mercoledì 19 aprile 2023

Da Fino al Monte Blum, scoprendo la civiltà contadina della località Parè e del borgo di Aprico.

Un itinerario con una salita poco frequentata, dove si scoprono piccole gemme di civiltà contadina, per giungere a punti panoramici più noti che mantengono un impatto sensazionale. Molto suggestivo infine il borgo rurale di Aprico.

Arrivo alla località Parè (1199 m di quota).

L'escursione prende il via dal parcheggio di via Masù e Pret (circa 750 m) posto nel territorio comunale di Fino del Monte. Nelle note tecniche troverete i dettagli per arrivarci. Il sentiero di partenza si trova dall'altra parte della strada rispetto agli stalli del parcheggio. Alla destra di una colorata santella è piazzata la palina segnaletica con l'indicazione per raggiungere la Cappella degli Alpini, prima tappa del nostro giro.

Cascina Pospè.

Si sale all'interno di una pineta che ricopre le pendici di Cima Grom e, in poco più di venti minuti, si arriva al dosso sopra il quale è stata costruita la Cappelletta. Poco oltre si individuano le indicazioni per il "Trono della Presolana", un punto panoramico realizzato dalla Pro Loco di Fino del Monte. Il sito si raggiunge in pochi minuti dallo sterrato che lo divide dal dosso della Cappella degli Alpini.

Il "Trono della Presolana".

Dopo aver ammirato il massiccio della Presolana, si ridiscende allo sterrato e lo si percorre salendo a destra. Al primo incrocio si tira diritto, trascurando la deviazione a destra che porta alla radura della cascina Pospè. Ad un successivo trivio si tiene ancora a destra, fino ad arrivare a pochi passi dalla cascina, per prendere un sentiero che volta a sinistra, segnalato dalle indicazioni per Parè (tre quarti d'ora dalla partenza, compresa la deviazione per il Trono della Presolana).

Anemone gialla nel bosco di salita.

Salendo nel bosco, dopo cinque minuti si incontra un bivio. A sinistra si scenderebbe a Rovetta. Noi continuiamo a destra, sempre verso Parè, attraversando un'abetaia arricchita da fioriture di primule, ellebori ed anemoni di diversi colori. La pendenza è costante ed è resa gradevole da un sentiero, evidenziato da alcune strisce blu e privo di asperità, ricoperto da un fitto tappeto di aghi caduti dagli abeti. 

Primule nei pressi del torrente Cop.

Poco oltre la pendenza si fa più decisa. La traccia è evidenziata da alcune strisce blu e rimonta, con alcuni tornanti, le pendici del monte Castello. La vegetazione cambia faccia, trasformandosi in bosco ceduo e diradandosi al punto da lasciar filtrare delle lame di sole. La traccia si infila in una vallettina solcata da un magro torrentello. La presenza di acqua moltiplica le fioriture e, tra una miriade di forme e colori, si sbuca ai piedi della splendida radura delle cascine di Parè (1150 m-circa un'ora e mezza dalla partenza).

La prima cascina della località Parè vista dall'alto.

La traccia tiene la destra, arrivando alle sorgenti del Cop, da cui nasce il torrente che ci ha accompagnato fin qui e che sicuramente ha contribuito a creare il mirabile esempio di civiltà contadina che si disvela di fronte ai nostri occhi. Seguendo il sentiero si raggiunge la prima delle sette cascine, dove la traccia si trasforma in uno sterrato che sale in pieno sole, zigzagando tra i prati, fino a raggiungere i successivi edifici.

Località Parè e cima del monte Castello.

Sul retro della cascina posta più a sud, a sinistra di un rustico crocifisso ligneo, si trovano le paline segnaletiche che indicano la direzione per Cima Blum. Si sale quindi a destra, costeggiando il retro delle altre baite, probabilmente tra le meglio conservate di questa zona dell'Alta Valle Seriana. Raggiunta la cascina più alta, si palesa un'altro segnavia che ci fa entrare in un rado bosco di betulle, dietro le quali occhieggia la Presolana. Poco oltre, intorno ai 1260 m di quota, la si può ammirare nella sua integrità, da un splendido punto panoramico che si allarga da nord a sud, consentendoci un colpo d'occhio sulle sette cascine di Parè, sulla boscosissima cima del monte Castello e sul lontano massiccio dell'Alben.

Località Parè, monte Castello e, sullo sfondo, il Pizzo Formico.

Poco dopo si arriva ad un quadrivio, dove le paline segnaletiche si dimenticano di Cima Blum. Seguiamo quindi le indicazioni del segnavia CAI n. 317/A, in direzione di Clusone, che ci guiderà fino al largo crestone che divide l'Altopiano di Clusone dalla Valzurio. Il sentiero parte con uno strappo deciso. Poi la pendenza si addolcisce e, giunti intorno a quota 1.390 m (punto più alto del percorso) la traccia si trasforma in un falsopiano che attraversa a mezza costa i ripidi fianchi erbosi che disegnano i declivi del monte Parè.

La Presolana si nasconde dietro i dirupi del monte Valsacco.

Il panorama è ammaliante. Si distinguono nettamente gli abitati di fondovalle, i profili delle cime scalvine, il panettone del Pora, la croce del Pizzo Formico e la muraglia dell'Alben. Se potete, dedicate un po' di tempo a scrutare i ripidi costoni che scendono da Cima Parè in direzione di alcuni salti di roccia. Non è infrequente intravedere piccoli branchi di camosci intenti a brucare l'erba magra e le prime, timide fioriture. Più avanti il sentiero richiede un po' di attenzione ed è opportuno mantenere lo sguardo fisso sulla traccia, almeno nel tratto che transita quasi a picco sopra l'agglomerato di Rovetta.

Rovetta e la piana di Clusone.

Ad un'ora circa dalle cascine di Parè si incrocia un bivio. A destra la traccia sale al monte Valsacco (sentiero delle vipere). Noi tiriamo diritti e, dopo un'altro quarto d'ora di leggeri saliscendi, arriviamo finalmente sulla larga sella erbosa, ricca di pascoli e cascine, dove la vista spazia a 360 gradi su tutta l'Alta Valle Seriana. Ai nostri occhi appaiono infatti anche le cime che delimitano l'asta del Serio, ed è facile riconoscere la possente costa del Vaccaro, le cime della zona dei laghi di Valgoglio, e l'aguzza punta del Pizzo del Diavolo.

Primo sguardo sulle vette dell'asta del Serio.
A sinistra la costa del Vaccaro, a destra le cime della Valgoglio.

Siamo sui 1300 metri di quota, a ridosso di un panettone utilizzato come trampolino di lancio per i voli in parapendio. La vista sull'altipiano di Clusone, sui prati di Falecchio e la parte alta della Val Borlezza lascia senza fiato. Lo spettacolo ci accompagna nel breve tratto di discesa che ci porta alla Cappella degli Alpini di Rovetta, posta in località Monte Blum (1280 m) ed alle successive stalle (circa 20 minuti dal trampolino del parapendio) dove cominciamo a calpestare la lunga gippabile che scende verso Rovetta.

Monte Blum, Cima Blum, Pizzo Formico, monte Alben.

Subito incontriamo un bivio, dove prendiamo a sinistra, infilandoci in una fitta abetaia che ci accompagnerà a lungo. Continuiamo a scendere ripidamente verso valle, calpestando il fondo cementato a tratti. Superiamo Cascina Bianca ed incontriamo un'altra biforcazione. Trascuriamo la direzione per Campos e teniamo la sinistra, procedendo sullo sterrato, superando un'area picnic con tavoli in legno e trascurando una deviazione che, a sinistra, ci riporterebbe alle cascine di Parè. 

Monte Blum e Cappella degli Alpini di Rovetta.

Anche il bivio successivo, caratterizzato da una cabina Enel realizzata in legno, non ci riguarda, mentre al successivo trivio (posto in località Gratarolo, a circa tre quarti d'ora dall'inizio della gippabile) occorre porre molta attenzione, semplicemente perchè le indicazioni sono leggibili soltanto da chi sale e non da chi scende. Infatti dobbiamo abbandonare la gippabile che scende a Rovetta e prendere il sentiero che gira decisamente a sinistra, in direzione Cappella Alpini di Fino-Grom. 

Erba trinità in fiore.

E' un largo sentiero, pensato anche per le mountain bike, recentemente ripristinato dal Consorzio Forestale della Presolana. Lungo quasi un chilometro, unisce Gratarolo alla località Pospè, dove si trovano il Trono della Presolana e la Cappella degli Alpini di Fino. Dopo un breve tratto in salita, la traccia pianeggia nel fitto del bosco e, in meno di venti minuti, sbuchiamo sul sentiero che abbiamo già calpestato in fase di salita.

Cappella degli Alpini di Fino del Monte.

Voltiamo quindi a destra, evitando lo stretto sentierino per la località Somas e, fatti pochi passi individuiamo la sagoma stilizzata della Cappelletta già visitata in mattinata. Invece di girare a destra per ripercorrere il tratto effettuato all'andata, tiriamo diritto, scendendo sull'acciotolato che ci porterà ad attraversare la suggestiva e soleggiatissima contrada rurale di Aprico, un tempo terra di pascoli e cascine, delimitata dal massiccio della Presolana e da alcune curiose formazioni di calanchi terrosi. 

Scendendo ad Aprico. Sullo sfondo l'onnipresente Presolana.

La stradina che scende tra i campi non è altro che la via Masù e Pret, al termine della quale ritroveremo  il parcheggio di partenza dell'itinerario. In poco più di un quarto d'ora dalla Cappella degli Alpini, circondati da coltivi e prati punteggiati dal giallo dei fiori di tarassaco, ritroviamo le nostgra automobili completando un doppio anello veramente interessante, sia dal punto di vista paesaggistico che culturale.

Cascina delle Monache, ad Aprico.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 16-04-2023 - sereno, visibilità ottima.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio in via Masù e Pret, a Fino del Monte, che dista una quarantina di chilometri dal centro di Bergamo, percorribili in una cinquantina di minuti. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si volta a destra, seguendo le indicazioni per Clusone e Schilpario. Si supera l'abitato di Clusone arrivando alla rotonda che porta nel centro di Rovetta. Si percorre la via principale del paese (via Andrea Fantoni) al termine del quale si entra nel territorio del Comune di Fino del Monte. Si supera la piazza principale e si procede lungo via Marconi in direzione nord, con la Presolana a farci da bussola. Si prosegue per circa un chilometro fino ad una rotonda, dove si prende la seconda a sinistra, che è via Masù e Pret. La si percorre per circa 300 metri, trovando il parcheggio sulla destra, di fronte ad una colorata santella.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 700 metri di dislivello per una lunghezza totale superiore agli undici chilometri. 
Durata: L'intero anello è percorribile in circa quattro ore e mezza, escluse le soste.

Dalla sella erbosa di monte Blum, zoom in direzione del Pizzo del Diavolo. 

Altre escursioni in zona: La zona del monte Blum viene solitamente raggiunta partendo da Rovetta. La salita è descritta nel sito della Pro Loco (http://www.prolocorovetta.it/Itinerari) insieme ad altre escursioni fattibili a piedi o in bicicletta. Tenendo conto anche dei comuni limitrofi, in questo blog potete trovare la descrizione dei seguenti itinerari:
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/12/da-songavazzo-ai-prati-di-falecchio-e.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2023/03/aria-di-primavera-sui-crinali-boscosi.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/11/un-anello-da-clusone-alla-conquista.html
Inoltre, all'infopoint di Borghi della Presolana (https://borghipresolana.com) sono disponibili le cartine relative ad un'altra dozzina di sentieri per esplorare ogni angolo della zona.

Località Parè.

Cartografia: La cartografia della zona è molto carente. Nemmeno il geoportale della sezione CAI di Bergamo aiuta ad avere un quadro d'insieme dei sentieri, limitandosi a riportare le tracce dei soli sentieri CAI. Per la variante segnata con il n. 317/A (percorsa per un buon tratto dall'escursione qui proposta) non è riportata alcuna relazione o commento. Si resta in attesa del completamento del progetto di nuova cartografia escursionistica del CAI di Bergamo che dovrebbe, a breve, rappresentare tutto il territorio montano provinciale, compresa quindi la zona dell'altipiano di Clusone.

La Presolana sbuca dai boschi che circondano Aprico.




mercoledì 5 aprile 2023

Un'escursione ad anello che, dai Foppi di Gandellino, si immerge nei fitti boschi delle stalle di Ceto, raggiunge il panoramico sentiero del Cardeto e scende agli splendidi pascoli della Ripa di Gromo.

L'escursione realizza un anello abbastanza faticoso, che mette a confronto due aree naturalistiche con caratteristiche ben diverse fra loro. I fitti e disordinati boschi della salita si confrontano con i pascoli, i coltivi, l'ariosa abetaia e le suggestive architetture rurali della discesa che porta a Ripa Alta. 

Scendendo a Ripa Alta, con vista sulla nord del Monte Secco.

La partenza dell'itinerario si trova sulla strada comunale che conduce da Gromo San Marino ai Foppi di Gandellino (trovate altri dettagli nelle note tecniche in fondo al post).  Circa 500 metri prima di arrivare alla piccola contrada si individua, sulla destra, una palina segnaletica CAI che indica il sentiero n. 261, con direzione Laghi di Cardeto e Passo Portula. Sul lato opposto della carreggiata si trova uno spiazzo utile per il parcheggio di tre auto (860 m circa slm).

Cascina con muri a pietra non squadrata, lungo il percorso di salita.

La traccia risale una larga sterrata che si inoltra in un rado bosco ceduo. Al primo bivio si procede diritti, ignorando la deviazione a destra che porta ad una visibile cascina. Al bivio successivo ritroviamo il segnavia biancorosso del CAI che, unitamente ad una freccia gialla indicante il "sentiero del roccolo", ci invita a prendere la destra. Si costeggia una cascina con splendidi muri in pietra ed una suggestiva vista sul monte Redorta. La pendenza è decisa e, a mezz'ora dalla partenza (1065 m circa) si arriva ad un bivio dove la carrareccia volta a sinistra, mentre noi seguiamo le indicazioni biancorosse che proseguono diritto in un bel tratto di faggeta.

Primo sole sul Pizzo Redorta.

Ai due successivi bivi si tiene la sinistra, guadagnando rapidamente quota grazie anche ad alcune serpentine. Dopo quasi un'ora di camminata (1180 m circa) si incontra l'ennesimo bivio. Non si sale a sinistra ma si procede diritti, seguendo una freccia gialla del "sentiero del roccolo" ed una striscia biancorossa disegnata sulla corteccia di un albero. Con pendenza più dolce si attraversa la faggeta, in questo punto "contaminata" da giovani abeti rossi, e si superano due vallette solcate da altrettanti magri torrentelli.

Alle Stalle di Ceto. Sullo sfondo il Monte Segnale.

Non appena gli abeti si fanno più imponenti il bosco si dirada, anticipandoci la radura che ospita le Stalle di Ceto (1270 m- un'ora e un quarto dalla partenza). Siamo in un ottimo punto per godere una breve sosta sui numerosi tavoli all'aperto ed ammirare una bella vista sul fronteggiante monte Calvera, sulla boscosissima Val Sedornia e sulle creste delle cime Avert, Benfit e Timogno, aeree sentinelle degli spiazzi di Boario.

Il roccolo sopra le Stalle di Ceto.

Non trovando alcuna indicazione o bolli segnaletici, si supera la terrazza dei tavoli all'aperto, seguendo una traccia pianeggiante che entra in un boschetto per un centinaio di metri, fino ad intravvedere, poco sotto i nostri scarponi, una larga gippabile che sale dal fondovalle. La si percorre salendo a sinistra e, in pochi minuti, si perviene ad uno spiazzo che funge da parcheggio ad un imperioso ma molto degradato roccolo (1300 m circa). Girando attorno all'edificio, si scopre che le Stalle di Ceto sono poste proprio poco sotto il roccolo stesso. Sarebbe bastato apporre un piccolo segnale sulle scale delle Stalle per fornire la giusta direzione agli escursionisti.

Dal roccolo, controsole sulla Val Sedornia e le Stalle di Ceto.

Tornati al parcheggio, si segue la traccia che sale nel bosco, ritrovando il segnavia del CAI sulla corteccia di grosso abete. Con decisa pendenza, e cercando i bolli biancorossi che risultano essere molto parsimoniosi rispetto alle esigenze del tratto che stiamo percorrendo, puntiamo la sagoma di un edificio in ristrutturazione, che teniamo alla nostra sinistra e continuiamo a salire. Superando alcuni magri rii e trascuriamo una larga traccia che si intravvede poco più in basso del nostro sentiero. Arrivati all'altezza di una freccia del sentiero del Roccolo (direzionata verso il dirupato edificio che abbiamo già superato) si sale decisi a sinistra, rimanendo nella fitta vegetazione, che alterna porzioni di pura abetaia con tratti di disordinato bosco misto.

Dal fitto del bosco una finestra sul monte Torena.

A circa 1500 metri di quota (poco più di mezz'ora dalle Stalle di Ceto) si incontra un piccolo roccolo, dopo il quale la traccia si fa ancora più erta, salendo con decisione tra grandi faggi. Poco oltre il sentiero sembra proseguire diritto ma, grazie anche al tronco abbattuto di un albero posizionato a terra, si capisce che la traccia da seguire effettua una larga curva a destra, quasi un tornante. Più avanti, fortunatamente, le difficoltà di orientamento cessano al progressivo diradarsi del bosco. 

Cespuglio di erica carnicina sul sentiero di salita.

Il sentiero diventa evidente e ci si può finalmente distrarre ad ammirare la fioritura delle eriche, l'apparire di qualche betulla ed un panorama sempre più vasto che riguarda la Valle Grabiasca con il Pizzo Ceppo, la maestosa mole del Pizzo Redorta ed il circo di vette che circonda la conca del Barbellino. Manca poco al termine della salita. Il bivio che unisce il sentiero di salita (CAI n. 261) con quello di discesa (CAI n. 233) si presenta, seminascosto, a quota 1625 m (oltre due ore e mezza dalla partenza).

Poco prima del bivio, panoramica dell'Alta Valle, con le cime della Conca del Barbellino.

Chi ha ancora fiato e gambe potrebbe salire fino all'imbocco della suggestiva conca del Cardeto, un centinaio di metri di dislivello sopra il bivio, e magari effettuare l'anello che congiunge i suoi laghetti, contrassegnato dal sentiero CAI n. 233/A. Altrimenti, ci aspetta una bella discesa in direzione dei prati di Ripa Alta, che ritengo uno dei tratti di media montagna più panoramici e suggestivi dell'Alta Valle Seriana. 

Dal bivio di quota 1625 m spunta anche la Presolana.

Il tratto che scende fino alla radura della malga Nedulo (1475 m) offre infatti spettacolari viste a 180° sul tratto di sinistra dell'Asta del Serio. Il sentiero è largo ed evidente, delimitato da un'allegra fioritura di crocus bianchi e viola. Al termine della radura si entra in un'abetaia ariosa e ben tenuta. E' un bosco ordinato, funzionale da secoli alle esigenze dell'uomo, che vi ha ricavato energia per riscaldare le cascine ed alimentare i forni fusori delle miniere circostanti.

Famiglia di crocus ai lati del sentiero di discesa.

Dopo esserci dissetati alla sorgente del Nedulo si prosegue fino a raggiungere un bivio ben segnalato. A destra si proseguirebbe verso la Valgoglio. Noi scendiamo a sinistra, raggiungendo le prime cascine di Ripa Alta dopo un'oretta di placida discesa. 

La radura di Malga Nedulo.

Calpestando qualche tratto cementato, si entra in un nuovo mondo, fatto di coltivi, cascine ben ristrutturate e colorato di fiori affatto diversi da quelli incontrati nel percorso di salita. Di fronte a noi si impongono la possente parte nord del Monte Secco e le creste delle altre "dolomiti della Valcanale". Un tratto veramente suggestivo, che raggiunge in un quarto d'ora l'asfalto di via Monsignor Morstabilini, la via principale (e forse unica) dell'abitato di Ripa Alta (1060 m).

Cascina di Ripa Alta, sullo sfondo il Monte Calvera.

Qui abbandoniamo il sentiero CAI n. 231 e giriamo a sinistra, calpestando la strada e seguendo le indicazioni viola del "sentiero dei sapori". Lasciamo alla nostra destra la Chiesetta della Santissima Trinità e ci dirigiamo verso il piccolo insediamento pastorale di Maschere (1070 m) dove termina la strada ma non la traccia, che attraversa il borgo fino all'ultima cascina. Poco oltre, un segno viola sul muretto a secco ci fa imboccare una vecchia mulattiera che scende decisa nel bosco e raggiunge la piccola radura di Baita Manfrì. La si costeggia tenendo l'edificio sulla destra. 

A Maschere. Sullo sfondo i monti Calvera e Vigna Vaga.

Poco oltre si ritrova la segnaletica del "sentiero dei sapori", che ci fa perdere rapidamente quota con alcune serpentine fino a posarci su una larga sterrata, che prendiamo a destra per scendere costeggiando i boschi che limitano la località Roncaglia, dove recentemente alcune fototrappole hanno catturato le immagini di una coppia di lupi.

Baita Manfrì.

Proseguendo in leggera discesa si intravvede in basso il centro di Gandellino e, più avanti, anche le poche abitazioni della località Foppi. Si prosegue sullo sterrato, si supera un rivolo e, si effettua un ultimo tratto di discesa per raggiungere velocemente la strada comunale che termina ai Foppi. Si volta a sinistra e, in pochi minuti di saliscendi, si ritorna al piccolo slargo dove si è lasciata l'automobile. Per scendere abbiamo impiegato un paio d'ore.

Anemone bianco, a margini del bosco di Roncaglia.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 03-04-2023 - sereno, visibilità ottima.
Punto di partenza dell'escursione: La strada comunale che unisce Gromo San  Marino alla piccola contrada dei Foppi, nel Comune di Gandellino, dista 46 km dal centro di Bergamo, percorribili in un'ora. In Google Maps questo punto è denominato come località Casa Grande. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Si procede diritti, superando gli abitati di Ardesio, Gromo e Gandellino. Arrivati a Gromo San Marino e giunti all'altezza della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Nascente (facilmente riconoscibile per il suo bel porticato) si gira a sinistra imboccando via Bocchetta, a cui seguono via Casagrande e, quindi, via Foppi. Dopo circa un chilometro e mezzo dal bivio, si incontra sulla destra la palina segnaletica del sentiero CAI n. 261 da cui parte il presente itinerario.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 780 metri di dislivello per una lunghezza totale di circa nove chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intero anello sono necessarie dalle quattro ore e mezza alle cinque, escluse le soste.

Il Madonnino e il Passo di Portula poco oltre il bivio tra CAI 261 e CAI 233.

Testi e guide da consultare: Anche per realizzare questo itinerario ho tratto spunto dal bel volume scritto da Mirco Bonaccorsi dal titolo: Baite Valseriana, edizioni Villaseriane. Nel testo vengono presentate 130 baite distribuite sul territorio dell'Alta Val Seriana, indicando anche i percorsi più interessanti per visitarle. E' una pubblicazione realizzata nel 2008 e difficilmente reperibile nelle librerie. Nella rete bibliotecaria bergamasca è però facilmente prenotabile. 
A gennaio 2020 il Comune di Gandellino ha invece realizzato un'agile guida che descrive dieci sentieri, di difficoltà e dislivelli diversi, percorribili nel territorio di competenza comunale. La cartina è disponibile all'Ufficio Turistico, sito in Via IV Novembre 2 - tel. 0346/48495–int. 8. 

Il Pizzo Redorta e i pascoli della bassa Val Grabiasca.

Altre escursioni in zona: Nel territorio dei Comuni di Gromo e Gandellino sono possibili diverse escursioni. In questo blog trovate le seguenti proposte:
https://dislivellozero.blogspot.com/2021/10/dal-sentiero-delle-malghe-degli-spiazzi.html
https://dislivellozero.blogspot.com/2023/01/un-itinerario-nella-bassa-val-grabiasca.html
https://dislivellozero.blogspot.com/2023/03/un-insolito-anello-tra-gromo-colarete.html
Cartografia: L'escursione è facilmente individuabile sulla cartina del Sentiero delle Orobie orientali, pubblicata dalla Sezione CAI di Bergamo in scale 1:25.000. 

Fiori di tarassaco nei prati della Ripa di Gromo.