mercoledì 15 aprile 2020

Quel bombardiere americano schiantatosi sotto la cima del Monte Menna...

Poco prima delle 23 del 4 ottobre 1944 la conca di Zambla, nonostante la notte fosse resa buia dal coprifuoco e ovattata da una nebbia persistente, venne illuminata a giorno da un'enorme fiammata, seguita da un boato che svegliò tutti gli abitanti della zona.   Fu subito chiaro che un grosso aereo si fosse schiantato poco sotto la cima del Monte Menna, in una zona aspra e dirupata, corrispondente all'attuale testata della Valle Pizzadella.
Il monte Menna - foto di Giovanni Barbieri, che ringrazio per la concessione.
Si trattava di un bombardiere quadrimotore delle forze armate americane, un B24 Liberator, denominato Lady Irene.   Era decollato da Brindisi con dieci uomini di equipaggio e tre passeggeri, per compiere una missione segreta.   Per alcuni storici locali, sul monte di Zambla era previsto un aviolancio a favore delle formazioni partigiane della zona, che attendevano di ricevere armi, munizioni e viveri. 
La parete dello schianto. Foto di Maurizio Chitò, che ringrazio per la concessione.
L'aereo sarebbe poi proseguito alla volta del lago d'Endine dove, nei paraggi di Monasterolo, sarebbero stati paracadutati i tre passeggeri, agenti dell'OSS (il servizio segreto statunitense) muniti di esplosivo al plastico e di una ingente somma in lire italiane.   Altri studiosi ritengono invece che fosse quest'ultima fosse l'unica destinazione del volo di Lady Irene.   Sulla missione specifica dei tre agenti segreti si possono soltanto ventilare diverse ipotesi.    Forse un grosso attentato nel territorio della vicina Repubblica di Salò, oppure una serie di sabotaggi alle industrie belliche del bresciano o a strade e ferrovie della zona.
Un bombardiere B24 in volo
Il maltempo che insisteva sul Nord Italia, unito al fatto che tutto il volo veniva effettuato in totale isolamento ottico e radio, contribuirono a far perdere la rotta; le nubi basse impedirono inoltre di intravvedere le segnalazioni ottiche predisposte dai partigiani.    Probabilmente, negli ultimi istanti di volo, il pilota si accorse dell'ostacolo naturale che si trovò di fronte e spinse l'aereo verso l'alto per evitare l'impatto.   Ma il carico eccessivo non consentì di superare il crinale del monte Menna.    Il bombardiere si schiantò, con immenso fragore, provocando un incendio di vaste proporzioni.
Il monte Menna visto dai contrafforti del monte Cancervo.
La popolazione del circondario era già stata svegliata dal rombo dei motori dell'aereo americano.    Il timore  di bombardamenti era molto forte: nell'area erano presenti obiettivi sensibili, come le miniere di calamina e stagno dell'Arera e gli opifici in valle che ne rappresentavano il relativo indotto.  Subito dopo lo schianto alcuni minatori salirono gli scoscesi declivi che portano alla cima del Menna ma la vastità dell'incendio, lo scoppio delle munizioni e le lamiere incandescenti sparse tutt'intorno li fecero ben presto desistere dall'intento.
Oltre il Colle - foto storica degli anni '40
Non appena fumo e fiamme diminuirono, una processione di locali raggiunse il luogo della tragedia.
I caduti vennero provvisoriamente seppelliti in loco a cura di due partigiani e del Parroco di Zorzone. Subito dopo si diede inizio ad una sistematica spoliazione del contenuto dell'aereo: armi, munizioni, la seta dei paracadute che fu successivamente trasformata in lenzuola, biancheria, fazzoletti e corredi da sposa. Ed ovviamente dei soldi.  Erano tanti soldi.  Nei giorni successivi, la filiale locale del Piccolo Credito Bergamasco fu costretta, dalla Direzione centrale, a rifiutare l'incasso o il cambio di banconote con segni di bruciatura, con l'obbligo di segnalare il nominativo dei portatori alle autorità pubbliche.
Colle di Zambla - cartolina inviata nel 1955
Furono poi prelevati anche i resti della carlinga e delle ali.   Le parti metalliche dell'aereo vennero fuse per essere trasformate in pentole, coperchi, attrezzi da cucina.   In alcuni casi le lastre di alluminio furono posate a parziale copertura dei tetti di stalle, pollai e cascine.   Erano tempi di guerra, di fame e di miseria.    Niente andava buttato o abbandonato.   Tutto veniva trasformato per far fronte alle esigenze quotidiane.
Cattedrale vegetale, visitabile nei dintorni del parcheggio sito in  località Plassa,
Oltre il Colle - foto di Giovanni Barbieri, che ringrazio per la concessione.
A guerra finita, giunsero ad Oltre il Colle alcuni mezzi militari americani, con il compito di disseppellire i resti dei caduti per portarli negli Stati Uniti.   Il parroco di Zorzone chiese al comandante della missione l'indirizzo dei congiunti del pilota ai quali inviò in una busta chiusa una cartolina panoramica del posto con l'evidenza del Monte Menna ed una stella alpina colta nei pressi del luogo dell'impatto.
Alben e Rifugio Capanna 2000 dal sentiero di salita all'Arera.
Foto di Giovanni Barbieri.
Info tecniche:
Come arrivare: Il bombardiere americano si è schiantato poco sotto la cima del Monte Menna, in località Pezzadella.  E' una zona dirupata e scoscesa, poco accessibile dalla frazione di Zorzone.  Risulta invece ben visibile dal sentiero CAI 221 che, dal parcheggio della località Plassa di Zambla Alta, porta al rifugio Capanna 2000, posto alle pendici del Pizzo Arera.  Il dislivello della escursione è di circa 400 metri ed il rifugio viene raggiunto in poco più di un'ora di agevole camminata. 
Targa posta sul luogo dell'impatto. Foto di Maurizio Chitò, che ringrazio per la concessione.
Altri approfondimenti e suggerimenti: Nel Museo mineralogico di Zorzone è allestito un memoriale dedicato all'equipaggio ed ai passeggeri del bombardiere. Per orari ed ulteriori informazioni, rivolgersi alla Proloco di Oltre il Colle: tel. 0345 95541; email: info@prolocooltreilcolle.com.   Se decidete di abbinare la visita ad una escursione che sia anche gastronomica, vi consigliamo di puntare al rifugio Capanna 2000 (vedi paragrafo precedente) la cui cucina è da più parti celebrata. Il telefono del rifugio è 0345 95096, la pagina facebook è @rifugiocapanna.
Per chi volesse invece affrontare la salita alla cima del Menna partendo da Zorzone (1.300 metri di dislivello, almeno 4 ore di sola andata) allego il collegamento ad un  video di youtube realizzato durante l'escursione effettuata da Maurizio Chitò, che ringrazio per la gentilissima collaborazione.   Ovviamente non è un'itinerario da "dislivello zero", che va affrontato con le dovute energie, esperienze e cautele.