranzà: una facile passeggiata tra prati, boschi e baite

Il Colle Gallo è un valico che collega la Valle Seriana alla Val Cavallina.  Molte gare ciclistiche hanno raggiunto i 790 metri del colle, anche per rendere omaggio al piccolo Santuario della Madonna dei ciclisti e per visitare il limitrofo, piccolo museo, dove sono raccolti cimeli, trofei, fotografie, maglie e biciclette da corsa di molti campioni delle due ruote.
La vetta boscosa del Monte Pranzà

In questa zona, vi propongo una tranquillo itinerario ad anello che parte proprio da questo valico, per raggiungere il punto panoramico del Cesulì e la cima del Monte Pranzà.
Il percorso è molto semplice: tra il parcheggio del Santuario e la Fattoria del Colle (azienda agricola che descrivo nelle note in calce al post) è tracciata una piccola strada comunale asfaltata che si percorre seguendo le evidenti indicazioni della segnaletica CAI  n. 621, dirigendosi verso i prati e l'omonimo villaggio della località Faisecco (850 m).     Subito dopo si abbandona l'asfalto per prendere, sulla sinistra, il sentiero botanico che si inoltra nel bosco del Faedo.    Con diversi saliscendi, la traccia porta al punto panoramico del Cesulì (922 m) dove lo sguardo si apre sul Lago d'Endine, i Colli di San Fermo, la Presolana e le montagne innevate della Val Camonica.

Presolana, Lago d'Endine e Valle Cavallina dal Cesulì.

Dalla croce del Cesulì si prende il sentiero n. 622 che sale verso l'evidente cresta del Monte Pranzà.
Superata la cascina Flaccadori, dove si incrocia una deviazione per scendere più rapidamente al Colle Gallo, si intravede la cima boscosa del Pranzà (1.095) che si raggiunge deviando a sinistra sul sentiero 622A (segnaletica evidente).    Curiosamente, la croce di vetta non sembra essere il punto più alto del monte, a cui si giunge continuando sul crestone boscato e riprendendo i bolli biancorossi del sentiero 622.
Cascina Flaccadori

Dopo una ventina di minuti dalla croce di vetta si arriva al bivio con il sentiero 609, che proviene da Cenate Sopra e dai crinali del Misma.     E' questa la traccia che ci riporterà, attraverso il fitto bosco Fellongo, alla zona delle cascine servite dalla stradella asfaltata percorsa all'inizio della passeggiata.  Ripreso l'asfalto, al primo bivio va tenuta la destra, anche si vi sembrerebbe ovvio proseguire diritto.  La strada scende dolcemente tra prati e baite compiendo alcuni ampi tornanti, per ritrovarsi in località Faisecco e quindi al Colle Gallo.  

I prati sopra Faisecco
Info tecniche:
Come arrivare: Si può raggiungere il Colle Gallo da Albino, in Valle Seriana, percorrendo la provinciale della Valle del Lujo per circa undici chilometri.    Oppure si può salire da Casazza, in Valle Cavallina, percorrendo gli otto chilometri di una strada più ripida e stretta, che attraversa le frazioni di Gaverina Terme.
Dislivello: Il dislivello complessivo della passeggiata è di circa 400 metri, considerando anche i numerosi saliscendi del sentiero botanico del bosco del Faedo.
Durata: Calcolate poco meno di due d'ore per raggiungere la vetta del monte Pranzà, passando dal Cesulì.    Poco più di un'ora per tornare al Colle Gallo.   Il giro ad anello impiega quindi tre ore.

Il Santuario.

Altre note: Programmate assolutamente una sosta allo spaccio della Fattoria del Colle, l'azienda agricola a conduzione familiare che si trova poco sotto il Santuario della Madonna dei ciclisti.   L'attività prevalente è l'allevamento di bestiame di razza Bruna, di suini e vitelli maschi per la macellazione e la lavorazione della carne, che porta alla produzione artigianale di gustosissimi salami, cacciatori e cotechini.    Per i cultori dei gusti del passato, la Fattoria propone una testina di elevata qualità, oltre ad una notevole serie di prodotti caseari, fra i quali spicca la freschissima ricotta, il primo sale, le formaggelle, gli yogurt e le mozzarelle.    Il sito internet presenta bene la varietà delle  loro proposte: www.fattoriadelcolle.it. Tel. 035 824435.
Cartografia: Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 08.

L'itinerario proposto evidenziato sulla tavola 08 
della  Carta Turistica-Escursionistica della Provincia di Bergamo.
Si ringrazia per la concessione.






domenica 5 novembre 2017

Il primo alpinista delle Orobie: omaggio ad Antonio Baroni

Vi siete mai chiesti chi potesse essere stato il primo alpinista a scalare quelle vette che oggi, sia pure con fatica ed impegno, sono raggiunte da molti escursionisti senza particolari capacità alpinistiche ?!  La risposta, per molte delle principali cime delle Orobie, si trova nei tratti del volto ruvido e serioso di Antonio Baroni (1833-1912) contadino e  boscaiolo di Sussia Alta, la frazione più alta del Comune di San Pellegrino Terme. 
Pizzo Coca, conquistato in solitaria da Antonio Baroni nel 1877.
Foto di Giovanni Barbieri, che ringrazio per la concessione
Nella seconda metà del diciannovesimo secolo le Alpi rappresentavano un terreno di gioco per nobili annoiati e ricchi borghesi.   Per tutti gli altri, la montagna era sinonimo di lavoro duro, dall'alba al tramonto.   I montanari, quelli veri, miravano alle cime solo se la fatica era necessaria.   I sentieri più arditi venivano tracciati dai cacciatori di camosci e stambecchi, che uccidevano le loro prede per necessità, non certo per gioco.   Antonio Baroni aveva scoperto così la propria abilità a scalare montagne, alternando le fatiche sui campi da coltivare o per la cura del bosco, con la caccia agli ungulati sugli aspri declivi del Sornadello e del Pizzo Grande, le cime che contornano tuttora il suo minuscolo borgo natio.
Antonio Baroni - guida alpina
Per il Baroni, ben presto la passione dell'alpinismo divenne mestiere.   Il suo passo era talmente sicuro e l'individuazione della traccia così istintiva, che nobili e borghesi si contesero la sua guida per le salite più impegnative delle Orobie, ed anche per alcune scalate in Valtellina e nel gruppo dell'Adamello.   
 Diavolo, Diavolino e Grabiasca dal sentiero che sale al passo di Portula.
Nel 1891 Antonio Baroni tracciò una nuova via sulla cresta sud del Diavolo.
Baroni fu il primo a conquistare il Pizzo Coca, asceso in solitaria nel 1877.   L'anno successivo, con il conte Lurani Cernuschi inventò una nuova via sul Monte Disgrazia e, nel 1891, tracciò una fantastica alternativa alla via normale del Pizzo del Diavolo di Tenda, percorrendo in sicurezza i 450 metri di dislivello della cresta sud, uno dei percorsi più panoramici delle cime brembane.
Anni prima aveva violato la cima di Alben, Arera e Presolana Orientale.   Nel 1896 completò l'opera salendo ai 3.037 m della Punta di Scais, dimostrando doti non comuni anche sulla neve e sul ghiaccio che avvolgono il Canale Centrale di questa montagna.
Casa natale di Antonio Baroni, a Sussia Alta 
(ringrazio il sito valbrembanaweb per la gentile concessione)
Per ricordare Antonio Baroni, è possibile programmare una facile escursione alla sua casa natale, partendo dalla frazione Vetta di San Pellegrino (650 m) e percorrendo una strada sterrata che in circa un'ora raggiunge i 1.000 metri di Sussia Alta.    Altrimenti si può partire da Catremerio, e raggiungere Sussia Alta attraverso il passo del Crusnello e l'omonima contrada.  Una tranquilla passeggiata tra pascoli e boschi cedui, che unisce tre borghi montani con suggestive caratteristiche architettoniche e rurali, molto diverse tra loro.
Il Monte Alben, salito da Antonio Baroni nel 1875
foto di Giovanni Barbieri
Altre informazioni:
Come arrivare: Sussia Alta si raggiunge dalla frazione Vetta di San Pellegrino Terme o da Catremerio, piccolo borgo collegato a Brembilla e a Sant'Antonio Abbandonato, frazione di Zogno.

Altri suggerimenti: Nel centenario della morte di Antonio Baroni, il Comune di San Pellegrino Terme e le sottosezioni CAI della Val Brembana hanno patrocinato una serie di interessanti iniziative ed anche un cortometraggio di mezzora, che rappresenta la ricostruzione storica di un'ipotetica scalata di Baroni che accompagna una contessa milanese sulla via da lui aperta sul Pizzo del Diavolo. Bellissime immagini, forse un po' troppo liriche, ma molto suggestive.   Particolare il dettaglio che evidenzia le abilità alpine di Baroni, ai suoi tempi noto anche come "la grande guida a piedi nudi". Infatti, se un ostacolo o un particolare passaggio in parete lo metteva in difficoltà, si toglieva gli scarponi chiodati e continuava la salita con le sole calze.
Il film rappresenta un gradevole omaggio al pioniere delle guide alpine bergamasche, e si fa perdonare anche l'errore della regia, che mette tra le mani di Baroni una "picozza Cassin" sicuramente realizzata molti anni dopo la sua dipartita.


mercoledì 1 novembre 2017

Da Peschiera Maraglio a Sensole: un dislivello zero tra paperi, cipressi di palude, colonie feline e panorami lacustri

Agli amanti delle passeggiate tranquille Montisola regala diverse opportunità.   Con questo post il dislivello zero è garantito: si parte dai 179 metri di Peschiera Maraglio, l'arrivo è a Sensole che, invece, è posta quota 179 metri sul livello del mare.
Il paesino di Sensole con la Rocca Martinengo
Ma il piacere dell'escursione inizia ancora prima, perché a Montisola ci si arriva soltanto con il traghetto.   Per questo itinerario è opportuno partire da Sulzano, sulla riva bresciana del lago d'Iseo. Sono soltanto cinque minuti di traversata, ma è come compiere un viaggio nel tempo, perché si abbandonano ritmi e rumori della consuetudine per ritrovare piccoli borghi con strette vie e la quasi completa assenza di automobili, anche se, recentemente, si è assistito ad una proliferazione di motorini che certo non aiutano a ritrovare il silenzio che ci si sarebbe augurato.
Peschiera Maraglio
Per raggiungere Sensole da Peschiera Maraglio ci si dirige verso sud, costeggiando rigorosamente il lago ed ammirando i numerosi gruppi di germani, cigni e gabbiani che si avvicinano alla costa dell'isola in cerca di cibo.   Dopo dieci minuti di passeggiata si arriva nei pressi di un gruppo di cipressi di palude, chiamati anche cipressi calvi perché sono conifere che perdono le foglie aghiformi in autunno, dopo averci stupito con un'intensissimo color ruggine che crea effetti speciali a contrasto con il blu del lago.
Cipressi di Palude - foto di Elisa di Blasi
La strada prosegue pacificamente in piano verso la nostra meta, bordeggiando boschetti di ulivi ed il recinto di una colonia felina gestita da volontari, dove gatti di ogni specie guardano con sufficienza i cagnolini dei passanti che si agitano nei loro confronti, senza mai riuscire a superare la rete di protezione dell'area.
Nei pressi della colonia felina. Sullo sfondo la Rocca Martinengo
In mezzoretta si raggiungono le prime case di Sensole: meno di trenta abitazioni per una settantina di residenti in tutto, un micro-porticciolo e la banchina di approdo dei traghetti pubblici che guarda dritta negli occhi l'isola privata di San Paolo.
Il porticciolo di Sensole
Chi volesse proprio fare un po' di salita, può continuare verso il paesino di Menzino e svoltare per il viottolo che porta alla Rocca Martinengo, che si erge a protezione del golfo di Sensole.    Il castello (di proprietà privata) è stato eretto nel quattordicesimo secolo, in un punto dove era possibile controllare tutto il lago, da nord a sud.   Potete quindi immaginare quale panoramica vi aspetta dalla piccola area picnic posta negli immediati pressi del maniero.
boschetto di ulivi in riva al lago
Info tecniche
Partenza: Si inizia a camminare da Peschiera Maraglio, raggiungibile con il traghetto in partenza ogni quarto d'ora dal porto di Sulzano, sul lago d'Iseo. 
Durata: mezzora per arrivare a Sensole; altri venti minuti per salire alla Rocca.
Dislivello: nullo tra Peschiera e Sensole. Cento metri di dislivello dividono invece Sensole dalla Rocca Martinengo.

Coppia di germani reali sul molo di Peschiera Maraglio - foto di Elisa Di Blasi
Altri suggerimenti: A Peschiera Maraglio è possibile visitare negozi ed attività artigianali che propongono tipicità dell'isola.    Il salame di Montisola, peculiare specialità alimentare dell'isola, si può acquistare, insieme ad altri prodotti tipici, allo spaccio del Salumificio Monteisola, sito al n. 136 di Peschiera Maraglio, tel. 030 9886292.
Negli anni passati, Montisola era famosa in tutto il mondo per le sue manifatture di reti da pesca. Ancora oggi, alcune imprese artigianali a conduzione familiare si fanno apprezzare per la produzione di reti, non solo per la caccia e la pesca, ma anche per la realizzazione di amache e reti per lo sport.  A Peschiera Maraglio è possibile visitare il negozio di Brescia reti di Archetti Paolo, dove si può acquistare anche articoli minuti al dettaglio. Info sul sito: www.bresciareti.it
Cartografia: dal sito del Comune (monteisola.gov.it/pagine/carta_turistica) si può scaricare una essenziale, ma utile, cartina turistica.
Zona dell'itinerario: estratto della cartina turistica pubblicata
sul sito del Comune, che si ringrazia per la concessione.