giovedì 26 gennaio 2023

Alla Malga Cornetto, a piedi o con le ciaspole, per ammirare i magici panorami della Presolana d'inverno.

Una facile escursione che si snoda alla base del versante sud della Presolana porta alla malga Cornetto, dal pianoro della quale si gode una vista spettacolare. Con neve assestata, questo itinerario può rappresentare una ciaspolata adattissima per i principianti.            

Presolana centrale ed orientale dai pascoli della Malga Corzene.

La partenza di questo itinerario prende corpo dal parcheggio posto di fronte all'Albergo Spampatti (1260 m - nelle note tecniche trovate le informazioni per arrivarci), che si trova un centinaio di metri prima degli impianti di sci del Passo della Presolana. Si attraversa la strada e si risale brevemente via Cassinelli fino a raggiungere il tracciato di una strada agrosilvoforestale, dove si incontrano le prime paline segnaletiche indicanti il sentiero CAI n. 319 e la direzione per raggiungere la Malga Cornetto.

Primi passi sulla Via del Latte. Al centro la punta del monte Cornetto.

Siamo sulla "Via del Latte" e la sua segnaletica ci accompagnerà fino alla meta. Questo tracciato unisce i principali pascoli posizionati sul versante sud della Presolana, alternando tratti boschivi all'attraversamento di radure e prati, utilizzati in stagione per il pascolo di mandrie e greggi. La "Via del Latte" unisce otto baite, calpestando gli antichi sentieri percorsi dai mandriani che, lungo il versante solivo della Presolana, avevano individuato alpeggi sui quali, favorite dalle abbondanti piogge estive e dalla roccia calcarea, crescevano erbe molto ricche di nutrienti.

Dalle abetaie spunta la Presolana.

Seguendo quindi l'indicazione che prende decisamente a sinistra, si prosegue lungo la gippabile che pianeggia tra due vaste radure per inoltrarsi poi nella vegetazione, ai lati della quale si trovano i pannelli del sentiero didattico del "bosco parlante", che illustrano le caratteristiche degli alberi che compongono i boschi della zona. 

Malga Corzenine.

In leggera salita si giunge, dopo circa tre quarti d'ora dalla partenza, ad un bivio abbondantemente segnalato. Girando a destra si salirebbe alla baita Cassinelli. Il nostro tracciato prosegue invece a sinistra. Con uno strappo un po' più deciso si cammina per un altro quarto d'ora, giungendo ad un altro bivio. Proseguendo diritto si percorrono pochi metri per arrivare nel pascolo della bella Malga Corzenine (1353 m), che merita una visita. Per la nostra meta si sale invece il tornante destrorso, che ci porta fuori dal bosco e percorre un tratto soleggiato che costeggia la radura posta ai piedi della Malga Corzene, attraversando l'ampia Valle di Gler.

Attraversando la Val di Gler.

Trascurando le  deviazioni a destra del sentiero CAI 319 con destinazione Colle della Presolana, si rientra fra gli abeti,tenendo sempre la sinistra. In questo tratto lo sguardo si allarga sul fondovalle. In basso a sinistra si intravedono i fabbricati e gli impianti del Passo della Presolana, le lontane montagne della Val Camonica e le fitte abetaie che ricoprono i monti Scanapà e Lantana. Di fronte troneggia il panettone del Monte Pora. 

Il monte Pora in controsole.

Con un paio di strappi un po' ripidi nel bosco che si va via via diradando, si arriva ad intravvedere una rustica croce in legno, che indica la meta dell'escursione. Un'ultima placida salita ci deposita sul terrazzo della Malga Cornetto (1508 m - circa un'ora e mezza dalla partenza). Il panorama è strepitoso. A sud la piana di Clusone è delimitata dal Pizzo Formico. Alle nostre spalle si palesa l'incantevole sipario delle pareti della Presolana Orientale e del Pizzo di Corzene. Dietro l'edificio della malga sbuca la cima del monte Cornetto. 

Malga Cornetto.

Dopo la sosta, il ritorno avviene sullo stesso itinerario di salita, godendo di nuove prospettive sulle cime già ammirate in precedenza, ma anche di nuove viste, in particolare sul poderoso piano inclinato naturale che porta alla cima del monte Visolo e, più in lontananza, sulle guglie del Pizzo Camino e delle Corna di San Fermo.

Pizzo Camino e Corna di San Fermo dal sentiero di discesa.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 24-01-2023 - tempo bello con velature in progressivo aumento durante la giornata.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio posto di fronte all'Albergo Spampatti, poco prima del passo della Presolana. Se questo stallo è pieno, cento metri più avanti  si trova l'ampio sterrato a servizio degli impianti di risalita. Il punto di partenza dell'itinerario dista circa 48 km dal centro di Bergamo, percorribili in circa un'ora d'automobile. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si volta a destra, seguendo le indicazioni per Clusone e Schilpario. Si superano Clusone e Castione della Presolana proseguendo sempre diritto, fino ad individuare, sulla sinistra, l'Albergo Spampatti. 
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 280 metri di sola salita per un totale, fra andata e ritorno, di oltre otto chilometri. 
Durata: La salita impegna per circa un'ora e mezza. La discesa poco più di un'ora .
 
Il terrazzo della malga Cornetto.

Altre escursioni in zona: Se siete interessati a percorrere integralmente la "Via del Latte", troverete tutte le informazioni necessarie sul sito creato appositamente dall'ufficio del turismo: https://laviadellatte.visitpresolana.it/. In questo blog potrete inoltre trovare altri itinerari con partenza dal Passo della Presolana. Questi sono i link di collegamento.
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/08/un-anello-ai-piedi-della-presolana-e.html;
- https://dislivellozero.blogspot.com/2018/08/una-pigra-passeggiata-sulla-via-del.html;
- https://dislivellozero.blogspot.com/2017/05/rendez-vous-con-la-presolana-e-con-la.html;
Cartografia: La zona interessata dall'itinerario è ben segnalata nella carta escursionistica del Sentiero delle Orobie orientali, realizzata dalla sezione CAI di Bergamo in scala 1:25.000.

Le cime innevate della Val Camonica dal terrazzo della malga Cornetto.





lunedì 9 gennaio 2023

Un itinerario nella bassa Val Grabiasca, attraversando il bosco del silenzio e le radure ai piedi dei Pizzi Ceppo e Poris.

La Val Grabiasca è una zona poco battuta. Le vette che si possono raggiungere dal fondovalle sono molto lontane. I suoi splendidi boschi vengono attraversati da pochi alpinisti e scialpinisti, attirati dalla conquista del Pizzo Poris, per la quale sono necessari oltre duemila metri di dislivello.  

La baita bassa di Grabiasca, meta dell'itinerario.

Se invece ci si accontenta di arrivare al Passo di Valsecca, in modo da scavallare in Val Brembana, il dislivello da superare si riduce a 1.500 metri. I Laghi di Cardeto invece sono solo mille metri più in alto del fondovalle, poco più di tre ore di buon passo. A metà strada, però, si deve attraversare un canale, all'interno del quale il guado di un torrente può risultare molto difficoltoso.  La parte più bassa della Val Grabiasca è quindi riservata ai proprietari delle baite che presidiano le poche radure cesellate nella foresta, ai loro animali ed a qualche raro escursionista particolarmente curioso, che scoprirà che l'esplorazione di questa zona vale davvero la pena.

Primo sole sul Pizzo Redorta.

L'escursione proposta parte da Grabiasca (784 m, i dettagli per arrivarci sono evidenziati nelle note tecniche in fondo al post). Giunti in cima al paesino si trova una santella dedicata alla Madonna. Accanto ad essa, un segnale che vieta l'accesso agli automezzi non autorizzati ed una palina segnaletica del CAI, che evidenzia la direzione dell'unico sentiero contrassegnato in tutta la valle (il n. 255) ed il tempo per raggiungere la nostra meta: due ore per la Baita Grabiasca bassa.

Il piccolo borgo di Grabiasca dal sentiero di salita.

Si sale calpestando il selciato che, nei passati più remoti, veniva manutenuto con cura per tutto il percorso di questo itinerario. Raggiunto un primo gruppo di case si segue un tornante che gira tutto a sinistra. La traccia procede con pendenza vivace, mentre il segnavia CAI tende ben presto a scomparire, anche nei punti dove sarebbe più opportuno. Alla baita successiva si gira tutto a destra, mentre al bivio che segue si sale sul tornante che gira a sinistra.

Dalla fitta abetaia sbuca il profilo imbiancato della Costa d'Agnone.

Si percorre quindi un bosco ceduo, formato da noccioli, castagni e faggi. Ai diversi bivi si segue il selciato ed i rari e scostanti segnavia CAI, trascurando le indicazioni dei bolli di un colore che sta tra il rosso fluorescente ed il viola, che probabilmente indicano il Sentiero dei Sapori, che segue tutt'altra direzione. Dopo una buona mezz'ora si attraversa il torrente Grabiasca, incontrando i primi abeti.

Dal sentiero di salita in loc. Campello, colpo d'occhio sui monti Reseda e Madonnino.

La traccia risale ripidamente e rapidamente, zigzagando nel bosco che gradualmente si trasforma da misto a fitta abetaia. Sul terreno, reso morbido da un tappeto di aghi di abete rosso, giacciono numerose pigne, desquamate e rosicchiate fino alla loro base. Scoiattoli ed altri piccoli roditori sono di casa in questa selva! Arrivati ad un falsopiano, la traccia si restringe. La pendenza riprende poco oltre, portandoci ad un evidente bivio dove si tiene la destra, guidati da un segnavia biancorosso dipinto sulla corteccia di un grosso abete. In questo tratto si registrano parecchi alberi abbattuti che però non impediscono il fluire del cammino.

Baita bassa in località Campello.

A un'ora circa dalla partenza si intravede una delle due baite della località Campello (1170 m). In un bella guida scritta quindici anni fa da Mirco Bonaccorsi (ne parlo nelle note tecniche) questo angolo della Val Grabiasca veniva descritto come areale frequentato da piccoli branchi di camosci. Dalle radure che circondano le due baite si ammirano begli scorci sulla corona di vette che delimita la Val Grabiasca. A sinistra si intravedono le punte dei monti Reseda e Madonnino, ed il lungo crinale della Costa d'Agnone. A valle lo sguardo è delimitato dalle moli dei monti Calvera e Vigna Soliva.

Baita alta in località Campello.

La traccia continua lambendo la Baita alta di Campello. In questo tratto ci si rende conto che gli unici suoni che ci accompagnano sono quelli della natura: lo sciabordìo del torrente, i versi degli uccelli, lo stormire delle fronde di abete. Non si sentono altri rumori. Si sta salendo ripidamente nella Valle del Silenzio. La pendenza rimane vivace fino a raggiungere un bivio dove si tiene la destra. Gli abeti diventano man mano più possenti e fitti. 

Il bosco del silenzio.

Dopo una ventina di minuti dalla località Campello si arriva, attorno a quota 1300, ad uno slargo dove si trova un bivio privo di qualsiasi segnalazione. Ad intuito si trascura la traccia che pianeggia a sinistra e si risale il tornante destrorso. Dopo qualche passo con lo sguardo a terra, si nota uno sbiadito bollo bianco e rosso, disegnato su un sasso conficcato nel terreno.  La traccia è quella giusta, anche se la mancanza di indicazioni al bivio precedente è veramente da sottolineare. 

I pizzi Ceppo e Poris a guardia della prima radura.

Si continua a salire per un'altra decina di minuti, per sbucare infine di fronte ad una spettacolare radura: un largo pascolo, circondato da fitte abetaie e da un'imponente corona di vette. Si riconoscono l'ampia dorsale del Pizzo Ceppo, la punta del Poris e la mole del monte Grabiasca. Usciti dal bosco la traccia scompare. Restando al centro della radura, ci si dirige verso un malandato ometto su cui è disegnato il solito bollo sbiadito. Da lì parte un'esile traccia nell'erba che pianeggia a sinistra portandoci a lambire di nuovo l'abetaia da cui siamo usciti. 

Sul secondo pascolo.

Pochi passi e ci si ritrova in un'altro splendido pascolo, dove il panorama è ancora più attraente, allargandosi anche ad altre vette. La traccia continua nella stessa direzione, scendendo leggermente a superare una vallecola percorsa da un ramo del torrente Grabiasca. Lo si guada senza alcuna difficoltà e, continuando brevemente in piano, si giunge alla terza radura, sulla quale domina la presenza della Baita bassa di Grabiasca e la sua lunga stalla (1440 m-poco più di due ore dalla partenza).

La stalla della baita bassa di Grabiasca e il sentiero CAI n. 255 che si dirige verso il Grabiasca

L'ambiente è veramente spettacolare, e merita una sosta prolungata. Non si tratta solo del panorama, che ripropone le cime già ammirate nel corso della salita e dalle due radure precedenti. Da questa prospettiva sembrano molto più vicine, quasi a proteggere questo alpeggio che, negli anni passati, è risultato essere una delle zone più frequentate dalle mandrie durante il periodo estivo. Anche l'edificio rurale è molto interessante. La baita è stata ristrutturata negli anni '70 del secolo scorso. Nel corso del restauro è stato ritrovato un architrave dove era incisa la presunta data di costruzione: 1474. Siamo quindi di fronte ad una costruzione rurale che risale a quasi sei secoli fa!

Ad est compaiono i profili dei monti Calvera e Vigna Soliva.

Dalla baita la traccia CAI sale bruscamente tenendo la destra, in direzione della base rocciosa del Pizzo Poris. Chi volesse raggiungere il Passo di Valsecca non è nemmeno a metà strada. Per quanto mi riguarda mi ritengo soddisfatto e faccio ritorno percorrendo la medesima traccia dell'andata. Per tornare al piccolo borgo di Grabiasca bisogna mettere in conto poco meno di un'ora e mezza di camminata.

La baita bassa di Grabiasca, vista di fronte.
Note tecniche:

Data dell'escursione: 06-01-2023 - sereno, visibilità buona.
Punto di partenza dell'escursione: Il piccolo borgo di Grabiasca, frazione di Gandellino,  che dista 46 km dal centro di Bergamo, percorribili in una cinquantina di minuti. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Si procede diritti, superando gli abitati di Ardesio, Gromo, Gandellino e Gromo San Marino. Un chilometro oltre, la provinciale compie una curva a gomito e, sulla sinistra, accanto al Bar Trota, si imbocca via Grabiasca, che immette nell'omonimo borgo. Subito dopo si incrociano due stalli, uno a destra e l'altro a sinistra, dove è possibile parcheggiare. L'inizio dell'escursione è al termine del paese, cento metri oltre, dove ci sono tre posti auto nei pressi della santella posta all'imbocco della mulattiera.

I colori dell'inverno in Val Grabiasca.


Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 700 metri di dislivello per una lunghezza totale di circa sei chilometri e mezzo. 
Durata: La salita impegna per poco più di due ore. Si scende in poco meno di un'ora e mezza, escluse le soste.

Usciti dall'abetaia, primo sguardo sulla corona di monti che ci divide dalla Val Brembana.

Testi e guide da consultare: Suggerisco un bel volume scritto da Mirco Bonaccorsi dal titolo: Baite Valseriana, edizioni Villaseriane. Nel testo vengono presentate 130 baite distribuite sul territorio dell'Alta Val Seriana, indicando anche i percorsi più interessanti per visitarle. E' una pubblicazione realizzata nel 2008 e difficilmente reperibile nelle librerie. Nella rete bibliotecaria bergamasca è però facilmente prenotabile. 
A gennaio 2020 il Comune di Gandellino ha invece realizzato un'agile guida che descrive dieci sentieri percorribili nel territorio di competenza comunale. La cartina è disponibile all'Ufficio Turistico, sito in Via IV Novembre 2 - tel. 0346/48495–int. 8. 
Cartografia: Sulla cartina del Sentiero delle Orobie orientali, pubblicata dalla Sezione CAI di Bergamo in scale 1:25.000, è ben evidenziata la traccia del sentiero n. 255, che transita dalla Baita bassa di Grabiasca.

Baita in località Campello.