lunedì 18 dicembre 2023

Una facile passeggiata panoramica tra le contrade che fanno da corona ad Ardesio.

 🥾 Dislivello: quasi 400 metri     ⌚ Durata: da 3 a 3 ore e mezza     📏Lunghezza: circa 8 km

Il monte Secco ed i pascoli di Cacciamali, da Botto Alto.

La facile escursione parte dalla piazza del Municipio di Ardesio (600 m. circa). Seguendo le indicazioni del sentiero alto, si percorre via Amedeo Duca D'Aosta, che porta nel cuore del centro, ricco di edifici storici, fra cui spicca il Palazzo Vescovile, costruito nel XII secolo. In pochi minuti si arriva nel largo Alessandro Volta, dove la segnaletica del sentiero alto ci indirizza sotto un arco, superato il quale si sale in direzione di Botto Basso (630 m circa).

Località Ronco Basso. Inizio del sentiero.

Il tratto in asfalto e cemento è ripido ma breve. Poco oltre le ultime abitazioni la segnaletica ci porta a calpestare un bel sentiero che sale nel bosco con pendenza più dolce, fino ad incontrare di nuovo l'asfalto, sul quale prendiamo a sinistra, per salire, con alcuni tornanti, in direzione di Botto Alto. Il panorama si amplia gradualmente. Di fronte si erge la mole del monte Secco, alla cui base si distendono i pascoli del bellissimo borgo di Cacciamali. Sulla sinistra lo sguardo si apre sull'ampia terrazza fluviale costellata dai tetti di Ardesio.

La piana di Ardesio dalla salita tra Ronco Basso e Ronco Alto.

Il nucleo di Botto Alto (830 m. circa-tre quarti d'ora dalla partenza) è composto da due o tre edifici rurali ed una chiesetta. E' il punto più soleggiato dell'escursione (nelle giornate più brevi dell'anno il sole arriva alle 10) e merita la visita anche per le spettacolari vedute che si allargano verso la Valcanale. Recentemente è diventato anche tappa del cammino dell'Alta Via delle Grazie, nel tratto che congiunge Boario di Gromo con il Santuario di Ardesio. 

Arrivo a Ronco Alto.

Da Botto Basso si ritorna in leggera discesa al primo tornante, dove la segnaletica ci fa abbandonare l'asfalto per percorrere un sentiero pianeggiante che ci porta al piccolo nucleo di Ruch (770 m). Queste case sono raggiunte da una strada comunale che percorriamo inizialmente in discesa, scendendo in verso una valletta dove si può ammirare la piccola cascata creata del torrente Rino. 

La cascatella del torrente Rino.

Un breve tratto in salita si entra nello storico borgo di Piazzolo (780 m-1 ora e un quarto dalla partenza), dalla caratteristica struttura medioevale. Le case del paese si stringono strettamente fra loro, lasciando lo spazio soltanto per viottoli angusti. Piazzolo conserva le caratteristiche di un nucleo chiuso. Molti edifici conservano testimonianze dell'arte minore tipica del XIV° e XV° secolo, pur con quelle inevitabili modifiche che ne consentono l'abitabilità anche in tempi moderni. 

Veduta di Piazzolo dalla località Ruch.

All'ingresso si incontra un bivio, dove si tiene la sinistra calpestando il tipico selciato e percorrendo uno stretto vicolo che, dopo aver costeggiato la chiesa settecentesca di Santa Maria Maddalena, ci fa uscire dalla parte opposta, dove uno sguardo attento intuisce che, verso valle si trovano gli orti ricavati da terrazzamenti artificiali; invece, a monte, i prati si distendono fino ad incontrare il bosco, che incornicia il borgo.

Chiesa di Piazzolo-foto di Facundo Luchetti.

Usciti da Piazzolo, si tiene la destra, calpestando l'asfalto della strada che scende ad Ardesio. Il tracciato scende a serpentine per un buon tratto, superando anche la località di Ustigno (700 m. circa) già nucleo originario di Ardesio, raso al suolo da un incendio in epoca remota. 

Località Ustigno.

Arrivati alle prime case di Ardesio, la segnaletica del sentiero alto ci porta all'ingresso del Santuario della Madonna delle Grazie, eretto nel XVII° secolo. Stiamo camminando da un paio d'ore ed è tempo di cambiare percorso. Sul lato opposto del sagrato si intravvede la segnaletica del sentiero orientale, di colore verde.

Santuario della Madonna delle Grazie.

La seguiamo e saliamo a sinistra, percorrendo la stretta via Tasso, in fondo alla quale si gira a destra entrando in località Balatroni. La strada, inizialmente asfaltata, raggiunge un grosso edificio che si tiene sulla destra continuando a salire sull'asfalto ed ammirando l'abitato di Ardesio da una nuova prospettiva. 

Ardesio dalla località Balatroni.

La traccia diventa sterrata e, costeggiando alcune cascine e superando un bivio dove si tiene la sinistra, giunge al limitare del bosco, dove si incontra un rustico denominato Casòt (790 m circa-mezz'ora dal Santuario). Poco oltre si prende a scendere lungo un sentiero che, con lieve pendenza, attraversa un ponticello che supera una condotta forzata diretta alla centrale idroelettrica posta in riva al Serio.

Veduta dal sentiero di discesa. In alto a destra Botto Alto.

Scendendo in modo più deciso in direzione del centro di Ardesio, si ritrova l'asfalto in via Fortino Basso. Ormai a vista, ci si dirige verso la chiesa parrocchiale. Si costeggia il campetto di calcio dell'oratorio e, percorrendo via Locatelli, in breve si giunge di fronte al Palazzo Comunale (un'ora circa dal Santuario).

Ronco Alto dal cammino dell'Alta Via delle Grazie.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 16-12-2023 - tempo bello.
Punto di partenza: Parcheggi a servizio del Municipio di Ardesio. Da Bergamo si deve percorrere la provinciale della Valle Seriana fino al bivio di Ponte Nossa dove, invece di girare a destra per i tornanti che portano a Clusone, si prosegue diritti sulla provinciale n. 49 in direzione di Valbondione.  Si supera il primo ingresso per l'abitato di Ardesio e si arriva in località Ponte Seghe, dove si devia a destra seguendo le indicazioni per il centro, il Municipio e le Poste.  Subito dopo le scuole si volta a destra su via XXV Aprile, percorrendola per circa 300 metri. Sulla destra si trova il primo parcheggio (gratuito e senza limite orario). Altrimenti, poco oltre, tenendo due volte a destra, si arriva al secondo stallo, più capiente. Da Bergamo sono circa 38 km percorribili in una quarantina di minuti. 

In "centro" a Piazzolo.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 400 metri di dislivello per un totale, fra andata e ritorno, di circa otto chilometri.  
Durata: Per percorrere l'intera escursione servono poco più di tre ore, al netto delle soste.  
Altre note di carattere storico e culturale: Potete trovare informazioni di carattere turistico, storico e culturale sul Comune di Ardesio visitando i seguenti siti: https://www.viviardesio.it e https://prolocoardesio.it.

Il monte Secco da Ustigno.

Altre escursioni in zona: In questo blog trovate diverse escursioni che partono e/o percorrono il vastissimo territorio del Comune di Ardesio. I link sono i seguenti:
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/10/un-anello-tra-piazzolo-ave-di-ardesio-e.html
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/la-magia-della-nebbia-nei-boschi-tra-i.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/10/una-splendida-salita-alla-cima-di-bani.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/12/unanello-per-conoscere-il-suggestivo.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2020/06/un-panoramico-anello-nella-valle-dei.html
https://dislivellozero.blogspot.com/2020/07/torniamo-sullanello-nella-valle-dei.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2023/08/cera-una-volta-un-nevaio-da-cerete.html
Cartografia: L'escursione qui proposta unisce due passeggiate panoramiche descritte in un volumetto realizzato nel 2019 dal Comune di Ardesio e disponibile gratuitamente presso l'ufficio turistico, piazza Monte Grappa 3 - Ardesio. Tel. 0346 466265.

A pochi passi dall'arrivo.




sabato 25 novembre 2023

Da San Lorenzo un panoramico e colorato anello verso il Pianone e San Lucio: alla ricerca del casoncello perduto

 🥾 Dislivello: circa 650 metri           ⌚ Durata:  4 ore e mezza           📏Lunghezza: 11 km

Arera e Corna Piana dal sentiero CAI 508 tra Pianone e San Lucio.

La partenza di questa escursione ad anello avviene in località Vogno (590 m circa) che fa parte del borgo di San Lorenzo, frazione di Rovetta. Si tratta di un'area artigianale, con una serie di capannoni, nei pressi della quale si trova un piccolo parco giochi con laghetto, denominato "Isola Felice". Dopo aver parcheggiato davanti al piccolo parco, si imbocca la strada agro-silvo-pastorale che si trova sulla sinistra, poco a monte dell'area verde.

Tempo d'aurora a Rovetta.

San Lorenzo ha una storia antica e, tra le sue case, nascondeva un tesoro dimenticato da tutti. Fu grazie alla richiesta di un cuoco americano che due abitanti di Rovetta sollecitarono gli anziani del borgo a ricordarsi dell'esistenza dei "Bertù" e, soprattutto, della ricetta che permetteva la realizzazione di questo saporito casoncello con il ripieno a base di cotechino. Conditi con il formaggio di monte, nel passato si mangiavano soltanto una volta all'anno (il 7 ottobre) in occasione della festa "La Mare" a ricordo dei cristiani tornati vincitori dalla battaglia di Lepanto, nel 1571. Se volete saperne di più, andate a leggere la loro storia pubblicata nelle note tecniche in fondo a questo post.

Sul tracciato della salita, guardati a vista dall'onnipresente Presolana.

L'indicazione da seguire per un lungo tratto è quella che porta all'Alpeggio Fogarolo. Dopo una decina di minuti si incontra il primo bivio, dove si tiene la sinistra e si continua a salire. Per i primi venti minuti la pendenza del tracciato è regolare, poi aumenta, proseguendo sempre sullo sterrato e trascurando una deviazione sulla destra.  

Sbuca anche il Pizzo Camino (al centro della foto).

A mezz'ora dalla partenza si incontra la cappella del gruppo Alpini di San Lorenzo, dalla quale si ammira una bella visuale del massiccio della Presolana, che rappresenterà una presenza costante in quasi tutto l'itinerario. Lentamente il bosco misto lascia il posto all'abetaia, che si infittisce man mano. La salita prosegue. Nei tratti più ripidi lo sterrato lascia il posto al cemento. Si raggiunge un bivio (quota 835 m-45 minuti da Vogno) dove l'indicazione per l'Alpeggio Fogarolo ci fa tenere la sinistra.

Zoomata sul Pizzo Redorta.

Dopo altri venti minuti si arriva ad un tornante dove, oltre a godere di un panorama sempre più vasto, si ritrovano le indicazioni per l'alpeggio Fogarolo, che ci fanno proseguire sullo sterrato. Si costeggia la radura di una cascina ristrutturata, da dove si possono ammirare le cime del monte Redorta e del Pizzo del Diavolo di Tenda. Poco oltre, sulla sinistra del tracciato, si impone allo sguardo uno splendido roccolo circondato da latifoglie che assumono vivaci colori autunnali. Si tratta probabilmente del "Roccolo del Teresù", che gode quasi di una "vista privata" sulla Presolana.

Il Roccolo del Teresù.

Abbiamo superato quota 1.000 metri. Poco oltre, sulla destra, abbiamo la possibilità di accedere ad un'ampia radura che circonda la "Baita del Nisio di Cene", splendidamente ricuperata. Dopo la visita, che regala amplissime viste, si ritorna sul tracciato, incontrando un'altra segnalazione, che seguiamo fedelmente. Si addolcisce la pendenza. Trascuriamo due deviazioni sulla sinistra, procedendo diritti, fino ad un successivo bivio dove la freccia segnaletica ci fa girare a sinistra.

La Baita del Nisio di Cene.

Un ripido tratto cementato sale in una suggestiva faggeta. Dopo lo strappo, si cammina in piano su un tappeto di foglie morte, costeggiando alcune radure governate da cascine ben tenute. Stiamo camminando da oltre due ore, quando si arriva ad un bivio ben segnalato. Abbandonando definitivamente la sterrata per l'alpeggio Fogarolo, si prende a destra il sentiero CAI n. 508, seguendo per il Pianone. La traccia costeggia il retro di una cascina, dalla quale lo sguardo arriva ad individuare le guglie del Pizzo Camino, che si affianca all'onnipresente Presolana.

La seconda cascina dopo l'imbocco del sentiero CAI n. 508. 

Il sentiero raggiunge un'altra cascina, le passa a fianco ed si infila brevemente tra gli abeti. Poco oltre, ad un'altra cascina, ci attende un nuovo scenario. Tocca all'Arera ed alle altre cime dolomitiche della Valcanale dare il meglio di sè. Siamo sul punto più alto del percorso (circa 1.200 m-due ore e mezza dalla partenza). 

Le cime della Valcanale dal punto più alto del percorso.

Si prende quindi a scendere. I segni biancorossi ci fanno inoltrare in un tratto di bosco misto, portandoci ad un bivio dove una freccia ci fa svoltare a sinistra. Si calpesta una dissestata mulattiera che scende fra gli abeti, entrando nella valletta del torrente Valle Rinata e risalendo sulla parte opposta, per sbucare nell'ampia e soleggiata radura del Pianone (1.130 m circa-due ore e tre quarti dalla partenza), dove la veduta si amplia anche al Pizzo Formico ed alle nere guglie dell'Alben.

Al Pianone.

Attraversando il Pianone il sentiero tende a perdersi. Senza traccia obbligata si tiene sulla destra il grosso edificio che campeggia in mezzo alla radura e sfiorare quella che decenni fa doveva essere una sorta di biglietteria dei primi impianti di sci della bergamasca (la si riconosce dai vetri rotti e dai grossi sci di legno su cui poggia). Da qui si intravvede una palina segnaletica verticale che si raggiunge con pochi passi. Seguendo l'indicazione per San Lucio si cammina in piano, godendosi lo splendido panorama a 180 gradi che spazia dal Pizzo Redorta alla Presolana.

La croce del Pizzo Formico dalla radura del Pianone.

Seguendo gli scarni bolli biancorossi segnati a terra, si procede diritti, trascurando l'evidente carrareccia che volta a destra. Arrivati al termine della radura, nei pressi di uno stagno si entra nel bosco. Calpestiamo una gippabile che scende fra gli alberi e che giunge infine all'asfalto della strada privata che sale dalla Spessa di Clusone. La si imbocca tenendo la destra e in pochi minuti si giunge al Rifugio San Lucio (1.027 m-tre ore e venti minuti dalla partenza).

Dal Rifugio San Lucio uno sguardo verso nord.

Dopo aver ammirato lo spettacolare scenario delle cime che circondano la piana di Clusone, si torna sulla sterrata che passa appena sopra il rifugio e si sfiora la chiesina dedicata a San Lucio. La strada scende nell'abetaia, mantenendo un fondo percorribile anche dagli automezzi, fino alla radura dominata dalla Stalla Bianca (968 m). Oltre la traccia assume la larghezza di una mulattiera, con un fondo molto dissestato, che sollecita particolarmente caviglie e ginocchia e rende particolarmente utili i bastoncini.

La chiesetta di San Lucio.

Il tratto rompicaviglie dura almeno venti minuti, fino ad un trivio dove la traccia si trasforma in una larga e quieta carrareccia. Si raggiunge una cascina nel cui prato pascolano cinque splendidi asinelli, che ricevono volentieri carezze e grattatine. Proprio qui la nostra traccia compie una inversione ad U (non andate diritto) per scendere rapidamente su un tratto cementato che porta ad incrociare il tratto iniziale della sterrata già percorsa in salita. Da questo incrocio, in meno di un quarto d'ora si torna al parcheggio dell'Isola Felice. Da San Lucio la discesa impegna per poco più di un'ora.

Gli asinelli di San Lorenzo.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 22-11-2023 - Sereno, visibilità ottima.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio a servizio del piccolo parco con laghetto sito in località Vogno, negli immediati pressi di San Lorenzo, frazione di Rovetta, che 
dista circa 36 km dal centro di Bergamo, percorribili in una quarantina di minuti. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si volta a destra, salendo i tornanti che portano nella piana di Clusone. Si supera la rotonda per l'ospedale di Piario e la successiva che porta in centro al borgo baradello. Alla terza rotonda si gira a destra, in direzione di Lovere. Dopo un chilometro e mezzo, alla vista dei primi capannoni, si nota, sulla destra, il piccolo parco con il suo parcheggio.

"Freddina la notte scorsa?!"

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 650 metri di dislivello per una lunghezza complessiva  di 11 chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intero anello sono necessarie quattro ore e mezza, escluse le soste.
Storia e riscoperta dei Bertù di San Lorenzo: un decina di anni fa, un cuoco di Atlanta, appassionato di cucina italiana, prende contatto con l'ente turistico di Rovetta per avere informazioni su un tipo di raviolo di cui aveva avuto notizia consultando l'Enciclopedia della pasta di Oretta Zanini De Vita. Nessuno ne sapeva niente. Grazie all'iniziativa di due giovani, che intervistano gli anziani di San Lorenzo, viene a galla la storia, la forma e la ricetta dei Bertù di San Lorenzo. 
Il nome: La denominazione deriva dal "gaì", l'antica lingua parlata dai pastori orobici (un tempo San Lorenzo era un borgo abitato da molte famiglie di pastori). Bertù significa "orecchio grande" ed il casoncello della frazione di Rovetta ha la forma, ed anche il colore scuro, dell'orecchio d'asino.

Bertù significa "orecchio grande".

La ricetta: Per la sfoglia viene utilizzata una farina integrale sporcata con un poco di crusca. Si utilizzano le uova, ma in maniera molto limitata. Il ripieno invece ha come ingrediente principale il cotechino sgrassato unito al formaggio grattuggiato, al pan grattato, al prezzemolo, ad un poco di cipolla tritata, sale e un pizzico di noce moscata. Il condimento, come per i casoncelli, è con burro e salvia.
Dove si possono trovare: I due giovani che hanno risvegliato la "memoria gastronomica" degli anziani di San Lorenzo gestivano un ristorante, primo banco di prova affrontato dai Bertù. Il successo è stato tale che hanno chiuso il ristorante ed aperto un pastificio, del quale questo tipo di casoncello è il protagonista principale. Il pastificio si chiama "Tradizioni e delizie", ha sede ad Onore e tutti i contatti e gli altri riferimenti si trovano sul loro sito:  https://www.tradizioniedelizie.com.

Splendido abete rosso nei pressi di San Lucio.

Altre escursioni in zona: In questo blog vengono proposte altre due escursioni che transitano sul versante settentrionale del Pizzo Formico. I link per consultarle sono i seguenti: 
https://dislivellozero.blogspot.com/2023/08/da-san-lucio-alla-panoramica-cima-del.html;
- https://dislivellozero.blogspot.com/2019/05/san-lucio-forcella-larga-fogarolo-san.html.
Cartografia: Sul mercato non esiste ancora una carta escursionistica al 1:25.000 che dettagli efficacemente quest'area. Recentemente una cartina dei sentieri della zona, sulla quale si può ricostruire l'anello dell'escursione sopra descritta, è disponibile gratuitamente al Rifugio San Lucio ed all'infopoint di Clusone, in Piazza Orologio 21.

Cascina sul sentiero di discesa, poco prima di Vogno.



martedì 14 novembre 2023

Da Contrada Bricconi a Colle Palazzo ed a Case Campello: una diversa prospettiva della Valzurio.

 🥾 Dislivello: circa 650 metri           ⌚ Durata:  4 ore           📏Lunghezza: poco più di 10 km

Colle Palazzo, Cima Ba e Monte Secco.

Questo itinerario parte dal parcheggio a servizio della Contrada Bricconi (frazione di Oltressenda Alta-950 m circa); un borgo montano tra i più antichi della zona, oggetto di un interessante ed ambizioso progetto di ristrutturazione e rivalutazione del territorio (nelle note tecniche ulteriori informazioni ed i dettagli per arrivarci). Il tracciato da percorrere è semplice ed intuitivo: basterà camminare lungo la strada agro-silvo-pastorale che inizia alla destra del parcheggio ed arriva fino alle Case Campello. 

Cascina negli immediati pressi di Contrada Bricconi.

Inizialmente si calpesta uno sterrato, che si trasforma in acciotolato o cemento nei tratti più ripidi. Circondati da un bel bosco di latifoglie si raggiunge, dopo una decina di minuti, il primo bivio, dove si tiene la destra. Si alternano strappi a tratti con pendenza più dolce. Salendo di quota compaiono i primi abeti e, a poco meno di mezz'ora dalla partenza, si incontra un altro bivio, dove seguiamo le indicazioni per Colle Palazzo e la località Crus, distante da qui circa un quarto d'ora. Prima di raggiungerla, il diradare del bosco apre alcune finestre sul massiccio del Monte Secco.  

Località Crus.

La località Crus è annunciata da un rustico crocifisso in legno e comprende una cascina ben ristutturata ed una soleggiata radura. Restando sul selciato, si continua a salire in un bosco che si trasforma imporovvisamente in una coloratissima faggeta. Un ulteriore ripido tratto in decisa pendenza porta, ad un'ora circa dalla partenza, ad uno spiazzo dove campeggia una santella in legno dedicata a San Bernardo, protettore di alpinisti e sciatori. 

La Presolana occhieggia tra abetaie e creste.

Poco oltre si incontra un bivio segnalato, dove si tiene la sinistra, andando a percorrere uno splendido tratto in piano, dove ì faggi lentamente lasciano il bosco agli abeti. Tra i rami compare anche uno spicchio di Presolana, che anticipa di pochi minuti l'ariosa vista sulle prime baite di Colle Palazzo (1300 m circa). Si cammina ormai da un'ora e un quarto e la fatica viene premiata da un panorama che rispecchia una rara armonia tra uomo e natura. I dolci pascoli ondulati, alternati da fitte abetaie, sono costellati da baite ben ristrutturate, rispettose dei canoni di architettura rurale e del paesaggio di montagna. 

Il monte Timogno da Colle Palazzo.

Sin dal tardo medioevo Colle Palazzo fu sede di fiorenti mercati agricoli e di bestiame. Lo stesso tracciato fin qui percorso, che unisce borghi un tempo molto più abitati e frequentati, nel passato aveva una funzione prettamente commerciale. I passi successivi offrono una visuale sempre più vasta. Si transita nei pressi di un fontanino, superando una baita da cui si gode di uno splendido colpo d'occhio sulla piramide triangolare del monte Timogno. 

Pizzo Salina e monte Pradello da Colle Palazzo.

Poco oltre si giunge ad uno stagno, dove si incrocia il sentiero CAI n. 311 che a sinistra porta ad Ardesio mentre, tenendo la destra, ci fa proseguire verso la parte più alta di Colle Palazzo per continuare in direzione del Moschel, del Passo Scagnello e del Rifugio Albani. Fatti pochi passi, si trova un bivio dove, scendendo verso destra, si va a visitare la piccola e suggestiva chiesetta di San Giacomo Apostolo (1267 m), edificata nel XV secolo. Al suo interno sono stati restaurati affreschi di pregio, il più antico dei quali risale all'anno 1482. La breve deviazione porta via un quarto d'ora (cinque minuti a scendere, dieci per risalire) oltre alla sosta.

Il minuscolo borgo con la chiesetta di San Giacomo Apostolo.
Per alcuni storici, l'edificio in primo piano sarebbe il "Palazzo"
che ha dato il nome alla località.

Tornati sulla traccia principale, si raggiunge un edificio denominato "la Penzana dol Zanarì" (1312 m) e, poco più avanti, un eccezionale punto panoramico dove la visuale si allarga quasi a 360°. Di fronte il triangolo del Timogno, a destra le dolci ondulazioni di Colle Palazzo, a sinistra la Valgoglio con il pizzo Pradella ed il monte Salina; alle spalle l'imponente parete nord del monte Secco. 

Monti della Valcanale e della Valgoglio, visti da Colle Palazzo.

Termina qui il tratto in piano. La strada forestale sale verso le cascine di Grumelli (che raggiungeremo a 1395 m di quota), offrendo belle vedute di baite e pascoli. A metà salita si abbandona il sentiero CAI n. 311, che volta a destra tra i pascoli. Si prosegue sulla strada, che diventa via via più sconnessa. Giunti nei pascoli alti, la vista verso sudovest regala altre prospettive mozzafiato, allargandosi fino al Pizzo Formico, alla vicina cima erbosa del monte Ba e regalando una prospettiva quasi himalayana delle dirupati pareti del monte Secco.

Cima Ba e Monte Secco, visti dalle cascine di Grumelli.

Si cammina ormai da due ore, e ci attende un ultimo sforzo. Al bivio successivo si tiene la sinistra per entrare in un coloratissimo bosco misto composto da imponenti esemplari di faggi ed abeti rossi. La salita è remunerativa e ci porta ad un bivio dove una freccia verde fluorescente ci fa tenere la destra, dove il percorso finalmente spiana. Pochi passi ed un'altra freccia ci invita ad uscire dalla vegetazione, portandoci nella suggestiva radura delle Case Campello (1550 m. circa-due ore e venti minuti dala partenza).

Radura di Case Campello.

E' un buon posto per terminare la salita. Siamo in uno scrigno pieno di silenzi. Si sente solo il rumore del vento, proveniente dalle creste di Bares, che fungono da sipario dalla parte opposta della Valzurio. Merita un lento giro tra le baite, che mantengono le tracce di un architettura tipica dei borghi contadini medioevali, e tra i  boschetti di latifoglie, che esibiscono tutti i possibili colori di un autunno che si dilunga nonostante le recenti nevicate. 

Particolare dell'ingresso di una delle Case Campello.

Una sola nota stonata turba la quiete delle Case Campello. Nei prati sono evidenti numerose grufolate provocate dai cinghiali in cerca di cibo. La presenza di questo suide è arrivata anche qui, ad oltre 1.500 metri di quota. Ed il recente avvistamento di un lupo nel piazzale dei vicini Spiazzi di Gromo potrebbe essere una logica conseguenza, visto che ormai è scientificamente accertato che il cinghiale rappresenta la preda principale del lupo. Il ritorno avviene lungo il medesimo percorso dell'andata. 

Scende un sipario di foliage sulle Case Campelli.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 11-11-2023 - Sereno, visibilità ottima.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio di Contrada Bricconi, frazione di Oltressenda Alta, che 
dista circa 40 km dal centro di Bergamo, percorribili in poco più di tre quarti d'ora d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si procede diritto, seguendo le indicazioni per Valbondione. A circa 4 km dal precedente bivio, si volta a destra, in direzione del centro di Villa d'Ogna. Superata la piazza del Municipio, si procede per un centinaio di metri, voltando a sinistra in via IV Novembre. Si costeggia la chiesa di Ogna e si volta a destra in direzione di Nasolino. Saliti tre tornanti si attraversa quest'ultimo borgo, sede del Comune sparso di Oltressenda Alta. Si prende via Presolana, arrivando al bivio con le indicazioni (frecce in legno) per Contrada Bricconi. Si sale per via Dossi (che Google Maps chiama via Plasso) e, in meno di un chilometro, si giunge al parcheggio di partenza dell'escursione.

Colle Palazzo e monte Timogno.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 650 metri di dislivello per una lunghezza complessiva  di oltre dieci chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intero anello sono necessarie quattro ore, escluse le soste.
Contrada Bricconi: Il nome deriva di brìc (o bricchi) che significa "luogo arroccato". Si tratta di un antico borgo rurale di origine medioevale. Nel 2010 venne abbandonato dell'ultima famiglia che lo abitava. L'anno successivo il Comune pubblicò un bando per concederne l'affitto, rilevato da un gruppo di giovani che realizzò il progetto di ristrutturazione per farne un azienda agricola con stalla e fienile di moderna concezione ed annesso caseificio. Successivamente fu realizzato un agriturismo ed un ristorante di alto livello, molto apprezzato anche dai critici gastronomici. Piatti di elevatissima qualità con prezzo adeguato. E' possibile l'acquisto, nella loro bottega, dei prodotti tipici di questo territorio. Altre info sul loro sito: www.contradabricconi.it.

Monte Vodala, Presolana e creste di Bares.

Altre escursioni in zona: In questo blog vengono proposte altre due escursioni che transitano da Colle Palazzo partendo da diverse località. I link sono i seguenti: 
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/10/un-anello-tra-piazzolo-ave-di-ardesio-e.html;
- https://dislivellozero.blogspot.com/2018/06/lanello-della-valzuriouna-rara-armonia.html.
Cartografia: Le carte escursionistiche non sono utili ad evidenziare compiutamente il territorio oggetto di questa escursione. Su iniziativa del CAI di Bergamo dovrebbe essere di prossima uscita una carta escursionistica al 25.000 del circondario di Clusone.
Fronte della chiesetta di San Giacomo Apostolo.



mercoledì 11 ottobre 2023

Alla scoperta della "Galleria Presolana", che unisce la Valle del Papa alla Val dei Mulini.

 🥾 Dislivello: circa 530 metri   ⌚ Durata: poco meno di 4 ore    📏Lunghezza: oltre 7 km

Ultimi passi in Val dei Mulini.

Dall'antico nucleo agricolo di Rusio si percorre la selvaggia Valle del Papa, fino ad attraversare, ad oltre 1.300 metri di quota, un tunnel scavato nella roccia che sbuca sugli strapiombi boscosi della pittoresca Valle dei Mulini, che si percorre in discesa, accanto ad un vivacissimo torrente, per tornare alla suggestiva frazione di partenza.

La chiesetta di Rusio.

Dal parcheggio di Rusio (921 m-nelle note tecniche trovate i dettagli per arrivarci) si raggiunge il piccolo borgo, salendo un bel acciotolato che porta alla visibile chiesa di San Giacomo ed all'unica piazzetta del paese. Tenendo la sinistra si supera la gelateria Fiocco di neve e. poco oltre si incontra un bivio segnalato (dieci minuti dalla partenza), dove si prende a sinistra, in direzione di Denzil.

Il secondo bivio, con l'indicazione per la Valle del Papa.

Il selciato della carrareccia sale ripidamente, portando ad un altro bivio. Si tiene la sinistra, seguendo la direzione per Valle del Papa-Cornetto, indicazione che seguiremo per gran parte della salita. Subito la traccia si riduce a sentiero. Dopo pochi minuti un ulteriore bivio è opportunamente segnalato. Si prosegue la salita in un bel bosco misto, con iniziale prevalenza di latifoglie. Guidati dai bolli bianco-rossi, proseguiamo tra la vegetazione che, occasionalmente, offre finestre con vista su Bratto. La denominazione della valle che stiamo percorrendo ricorda probabilmente Papa Pio XI, che aveva coltivato la passione per l'alpinismo fin dai tempi in cui era un giovane sacerdote. Brianzolo di Desio, Achille Ratti scalò la Presolana Occidentale insieme a Carlo Medici, la guida alpina locale protagonista della prima ascensione del massiccio. Era il 4 ottobre 1988 e negli anni successivi il futuro Papa del Concordato percorse le pareti calcaree della Presolana almeno un'altra decina di volte. Partiva dal centro di Castione e, facilmente, attraversava questa valle per giungere in quota.

Campanula soldanella nei boschi della Valle del Papa.

A mezz'ora circa dalla partenza arriviamo all'ennesimo bivio segnalato. Ci inoltriamo in un boschetto di noccioli selvatici, circondati da un'abetaia che si infoltisce man mano si procede a salire. Al bivio successivo si tiene la sinistra e si attraversa un tratto in cui la vegetazione è molto compatta. Dopo qualche minuto grazie anche ai resti di una vecchia frana, si rivede uno spicchio di cielo ed una parziale vista sul fondo valle e sul parco naturalistico del Monte Varro. 

Uno sguardo al monte Varro.

Con l'aiuto di alcuni ometti di pietra si risale la traccia, superando un bivio dove si tiene la sinistra, ignorando la deviazione a destra che ci farebbe scendere a Bratto. A poco più di un'ora dalla partenza si incontra un edificio di Uniacque, dove transitano le tubazioni che incontreremo anche nella galleria che unisce la Valle del Papa a quella dei Mulini.

Alla radura della Baita di Val di Papa, che si nasconde dietro un imponente faggio.

Si attraversa un tratto di fittissima abetaia fino a giungere alla base della radura che culmina alla Baita di Val di Papa (1300 m circa) che raggiungiamo in breve seguendo le divagazioni ben tracciate del sentiero che fiancheggia l'area a pascolo. Alla baita troviamo le indicazioni per raggiungere la galleria. Teniamo quindi la sinistra, prima pianeggiando e poi in leggera salita. 

Poco prima della galleria, una bella visuale su Castione.

In una ventina di minuti dalla baita ci ritroviamo di fronte all'imbocco del tunnel (circa 1350 m-un'ora e quaranta minuti dalla partenza).  Sopra l'ingresso campeggia un grosso bollo giallo. Tale segnaletica ci accompagnerà fino all'incrocio con il sentiero CAI n. 318. La galleria è breve (50-60 metri) ma bassa. Il camminamento è difficoltoso, a causa delle tre tubazioni semi-interrate poste alla base della galleria. Si raccomanda di munirsi di una pila tascabile o di farsi luce con la torcia in dotazione al proprio cellulare.

Ingresso della Galleria Presolana.

Dall'altra parte ci aspetta un lungo tratto in falsopiano, che costeggia gli scoscesi versanti boscosi che precipitano verso la Valle dei Mulini. La traccia tiene la destra e segue i contorni delle dirupate rocce della Pisterla. Nel primo tratto si incontrano un paio di punti un po' esposti, che meritano attenzione. Poi la traccia, segnalata dai bolli gialli, rimane nel bosco misto. 

La cima della Pisterla dall'uscita della galleria.

Dopo circa quaranta di minuti dalla galleria si sente nettamente la voce del torrente e lo sguardo viene catturato da una serie di tubazioni sospese a scavalco sulla Valle dei Mulini. Sono le tubazioni che hanno incanalato l'acqua della sorgente Mesclusa. Questa fonte si trova più in alto, oltre i 1500 metri di quota, nei pressi della Malga Presolana. Insieme ad altre sorgive di minore portata, venne "direzionata", intorno alla metà del secolo scorso, per portare acqua agli abitati dell'arida conca di Castione. La sorgente Mesclusa è considerata un piccolo miracolo geologico in quanto la sua acqua, che sgorga dalle rocce calcaree della Presolana, tramite un tortuoso percorso sotterraneo, sfocia 30 chilometri oltre, nel lago d'Iseo, nei pressi di Lovere.

Le tubazioni a scavalco sulla Val dei Mulini.

Siamo sul sentiero CAI n. 318. A destra si salirebbe alla Malga Presolana e, ben più su, alla Grotta dei Pagani. Noi voltiamo decisamente a sinistra, per tornare a Rusio. Ci aspetta una lunga discesa, tenendosi a destra dei meandri incassati del torrente e nella frescura di una compatta abetaia. Dopo una buona mezz'ora si incontra un bivio non segnalato. A destra si scende ai bordi del torrente. Noi proseguiamo diritto.

Il torrente della Val dei Mulini.

Venti minuti dopo si supera il bivio che porterebbe a malga Bares. Servono altri dieci minuti per arrivare ad un guado che ci fa attraversare il corso d'acqua e precede un divertente tratto di sentiero tracciato direttamente nel greto del torrente. Fra giochi d'acqua, cascatelle e pozze cristalline, pinnacoli di roccia che bucano la vegetazione e scavalcando tronchi caduti di traverso sul sentiero, si giunge finalmente nella zona delle falesie attrezzate, che contano numerose vie di arrampicata.

Evoluzioni su una falesia della Val dei Mulini.

Dopo aver ammirato le evoluzioni dei free climber, si prosegue in piano, sempre a stretto contatto con le limpidissime acque del torrente. Si supera un ponte in legno ed un successivo bivio (a destra si salirebbe alla suggestiva chiesetta di San Pietro) arrivando infine al "Puntesèl", un antico ponticello in pietra che rappresenta la porta d'ingresso a questa splendida valle. Poco oltre la traccia si perde in un ampio sterrato che conduce ad un bivio dove è indifferente tenere la destra o la sinistra. Le indicazioni per il parcheggio sono comunque molto evidenti. In meno di mezz'ora dalla prima falesia si giunge quindi al punto di partenza.

Una pozza del torrente della Val dei Mulini.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 08-10-2023 - Sereno, visibilità ottima. Caldo, anomalo per il periodo.
Punto di partenza dell'escursione: La piccola e suggestiva contrada di Rusio, frazione di Castione della Presolana, che
dista circa 43 km dal centro di Bergamo, percorribili in poco meno di un'ora d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si volta a destra, seguendo le indicazioni per Clusone e Schilpario. Arrivati nell'abitato di Castione si prosegue sulla provinciale fino in pieno centro, dove si trova, sulla sinistra, l'indicazione per Rusio. Si entra in via De Amicis e si volta subito a destra, imboccando via San Rocco che, più avanti, si trasforma in via Rusio. Dopo un chilometro e mezzo dal centro di Castione, si trova un ampio parcheggio sulla destra.
A Rusio il parcheggio si paga?: Il parcheggio attrezzato è a pagamento. Un cartello (non chiarissimo) comunica che l'obbligo di pagamento (5 euro per tutto il giorno, a partire dalle ore 8:00) riguarda i giorni festivi e prefestivi. Inoltre è d'obbligo il pagamento anche per i giorni feriali dei mesi di luglio ed agosto e dal 20 dicembre al 6 gennaio, in occasione delle festività natalizie.  La nostra esperienza in questo parcheggio è stata la seguente: siamo arrivati alle 7:45. Il pagamento con le carte di credito veniva sistematicamente rifiutato (ci hanno provato anche altri tre escursionisti). Il parcometro non accetta banconote. Raccolti a fatica cinque euro di moneta, abbiamo dovuto aspettare che scattassero le ore 08:01 sull'orologio del parcometro per poter ricevere la ricevuta da esibire sul cruscotto. Se avessimo voluto partire prima, si doveva rischiare la multa?!

Cerfoglio selvatico nei boschi della Valle del Papa.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 530 metri di dislivello per una lunghezza totale di poco più di sette chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intero anello sono necessarie poco meno di quattro ore, escluse le soste.
Il borgo di Rusio: merita sicuramente una visita. Si tratta infatti di uno dei pochi aggregati rurali dell'alta valle così ben conservati. Il nucleo centrale ha una struttura tipica delle antiche contrade contadine, raccolto attorno ad una piazzetta che risale al XVI^ secolo ed alla chiesetta consacrata a San Giacomo. Per i golosi si suggerisce una sosta alla gelateria Fiocco di Neve che, tra i suoi prodotti, propone anche un gelato realizzato utilizzando esclusivamente latte di capra. Per saperne di più: https://www.valseriana.eu/ospitalita/gelateria-fioccodineve.

Il lungo traverso sui dirupi della Val dei Mulini.

Altre escursioni in zona: In questo blog viene proposta un'altra escursione con partenza da Rusio. Percorre la Valle dei Mulini in salita, fino ad arrivare alla Malga Presolana. L'anello si chiude percorrendo il sentiero CAI n. 317, che transita dalle Malghe Campo e Pozzetto, prima di rientrare a Rusio. Il link è il seguente: 
https://dislivellozero.blogspot.com/2020/08/dal-canyon-della-valle-dei-mulini-ai.html
Cartografia: L'anello percorso da questa escursione non è tracciato sulle carte escursionistiche più recenti. Se ne intuisce la traccia soltanto sulla "vecchia" cartina n. 104 della Kompass (Foppolo-Valle Seriana), in scala 1:50.000.

Ostacoli lungo il sentiero che scende la Val dei Mulini.