giovedì 29 dicembre 2022

Da Songavazzo ai prati di Falecchio e sulla cima del monte Bracchio, per ammirare la Presolana da una prospettiva insolita.

I prati di Falecchio sono un luogo idilliaco. I pendici boscosi del monte Bracchio nascondono un dedalo di sentieri ed offrono visuali suggestive e poco note. Insomma, quanto basta per realizzare un'escursione lunga ed appagante. 

La Presolana dal sentiero di discesa del monte Bracchio.

Questo itinerario parte dal piccolo parcheggio che si trova all'incrocio tra via Monte Falecchio e via Pineta, a Songavazzo (circa 640 m s.l.m - trovate le info per arrivarci nelle note tecniche in fondo al post). Si procede sull'asfalto di via Monte Falecchio che, in leggera salita, entra in un bosco misto, offrendo belle vedute sul paese, sulla piana di Clusone e sulla corona di monti che la circondano.

Primo sole sull'Alben e la costa del Vaccaro.

Dopo dieci minuti si transita accanto alla "Cà di Leber", piccola struttura realizzata e gestita da volontari, dove si possono leggere e consultare gratuitamente centinaia di volumi, che possono essere sfogliati anche sulle panchine all'aperto, con vista sull'altipiano e la Val Borlezza. Si continua lungo la strada per altri dieci minuti arrivando al primo tornante dove a destra si intravede una strada agrosilvoforestale contrassegnata con il segnavia CAI n. 556, che si dirige verso l'altipiano di Bossico.

La prima costruzione che si incontra alla contrada di Falecchio.

La nostra traccia continua invece voltando a sinistra, continuando a calpestare l'asfalto, e sale con gradualità fino ad intravvedere un singolare monumento a forma di cappello d'alpino posto in cima ad una scalinata (poco più di mezz'ora dalla partenza). Subito dopo esserselo lasciato alle spalle, si procede diritti, trascurando un tornante che sale sulla sinistra. Termina l'asfalto e la strada diventa sterrata.

Giochi d'ombre con la Presolana.

In questo punto si apre uno slargo sulla destra dove si potrebbe lasciare l'auto se si fosse interessati esclusivamente a visitare i prati di Falecchio, la cui contrada inizia proprio qui (circa 900 m di quota). La sterrata prosegue in piano e, dopo un'altra decina di minuti, un cartello segnaletico ci informa che stiamo entrando nel parco locale (P.L.I.S.) del Monte Varro, un'area protetta dal valore ambientale e naturalistico riconosciuto dalla Regione Lombardia.

Primo mattino ai prati di Falecchio

Questo tratto è molto bello: la sterrata procede in piano tra alberi ad alto fusto, inframezzati da suggestivi scorci sulla lontana Presolana e le vicine cascine di Falecchio, accompagnandoci fino ad uno slargo utilizzato come ultimo parcheggio dai mezzi dei non residenti. Qui la carrareccia volta decisamente a sinistra e subito presenta un bivio. Andando diritti ci si inoltrerebbe nel cuore del piccolo altipiano. Ci andremo poi. La nostra escursione per il momento gira invece a destra, su un tratto cementato che sale nel bosco, seguendo l'indicazione di una freccia gialla ed un'altra segnaletica che indica la direzione per raggiungere la sorgente Tù.

Falecchio e il monte Secco dal sentiero di salita al monte Bracchio.

Pochi passi e nuovo bivio, si tiene la destra, mentre un suggestivo panorama ci induce a guardare a sinistra, verso la vicina Cascina Barolina che gode di un'invidiabile posizione con vista sulla soleggiatissima Presolana. Seguendo le frecce gialle si continua a salire con buona pendenza, pestando il cemento fino ad un ultimo bivio, dove a destra la strada termina nel cortile di una cascina. Noi proseguiamo diritto, mentre la traccia si trasforma in una carrareccia con fondo erboso.

Prima fioritura di elleboro nero.

Si supera un breve tratto pianeggiante che ci introduce in una bella abetaia nel cui sottobosco fioriscono i primi ellebori neri. Poi si riprende a salire. Dopo una buona mezz'ora dal nostro ingresso nel P.L.I.S. del Monte Varro, si costeggia un capanno di caccia, superato il quale la traccia si riduce a sentiero che, in pochi minuti, raggiunge il crinale, da cui si gode una bella vista sul massiccio dell'Alben e sul monte Secco.  Qui si gira decisamente a sinistra, inoltrandoci in una rada faggeta, che ci accompagna fino alla cima boscosa del monte Bracchio (1.025 m - punto più alto del percorso. Poco più di un'ora e mezza dalla partenza).

Le guglie dell'Alben dalla cima del monte Bracchio.

Dalla cima il panorama è un po' limitato dalla boscaglia. Di fronte comunque è possibile ammirare l'onnipresente monte Secco con le vette della Val Sanguigno, e la lunga dorsale che dal Blum porta al monte Parè ed alle cime di Bares. Per  vedere la Presolana occorre scendere di qualche passo o, meglio ancora, arrivare nei pressi del vicino e suggestivo "Rocol dol Seràfo", che si raggiunge proseguendo sulla traccia in discesa. Questo breve tratto scende ripidamente ed è facile scivolare. Richiede quindi un po' di attenzione. 

Ol rocol dol Seràfo in controsole.

Si passa in mezzo alle due costruzioni che compongono il roccolo e si gira immediatamente a destra, scendendo per una ventina di metri, verso uno slargo, che funge probabilmente da parcheggio per i fuoristrada. In questo punto l'esile traccia del sentiero confluisce in una carrareccia che si dirige verso i visibili prati di Falecchio.  Con dolce pendenza, si scende tra abeti ed ellebori.

Discesa nell'abetaia.

In una ventina di minuti si arriva ad un bivio, dove si tiene la sinistra. Procedendo in piano, in cinque minuti si raggiunge una chiesetta, dedicata alla Madonna di Guadalupe. Altri cinque e si arriva al bivio dove è iniziata la nostra salita al monte Bracchio. Si gira quindi a destra, seguendo la sterrata carrozzabile che si inoltra nel cuore dei prati di Falecchio. 

I  prati di Falecchio e il monte Secco.

Rispettando le proprietà private, molto segnalate ed evidenti, si cammina in piano ammirando i coltivi e le diverse cascine, che assumono le architetture più diverse. Sulla destra, lo sfondo della Presolana attira l'occhio in diverse occasioni. A sinistra sono ancora gli aspri massicci dell'Alben e del Secco a farla da padrone, creando un fascinoso contrasto con i placidi campi dell'altopiano.

I  prati di Falecchio e la Presolana.

L'incanto dura circa venti minuti di cammino, fino a quando la sterrata inizia a scendere e, giunta di fronte ad un'abitazione, effettua un brusco cambio di direzione verso sinistra, entrando in un tratto di fitta abetaia. Abbandoniamo quindi la sterrata individuando, sulla destra dell'abitazione, e indicato soltanto da una freccia di colore rosa disegnata su un sasso, un sentiero che scende ad una vicina cascina diroccata. Si segue questa traccia, superando un paio di cascine dai tratti nordici e continuando in mezzo ai prati, fino ad incrociare una rustica palina verticale, dalla quale abbiamo la conferma che proveniamo da Songavazzo e che, scendendo verso destra, raggiungeremo il borgo di Onore.

Qui si abbandona la carrareccia e si prende il sentiero a destra della casa.

Con buona pendenza si scende nel bosco, incrociando una radura che offre una bellissima visuale sul massiccio della Presolana. Proseguendo la discesa, in un quarto d'ora dalla palina segnaletica, raggiungiamo il letto in secca del torrente Righenzolo e le prime case di Onore.

I  prati di Falecchio e il pizzo Formico.

Superato il guado, imbocchiamo via Borgo Canal fino a raggiungere via Chiesa, che ci conduce fino alla parrocchiale ed alla strada provinciale, proprio di fronte al cimitero. La si attraversa, perchè da quel lato transita il percorso ciclopedonale che scende dolcemente in direzione di Songavazzo. Lo si segue fiancheggiando la provinciale stessa. Dopo dieci minuti la ciclopedonale si biforca.

I  prati di Falecchio e l'Alben.

Noi teniamo la sinistra e, fatti pochi passi, attraversiamo la provinciale sulle strisce pedonali. Dall'altro lato la ciclopedonale sale brevemente e poi pianeggia fino ad un ristorante con giardino ed un piccolo parco dove sono tenuti alcuni asinelli e dei daini. Si tiene la sinistra, abbandonando la provinciale ed imboccando via Pineta che, oltre il parcheggio del ristorante, torna ad essere esclusivamente riservata a pedoni e ciclisti. In poco meno di un quarto d'ora si individuano le prime case di Songavazzo e si giunge direttamente al parcheggio di partenza. 

Nel borgo di Onore.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 27-12-2022 - sereno, visibilità buona.
Punto di partenza dell'escursione: Piccolo parcheggio all'incrocio tra via Monte Falecchio e via Pineta, nell'abitato di Songavazzo. Questo Comune dista circa 40 km dal centro di Bergamo, percorribili in una cinquantina di minuti. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si volta a destra, seguendo le indicazioni per Clusone e Schilpario. Dopo Clusone si supera anche la rotonda all'altezza di Rovetta e si procede in direzione di Castione.  Un chilometro oltre, mal segnalata da un cartello stradale reso illeggibile dal tempo e dalle intemperie, si volta a destrsa in direzione di Onore e Songavazzo. Dopo cinquecento metri si arriva a un bivio e si volta a destra per Songavazzo. Si procede sulla provinciale 56bis per un chilometro e, in vista delle prime case, si gira sulla prima strada a sinistra seguendo le indicazioni per Falecchio. Si risale via Monte Falecchio fino al primo incrocio e si volta a sinistra per parcheggiare nello stallo di via Pineta.
Vista dalla ciclopedonale di Songavazzo.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 400 metri di dislivello per una lunghezza totale di quasi undici chilometri. 
Durata: La durata complessiva dell'anello è poco più di tre ore, escluse le soste.
Il Parco Locale di Interesse Sovracomunale del Monte Varro: Gli interessati ad approfondire le motivazioni che hanno portato ad istituire questa area protetta possono consultare due siti. Il primo è quello istituzionale della Provincia di Bergamo, che ha realizzato un breve pieghevole per sintetizzare i valori ambientali presenti nell'area. Il link è il seguente:
- https://www.provincia.bergamo.it/cnvpbgrm/images/Ambiente_Int/Gestione%20del%20Paesaggio%20immagini/varro.pdf
Il secondo sito è di Orobie Vive, che rappresenta un coordinamento permanente di alcune fra le più imporatanti associazioni ambientaliste provinciali. Nel sito è scaricabile una dettagliatissima relazione sul parco di oltre cento pagine, redatta nel 2005 dal dottor Marzio Moretti. Il link è il seguente: http://www.orobievive.net/9_legislazione/locale/PLIS%20Monte%20Varro.pdf.

Nel tratto di discesa tra Falecchio ed Onore.

Altre escursioni in zona: Questa è la prima escursione che effettuo nei territori comunali di Songavazzo ed Onore. La zona confina con il vicino altipiano di Bossico, dove ho effettuato diverse passeggiate, molto gradevoli e fattibili ai più, sulle quali ho scritto due post. Questi sono i link di collegamento:
https://dislivellozero.blogspot.com/2020/09/sullaltipiano-di-bossico-tra-i-panorami.html
https://dislivellozero.blogspot.com/2016/12/una-passeggiata-nei-boschi-di-bossico.html.
Negli uffici del Comune di Songavazzo ed all'infopoint di Borghi della Presolana (https://borghipresolana.com) sono disponibili le cartine relative ad una dozzina di sentieri per esplorare ogni angolo della zona.
Cartografia: Anche se non evidenzia la traccia di questa escursione, può essere utile consultare la carta turistico-escursionistica della Provincia di Bergamo (tavola 06) realizzata in scala 1:25.000.

Quando si dice la "posizione panoramica"...



giovedì 15 dicembre 2022

Un anello per conoscere il suggestivo borgo di Cacciamali, i suoi splendidi pascoli e le fitte abetaie che scendono verso la Valcanale.

Cacciamali è un antico borgo di case in pietra, posto in una incredibile posizione panoramica. Dai suoi pascoli ci si può tuffare nei boschi della Valcanale, e rientrare al punto di partenza sfruttando il nuovo sentiero delle Orobie Orientali.

La cima innevata del monta Secco dai pascoli di Cacciamali.

Questo itinerario parte poco oltre la piccola contrada di Cerete di Ardesio (793 m-nelle note tecniche in fondo al post trovate le informazioni per arrivarci), che merita una visita per le sue abitazioni rurali dai bellissimi balconi in legno.

Cerete dal sentiero di salita.

Dallo spiazzo del piccolo parcheggio parte sia la carrozzabile utilizzata dai fuoristrada autorizzati, che la mulattiera acciotolata, accanto alla quale si legge la segnaletica con destinazione Cacciamali. Si risale quest'ultima che, dopo cinque minuti, si ricongiunge con la carrozzabile. Alternando tratti sterrati al cemento dei tratti più ripidi, si continua a seguire la traccia evidenziata dal segnavia del sentiero CAI n.264. Si sale con buona pendenza e, nei tratti dove il bosco è più rado, si gode una bella vista sull'imponente mole del monte Redorta.

Primo colpo d'occhio su Cacciamali.

Dopo un quarto d'ora di cammino, si intravede il profilo delle case di Cacciamali. Si procede seguendo i bolli biancorossi, ben presenti nei diversi bivi incrociati dalla traccia principale. Un segnale mal posizionato sembra suggerirci di tornare indietro per raggiungere il borgo, mentre invece bisogna continuare a salire fino ad arrivare all'ingresso di Cacciamali (1030 m-poco più di mezz'ora dalla partenza).

Cacciamali: la chiesetta dedicata a Maria Bambina.

Cacciamali gode di una posizione molto favorevole. Anche d'inverno il sole arriva prestissimo ed illumina le case e la chiesina per gran parte della giornata. Il nome del borgo deriva dalla famiglia Cacciamalis de Cacciamalus, le cui origini risalgono al dodicesimo secolo. Nei secoli immediatamente successivi, la presenza di una vena d'argento nelle profondità carsiche del monte Secco occupò un buon numero di minatori, le cui famiglie abitarono il borgo fino al diciassettesimo secolo, quando la miniera venne dismessa. A quel tempo a Cacciamali vivevano un centinaio di persone.

Entrando nel borgo di Cacciamali.

In seguito nel borgo prevalse l'economia rurale. I minatori cedettero il posto ai (pochi) coltivatori di mais ed agli allevatori di animali da cortile. Il resto della popolazione emigrò verso il fondovalle, nel capoluogo ed anche in Francia e Svizzera. Ai nostri giorni la contrada viene abitata con continuità soltanto nei mesi estivi, quando i pronipoti dei residenti di un tempo tornano nelle loro abitazioni, ottimamente ristrutturate. In aggiunta alla splendida architettura rurale, anche la caratteristica chiesetta di Cacciamali, dedicata a Maria bambina, con i suoi affreschi risalenti al sedicesimo secolo, merita una visita non distratta. 

Nel "centro" di Cacciamali.

Si riprende a camminare seguendo le indicazioni in legno indicanti il "nevaio della Val del Las", che ci fanno attraversare il borgo, aggirando a sinistra l'ultimo gruppo di case. Con lo sguardo puntato sui monti più alti delle Orobie si prosegue pianeggiando in ambiente aperto, attraversando verdi pascoli circondanti da un panorama via via sempre più grandioso. Assieme alla visita a Cacciamali, questo è il tratto più affascinante del percorso. 

Il dosso al termine dei pascoli di Cacciamali.

In una decina di minuti si raggiunge un dosso dove campeggia un boschetto di imponenti latifoglie, poste a sentinella della fitta abetaia che digrada verso la Valcanale. Il colpo d'occhio è semplicemente spettacolare: a sinistra spunta la rocciosa cima del Monte Secco. Al lato opposto si impone il panoramicissimo monte Redondo, mentre di fronte cattura la nostra vista un'imponente catena di cime, a partire da Cima Bani, che domina dall'alto l'omonimo paesino, al Grabiasca con l'aguzza punta del Diavolo di Tenda, fino all'imponente massiccio del Redorta, che copre parzialmente la tozza piramide del Pizzo Coca. 

Redorta, Coca e monte Calvera dai pascoli di Cacciamali.

Un cartello in legno indica a sinistra la direzione per raggiungere il nevaio della Val del Las. La nostra escursione procede invece diritto, verso nord, in direzione esattamente opposta ad un segnale in ferro indicante il sentiero per Cacciamali, da cui proveniamo. Scendiamo dal dosso verso la vicina abetaia che, appena raggiunta, lascia intravedere un evidente sentiero. La traccia, piegando a sinistra, scende con decisione fra gli alberi.

Le Orobie dai pascoli di Cacciamali.

In meno di dieci minuti si raggiunge Baita la Tesa e si continua a scendere fino al punto in cui il bosco si dirada lasciando intravedere, più in basso, le case delle frazioni Rizzoli ed Albareti. In quel punto il sentiero incrocia una sterrata agrosilvoforestale che si percorre per breve tratto, arrivando ad un bivio con un'altra sterrata che, a destra, porta in una proprietà privata. Si scende ancora per pochi metri e, sempre sulla destra, si nota un marcato sentiero pianeggiante, privo di segnaletica.  Abbandonando la sterrata, si imbocca questa traccia, effettuando praticamente una inversione ad U.

La frazione di Rizzoli, Bani e Cima Bani dal sentiero di discesa.

Pochi passi dopo aver imboccato questo sentiero, si guada un piccolo rio e, subito dopo, si incontra un evidente segnavia biancorosso. Siamo sul sentiero CAI n. 220, che scende da Valcanale per raggiungere Ardesio. Stiamo percorrendo, in direzione inversa, la prima tappa del nuovo anello delle Orobie orientali. 

Località Canmare.

La traccia si mantiene in piano. In un quarto d'ora dal bivio, raggiunge ed attraversa la località Camnare, costellata di baite e cascine ben ristrutturate, da cui si godono belle vedute sulla parte iniziale della Valcanale e sul fondovalle che precede l'abitato di Gromo. Il sentiero si allarga sino a diventare una sterrata carrozzabile e si orienta verso sud, rientrando a mezzacosta sulla piana di Ardesio. 

Il monte Redondo dal sentiero CAI n. 220.

Seguendo fedelmente il segnavia biancorosso, si cammina in piano per un'altra mezzora, fino ad arrivare a un trivio. A sinistra il segnavia CAI scende in direzione di Ardesio. La traccia al centro si perde tra i prati. Per chiudere l'anello e rientrare a Cerete, si prende invece la stradetta cementata che sale, in circa 5 minuti, ad un primo bivio. Si prosegue diritti e, di nuovo in piano, si arriva ad un successivo bivio, già incontrato all'andata. Siamo tornati sulla sterrata che sale a Cacciamali. La si ripercorre in discesa ammirando i prati che circondano Cerete e, in breve, si giunge al parcheggio di partenza. Dal dosso superpanoramico, la discesa ha richiesto circa un'ora e un quarto.

Ardesio visto da Cerete.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 12-12-2022 - soleggiato, con buona visibilità.
Punto di partenza dell'escursione: Piccolo parcheggio che si trova appena superata la contrada di Cerete, frazione di Ardesio. Il punto di partenza dell'escursione dista circa 40 km dal centro di Bergamo, percorribili in 50 minuti. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Si procede diritti, superando il bivio per Villa d'Ogna ed i successivi abitati di Valzella e Ludrigno. Poco dopo la prima uscita per Ardesio, si trovano le indicazioni per Cerete-Cappella degli Alpini. Si svolta quindi a sinistra (via Monte Secco) in una stretta strada che, con una serie di sei tornanti, sale fino alla frazione di Cerete. Appena oltre si incontra il parcheggio di partenza dell'escursione. 

Redorta e Coca a guardia di Cacciamali.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 300 metri di dislivello per una lunghezza totale stimata di poco superiore ai cinque chilometri. 
Durata: La durata complessiva dell'anello è di circa due ore e mezza, al netto delle soste.

I balconi delle case di Cerete.

Altre escursioni in zona: Il territorio del Comune di Ardesio è vastissimo ed offre diverse opportunità escursionistiche. In questo blog ne vengono descritte almeno quattro. Questi sono i link di collegamento:
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/10/un-anello-tra-piazzolo-ave-di-ardesio-e.html
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/10/una-splendida-salita-alla-cima-di-bani.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/la-magia-della-nebbia-nei-boschi-tra-i.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2020/06/un-panoramico-anello-nella-valle-dei.html
Cartografia: Anche se non evidenzia l'anello di questa escursione, può essere utile consultare la carta del Sentiero delle Orobie Orientali, realizzata dal CAI di Bergamo in scala 1:25.000.

La frazione di Bani e Cima Bani dai pascoli di Cacciamali.



mercoledì 30 novembre 2022

Un anello da Clusone alla "conquista" delle vette dei monti Simer e Crapet.

Due cime estremamente panoramiche, posizionate a cavallo dei due rami dell'Alta Valle Seriana, ed un ambiente idilliaco e ricco di biodiversità. Questa è l'offerta proposta dall'escursione che parte da Clusone, sale in vetta ai monti Simer e Crapet, per adagiarsi infine nei placidi pascoli di Baita Rasga.

Dalla vetta del Simer, il Sapèl Né in primo piano e l'Alben a chiudere.

Dal parcheggio posto in cima a via San Defendente (635 m. circa-i dettagli per raggiungerlo sono nelle note tecniche in fondo al post) si prende via Bartolomeo Furia. Al primo bivio si tiene la destra e si continua a salire fino ad incontrare, proprio all'incrocio con via Monsignor Rizzoli, un cartello giallo che indica la direzione per il "Fontanino della Mamma-sentiero est" ed il bollo biancorosso che indica il sentiero CAI 317. Quest'ultimo segnavia ci accompagnerà per tutta la salita.

Si svolta a destra per via Monsignor Rizzoli...

Si sale, con buona pendenza, sulla strada che alterna asfalto, cemento ed acciotolato. Guidati dai segnali gialli e dai bolli biancorossi, si costeggiano giardini, corti e terrazze di ville ben ristrutturate. Dopo circa un quarto d'ora di cammino la traccia imbocca una sterrata, segnalata anche da un divieto di transito alle auto. In falsopiano, si supera il vecchio ponte Filipì (750 m) e si arriva quindi al Fontanino del Papà (765 m), posto di fronte ad una cascina ristrutturata, nei pressi della quale si gode un bella vista su Clusone, il Colle Crosio ed il Pizzo Formico.

Primo sole sul Colle Crosio, sullo sfondo il Pizzo Formico.

La traccia svolta a destra, trasformandosi in mulattiera. Al bivio successivo si incontra una palina segnaletica (direzione per Cima Blum) che ci fa tenere la destra, facendoci risalire il bosco misto con larghi ed agevoli tornanti. In alcuni tratti il bosco si dirada, offrendo belle viste che si allargano fino al massiccio dell'Alben, con la piramide erbosa del Sapèl Né in primo piano. Si guadagna rapidamente quota, tenendo la vetta del monte Simer sulla destra ed arrivando ad una baita quasi fagocitata dal bosco, ora prevalentemente formato da begli esemplari di betulle. 

Verso la cima del monte Simer.

Dopo un'ora dalla partenza si giunge ad un trivio. Il sentiero n. 317 sale a sinistra; al centro si trova la variante n. 317B che percorreremo al ritorno; mentre a destra si intravede il sentiero che, in pochi minuti, ci permette di conquistare la cima del Simer, da cui lo sguardo è in grado di spaziare a 360°. 

Le testate delle Valli Sanguigno e Goglio dal monte Simer.

A sud domina l'Alben, ad ovest si ammirano i pascoli del monte Alino che salgono fino a lambire le creste più alte dei monti Vaccaro e Secco. Poco oltre si staglia la corona delle vette che delimitano le Valli Sanguigno e Goglio. A nord incombe il monte Crapet, nostra prossima meta, e la cima Parè. Il cerchio si chiude con l'ampia piana di Clusone e Rovetta, con la Val Borlezza che digrada verso il Lago d'Iseo.

Verso la seconda vetta di giornata: Cima Crapet.

Tornati al trivio, si riprende il sentiero n. 317, che sale con decisione verso cima Crapet, percorrendo una larga cresta erbosa alternata a facili roccette. La fatica è ripagata da un panorama che si allarga fino al Pizzo del Diavolo ed alla bastionata del monte Grabiasca. In poco meno di quaranta minuti si raggiunge la vetta (1153 m), segnalata da una piccolissima croce abbracciata ad un rosario, a cui fa compagnia una madonnina di plastica che ricorda le bottigliette-souvenir con l'acquasanta della Grotta di Lourdes.

Uno sguardo al monte Secco da Cima Crapet.

Il sentiero prosegue pianeggiando sul crinale, spingendosi verso i pascoli che circondano Baita Rasga (1190 m), adagiata in una zona ariosa e bucolica. La si raggiunge in una ventina di minuti da Cima Crapet, ed offre tetto, sedie, tavoli e riviste per ripararsi, riposare e ristorarsi. Un buon punto per fermarsi e programmare il ritorno, che avviene tornando indietro sul sentiero n. 317 per 5/6 minuti, fino ad un bivio ben segnalato dove, voltando a sinistra, si scende nel bosco utilizzando la traccia della variante 317B, in direzione dell'ex-seminario di Clusone (ora Istituto Fantoni).

La baità in località Rasga.

La discesa alterna tratti ripidi ad agevoli falsopiani. Il bosco presenta una ricca varietà di essenze arboree che sivestono di sgargianti colori nella stagione autunnnale. Si riconoscono il pino silvestre ed il pino cembroide, il larice, la betulla e l'abete rosso, oltre alle essenze tipiche caratterizzanti il bosco ceduo di queste quote. 

Larice in veste autunnale, nei pressi del bivio con la variante 317B.

Dopo una ventina di minuti dall'inizio della discesa, si incontra un bivio segnalato. A sinistra si scenderebbe direttamente a Clusone. Tenendo la destra si procede invece in piano arrivando, in poco più di dieci minuti, al trivio già incontrato durante la salita. Alla nostra sinistra infatti si riconosce la croce di vetta del monte Simer. Scendiamo quindi ripercorrendo a ritroso la traccia del segnavia 317, tuffandoci nel bosco per arrivare prima al Fontanino del Papà e, successivamente, al centro storico di Clusone ed al nostro parcheggio di partenza. Il ritorno da Baita Rasga ci ha fatto camminare per circa un'ora e un quarto.

Il monte Pora innevato, dal sentiero di discesa.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 27-11-2022 - tempo sereno, buona visibilità.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio posto al termine di via San Defendente a Clusone, di fronte alla Casa di Riposo "Fondazione Sant'Andrea". Nei giorni feriali vige il disco orario, in quelli festivi è libero. Il punto di partenza dell'escursione dista circa 36 km dal centro di Bergamo, percorribili in 50 minuti. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si svolta a destra, seguendo le indicazioni per Clusone e Schilpario. Risaliti i tornanti, si supera la prima rotonda per entrare in Clusone alla seconda rotatoria. In successione, si percorrono via Europa, via Gusmini e via Vittorio Emanuele. Negli immediati pressi del supermercato Iperal si entra in un'altra rotonda dove, alla terza uscita si imbocca via San Defendente, che si percorre fino a trovare la caratteristica chiesetta e, poco oltre, il parcheggio di partenza.
Baita Rasga e l'Alben.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: quasi 600 metri di dislivello per una lunghezza totale stimata intorno agli 8 chilometri. 
Durata: La durata complessiva dell'anello, comprensivo della deviazione per la cima del monte Simer, è di poco inferiore alle tre ore e mezza complessive.

Il bosco alle pendici di Cima Crapet.

Altre escursioni in zona: La piana di Clusone offre una serie di passeggiate, effettuabili in ogni stagione dell'anno, tutte con dislivello minimo e vedute grandiose. In questo blog ne trovate almeno tre. Questi sono i link di collegamento:
https://dislivellozero.blogspot.com/2017/12/a-caccia-di-sole-nella-piana-di-clusone.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/04/lanello-dei-prati-mini-di-clusone-una.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2017/08/due-passi-nella-selva-di-clusone-tra.html
Un itinerario più impegnativo, che regala panorami fantastici, parte invece da Piario, paesino ad un chilometro da Clusone. Lo trovate qui: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/da-piario-alla-vetta-del.html
Cartografia: La Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 05 offre una buona veduta d'insieme della zona, ma la traccia del sentiero 317 non è precisa e può creare confusione.

Da Cima Crapet la traccia del 317 porta a Cima Blum e, più oltre, a Cima Parè.








mercoledì 9 novembre 2022

Da Parre al Rifugio Vaccaro, e gli immensi panorami dai pascoli del monte Alino.

L'escursione che porta da Parre al rifugio Vaccaro è caratterizzata soprattutto dai fantastici panorami regalati dal tratto che unisce i pascoli del monte Alino alla meta finale. Con buona visibilità lo spettacolo è talmente bello che conviene tornare dalla stessa parte, per goderli anche con la diversa luce del primo pomeriggio.

La Presolana dal sentiero di salita al Rifugio Vaccaro.

Dal piccolo parcheggio in cima a via Campella (700 m circa - i dettagli per arrivarci sono descritti nelle note tecniche in fondo al post) si scende sulla strada silvopastorale, transitabile soltanto dai mezzi autorizzati. Poco più avanti trascuriamo una deviazione a sinistra, segnalata con un bollo biancorosso su un sasso posto a terra e proseguiamo a superare un ponticello che supera il letto del torrente che scende dalla Val Fontagnone. 

Baita incontrata lungo la mulattiera.

Dopo aver risalito un breve tratto di cementato, sulla sinistra prendiamo l'imbocco di una mulattiera ben tenuta (indicazione in legno per Rifugio Vaccaro), che reca l'indicazione biancorossa del sentiero CAI n. 241. Il segnavia CAI ci accompagnerà fin quasi alla meta. La traccia sale ripidamente nel bosco ceduo, lasciando intravvedere belle viste sul paese di Parre. 

Vista sul paese di Parre.

Ad un quarto d'ora dalla partenza incontriamo una santella e, poco oltre, si perviene ad una radura da cui si gode un ampio panorama. Si guadagna quota con buona pendenza e, dopo circa mezz'ora dal parcheggio, la mulattiera attraversa un suggestivo vialetto circondato da piante di nocciolo che porta nei pressi di una baita, superata la quale si incrocia la carrozzabile che sale da Parre (936 m).

L'Alben dai pascoli del monte Alino.

Si cammina quindi sulla strada mentre, in direzione nord-est, appare per la prima volta il profilo della Presolana, che ci accompagnerà, in maniera via via più imponente, per gran parte della successiva salita. Dopo circa un'ora dalla partenza si arriva alla seicentesca chiesetta di Sant'Antonio (posta a circa 1000 m di quota) dove, nei secoli scorsi, venivano celebrate le funzioni religiose per i contadini ed i mandriani residenti nelle cascine e sugli alpeggi della zona.

L'interno della chiesetta di Sant'Antonio.

Superata la chiesetta si prosegue a sinistra, seguendo le indicazioni per la panchina gigante. La strada risale gli ariosi pascoli del monte Alino, ed il panorama si amplia passo dopo passo. A sud ovest compaiono le scure guglie del monte Alben, ingentilite dal verde brillante dei prati e da quello più intenso delle foreste di conifere che punteggiano il vicino monte Trevasco. 

Cascina del monte Alino.

Si sale di quota. Ad un quarto d'ora dalla chiesetta si supera la panchina gigante, continuando a calpestare l'asfalto, fra un tripudio di pascoli e cascine, quasi tutte ben ristrutturate. Sulla destra la vista si allarga sulla vasta piana di Clusone. Di fronte prevale il monte Vaccaro e, nel mezzo, l'occhio è inevitabilmente attratto dal vertiginoso spigolo nord della Presolana. Sullo sfondo, compaiono le cime innevate del gruppo dell'Adamello.

In lontananza, il gruppo dell'Adamello.

Dopo essersi inoltrati in un fresco bosco misto, a tre quarti d'ora circa dalla chiesetta si raggiunge un pittoresco crocifisso in legno, posto all'ingresso di un roccolo in legno costruito a picco sulla Costa del Vaccaro. Rimanendo sulla strada, si volta quindi decisamente a sinistra per raggiungere, in pochi minuti, la prima baita del monte Vaccaro (1412 m). 

La prima baita del monte Vaccaro, vista dall'omonimo rifugio.

Tra uno stagno e l'abbeveratoio per il bestiame, la stradina risale verso nord, in direzione della visibilissima seconda baita (1496 m) dietro la quale si erge la piramide erbosa del monte Vaccaro. In meno di un quarto d'ora ci si trova di fronte all'edificio dove, abbandonando definitivamente il segnavia CAI 241 si prende lo sterrato a sinistra che, in leggerissima salita, ci porta a raggiungere l'inconfondibile sagoma del Rifugio Vaccaro (1517 m-circa due ore e mezza dalla partenza).

Il rifugio Vaccaro.

Il ritorno, che ripercorre integralmente il tratto di salita (almeno fino alla chiesetta di Sant'Antonio) è un trionfo di panorami che gode di una prospettiva nuova rispetto alla salita, dovuta alla diversa esposizione solare. In questa situazione ho rivalutato la camminata sull'asfalto, che mi ha consentito di camminare senza rischi d'inciampo, scendendo, in un mirabile volo a planare, fra viste veramente spettacolari.

I pascoli di Alino e la Val Seriana, visti dal sentiero di discesa.

Dal rifugio si scende, in circa tre quarti d'ora, alla chiesetta. Arrivati al successivo bivio, dove si può scegliere di tenere la destra e tornare sul sentiero dell'andata, si può anche continuare sulla stradina. In questo modo, con minor pendenza ed altri suggestivi scorci su Piario, la Senda e la pineta di Clusone, si cammina un chilometro in più, arrivando comunque al parcheggio da cui si è partiti.

Piario, il Sapél Nè e la piana di Clusone dai pascoli di Alino.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 07-11-2022 - tempo bello, buona visibilità.
Punto di partenza dell'escursione: Piccolo parcheggio posto al termine di via Campella, in Comune di Parre, che dista circa 32 km dal centro di Bergamo, percorribili in una quarantina di minuti. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Dopo poche decine di metri da questo bivio, si volta decisamente a sinistra, salendo in direzione di Parre. Si superano un paio di tornanti e si arriva in paese. Si gira a destra, su via Costa Erta e la si percorre integralmente, girando a sinistra su via degli Spini, dove si trova la prima indicazione per la panchina gigante. Proseguendo diritti su via Spini, ci si inoltra in via Padre Regolini, al termine della quale si imbocca la stretta e ripida via Campella. che termina di fronte ad un piccolo parcheggio adatto a contenere 4 o 5 auto.

Lo stagno presso la prima baita del monte Vaccaro.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 850 metri di sola salita per un totale, fra andata e ritorno, di quasi 11 chilometri, se si torna dal sentiero CAI 241. Un chilometro in più se si scende dalla strada forestale. 
Durata: La salita impegna per due ore e mezza. La discesa poco più di un'ora e mezzo.
Possibilità di ristoro: Presso la chiesetta di Sant'Antonio, posta all'inizio degli ampi pascoli del monte Alino, è aperto un servizio di ristoro gestito dal nipote del vecchio custode dell'edificio sacro. Il rifugio Vaccaro è invece aperto solo a richiesta. Le chiavi vanno richieste al GEP - Gruppo Escursionistico Parrese, tel. 366 3745101. Altre informazioni sono recuperabili sul  sito: https://www.rifugiovaccaro.it.
Sui pascoli del monte Alino.

Altre escursioni in zona: Da Premolo, Comune confinante con Parre, si può effettuare un'interessante escursione ad esplorare la val Dossana. La descrizione dell'itinerario, effettuato in periodo invernale, è consultabile a questo link:
- https://dislivellozero.blogspot.com/2018/04/un-tuffo-nella-val-dossana-dove-sgorga.html
Cartografia: Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 05.

L'itinerario evidenziato sulla carta turistica-escursionistica della
Provincia di Bergamo, 
Tavola n. 05. Si ringrazia per la concessione.