La Val Grabiasca è una zona poco battuta. Le vette che si possono raggiungere dal fondovalle sono molto lontane. I suoi splendidi boschi vengono attraversati da pochi alpinisti e scialpinisti, attirati dalla conquista del Pizzo Poris, per la quale sono necessari oltre duemila metri di dislivello.
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La baita bassa di Grabiasca, meta dell'itinerario. |
Se invece ci si accontenta di arrivare al Passo di Valsecca, in modo da scavallare in Val Brembana, il dislivello da superare si riduce a 1.500 metri. I Laghi di Cardeto invece sono solo mille metri più in alto del fondovalle, poco più di tre ore di buon passo. A metà strada, però, si deve attraversare un canale, all'interno del quale il guado di un torrente può risultare molto difficoltoso. La parte più bassa della Val Grabiasca è quindi riservata ai proprietari delle baite che presidiano le poche radure cesellate nella foresta, ai loro animali ed a qualche raro escursionista particolarmente curioso, che scoprirà che l'esplorazione di questa zona vale davvero la pena.
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Primo sole sul Pizzo Redorta. |
L'escursione
proposta parte da Grabiasca (784 m, i dettagli per arrivarci sono evidenziati nelle note tecniche in fondo al
post). Giunti in cima al paesino si trova una santella dedicata alla
Madonna. Accanto ad essa, un segnale che vieta l'accesso agli
automezzi non autorizzati ed una palina segnaletica del CAI, che
evidenzia la direzione dell'unico sentiero contrassegnato in tutta la valle
(il n. 255) ed il tempo per raggiungere la nostra meta: due ore per
la Baita Grabiasca bassa.
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Il piccolo borgo di Grabiasca dal sentiero di salita. |
Si
sale calpestando il selciato che, nei passati più remoti, veniva manutenuto con cura per tutto il percorso di
questo itinerario. Raggiunto un primo gruppo di case si segue un
tornante che gira tutto a sinistra. La traccia procede con pendenza
vivace, mentre il segnavia CAI tende ben presto a scomparire, anche
nei punti dove sarebbe più opportuno. Alla baita successiva si gira
tutto a destra, mentre al bivio che segue si sale sul tornante che gira a sinistra.
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Dalla fitta abetaia sbuca il profilo imbiancato della Costa d'Agnone. |
Si
percorre quindi un bosco ceduo, formato da noccioli, castagni e faggi. Ai diversi bivi si segue il selciato ed i rari e scostanti segnavia CAI, trascurando le indicazioni dei bolli di un colore che sta tra il rosso fluorescente ed il viola, che probabilmente indicano il Sentiero dei Sapori, che segue tutt'altra direzione. Dopo una buona mezz'ora si attraversa il torrente Grabiasca, incontrando i primi abeti.
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Dal sentiero di salita in loc. Campello, colpo d'occhio sui monti Reseda e Madonnino. |
La traccia risale ripidamente e rapidamente, zigzagando nel bosco che gradualmente si trasforma da misto a fitta abetaia. Sul terreno, reso morbido da un tappeto di aghi di abete rosso, giacciono numerose pigne, desquamate e rosicchiate fino alla loro base. Scoiattoli ed altri piccoli roditori sono di casa in questa selva! Arrivati ad un falsopiano, la traccia si restringe. La pendenza riprende poco oltre, portandoci ad un evidente bivio dove si tiene la destra, guidati da un segnavia biancorosso dipinto sulla corteccia di un grosso abete. In questo tratto si registrano parecchi alberi abbattuti che però non impediscono il fluire del cammino.
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Baita bassa in località Campello. |
A un'ora circa dalla partenza si intravede una delle due baite della località Campello (1170 m). In un bella guida scritta quindici anni fa da Mirco Bonaccorsi (ne parlo nelle note tecniche) questo angolo della Val Grabiasca veniva descritto come areale frequentato da piccoli branchi di camosci. Dalle radure che circondano le due baite si ammirano begli scorci sulla corona di vette che delimita la Val Grabiasca. A sinistra si intravedono le punte dei monti Reseda e Madonnino, ed il lungo crinale della Costa d'Agnone. A valle lo sguardo è delimitato dalle moli dei monti Calvera e Vigna Soliva.
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Baita alta in località Campello. |
La traccia continua lambendo la Baita alta di Campello. In questo tratto ci si rende conto che gli unici suoni che ci accompagnano sono quelli della natura: lo sciabordìo del torrente, i versi degli uccelli, lo stormire delle fronde di abete. Non si sentono altri rumori. Si sta salendo ripidamente nella Valle del Silenzio. La pendenza rimane vivace fino a raggiungere un bivio dove si tiene la destra. Gli abeti diventano man mano più possenti e fitti.
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Il bosco del silenzio. |
Dopo una ventina di minuti dalla località Campello si arriva, attorno a quota 1300, ad uno slargo dove si trova un bivio privo di qualsiasi segnalazione. Ad intuito si trascura la traccia che pianeggia a sinistra e si risale il tornante destrorso. Dopo qualche passo con lo sguardo a terra, si nota uno sbiadito bollo bianco e rosso, disegnato su un sasso conficcato nel terreno. La traccia è quella giusta, anche se la mancanza di indicazioni al bivio precedente è veramente da sottolineare.
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I pizzi Ceppo e Poris a guardia della prima radura. |
Si continua a salire per un'altra decina di minuti, per sbucare infine di fronte ad una spettacolare radura: un largo pascolo, circondato da fitte abetaie e da un'imponente corona di vette. Si riconoscono l'ampia dorsale del Pizzo Ceppo, la punta del Poris e la mole del monte Grabiasca. Usciti dal bosco la traccia scompare. Restando al centro della radura, ci si dirige verso un malandato ometto su cui è disegnato il solito bollo sbiadito. Da lì parte un'esile traccia nell'erba che pianeggia a sinistra portandoci a lambire di nuovo l'abetaia da cui siamo usciti.
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Sul secondo pascolo. |
Pochi passi e ci si ritrova in un'altro splendido pascolo, dove il panorama è ancora più attraente, allargandosi anche ad altre vette. La traccia continua nella stessa direzione, scendendo leggermente a superare una vallecola percorsa da un ramo del torrente Grabiasca. Lo si guada senza alcuna difficoltà e, continuando brevemente in piano, si giunge alla terza radura, sulla quale domina la presenza della Baita bassa di Grabiasca e la sua lunga stalla (1440 m-poco più di due ore dalla partenza).
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La stalla della baita bassa di Grabiasca e il sentiero CAI n. 255 che si dirige verso il Grabiasca |
L'ambiente è veramente spettacolare, e merita una sosta prolungata. Non si tratta solo del panorama, che ripropone le cime già ammirate nel corso della salita e dalle due radure precedenti. Da questa prospettiva sembrano molto più vicine, quasi a proteggere questo alpeggio che, negli anni passati, è risultato essere una delle zone più frequentate dalle mandrie durante il periodo estivo. Anche l'edificio rurale è molto interessante. La baita è stata ristrutturata negli anni '70 del secolo scorso. Nel corso del restauro è stato ritrovato un architrave dove era incisa la presunta data di costruzione: 1474. Siamo quindi di fronte ad una costruzione rurale che risale a quasi sei secoli fa!
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Ad est compaiono i profili dei monti Calvera e Vigna Soliva. |
Dalla baita la traccia CAI sale bruscamente tenendo la destra, in direzione della base rocciosa del Pizzo Poris. Chi volesse raggiungere il Passo di Valsecca non è nemmeno a metà strada. Per quanto mi riguarda mi ritengo soddisfatto e faccio ritorno percorrendo la medesima traccia dell'andata. Per tornare al piccolo borgo di Grabiasca bisogna mettere in conto poco meno di un'ora e mezza di camminata.
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La baita bassa di Grabiasca, vista di fronte. |
Note tecniche:Data dell'escursione: 06-01-2023 - sereno, visibilità buona.
Punto di partenza dell'escursione: Il piccolo borgo di Grabiasca, frazione di Gandellino, che dista 46 km dal centro di Bergamo, percorribili in una cinquantina di minuti. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Si procede diritti, superando gli abitati di Ardesio, Gromo, Gandellino e Gromo San Marino. Un chilometro oltre, la provinciale compie una curva a gomito e, sulla sinistra, accanto al Bar Trota, si imbocca via Grabiasca, che immette nell'omonimo borgo. Subito dopo si incrociano due stalli, uno a destra e l'altro a sinistra, dove è possibile parcheggiare. L'inizio dell'escursione è al termine del paese, cento metri oltre, dove ci sono tre posti auto nei pressi della santella posta all'imbocco della mulattiera.
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I colori dell'inverno in Val Grabiasca. |
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 700 metri di dislivello per una lunghezza totale di circa sei chilometri e mezzo.
Durata: La salita impegna per poco più di due ore. Si scende in poco meno di un'ora e mezza, escluse le soste.
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Usciti dall'abetaia, primo sguardo sulla corona di monti che ci divide dalla Val Brembana. |
Testi e guide da consultare: Suggerisco un bel volume scritto da Mirco Bonaccorsi dal titolo: Baite Valseriana, edizioni Villaseriane. Nel testo vengono presentate 130 baite distribuite sul territorio dell'Alta Val Seriana, indicando anche i percorsi più interessanti per visitarle. E' una pubblicazione realizzata nel 2008 e difficilmente reperibile nelle librerie. Nella rete bibliotecaria bergamasca è però facilmente prenotabile.
A gennaio 2020 il Comune di Gandellino ha invece realizzato un'agile guida che descrive dieci sentieri percorribili nel territorio di competenza comunale. La cartina è disponibile all'Ufficio Turistico, sito in Via IV Novembre 2 - tel. 0346/48495–int. 8.
Cartografia: Sulla cartina del Sentiero delle Orobie orientali, pubblicata dalla Sezione CAI di Bergamo in scale 1:25.000, è ben evidenziata la traccia del sentiero n. 255, che transita dalla Baita bassa di Grabiasca.
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Baita in località Campello. |
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