martedì 1 luglio 2025

Nel freschissimo bosco di Cima Ba, patrona degli escursionisti dubbiosi.

 🥾 Dislivello: 500 metri               ⌚ Durata: 3 ore e mezzo             📏Lunghezza: oltre 8 km

Vista sulla Presolana all'uscita del bosco di Cima Ba.

Un anello che parte da Contrada Bricconi per salire ai soleggiati e fioriti Prati del Lò; si inoltra nel suggestivo bosco di Cima Ba, ammirando un'insolita prospettiva sulla Presolana. Arrivati agli splendidi pascoli di Colle Palazzo, si rientra calpestando la forestale, all'interno di una fitta faggeta.

Arrivo a Colle Palazzo.

La partenza avviene dal parcheggio di servizio a Contrada Bricconi (950 m. circa) borgo di origine medioevale sito nel territorio di Oltressenda Alta (nelle note tecniche trovate le indicazioni per arrivarci). Si prende la strada agro-silvo-forestale che sale a destra (indicazioni per Colle Palazzo). Si calpesta lo sterrato che, nei tratti più ripidi, si trasforma in cementato. Al fresco di un bel bosco ceduo, con prevalenza di faggi, si procede con buona pendenza. Dopo dieci minuti si supera un primo bivio, prendendo la traccia principale che tiene la destra.

Fioritura di Astranzia Maggiore nei Prati del Lò.

Trascurando un paio di altre deviazioni, si resta sulla forestale, fino a raggiungere un altro, più evidente bivio (1100 metri circa-poco meno di mezz'ora dalla partenza). A destra viene indicata la direzione per Colle Palazzo e per la Località Crus. Noi invece saliamo a sinistra, dove non ci sono indicazioni. Superato un tornante sinistrorso, lambiamo lo spigolo di una rustica cascina ed affrontiamo una serie di strappi lambendo una pietraia. 

Particolare di una cascina lambita durante la salita.

Con fatica si raggiunge un grosso masso, che viene superato grazie ad un paio di tornanti cementati. Guadagniamo quota, raggiungendo l'immaginaria porta di una radura, dove ci aspetta la prima delle tre cascine che governano i prati del Lò (1280 m-un'ora circa dalla partenza). 

La prima cascina dei Prati del Lò.

Rimanendo sullo sterrato, ci si inoltra tra i pascoli, godendo il sole che ci è mancato durante la lunga salita nel bosco. La seconda cascina, posta a 1370 m. di quota, si raggiunge in un quarto d'ora. Qui termina la strada forestale, sostituita da un'esile traccia nell'erba alta, che prosegue in direzione dell'ultimo fabbricato rurale. In mezzo a coloratissime fioriture, si continua a salire, incontrando anche brevi tratti di sentiero abbastanza evidenti.  

La seconda cascina dei Prati del Lò.

Il panorama è una buona scusa per fermarsi a riprendere fiato. In basso si intravvedono i paesi di Piario e Villa d'Ogna. In alto, da un lato, domina la Costa del Vaccaro; dall'altro si staglia la dorsale di cima Blum e, più lontana, quella del Pizzo Formico ed il panettone del Monte Pora. Si arriva a costeggiare il boschetto alla nostra destra mentre, sulla sinistra, ci sorveglia la terza baita dei Prati del Lò. Alle sue spalle compare la Croce del Lò, che non raggiungiamo (nel caso, nelle note tecniche trovate il link di un'altra escursione che ha raggiunto questo punto, descrivendone il relativo panorama).

La terza cascina. Sullo sfondo la Costa del Vaccaro e il Monte Secco.

Arrivati poco oltre i 1400 metri di quota (un'ora e tre quarti dalla partenza) la traccia volta a destra inoltrandosi decisamente nel bosco di Cima Ba. Freschissimo e profumato, si lascia attraversare tramite un dolce falsopiano, per mezzo di un tracciato completamente privo di segnaletica ma abbastanza evidente. Secondo alcune relazioni trovate in rete, percorrendo questo sentiero, si sarebbe dovuto trovare una deviazione sulla sinistra che condurebbe in cima al monte Ba. Nonostante le nostre attenzioni ed i molti dubbi, non abbiamo trovato niente che potesse somigliare ad un sentiero.

Nel bosco di Cima Ba.

Abbiamo quindi proseguito in quota, ammirando splendidi esemplari di faggio ed abeti rossi e capendo ancor di più l'importanza (e l'intrinseca bellezza) del bosco misto. Senza dislivello apprezzabile, si cammina per una buona mezz'ora, fino a rasentare un roccolo rozzamente restaurato. Dieci minuti dopo il bosco improvvisamente si apre, regalando una insolita e suggestiva prospettiva sulla Presolana. Ci fermiamo per scattare una foto e ci accorgiamo della presenza di una panchina installata ai bordi di uno splendido faggio. Il punto ideale per una sosta e per catturare alcune immagini di questo angolo della Valzurio poco frequentato.

La panchina (di dimensioni normali, non gigante...)

Procedendo, si comincia a perdere quota. La vegetazione, in progressivo diradamento, lascia ora intravvedere i dolci pascoli ondulati, le abetaie e le cascine di Colle Palazzo. Superando una baita egregiamente ristrutturata, si arriva ai margini di Col Palazzo, dove incontriamo, l'unica segnaletica di questo tratto. Poco oltre si raggiunge il sentiero CAI n. 311, che seguiamo in discesa per un brevissimo tratto, per poi volgere a destra e raggiungere un'altra strada forestale che costeggia i bordi di uno stagno.

Scendendo ai pascoli di Colle Palazzo.

Inizia qui la discesa che ci riporterà a Contrada Bricconi. Il tratto iniziale ci consente di ammirare altri gruppi di cascine con i relativi pascoli, poi è un lungo tuffo nella vegetazione. Per una prima parte si viene avvolti dalle conifere. Più in basso dominano invece le latifoglie. Anche questo tracciato alterna lo sterrato al cementato ed impiega poco meno di un'ora per arrivare al parcheggio di partenza. 

Il Monte Timogno da Colle Palazzo.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 28-06-2025 - Sereno.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio di Contrada Bricconi, frazione di Oltressenda Alta, che dista circa 40 km dal centro di Bergamo, percorribili in poco più di tre quarti d'ora d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si procede diritto, seguendo le indicazioni per Valbondione. Dopo 4 km circa, si svolta a destra, in direzione del centro di Villa d'Ogna. Superata la piazza del Municipio, si procede per un centinaio di metri, girando a sinistra in via IV Novembre. Si costeggia la chiesa di Ogna e si prende a destra, direzione Nasolino. Saliti tre tornanti si attraversa quest'ultimo borgo, sede del Comune sparso di Oltressenda Alta e si imbocca via Presolana, arrivando al bivio con le indicazioni (frecce in legno) per Contrada Bricconi. Si gira a sinistra su via Dossi (che Google Maps chiama via Plasso) e, seguendo uno stretto e tortuoso tratto asfaltato, in meno di un chilometro si giunge al parcheggio di partenza dell'escursione.

Piario e Villa d'Ogna dai Prati del Lò.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 500 metri di dislivello per una lunghezza complessiva di oltre otto chilometri.
Durata: Per percorrere l'escursione, completa delle varianti proposte, servono circa tre ore e mezza, escluse le soste. 
Altre escursioni in zona: In questo blog vengono proposte altre due escursioni che partono da Contrada Bricconi. I link di collegamento sono i seguenti:
Cartografia: Le mappe attualmente disponibili non evidenziano il territorio ed i sentieri oggetto di questa escursione. Dal 2023 è attesa come imminente la pubblicazione, da parte della Sezione CAI di Bergamo, di una carta escursionistica al 25.000, interessante le montagne attorno a Clusone ed immediati dintorni.

Colle Palazzo e la Presolana dalle pendici di Cima Ba.



venerdì 20 giugno 2025

Da Albareti al laghetto di Valcanale, lungo le sponde del torrente Acqualina.

 🥾 Dislivello: circa 270 metri     ⌚ Durata: tre ore e mezza     📏Lunghezza: 10 chilometri

Corno Negro e Monte Secco dal parcheggio di Albareti

La partenza di questo itinerario alla scoperta del fondovalle della Valcanale parte da Albareti (853 m-nelle note tecniche le informazioni per raggiungerla), minuscola contrada di Ardesio. Dopo aver parcheggiato nel piccolo stallo posto all'ingresso del paesino, si scende nella vicina piazzetta dove si tiene la sinistra entrando in uno stretto vicolo, dove le case in pietra, alcune adornati da originali ballatoi, sono addossate l'una all'altra. 

Nella piazzetta di Albareti.

Nel passato, era questa una precisa caratteristica dell'architettura di montagna: Costruire le case in questo modo faceva risparmiare materiali ed ore di lavoro. Erano più efficaci dal punto di vista difensivo e resistevano meglio al freddo ed alle intemperie.

La Santella.

Superato l'abitato, si incontra una suggestiva santella mentre l'acciotolato si trasforma in uno stretto sentiero che, dopo aver pianeggiato per un buon tratto, scende con decisione in direzione del torrente Acqualina. Al termine della discesa ci aspetta un bivio (810 m-circa un quarto d'ora dalla partenza) dove si seguono le indicazioni del sentiero CAI 220, che seguiremo fedelmente fino al laghetto di Valcanale. 

Cima del Fop.

Tenendo il corso d'acqua alla nostra sinistra, saliamo ammirando lo spettacolo dell'imponente parete nord del Monte Secco e della lunga cresta che la unisce alla Cima del Fop. In breve si supera un altro bivio, dove teniamo la sinistra, ignorando la svolta che porterebbe sul sentiero per Bani. Alternando tratti di bosco misto con brevi spazi aperti, in circa tre quarti d'ora si raggiunge la suggestiva "Rasga del Tonola", una antica segheria di origine settecentesca, alimentata con l'acqua del torrente. Da vedere le evidenti e molto interessanti derivazioni idriche scavate a mano nel duro terreno.

La Rasga del Tonola.

Il sentiero prosegue con alcuni saliscendi (più sali che scendi) fino ad arrivare alla prima delle tre deviazioni che portano alla contrada Zanetti (870 m-1 ora circa dalla partenza). Le ignoriamo tutte e tre, proseguendo imperterriti sul sentiero CAI 220 fino ad costeggiare i lati di una bellissima radura governata da alcune cascine ben ristrutturate.

La radura nei pressi di contrada Zanetti.

Fino a nemmeno cent'anni fa, i fazzoletti di prato come questo, di cui è costellato il fondovalle attraversato dal torrente Acqualina, erano seminati a lino. I coltivi erano solitamente realizzati molto vicini alle singole cascine. La semina del lino avveniva a fine aprile; a giugno i campi si coprivano di suggestive fioriture azzurre; a fine luglio le piante erano mature. Dopo la mietitura si effettuava la lavorazione e la selezione delle fibre da lavorare al telaio. Le tele prodotte servivano per realizzare biancheria e stoffe per l'abbigliamento degli abitanti della Valle.

In alto sbuca la Corna Piana, in basso Valcanale.

Proseguendo sul sentiero CAI 220 si entra in una zona acquitrinosa dove la traccia si fa un po' disagevole, nascondendosi fra la vegetazione. Tenendo sempre la sponda del torrente alla nostra sinistra, si supera un grosso masso erratico con tanto di piccola grotta e, poco dopo, mentre apparentemente la traccia sembra proseguire diritta, un segnale biancorosso ci impone di salire deisamente a destra, in direzione di alcune abitazioni. Lo strappo è breve e ci deposita sulla strada provinciale, di fronte a Contrada Barenzini (975 m circa-poco più di un'ora e mezza dalla partenza).

Attraversando Valcanale.

Voltando a sinistra, si calpesta l'asfalto attraversando il paese di Valcanale, superato il quale un ultimo deciso strappo ci deposita nell'ampio parcheggio che precede la piccola conca dell'omonimo laghetto (1040 metri-circa due ore dalla partenza). Un sentiero ne circonda le sponde e una serie di panchine, parte al sole e parte sotto le fronde sempreverdi degli abeti, consentono una meritata pausa prima di affrontare la discesa. 

Arrivo al laghetto di Valcanale.

Il rientro può avvenire seguendo lo stesso percorso di salita o, per chi ha problemi alle articolazioni degli arti inferiori, sulla liscia superficie della strada asfaltata che sale da Ardesio. Si sconsiglia quest'ultima soluzione nei fine settimana, quando il traffico automobilistico è molto elevato.

Il torrente Acqualina.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 17-06-2025 - tempo velato, con aperture a sprazzi.
Punto di partenza: Per raggiungere la frazione di Albareti si deve percorrere la provinciale della Valle Seriana fino al bivio di Ponte Nossa dove, invece di girare a destra sui tornanti che portano a Clusone, si prosegue diritti sulla provinciale n. 49 in direzione di Valbondione.  Appena superato l'abitato di Ardesio, in località Ponte Seghe, si devia a sinistra seguendo le indicazioni per la Valcanale.  La strada guadagna subito quota con alcuni tornanti, per poi proseguire diritta nella vallata, superando le contrade di Marinoni e Rizzoli. Duecento metri dopo quest'ultima, sulla sinistra si individua, dietro la fermata dell'autobus, il bivio che scende ad Albareti. Lo si imbocca, individuando subito, sulla sinistra, uno stallo con 5/6 posti auto. Il parcheggio è gratuito e senza limite orario. Dal centro di Bergamo sono circa 42 km, percorribili in una cinquantina di minuti. 
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 270 metri di dislivello per un totale, fra andata e ritorno, di circa dieci chilometri.  
Durata: Fra andata e ritorno, compreso l'anellino intorno al laghetto, servono circa tre ore e mezza.  

Fioriture di Ambretta dei querceti con ospite.

Altre escursioni in zona: In questo blog trovate la descrizione di diverse escursioni che esplorano la parte alta della Valcanale. Gli interessati possono cercarle sulla pagina home del blog stesso, digitando "Valcanale" nella stringa di ricerca posta in alto a destra. Per chi è interessato ad esplorare più compiutamente la bassa Valcanale, raccomando due itinerari che partono dalla frazione Cerete di Ardesio. Il primo sale a Cacciamali per ridiscendere lungo la fittissima abetaia che delimita i suoi pascoli. L'altro si avventura fino a scoprire il mitico nevaio del Las, sul fondo della parete nord del monte Secco. 
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/12/unanello-per-conoscere-il-suggestivo.html;
https://dislivellozero.blogspot.com/2023/08/cera-una-volta-un-nevaio-da-cerete.html.
Cartografia: L'escursione qui proposta è ben evidenziata sulla Carta escursionistica del Sentiero delle Orobie Orientali - scala 1:25.000, realizzata dal CAI di Bergamo e disponibile nelle librerie e cartolerie della Provincia, al prezzo di 10 euro. 

I tetti in ardesia di Albareti.




domenica 8 giugno 2025

Esplorando pascoli e cascine del Monte Trevasco, sentinella di Parra, capitale del popolo degli Orobi.

 🥾 Dislivello: circa 530 metri     ⌚ Durata: tre ore e mezza     📏Lunghezza: 8 chilometri

Gregge di pecore nei pascoli di Cascina Mafet.

Dal piccolo parcheggio in cima a via Campella, a Parre (700 m circa-i dettagli per arrivarci sono descritti nelle note tecniche in fondo al post) si sale a sinistra calpestando l'asfalto di una ripida strada privata. Siamo sul sentiero CAI N. 240 e seguiremo i suoi bolli biancorossi per un buon tratto di salita. In dieci minuti si raggiunge un bivio (750 m circa) dove le indicazioni ci fanno svoltare a destra. Per gli interessati, prendendo a sinistra si raggiunge il santuario della Santissima Trinità, con i suoi suggestivi porticati.

Prime viste sulle cascine del Monte Trevasco.

La traccia alterna tratti in mulattiera con l'asfalto od il cemento. Si incontra un secondo bivio in località Cà Larga de Sura (venti minuti dalla partenza) e, seguendo fedelmente i bolli biancorossi del CAI, si giunge ad un terzo bivio dove non si volta a destra ma si resta sull'asfalto. Dieci minuti dopo si lascia la strada per percorrere una mulattiera che risale nel bosco ceduo arrivando alla palina segnaletica verticale del trivio nei pressi della baita Cornèl de Sura (962 m-50 minuti circa dalla partenza). 

La radura dei cavalli sullo sfondo del Pizzo Formico.

Qui abbandoniamo il sentiero CAI n. 240 e seguiamo la direzione per il Monte Trevasco Ovest, calpestando l'asfalto e, più avanti, una cementata. La traccia, in una decina di minuti, ci porta ad attraversare una splendida radura dove  alcuni cavalli pascolano tranquillamente restando sullo sfondo del Pizzo Formico. Al termine della radura, governata da una cascina splendidamente ristutturata, si prende un tratto asfaltato che sale e rientra nel bosco. 

La cascina nei pressi della radura dei cavalli.

Da qui in avanti si incontrano edifici rurali perfettamente manutenuti, che da soli meritano l'escursione. Un quarto d'ora dopo aver lasciato la radura con i cavalli si incontra un altro bivio (1030 m circa - 1 ora e un quarto dalla partenza). Si tiene la destra salendo sulla cementata. Un quarto d'ora più tardi costeggiamo la cascina in località Cristofenet, posta a quota 1097 m., in posizione decisamente panoramica.
Cascina Cristofenet.

Il breve tratto con vista cessa cinque minuti dopo, quando si svolta a destra nel bosco per raggiungere la zona di Cascina Mafet, circondata da amplissimi pascoli dove incontriamo un nutrito gregge di pecore. Da qui lo sguardo si amplia sempre di più e si può salire l'ultimo tratto vagando lo sguardo dal fondovalle alle cime che circondano il Formico, dai pascoli alle cascine che governano i pascoli più lontani del Monte Trevasco. 

Cascina Mafet.

Si raggiunge la meta serpeggiando sull'asfalto per una ventina di minuti da Cascina Mafet, raggiungendo quindi la località Fenilecc (1230 m circa - un paio d'ore dalla partenza) dove, tempo fa, sono state ritrovate le tracce del primo tratto del famoso "Sentiero dei Castrù". Si tratta del percorso effettuato, in tempi di transumanza estiva, da generazioni di pastori parresi, per portare le loro greggi negli alti pascoli delle valli svizzere, attraversando la Val Brembana, il fondovalle della Valtellina, la Val Chiavenna, il Passo di Spluga raggiungendo infine i dintorni di Coira, affrontando un viaggio che durava, mediamente, una settimana intera.

Panorama da Fenilecc.

Per tornare al parcheggio la soluzione più semplice è quella di percorrere la stessa traccia della salita. Chi vuole variare un poco i panorami può arrivare al bivio che precede la bellissima radura dei cavalli, che dista, scendendo da Fenilecc, circa mezz'ora di discesa. Invece di tenere la sinistra per costeggiare la radura, si svolta a destra, scendendo lungo la striscia d'asfalto. L'ambiente offre viste nuove, più agresti, ma anche più "spettinate" e quindi più espressive della fatica quotidiana di pastori e contadini. 

In discesa, dopo il bivio nei pressi della radura con i cavalli.

Rimanendo sull'asfalto, in una ventina di minuti si cala fino a quota 880 m (50 minuti circa da Fenilecc) dove si incontra uno sterrato a sinistra che porta ad una cascina, oltre la quale la traccia sembra procedere verso est, scendendo in direzione di Parre. Siamo in località Squadersù, un tempo zona di coltivazioni minerarie, ora dedicata alla coltivazione del fieno ed al pascolo di ovini ed equini. Si arriva alla cascina, portando attenzione ai cani che fanno il loro mestiere, la si costeggia e si scende a riprendere l'asfalto che, poco sotto, passa accanto ad un paio di capannoni agricoli. 

Località Squadersù.

Proseguendo sulla stradina, in meno di mezz'ora, a quota 820 m, si ritrova, ad un bivio, il segnavia CAI che ci ha facilitato la salita. Voltando a destra, con pochi passi si arriva all'angolo dove i segni biancorossi ci fanno riprendere il sentiero nel bosco già percorso all'andata e che ci riporterà, in una ventina di minuti, al piccolo parcheggio di partenza (da Fenilecc si è camminato per circa un'ora e mezza).

Uno sguardo verso sud da Fenilecc.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 04-06-2025 - da nuvoloso a molto nuvoloso, con qualche goccia di pioggia in tarda mattinata.
Punto di partenza dell'escursione: Piccolo parcheggio posto al termine di via Campella, in Comune di Parre, che dista circa 32 km dal centro di Bergamo, percorribili in una quarantina di minuti. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Dopo poche decine di metri da questo bivio, si volta decisamente a sinistra, salendo in direzione di Parre. Si superano un paio di tornanti e si arriva in paese. Si gira a destra, su via Costa Erta e la si percorre integralmente, girando a sinistra su via degli Spini, dove si trova, e si segue, una indicazione per la panchina gigante. Proseguendo diritti su via Spini, ci si inoltra in via Padre Regolini, al termine della quale si imbocca la stretta e ripida via Campella. che termina di fronte ad un piccolo parcheggio adatto a contenere 6 o 7 auto.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 530 metri di dislivello per una lunghezza totale di 8 chilometri.
Durata: Per compiere l'escursione qui descritta si cammina per circa tre ore e mezza, al netto delle soste.

Cascina in località Seret.

Il monte Trevasco nella storia dell'uomo: Questa zona riveste una grandissima importanza storica. I giacimenti metalliferi del monte Trevasco vennero sfruttati sin dalla fine dell'età del Bronzo, risalente a circa 3.000 anni fa. I minerali estratti (inizialmente il rame, poi il piombo durante la successiva età del ferro) venivano portati poco più a valle, dove venivano fusi e colati in matrici di pietra, al fine di realizzare prodotti ed utensili, da rifinire nelle officine del villaggio.  In località Castello, a partire dall'Ottocento, vennero alla luce manufatti bronzei deposti in un pozzetto nel V° secolo a.c.. Un secolo dopo, tra il 1983 e il 1984, specifiche campagne di scavo scoprirono le fondamenta di un antichissimo nucleo abitativo risalente all'età del ferro che può essere identificato come la mitica PARRA, capitale degli Orobi. Maggiori informazioni sul museo e sul parco archeologico poi realizzato sono disponibili sul sito: https://www.oppidumparre.it.

Primi passi in discesa.

Altre escursioni in zona: Dal parcheggio di via Campella parte un'altra bella escursione che raggiunge i panoramici pascoli del monte Alino e la splendida zona dominata dal monte Vaccaro. In questo blog trovate la descrizione dettagliata, cliccando sul seguente link: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/11/da-parre-al-rifugio-vaccaro-e-gli.html.
Partendo invece da Bratte, piccola frazione del Comune di Premolo, è possibile esplorare la Val Nossana, con un itinerario descritto in questo blog, consultabile al seguente link: https://dislivellozero.blogspot.com/2018/04/un-tuffo-nella-val-dossana-dove-sgorga.html.
Cartografia: Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 05.

Località Sapel.




sabato 31 maggio 2025

Perdersi nella giungla della Senda, dove la selva ha ripreso i suoi spazi, cancellando i vecchi sentieri.

I monti Alino, Vaccaro e Secco dai pressi del valico della Senda.

Sono reduce da un'avventurosa escursione che, da Piario, mi avrebbe dovuto portare sulla cima del monte Ost, attraversando i boschi cedui della Senda. Purtroppo la traccia, ben evidenziata in una delle numerose app pensate per l'escursionismo, si è ben presto persa nel groviglio di una fitta vegetazione.

Villa d'Ogna dal sentiero gradinato che sale da Piario alla ex-Cantoniera.

Era evidente che nessuno era passato di lì da parecchio tempo e non ho quindi insistito nel "ravanare" alla ricerca di un percorso ormai non più disponibile. Mentre ritornavo sui miei passi, oltre a fotografare belle fioriture, mi sono ritrovato a pensare sullo stato dei sentieri delle nostre Orobie.

Giaggiolo susinario nella boscaglia della Senda.

Ormai sono parecchi anni che le frequento, ritrovandomi a rinunciare, sempre più spesso, agli itinerari più battuti, solitamente diretti a conquistare le cime. Un mondo di sassi, strapiombi e nevai che mi attira molto meno dei vecchi sentieri e delle storiche mulattiere che uniscono frazioni e contrade con i  pascoli alti ed il fondovalle. La cosiddetta "mezza montagna", testimone di secoli di storia quotidiana, fatta di lavoro e tanta fatica, di un'agricoltura di mero sostentamento, di un'architettura rurale ai limiti dell'essenzialità e, al tempo stesso, evidenza della grande saggezza dei nostri avi per la scelta della posizione e la funzionalità degli ambienti.

Erba limonina nella boscaglia della Senda.

Trascurare queste tracce è come cestinare il sapere del passato, privarsi della memoria. Credo che sarebbe estremamente positivo se i nostri Comuni, la Comunità Montana e la Provincia, si attrezzassero per recuperare e manutenere questi antichi percorsi di collegamento. Oltre al loro effettivo valore storico, potrebbero essere una valorizzazione del turismo sostenibile, il cui potenziale ritorno economico mi sembra ampiamente sottovalutato. 

Il bosco riprende i suoi spazi...

Tornando alla mia piccola avventura, rinuncio a descrivere le mie intenzioni di percorso, perdute nel folto della boscaglia, in gran parte composta da arbusti di nocciolo cornuto. La vegetazione era talmente fitta che gli unici spazi aperti erano le piazzole di servizio dei tralicci dell'alta tensione. Per oltre un'ora ho seguito tracce che svanivano nel nulla. Uscito, per puro caso, su una fascia tagliafuoco, una freccia indelebile che colorava di fucsia un masso a terra, direzionava una traccia in salita che seguiva pedissequamente il ripido pendio della fascia stessa, senza nessuna evidenza di percorso logico.

Uno sguardo su Piario ed il monte Sapèl Né.

Probabilmente quella freccia era un segnale superstite di una di quelle "Vertical Race" molto di moda nel recente passato. Ho definitivamente rinunciato, dirigendomi verso un varco nella vegetazione, oltre il quale ho trovato una sterrata che, partendo dal valico della Senda, raggiunge, in leggera salita, una località denominata Cascina Bastone. Un ambiente suggestivo, composto dall'edificio rurale in fase di ristrutturazione ed una bellissima abitazione con tanto verde intorno, da cui si gode un bel panorama sul Pizzo Formico, il Colle Crosio e parte dell'abitato di Clusone.

Nei pressi di Cascina Bastone.

Un angolo che non mancherò di riscoprire, andando a percorrere un'evidente traccia che, partendo dal lato a monte della Cascina, sembra salire decisa in direzione del monte Ost. L'importante è riprovarci, magari fra qualche mese, quando la magia dei colori autunnali potrebbero mitigare un'altra possibile delusione.

Fioritura di citiso nei pressi di Cascina Bastone.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 28-05-2025 - Tempo bello con qualche velatura.
Mini resoconto dell'escursione: Ho iniziato a camminare nei pressi del parcheggio a servizio dei giardini pubblici di via Mazzini, dirigendomi verso Villa d'Ogna. Ho risalito via Bergamo fino ad incrociare via Candrietti. Alla sinistra del bivio stradale si individua un bel sentiero gradinato, affiancato da due filari arborei, che sale verso la provinciale 50, denominata "strada della Senda". Attraversata la provinciale, si sarebbe dovuto ritrovare un'evidente traccia che, salendo nella fitta boscaglia, si dirigeva verso il Monte Ost. Così purtroppo non è stato.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: nel mio vagare senza meta, ho percorso circa 5 km, coprendo un dislivello di circa 300 metri.
Durata: Ho camminato per circa due ore e mezzo.

La Madonnina della Senda.

Itinerari alternativi e luoghi che meritano una visita: Scendendo lungo la provinciale 50, che da Clusone porta a Villa d'Ogna, pochi metri prima del bivio per Piario, si intravvede, sulla destra, una freccia gialla che indica la direzione per raggiungere la Madonnina della Senda. Se siete in macchina potete fermarvi nel piccolo parcheggio a sinistra della ex-Cantoniera e risalire a piedi. Il tracciato che porta all'edificio religioso faceva parte della vecchia mulattiera che univa Clusone a Villa d'Ogna. Dalla freccia direzionale, in soli cinquanta metri in piano, si raggiunge la piccola cappelletta porticata, che risale al XVII^ secolo ed è stata recentemente restaurata a cura del gruppo Alpini di Clusone.
Per raggiungere invece la località Cascina Bastoni, è necessario raggiungere il valico della Senda (punto più alto della Provinciale 50). E' possibile fermarsi all'ampio parcheggio del Sole, sede ogni lunedì del mercato di Clusone. Da lì si sale a piedi lungo via Concerie. Al valico, sulla destra, si nota una freccia che dirige al Fontanino della Mamma. Si procede lungo questa stradina che diventa subito sterrata e sale nel bosco. Superato un tornante si prosegue diritto fino alla Cascina Bastù ed al successivo edificio da cui si ammira un bel panorama sull'altipiano di Clusone ed il Pizzo Formico. (40 minuti a salire, meno di 30 a scendere).

Da Cascina Bastone, panorama su Colle Crosio, San Lucio e Pizzo Formico.

Altre escursioni in zona:
In questo blog sono pubblicate due escursioni che partono da Piario. La prima raggiunge la cima del Sapèl Né, la seconda esplora la Costa del Vaccaro. I link di collegamento sono i seguenti:
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/da-piario-alla-vetta-del.html;
Partendo invece da Clusone, per esplorare questa zona, potete consultare l'escursione che tocca le cime dei monti Simer e Crapet. Il link è questo: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/11/un-anello-da-clusone-alla-conquista.html.
Cartografia: L'unica mappa che può essere di qualche aiuto è la Tavola 05 della Carta Turistico-Escursionistica in scala 1:25.000 realizzata a cura della Provincia di Bergamo, ormai purtroppo difficilmente reperibile. 

Primo sole su Piario.





martedì 6 maggio 2025

Da Piario un anello che attraversa il Serio ed i boschi della Costa del Vaccaro, con ritorno "ondeggiante" sul Put che bala.

🥾 Dislivello: circa 250 metri       ⌚ Durata: due ore e un quarto      📏Lunghezza: 7 chilometri

I pascoli fioriti di Piario. Sullo sfondo il monte Fortino (1294 m).

Si parte da Piario (540 m circa) dopo aver parcheggiato accanto ai giardini pubblici situati tra Via Mazzini e via Foppa. Si attraversa la strada provinciale n. 51 e si prende brevemente a sinistra, fino ad arrivare al punto in cui via Mazzini si trasforma in via Speranza. Proprio qui diparte una mulattiera che scende a raggiungere i pascoli che costeggiano la sponda sinistra del fiume Serio.

Primo sole su Cascina Bròseda.

Arrivati al termine dell'acciatolato si prende lo sterrato di sinistra che, in breve, giunge accanto a Cascina Bròseda, probabilmente la più antica del paese. Poco oltre si calpesta l'asfalto e, voltando a destra in via De Gasperi, si raggiunge in pochi minuti la passerella pedonale che attraversa il Serio (520 m circa-dieci minuti dalla partenza). 

Dal ponte pedonale: panorama sul Pizzo del Diavolo.

Raggiunta la riva opposta si entra in un ombreggiato parco pubblico. Si cammina sulla ciclopedonale, voltando a sinistra al primo bivio e giungendo in breve in via Giovanni Festi. Pochi passi, ancora a sinistra. e si imbocca via Principe Umberto, percorrendola fino ad incontrare la Strada Provinciale n. 49 della Valle Seriana Superiore (515 m-venti minuti dalla partenza- percorsi 1, 5 km).

Dal ponte pedonale: la vista verso sud, a sinistra i tetti di Piario ed il Pizzo Formico.

Si attraversa la SP 59 e, voltando a sinistra, la si costeggia brevemente in direzione sud. Dopo meno di 200 metri si trova una sterrata, che rientra verso destra e, dopo un breve tratto in piano, prende a salire nel bosco ceduo con una serie di serpentine. Si recupera rapidamente quota e, dopo cinque tornanti, si raggiungono due cascine (circa 605 metri-40 minuti dalla partenza). Qui si trova un bivio dove si pianeggia tenendo la sinistra ed incontrando, poco dopo, il primo segnavia del percorso (un semplice bollo rosso).

Arrivo alla cascina di quota 605 m.

Continuando a tenere la sinistra, si procede in piano nel fitto bosco ceduo che ombreggia la Costa del Vaccaro. Raggiungiamo l'ennesimo bivio, dove entrambe le direzioni sono segnalate con bolli rossi. Continuiamo a tenere la sinistra con andamento pianeggiante. Dopo una ventina di minuti dalle due cascine si incontra un ennesimo bivio composto da un sentiero che scende deciso a sinistra e la nostra traccia che, stavolta, pianeggia tenendo la destra. Proseguiamo diritti e, in pochi minuti si raggiunge una sorgente con piccola vasca per l'abbeverata del bestiame, dove riprendiamo a pianeggiare tenendo la sinistra, ignorando una traccia che sale a destra. 

Erba-Perla Azzurra in fiore nel bosco della Costa del Vaccaro.

Finalmente si arriva ad un bivio (parzialmente) segnalato (circa 650 metri di quota, 3,5 km ed un'ora e un quarto dalla partenza). L'indicazione è per il Monte Alino (salire a destra). Il nostro itinerario invece prosegue sulla traccia di sinistra, scendendo in leggera pendenza. Dopo nemmeno cinque minuti raggiungiamo la bella Cascina del Ciliegio, che regala anche un significativo panoramo, ricco di contrasti su Martorasco, il fiume Serio, Piario, l'imponente fabbrica di tecnopolimeri, con il Sapél Nè a fare da sfondo.

La Cascina del Ciliegio (a 650 metri di quota).

Dopo la sosta si raggiunge l'ingresso del vialetto d'accesso alla cascina, voltiamo a sinistra su una stradina cementata, che scende con decisione lungo il fianco sinistro della boscosa Valle dei Frati. Dopo una ventina di minuti si scorge un fabbricato sulla sinistra, dove si dirige anche la cementata, che ha come meta il piccolo borgo rurale di Martorasco. Siamo ad un bivio evidenziato da un cartello che impedisce il transito ai motocrossisti.  Qui giriamo a destra, seguendo un'evidente traccia nell'erba. Pochi passi in piano ci portano verso un bel muretto a secco dove, d'un tratto, la traccia scompare. 

La traccia nell'erba...

Scendiamo in diagonale nel prato fiorito ed individuiamo subito una struttura in cemento atta all'accumulo del letame. La traccia riprende, ben evidente, a lato del letamaio stesso e si trasforma ben presto in asfalto. Camminandoci sopra per altri cinque minuti si incontrano i primi fabbricati della frazione di Sant'Alberto. Siamo in via Grumello, che scende dolcemente compiendo un'ampia curva proprio nei pressi della Cooperativa Sociale Sottosopra, al termine della quale l'asfalto si biforca.

La Costa del Vaccaro dai prati alti di Sant'Alberto.

Scendendo a destra si raggiungerebbe, a vista, la strada provinciale n. 49. Noi imbocchiamo invece, a sinistra, via Sant'Alberto, che pianeggia tra belle villette e piccoli capannoni artigianali (e niente traffico) fino a raggiungere l'omonima piazza, dove si può ammirare la casa natale del Beato Alberto di Villa d'Ogna (dettagli storici nelle note tecniche). 

Il Pizzo Formico dai tetti di Sant'Alberto.

Si attraversa la provinciale sulle strisce pedonali portandoci di fronte al Ristorante Moro, accanto al quale si trova l'accesso per il ponte ballerino (o Put che bala, in dialetto-500 m di quota, due ore circa dalla partenza, percorsi 5,7 km). Lo attraversiamo, verificando personalmente che, in effetti, vi si può danzare a buon ritmo, soprattutto se si incrociano persone che provengono dal lato opposto.

Ol put che bala, visto dalla sponda piariese.

Raggiunta l'altra sponda teniamo la sinistra calpestando l'asfalto della ciclopedonale che, in una decina di minuti, ci riporta, tra splendide fioriture di aglio orsino e belle viste sul fiume Serio, al grande pascolo sul quale siamo scesi all'inizio della nostra escursione. Arrivati ad un bivio possiamo scegliere se circumnavigare il pascolo in senso antiorario per ritrovarci sul medesimo tracciato dell'andata o se tenere la destra (in direzione di Candrietti) che ci porta a deviare, ancora a destra, su un erto ma breve strappo nel bosco che ci deposita proprio di fronte al punto di partenza dell'escursione.

I pascoli di Piario visti dal punto di partenza (e arrivo) dell'escursione.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 02-05-2025 - Tempo bello.
Punto di partenza dell'escursione: Per raggiungere Piario si percorre la provinciale della Valle Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si gira a destra in direzione di Clusone.  Risaliti due tornanti si arriva ad una rotonda, dove si prende a sinistra la Strada Provinciale 51 che, attraverso la pineta di Clusone, porta all'Ospedale di Groppino ed al successivo abitato di Piario. Alle prime case del paese si tiene la sinistra (via Monsignor Speranza) attraversando il centro abitato (strada stretta a doppio senso; andate piano). Dopo il Municipio e la Farmacia si supera anche un parcheggio che resta sulla sinistra, individuando, cento metri dopo, sulla destra, il piccolo parco giochi con gli stalli dove parcheggiare. Dal centro di Bergamo sono poco più di 33 km, percorribili in circa tre quarti d'ora.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 250 metri di dislivello per una lunghezza totale di 7 chilometri.
Durata: Per compiere l'intero anello si cammina per poco più di due ore e un quarto, al netto delle soste.

La costa e la cresta del Vaccaro viste da Piario. L'itinerario pianeggia nel
bosco all'altezza della cascina al centro dell'immagine 
(foto invernale).

La casa natale del Beato Alberto: Questo edificio assume particolare interesse dal punto di vista storico. Nel corso della sua plurisecolare esistenza (risale all'XI° secolo) si trasforma in diverse destinazioni d'uso. Edificata come casa contadina poco prima della nascita del Beato, alla sua morte i conterranei, grazie anche ai suoi lasciti, la ampliarono, costruendo una chiesa con annesso ospedale (uno dei primi dell'intera Val Seriana). Nel 1600 il complesso viene trasformato in un monastero, rimanendo tale fino all'avvendo degli editti napoleonici. Venne quindi acquistato da privati poco prima di essere sepolto, nel 1823, da un'imponente frana staccatasi dalle pendici del monte Vaccaro. Nel 1903, in seguito alla traslazione delle spoglie del Beato Alberto nella parrocchiale di Villa d'Ogna, è iniziato un recupero parziale della casa natia, in cui restano ancora tracce dell'antico convento.
Ol put che bala da sponda a sponda (foto invernale).

Altre escursioni in zona: Dal cimitero di Piario parte un'escursione che raggiunge la panoramicissima vetta del Sapèl Né, che divide il minuscolo altipiano piariese dalla ben più grande piana di Clusone. Ne trovate la descrizione dettagliata, cliccando sul seguente link: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/da-piario-alla-vetta-del.html.
Cartografia: Quest'area è trascurata dalle principali carte escursionistiche delle Orobie. 

In primo piano i fabbricati della Manifattura Festi Rasini, fondata nel 1889
e attiva fino all'anno 2011. Nel 1940 vi lavoravano circa 1.400 dipendenti.