Cacciamali è un antico borgo di case in pietra, posto in una incredibile posizione panoramica. Dai suoi pascoli ci si può tuffare nei boschi della Valcanale, e rientrare al punto di partenza sfruttando il nuovo sentiero delle Orobie Orientali.
La cima innevata del monta Secco dai pascoli di Cacciamali. |
Questo itinerario parte poco oltre la piccola contrada di Cerete di Ardesio (793 m-nelle note tecniche in fondo al post trovate le informazioni per arrivarci), che merita una visita per le sue abitazioni rurali dai bellissimi balconi in legno.
Cerete dal sentiero di salita. |
Dallo spiazzo del piccolo parcheggio parte sia la carrozzabile utilizzata dai fuoristrada autorizzati, che la mulattiera acciotolata, accanto alla quale si legge la segnaletica con destinazione Cacciamali. Si risale quest'ultima che, dopo cinque minuti, si ricongiunge con la carrozzabile. Alternando tratti sterrati al cemento dei tratti più ripidi, si continua a seguire la traccia evidenziata dal segnavia del sentiero CAI n.264. Si sale con buona pendenza e, nei tratti dove il bosco è più rado, si gode una bella vista sull'imponente mole del monte Redorta.
Primo colpo d'occhio su Cacciamali. |
Dopo un quarto d'ora di cammino, si intravede il profilo delle case di Cacciamali. Si procede seguendo i bolli biancorossi, ben presenti nei diversi bivi incrociati dalla traccia principale. Un segnale mal posizionato sembra suggerirci di tornare indietro per raggiungere il borgo, mentre invece bisogna continuare a salire fino ad arrivare all'ingresso di Cacciamali (1030 m-poco più di mezz'ora dalla partenza).
Cacciamali: la chiesetta dedicata a Maria Bambina. |
Cacciamali gode di una posizione molto favorevole. Anche d'inverno il sole arriva prestissimo ed illumina le case e la chiesina per gran parte della giornata. Il nome del borgo deriva dalla famiglia Cacciamalis de Cacciamalus, le cui origini risalgono al dodicesimo secolo. Nei secoli immediatamente successivi, la presenza di una vena d'argento nelle profondità carsiche del monte Secco occupò un buon numero di minatori, le cui famiglie abitarono il borgo fino al diciassettesimo secolo. A quel tempo a Cacciamali vivevano un centinaio di persone.
Entrando nel borgo di Cacciamali. |
In seguito nel borgo prevalse l'economia rurale. I minatori cedettero il posto ai (pochi) coltivatori di mais ed agli allevatori di animali da cortile. Il resto della popolazione emigrò verso il fondovalle, nel capoluogo ed anche in Francia e Svizzera. Ai nostri giorni la contrada viene abitata con continuità soltanto nei mesi estivi, quando i pronipoti dei residenti di un tempo tornano nelle loro abitazioni, ottimamente ristrutturate. In aggiunta alla splendida architettura rurale, anche la caratteristica chiesetta di Cacciamali, dedicata a Maria bambina, con i suoi affreschi risalenti al sedicesimo secolo, merita una visita non distratta.
Nel "centro" di Cacciamali. |
Si riprende a camminare seguendo le indicazioni in legno indicanti il "nevaio della Val del Las", che ci fanno attraversare il borgo, aggirando a sinistra l'ultimo gruppo di case. Con lo sguardo puntato sui monti più alti delle Orobie si prosegue pianeggiando in ambiente aperto, attraversando verdi pascoli circondanti da un panorama via via sempre più grandioso. Assieme alla visita a Cacciamali, questo è il tratto più affascinante del percorso.
Il dosso al termine dei pascoli di Cacciamali. |
In una decina di minuti si raggiunge un dosso dove campeggia un boschetto di imponenti latifoglie, poste a sentinella della fitta abetaia che digrada verso la Valcanale. Il colpo d'occhio è semplicemente spettacolare: a sinistra spunta la rocciosa cima del Monte Secco. Al lato opposto si impone il panoramicissimo monte Redondo, mentre di fronte cattura la nostra vista un'imponente catena di cime, a partire da Cima Bani, che domina dall'alto l'omonimo paesino, al Grabiasca con l'aguzza punta del Diavolo di Tenda, fino all'imponente massiccio del Redorta, che copre parzialmente la tozza piramide del Pizzo Coca.
Redorta, Coca e monte Calvera dai pascoli di Cacciamali. |
Un cartello in legno indica a sinistra la direzione per raggiungere il nevaio della Val del Las. La nostra escursione procede invece diritto, verso nord, in direzione esattamente opposta ad un segnale in ferro indicante il sentiero per Cacciamali, da cui proveniamo. Scendiamo dal dosso verso la vicina abetaia che, appena raggiunta, lascia intravedere un evidente sentiero. La traccia, piegando a sinistra, scende con decisione fra gli alberi.
Le Orobie dai pascoli di Cacciamali. |
In meno di dieci minuti si raggiunge Baita la Tesa e si continua a scendere fino al punto in cui il bosco si dirada lasciando intravedere, più in basso, le case delle frazioni Rizzoli ed Albareti. In quel punto il sentiero incrocia una sterrata agrosilvoforestale che si percorre per breve tratto, arrivando ad un bivio con un'altra sterrata che, a destra, porta in una proprietà privata. Si scende ancora per pochi metri e, sempre sulla destra, si nota un marcato sentiero pianeggiante, privo di segnaletica. Abbandonando la sterrata, si imbocca questa traccia, effettuando praticamente una inversione ad U.
La frazione di Rizzoli, Bani e Cima Bani dal sentiero di discesa. |
Pochi passi dopo aver imboccato questo sentiero, si guada un piccolo rio e, subito dopo, si incontra un evidente segnavia biancorosso. Siamo sul sentiero CAI n. 220, che scende da Valcanale per raggiungere Ardesio. Stiamo percorrendo, in direzione inversa, la prima tappa del nuovo anello delle Orobie orientali.
Località Canmare. |
La traccia si mantiene in piano. In un quarto d'ora dal bivio, raggiunge ed attraversa la località Camnare, costellata di baite e cascine ben ristrutturate, da cui si godono belle vedute sulla parte iniziale della Valcanale e sul fondovalle che precede l'abitato di Gromo. Il sentiero si allarga sino a diventare una sterrata carrozzabile e si orienta verso sud, rientrando a mezzacosta sulla piana di Ardesio.
Il monte Redondo dal sentiero CAI n. 220. |
Seguendo fedelmente il segnavia biancorosso, si cammina in piano per un'altra mezzora, fino ad arrivare a un trivio. A sinistra il segnavia CAI scende in direzione di Ardesio. La traccia al centro si perde tra i prati. Per chiudere l'anello e rientrare a Cerete, si prende invece la stradetta cementata che sale, in circa 5 minuti, ad un primo bivio. Si prosegue diritti e, di nuovo in piano, si arriva ad un successivo bivio, già incontrato all'andata. Siamo tornati sulla sterrata che sale a Cacciamali. La si ripercorre in discesa ammirando i prati che circondano Cerete e, in breve, si giunge al parcheggio di partenza. Dal dosso superpanoramico, la discesa ha richiesto circa un'ora e un quarto.
Ardesio visto da Cerete. |
Note tecniche:
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