Questo itinerario è riservato ad escursionisti dotati di buon senso di orientamento.
La parete nord del monte Secco e la testata della Val di Las. Nell'angolo in ombra, fino a pochi anni fa resisteva un piccolo nevaio. |
La chiesetta di Cacciamali. |
In circa mezz'ora si raggiungono le prime case di Cacciamali (1030 m). Il borgo è ben curato e molto suggestivo, con la sua chiesetta, che si erge isolata a sinistra del borgo e le tipiche abitazioni rurali ristrutturate mantenendo intatti i loro canoni architettonici (maggiori dettagli sulla storia del luogo sono raccontati in un altro post pubblicato in questo stesso blog nello scorso mese di dicembre 2022. Il link è: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/12/unanello-per-conoscere-il-suggestivo.html).
Nel "centro" di Cacciamali. |
All'ingresso di Cacciamali una freccia in legno indica la direzione da intraprendere per raggiungere il nevaio della Val di Las. Si attraversa quindi il piccolo borgo, aggirando le ultime case sulla sinistra, per seguire una traccia che pianeggia tra i verdi pascoli, restando faccia a faccia con l'imponente mole del Pizzo Redorta. In una ventina di minuti si raggiunge un boschetto di latifoglie, che anticipa di pochi metri le imponenti abetaie che ricoprono la sponda sinistra della Valcanale.
Verso i ruderi di Cascina Martina. |
Sotto un imponente faggio, seminascosta dalla fitta vegetazione, si individua una freccia in legno che indica di voltare a sinistra per raggiungere la Val di Las. Si resta a lato del bosco, in direzione di una ben visibile stalla diroccata (Stalla Martina-1057 m) che si raggiunge in una decina di minuti dal boschetto precedente. Dietro i ruderi si entra nel bosco trovando immediatamente un roccolo ben tenuto, alla destra del quale, ben segnalato ad altezza d'uomo sulla corteccia di un albero, si nota il primo dei bolli gialli che ci aiuteranno a tenere la traccia che attraversa la fitta abetaia.
Una freccia gialla ci guida verso la Val di Las. |
Questo è il tratto dove è necessario possedere un buon orientamento. Dopo pochi minuti si incontra un bivio. La traccia si tiene sulla sinistra (NON scendere a destra) restando in quota. Dopo pochi metri un segno giallo ci conferma la giusta direzione. Si continua in piano per un buon tratto. Poi si prende a salire, seguendo fedelmente bolli e frecce di colore giallo. Il bosco, ricco di ciclamini, è formato da conifere nei tratti più ombrosi e da latifoglie nei pochi angoli più solivi. Si alternano falsopiani e brevi salite per circa tre quarti d'ora fino a che il bosco si dirada, lasciando intravvedere la ruvida parete nord del Monte Secco.
La testata della Val di Las. |
Fuori dal bosco, pur essendo a poco più di mille metri di quota, la vegetazione ricorda un ambiente alpino di alta quota. Fitti cespugli di pini mughi ed alcuni magri rododendri si alternano con tratti di ghiaione depositati nei millenni dalla friabile pietra del monte Secco. La frescura è intensa e la vista sulla dirupata parete del monte Secco è emozionante. Sulla destra il Corno Negro cattura lo sguardo, mentre l'altro lato della Valcanale regala belle immagini di Bani e della sua Cima.
Il Corno Negro. |
Si procede in piano, sulla traccia ben segnata, in direzione dell'evidente morena, che offre anche l'idea di quanto il nevaio fosse vasto nella sua fase di maggiore espansione. Questo enorme cumulo di sassi e frammenti rocciosi sono il triste ricordo del nevaio, purtroppo completamente scomparso. In questi ultimi anni ricompare sporadicamente nell'angolo più buio, remoto e freddo alla base della parete nord (a circa 1.100 m di quota) che si raggiunge in poco più di due ore dal parcheggio di Cerete.
Il nevaio era proprio qui! |
Quello della Val di Las era noto per essere il nevaio meno elevato d'Italia. Nell'immediato dopoguerra era una sorta di frigorifero naturale per buona parte delle famiglie della Valcanale. Parecchie persone giungevano dal fondovalle con i muli, che venivano caricati con blocchi di ghiaccio strappati a forza di piccone dal piccolo nevaio. Da Albereti il ghiaccio, protetto da sacchi di iuta, fieno o rami d'abete, poteva proseguire il suo viaggio anche per Ardesio, Clusone o addirittura Bergamo, dove veniva venduto ad albergatori e ristoratori.
Primi passi sul sentiero di discesa. |
Il ritorno potrebbe seguire le tracce dell'andata, ma è possibile anche realizzare un interessante anello, che ci porta anzitutto a scoprire la Val di Las. Restando sul lato destro della morena (cioè quello da cui siamo giunti) si scende seguendo una minuta traccia di ghiaia che taglia il prato magro, punteggiato da arbusti di pino mugo e da giovani abeti. Poco oltre lo sguardo si apre gradualmente sulla Valcanale, regalando begli scorci sulla cima ed il paesino di Bani, la frazione più elevata di Ardesio.
Sul piccolo ghiaione. Sullo sfondo il paesino di Bani. |
Il sentiero entra in quel che sembra il letto di un torrente prosciugato da secoli, per attraversare, poco più avanti, un piccolo ghiaione che scende dalla costa erbosa. Oltre la traccia diventa evidente, dirigendosi verso il bosco di conifere in direzione di Albareti, le cui case iniziano ad intravedersi sul fondovalle. Tra gli abeti si raggiunge una sterrata di servizio utilizzata prevalentemente da boscaioli, fino ad arrivare ad un'opera di presa di Uniacque, che serve l'acquedotto comunale di Ardesio (circa tre quarti d'ora dalla base della parete nord del monte Secco).
Uno sguardo su Albareti. |
Di fronte alla sorgente si trova un bivio. Dritto si scende ad Albareti. Noi teniamo la destra, camminando su una carrareccia sterrata che pianeggia per un buon tratto, per poi scendere dolcemente. Si giunge quindi ad un tratto in salita. A metà dello strappo si trovano le indicazioni del sentiero CAI n. 220. Seguendo la direzione per Ardesio si imbocca il sentierino sulla sinistra. Dopo pochi passi si guada un rio e si procede in piano, costeggiando la cascina di Camnare (820 m circa), splendido pianoro panoramico che offre una spettacolare vista sul monte Redondo.
Cascina Camnare ed il monte Redondo. |
Non ci resta che proseguire sul pianeggiante sterrato, che lascia la Valcanale e volge verso sud. Si entra in un bosco di latifoglie che, ogni tanto, lascia intravvedere la piana di Ardesio. Dopo una buona mezz'ora si giunge ad un trivio. Sulla sinistra il sentiero CAI n. 220 scende ad Ardesio, diritti ci si perde in un pascolo. Noi prendiamo la carrareccia cementata a destra, che sale per un breve tratto fino a raggiungere la sterrata che sale a Cacciamali. Noi scendiamo a sinistra e ritroviamo in breve il piccolo parcheggio di Cerete.
La piana di Ardesio. |
Note tecniche:
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