domenica 13 maggio 2018

Da Aviatico al Monte Suchello: il balcone con vista sull'Alben

Nelle Prealpi Orobiche ci sono aree ingiustamente sottovalutate, capaci di offrire panorami a 360°, percorrendo larghe creste erbose, e percorsi verdissimi, ricchi di boschi e tracce antropiche tutte da esplorare.    E' il caso della salita al Monte Suchello, che si raggiunge da Aviatico, un piccolo Comune dell'Altipiano di Selvino. 
La cima del Monte Suchello a sinistra, l'Alben a destra.
Per arrivare al punto di partenza dell'itinerario si deve prendere la via Monte Alben, che parte a destra della chiesa parrocchiale di Aviatico e sale, con alcuni tornanti, fino a terminare in un piccolo piazzale, dove è possibile parcheggiare.  Calzati gli scarponi, si imbocca una strada silvo-pastorale cementata che porta, in pochi minuti. ad una santella e, successivamente, alla pozza d'acqua della Forca di Aviatico (1.160 m).   Nel bosco alla nostra sinistra si trova, finalmente, il segnavia CAI n. 519, che ci accompagnerà sino alla meta.

Panorama dal sentiero CAI n. 519.
Dopo un breve tratto ripido, il sentiero sale dolcemente in una bella faggeta. Poco più in alto, sulla sinistra, roccoli ancora in uso si alternano a costruzioni  ormai trasformate in residenze estive.   Dopo un falsopiano, il sentiero scende verso casa Donadoni (1.205 m), un edificio con tanto di portico affacciato sulla valle sottostante.   La traccia devia ora a sinistra e raggiunge in breve il Forcellino, dove lo sguardo si apre sulla Val Serina, su Selvino, le Podone, i due Miragolo ed il Canto Alto.
Salendo all'anticima del Monte Suchello.
La dorsale sale a destra verso l'evidente anticima del Suchello.   Ora la pendenza si fa impegnativa, anche se lo sforzo è mitigato dal colpo d'occhio, che si amplia man mano si sale.   Il bosco è ormai alle spalle e l'attenzione è assorbita dai ripidi strappi che portano faticosamente al culmine dell'anticima, dove una sosta è dovuta, per recuperare fiato ed ammirare Resegone e Grigna sulla sinistra, l'Alben e la vetta del Suchello proprio di fronte a noi.
Scendendo dalla cresta  erbosa.
Per raggiungere la meta occorre scendere di una cinquantina di metri di dislivello, fino a un colletto, da dove si risalgono agevolmente alcune roccette che conducono, finalmente, alla croce metallica posta sulla cima del Suchello (1.541 m).    La gita si completa di fronte alla prospettiva del maestoso versante sud dell'Alben e lo sguardo che si perde, ad ammirare la selvaggia Val Vertova.

Arriva il temporale-foto di Marco Ghirardelli

Escursione di sabato 12 maggio 2018 - tempo variabile
Info tecniche e varie:
Durata e dislivello: La salita di questo itinerario impegna per due ore abbondanti, con un dislivello che oscilla complessivamente intorno ai 600 m.    La discesa si compie in circa un'ora e mezza. 
Altre escursioni nei dintorni: Se l'ambiente circostante l'altipiano di Selvino vi intriga, ma ritenete questo itinerario fuori dalla vostra portata, collegatevi al seguente sito turistico: http://www.altopianoselvinoaviatico.it.   Potrete consultare una serie di passeggiate tranquille, anche a "dislivello zero", che vi permetteranno di godere a pieno questo territorio.    Alla sede dell'ufficio turistico è possibile acquistare la versione cartacea completa di cartina.

Un suggerimento letterario: L'occasione di camminare sull'altipiano di Selvino mi consente di suggerire la lettura di uno dei romanzi che ho amato di più: Pimpì Oselì di Elena Gianini Belotti - Edizioni Feltrinelli.    Ambientata negli anni trenta del secolo scorso, attraverso gli occhi della protagonista (Cecilia, una bambina di dieci anni), la trama descrive con cruda efficacia la povertà, gli stenti e le miserie della vita sull'altipiano in quel periodo storico.    Il capitolo in cui la bambina racconta l'esperienza di una giornata trascorsa nel roccolo di un suo parente è, a mio modesto parere, un capolavoro assoluto.


Cartografia: Carta escursionistica n. 104 Foppolo-Valle Seriana della Kompass - scala 1:50.000.
Roccolo Cugini




sabato 5 maggio 2018

La guerra del formaggio che ha infiammato le Orobie


La cresta di confine che congiunge il passo di Salmurano a quello di San Marco è avvolta in un ambiente suggestivo dove, tra picchi e torrenti, si sviluppano gli alpeggi in cui viene prodotto un formaggio leggendario, protagonista di un'epica battaglia a difesa di una delle tradizioni più antiche della cultura montana: l'arte di realizzare il formaggio Bitto.
Testata dell'Alpe Bomino dal Passo di Verrobbio.
Negli ultimi anni si sono sviluppate aspre contese su questo capolavoro caseario: da un lato la Provincia di Sondrio ha sposato la tesi che questo formaggio possa essere prodotto in tutta la Valtellina, anche per ampliarne la produzione e la conseguente commercializzazione.    Dall'altro, un gruppo di produttori delle valli originarie (la Val di Gerola e quella, appunto, del Bitto), appoggiati da Slow Food, hanno creato un'associazione per la tutela delle caratteristiche storiche, geografiche e culturali che hanno contribuito a creare questa eccellenza gastronomica.  
Brune Alpine al pascolo - foto tratta dal sito
valbrembanaweb, che ringrazio per la concessione
Nel 2016 si è consumata la rottura: in tutta la Valtellina si può produrre ed acquistare il Bitto DOP, nelle valli originarie e in pochi e qualificati alpeggi ad esse limitrofi, posti a cavallo del Passo San Marco e intorno al Pizzo Tre Signori, continua ad essere prodotto uno straordinario formaggio che ora viene chiamato e marchiato come lo "Storico Ribelle".
Forma di Storico Ribelle - foto tratta dal blog:
ribellidelbitto.blogspot.it, che ringrazio per la concessione.
La sua particolarità affonda le radici nella storia.    Nel diario di un viaggiatore del sedicesimo secolo (tal Ortensio Lando) questo formaggio venne definito "una delle cose da non perdere" in Valtellina.    E' sempre stato prodotto esclusivamente in determinati alpeggi e le modalità della sua lavorazione non sono mai cambiate, al punto da consentire, ai ribelli del Bitto, di stendere un disciplinare che lo contraddistingue da altri formaggi simili, ma non uguali.
Capre Orobiche - foto di Sergio Gavazzeni
Il latte da cui viene prodotto deve essere di mucca, razza bruno alpina, al quale va aggiunta una quota (dal 10 al 20%) di latte di capra razza Orobica, tipica di queste valli.    Le mucche devono nutrirsi soltanto del pascolo alpino e la loro alimentazione (al contrario di quel che affermano i sostenitori del Bitto "massificato") non deve essere accompagnata da mangimi e fermenti aggiunti.  La mungitura deve essere fatta a mano ed il latte deve essere trattato all'istante, ancora tiepido, direttamente in alpeggio, all'interno delle costruzioni in pietra (chiamate calécc) che fungono da baita di lavorazione itinerante.
Panorama dalla Casera Cavizzola - foto tratta dal sito
valbrembanaweb, che ringrazio per la concessione

Le forme dello "Storico Ribelle" posseggono una straordinaria attitudine all'invecchiamento.   La maturazione del formaggio, iniziata nei rudimentali calécc, viene completata nella Casèra di Gerola Alta, sede anche del "Centro del Bitto".     In questa sede si possono trovare forme vecchie anche di dieci anni, che regalano la sensazione di degustare un grande, rarissimo formaggio da meditazione.
Alpeggi alla base del Monte Ponteranica e del Passo di Verrobbio
foto di Sergio Gavazzeni
In territorio bergamasco ci sono alcuni alpeggi in cui viene creato questo formaggio.    Sono ambienti belli da vedere, nei quali è possibile effettuare facili  passeggiate.   Lo "Storico Ribelle", oltre che in Val Gerola e nella Valle del Bitto, viene infatti prodotto in due località del Comune di Mezzoldo: nei pressi della Cascina Ancogno ed all'Alpe Cavizzola.  
Mucche al pascolo in Alta Val Brembana - foto di Eugenio Goglio - anno 1911
Se quindi intendete raggiungere il rifugio Balicco o se volete esplorare i dintorni di Cà San Marco e le trincee del passo di Verrobbio, non mancate l'occasione di visitare questi piccoli templi della storia gastronomica delle nostre montagne.
Transumanza di Bruno Alpine della Casera Ancogno transita dal Passo San Marco.
Foto tratta dal sito valbrembanaweb, che ringrazio per la concessione
Informazioni per saperne di più:
Il Consorzio di Salvaguardia del Bitto Storico: si trova a Gerola Alta, un piccolo borgo situato in cima all'omonima Val Gerola.    L'edificio che ospita il Consorzio comprende anche il Centro del Bitto Storico, la casera di stagionatura, la sala degustazione e lo spaccio di vendita. Ulteriori dettagli sul sito: www.formaggiobitto.com.
Lo spaccio - foto tratta dal blog: ribellidelbitto.blogspot.it,
che ringrazio per la concessione.
Il blog ufficiale dei ribelli del Bitto (ribellidelbitto.blogspot.it) è una fonte di documentazione utile per conoscere i dettagli della battaglia che ha portato alla divisione tra il c.d. Bitto DOP e lo "Storico Ribelle".    Alcuni post sono dedicati agli alpeggi dove viene prodotto quest'ultimo, con la descrizione dettagliata della lavorazione e delle varie fasi della monticatura.   La lettura del blog è anche un modo per individuare nuove mete per le vostre passeggiate.   In questo senso, sono molto interessanti i post dedicati alle Alpi Bomino e Cavizzola.     I ribelli del Bitto hanno aperto anche una pagina facebook, denominata Storico Ribelle.

martedì 1 maggio 2018

Dal borgo medioevale di Olera alla vetta del Canto Alto per arrivare ai boschi di castagni che circondano il Canto Basso.

Si parte da un borgo medioevale rannicchiato nel grembo del Canto Basso; si percorre un dedalo di sentieri ben tenuti dal Parco Regionale dei Colli e si raggiungono due cime altamente panoramiche.  Il tutto a pochi minuti dalla città e dal traffico urbano.
Sul dosso erboso del Canto Basso.
Olera (520 m) si raggiunge in poco più di cinque minuti di auto dal centro di Alzano Lombardo, ma l'impressione di aver fatto un viaggio del tempo si concretizza man mano che si percorrono le intricate viuzze dove i mezzi a motore non possono materialmente circolare.   La carrozzabile finisce all'ingresso del borgo, dove tre parcheggi sono a disposizione per le auto dei trecento abitanti e degli eventuali escursionisti.    Dal parcheggio più alto parte il sentiero CAI contrassegnato con il n. 532, che pianeggia negli orti coltivati attraversando alcune vallette per poi inoltrarsi in un bel bosco di castagni.    Con un po' di fatica, in circa quaranta minuti si sale fino alla Forcella del Sorriso (752 m) al cui bivio si incontra il sentiero n. 533, che conduce alla località Campanua (902 m) ed alle successive Stalle di Braghizza (1.040 m), poste sulla cresta boscosa che unisce i due Canti.
Gli orti di Olera.
Prendendo a sinistra il segnavia 507, in una ventina di minuti dalle Stalle si raggiunge la cima del Canto Alto (1.146 m) dove la vista si perde a 360° su un panorama superbo, solo intuito durante la salita.    A sud si ammira la città di Bergamo e la pianura si stende fino a toccare le creste degli Appennini.    Il Nord è invece riempito dall'anfiteatro delle Orobie: dal Resegone a nord-ovest fino alla Presolana, il Pizzo Camino ed il monte Bronzone che chiude a levante.
Verso la vetta del Canto Alto.
Ma, su questa vetta è intrigante anche quel che non si può vedere: durante i lavori di costruzione del basamento che sorregge la grande croce sono stati ritrovati i resti di un antico fortilizio, risalente al periodo medioevale.    Ulteriori approfondimenti hanno accertato che, al tempo delle aspre contese tra guelfi e ghibellini (intorno al quattordicesimo secolo) l'edificio a torre era presidiato da una guarnigione composta da dodici soldati e un cane, con il compito di avvisare Bergamo ed i paesi vicini in merito ad eventuali movimenti sospetti.
Olera dal Canto Basso.
L'itinerario prosegue ritornando alle Stalle di Braghizza e continuando sulla cresta boscata, fino ad arrivare al Canto Basso (901 m), un incantevole dosso erboso che offre rilassanti viste sulle cime della media Valle Brembana e sui numerosi boschi di castagni che lo circondano da ogni lato.    Verso sud, un'impagabile immagine di Olera, che attende il nostro ritorno.   Alla nostra destra troviamo infatti il bivio con l'indicazione del sentiero CAI n. 540/a che porta rapidamente (e, in alcuni tratti, anche molto ripidamente) nel cuore del borgo medioevale.
Escursione del 29 aprile 2018, tempo variabile con foschia diffusa
Case di Olera.
Info tecniche e varie:
Durata e dislivello: Per arrivare da Olera alla vetta del Canto Alto servono due ore di buon passo, con dislivello di sola salita di circa 630 m.   Per completare l'anello proposto, passando dal Canto Basso, ne servono altre due, per un totale di quattro ore.
Una passeggiata più rilassante può escludere la "conquista" del Canto Alto, riducendo il dislivello di un centinaio di metri e la durata di circa un'ora
Difficoltà: Lo strappo finale dalle Stalle di Braghizza alla cima del Canto Alto presenta roccette affioranti che vanno affrontate con la dovuta attenzione, sia in salita che in discesa. Sul sentiero 540/a (dal Canto Basso a Olera) si incontrano una serie di tratti in ripida discesa, che possono essere molto scivolosi in caso di terreno umido o bagnato.
Olera-chiesa della Santissima Trinità
Visitare Olera: Non mancate assolutamente di perdervi nel reticolo di viuzze del borgo, percorribili soltanto a piedi.   Le case sono addossate l'una alle altre, con una caratteristica peculiare dei nuclei rurali medioevali.   Nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, risalente al XV secolo, si può ammirare uno splendido polittico dipinto da Cima di Conegliano.    Nei pressi sorge un edificio religioso ancora più antico, la chiesa della Santissima Trinità, conosciuta anche come la chiesa dei morti, per le numerose sepolture racchiuse fra le sue mura.    Nei dintorni della piazza è possibile ristorarsi grazie a un minuscolo bar, gestito dai volontari che gravitano attorno alla parrocchia.
Cartografia: Carta escursionistica del Parco dei Colli di Bergamo - scala 1:15.000, Ingenia Cartoguide Editore.
La traccia dell'itinerario, tratta dalla Carta del Parco dei Colli di Bergamo.
Ingenia Cartoguide, si ringrazia per la concessione.