domenica 22 luglio 2018

Da Marciana per una bella passeggiata tra i fiori di Serraventosa

C'è un posto, sopra Marciana Alta, che somiglia al Paradiso, ma è così discreto che lo conoscono in pochi e non so se faccio bene a descrivere il sentiero che lo attraversa.
Fiori di elicriso a Serraventosa.
Ho scoperto l'altipiano di Serraventosa percorrendo l'ultima tappa della Grande Traversata Elbana e vi suggerisco di raggiungerlo partendo dal borgo medioevale di Marciana (375 m) che, se non lo conoscete, vale da solo una visita.   Dal parcheggio principale, salite nelle strette vie del paese e seguite le indicazioni che vi portano alla fortezza pisana, posta nel punto più alto del borgo (438 m).
Il monte Capanne dalle mura della Fortezza Pisana
Da lì si scende per una cinquantina di metri lungo la strada asfaltata per imboccare, sulla sinistra, una mulattiera acciottolata, indicata anche dal segnavia n. 3, con direzione Santuario della Madonna del Monte (indicazioni abbondanti ed evidenti).   Dopo il primo tornante si incontra la prima stazione di una via crucis che terminerà di fronte all'edificio religioso (630 m) dopo aver camminato per circa un'ora dal centro di Marciana.    La stradina lastricata sale in un splendido bosco di castagni, i cui esemplari più maestosi si trovano proprio nei pressi del santuario e forniscono la materia prima per le feste della castagna che si tengono annualmente sia a Poggio che a Marciana.
Il Santuario della Madonna del Monte
Il santuario, eretto nel XIV secolo, è completamente immerso nel verde.    Anche lo spoglio ed essenziale interno della chiesa, la sua penombra e la frescura offerta dal castagneto circostante contribuiscono ad un ambiente suggestivo, arricchito anche dalla presenza del vicino romitorio, molto caro anche a Napoleone, che lo frequentò assiduamente nell'estate del 1814.   
L'alcova di Maria e Napoleone
La storiografia ufficiale ne ha giustificato la frequentazione a causa della postazione telegrafica, fatta installare dall'Imperatore stesso, sul vicino Masso dell'Aquila per effettuare comunicazioni codificate di carattere militare, anche a grandi distanze.   I più maliziosi insinuaano però che il motivo per cui Nap (come si firmava nei messaggi inviati alla lontana consorte, ex-imperatrice Maria Luisa d'Austria) amasse tanto questo posto fosse dovuto alla presenza della contessa polacca Maria Walewska, dalla quale ebbe anche un figlio illegittimo,
Un cespuglio di fiori di cisto
Dal cortile con fontana che avvolge l'ingresso della chiesa, il sentiero piega a destra per dividersi pochi metri dopo.    Un segnavia indica a destra i "Mostri di pietra" ed il Masso dell'Aquila.   Noi prendiamo invece un tracciato pianeggiante che diparte a sinistra, abbandonando il folto del bosco per raggiungere una rigogliosa macchia mediterranea.     In venti minuti, avvolti dall'intenso profumo dell'elicriso (simile al sentore di liquirizia), si raggiunge la dorsale di Serraventosa (617 m) dove si trova una macchia di pini, un piccolo caprile ed un bivio.
Tra i fiori di Serraventosa
E' il tratto più bello dell'itinerario: un tappeto di fiori che a maggio raggiunge il suo naturale splendore.   I bassi cespugli di mirto, i cisti e le ginestre che si sono adattati a vivere su questo suolo povero di sostanze organiche, in questa stagione fioriscono in un'esplosione di colori smaglianti.   A Serraventosa domina il giallo, ma le macchie azzurre e viola che bucano improvvisamente il verde degli arbusti spinosi offrono uno spettacolo meraviglioso, anche se effimero.   La fioritura resiste non oltre il mese di maggio.    Negli altri mesi, ci si dovrà accontentare del panorama, che si veste di un blu profondo, interrotto solo dalle inconfondibili sagome di Capraia e della Corsica.
Alla dorsale di Serraventosa.
Per chi volesse continuare e arrivare quindi a Patresi, dove termina la Grande Traversata Elbana, deve girare a destra, seguendo il segnavia Raggio Verde, che porta in un' ambiente frequentato dal muflone.   Superata una sella, la traccia scende tra una vegetazione composta in prevalenza da corbezzolo e cisto e da muretti a secco e vecchi terrazzamenti, che ricordano la vocazione agricola della zona, prima della realizzazione, negli anni '60, della strada asfaltata che ha favorito il turismo di massa.
Patresi e Colle d'Orano dal sentiero di discesa.
In un'ora e mezza si scende, attraversando una bassa lecceta che, a tratti, regala ampie vedute sugli abitati di Patresi e Colle d'Orano.    Voltandosi, si ammirano invece i poderosi contrafforti rocciosi che portano alla cima del Capanne ed il vallone che contiene il fosso del Castagnolo.  Perdendo circa 500 metri di dislivello, si giunge infine alle prime case di Patresi ed alla strada provinciale, dove termina la traversata.
Escursione del 24 maggio 2018, tempo buono con foschia dal mare

Cespuglio di ginestre con intruso...
Info tecniche e varie:
Come arrivare: Dopo essere sbarcati dal traghetto a Portoferraio, si prende la Strada Provinciale 24 fino a Procchio dove, con la SP 25, si raggiunge Marciana Marina e, successivamente, il borgo medioevale di Marciana alta.     Da Portoferraio si impiegano circa tre quarti d'ora percorrendo 23 chilometri di strade molto tortuose ma estremamente suggestive.
Dislivello, durata e caratteristiche dell'escursione: L'escursione andata e ritorno da Marciana a Serraventosa dura circa tre ore; il dislivello in salita è di quasi 300 metri.    Se volete proseguire fino a Patresi (nel caso serve parcheggiare una macchina al punto d'arrivo) aggiungete i 500 metri di dislivello in discesa, percorribili in circa un'ora e mezza.  

Esplosione floreale a Serraventosa.
Altri suggerimenti: Da Patresi si possono ammirare i tramonti più belli dell'Elba.    Nei pressi, in località Colle d'Orano, si trova il ristorante-pizzeria Bastia's, sulla cui terrazza all'aperto si può cenare godendo di un panorama spettacolare sul sole che si nasconde dietro il dito e le catene montuose della Corsica.    Il cibo offerto è gustoso, i prezzi onesti.   Maggiori dettagli sul sito: www.ristorantebastias.it.
Durante il giorno potrete invece gustare ottime insalate ed altri piatti freddi al bar Baba Yaga: un colorato e simpatico locale all'aperto nel piccolo centro di Pomonte, dove cortesia e consigli per arricchire la vacanza sono di casa.    Il locale è descritto su facebook, digitando Bar Baba Yaga Pomonte.
Cartografia: Carta dei sentieri dell'Isola d'Elba 1:25000 allegata alla pubblicazione sulla Grande Traversata Elbana realizzata da Luca Zavatta, distribuita da L'escursionista Editore.    


sabato 14 luglio 2018

Uno spettacolare anello nelle valli di Ornica, in alta Valle Brembana


L’escursione che consente di percorrere per intero le due valli che sovrastano il borgo di Ornica, unendole attraverso un panoramicissimo tratto del sentiero delle Orobie Occidentali è un trek della durata di circa 10 ore.  A metà del percorso è possibile sostare e pernottare (scelta consigliata e raccomandata) al rifugio Benigni.

Il Benigni all'alba. Sullo sfondo le Alpi Retiche

Il tracciato è di una semplicità disarmante, con partenza da Fusinetta (895 m) il primo aggregato che si incontra salendo ad Ornica.    Dal parcheggio della frazione si seguono le indicazioni del sentiero CAI n. 107, che risale tutta la valle di Salmurano, calpestando una splendida mulattiera realizzata dai soldati italiani durante la prima guerra mondiale.    Apprezzando la regolarità del dislivello, si sale tra pascoli e baite armoniosamente ristrutturate, fino ad entrare in un bel bosco ceduo, dove si possono incontrare tracce della presenza di caprioli.

Capriolo nei boschi della Val Salmurano.

Arrivati nella piana della Casera Vecchia (circa 1600 m di quota) la valle si apre ed incontra un bivio. Entrambe le diramazioni riportano sul sentiero principale, quella di sinistra è più breve.    Giunto a quota 1740 il segnavia 107 si congiunge con il 108, proveniente dalla strada provinciale che da Cusio sale ai Piani dell’Avaro.    Le già evidenti segnalazioni per il rifugio Benigni, nostra prima tappa, si moltiplicano.
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Il Venturosa dalla testata della Val Salmurano

Trascurando la deviazione per il vicino passo di Salmurano, il sentiero si appresta ad affrontare uno dei tratti più “tecnici”: il Canalino, che ci aiuta a superare un’imponente bastionata di circa 100 metri di dislivello.   La traccia ben segnata consente di superare senza particolari apprensioni questa parte impegnativa, ma anche appagante per chi vuole provare i primi rudimenti di arrampicata.

Panorama dalla cima del Canalino roccioso.

Dopo quasi cinque ore e un dislivello di sola salita superiore ai 1.300 metri, si arriva finalmente sopra l'ampio spalto roccioso che ospita, oltre al Rifugio Benigni (2.222 m), al Lago ed alla cima dei Piazzotti, anche una nutrita colonia di stambecchi.    Il panorama è a 360 gradi, su gran parte delle Orobie e sulle possenti Alpi Retiche: di queste sono facilmente riconoscibili il Pizzo Badile il Cengalo e l’impressionante mole ghiacciata del Monte Disgrazia.

Arrivo al Benigni - foto di Sergio Gavazzeni

Dal Rifugio Benigni l’itinerario ad anello prosegue percorrendo il sentiero CAI n. 101 delle Orobie Occidentali, raggiungendo prima la Bocchetta di Trona e successivamente la vetta del Monte Giarolo (2.314 m) punto più alto del percorso.   Inizia qui il tratto più impegnativo.   Serve piede sicuro e nessun problema di vertigini.    I panorami sono eccezionali ma devono essere goduti da fermi.    Camminando è necessario guardare bene dove mettere gli scarponi. 

Il Lago di Trona dalla Cima di Giarolo

Dopo circa un’ora si intravede ci si trova al cospetto del Pizzo dei Tre Signori e della Sfinge, un contrafforte molto somigliante al celeberrimo monumento egiziano.   Siamo arrivata sulla testata della Val d’Inferno, dove calpestiamo un piccolo nevaio e ci apprestiamo a scendere, lasciando il 101 per prendere il sentiero n. 106, che seguiremo fino ad Ornica. 
 
Il Pizzo dei Tre Signori dal sentiero delle Orobie Occidentali

La discesa della valle è intervallata da pascoli e baite, alcune ricavate sotto grossi massi erratici (come la baita Corna dei Vitelli, posta a 1.900 m di quota, e la Baita del Predù, poco oltre).    Altre sono invece splendidamente ristrutturate, come la Baita dei Ciarelli e la Casera (1.415 m), sede di un agriturismo ben organizzato.   Oltre quest’ultima, la traccia si allarga in una strada agrosilvopastorale prima di diventare una bella mulattiera lastricata che scende direttamente al Santuario della Madonna del Frassino (970 m), edificio più alto di Ornica.    Il centro storico e la successiva frazione Fornasetta sono poco oltre.   Il giro ad anello è completato.

Baita Ciarelli in Val d'Inferno
Info tecniche:
Come arrivare: Ornica si raggiunge prendendo, da Piazza Brembana, la strada provinciale n. 1 fino ad Olmo al Brembo, dove si devia per la strada provinciale 6.    Dopo circa sette chilometri, si prende a destra la strada provinciale 7, che termina in paese.   La prima frazione che si incontra è Fusinetta.    mezzo alle poche case si trova un parcheggio per sole automobili.
Dislivello e durata: l'intero anello può essere percorso in circa 10 ore, equamente divise tra la prima e la seconda tappa.    Il dislivello della prima giornata, da Ornica al Rifugio Benigni, è superiore ai 1.300 metri. Nella seconda giornata si sale per un centinaio di metri a raggiungere la Cima di Giarolo, poi una serie di saliscendi portano alla testata della Val d'Inferno, dove ci aspetta una discesa che supera i 1.000 metri di dislivello.

Stambecchi sulla Cima Piazzotti

Difficoltà: Il canalino di roccia sul sentiero 108, posto a mezzora circa dal Benigni è più brutto a vedersi che  farsi.   A meno che non sia bagnato o, peggio, ghiacciato.    Il tratto del sentiero 101 che scende dal Monte Giarolo alla testata della Val d'Inferno richiede invece piede sicuro e assenza di vertigini.
Altri suggerimenti: Una volta arrivati al Rifugio Benigni, riprendete fiato, togliete lo zaino e affrontate la dolce salita di mezzora che porta alla Cima Piazzotti (2.350 m).     Oltre allo splendido panorama sul lago di Trona e sul circo di vette che lo circondano, potrete incontrare famiglie di stambecchi incuriositi dalla vostra presenza.   
Terminato l'anello, non mancate di visitare il centro storico di Ornica.    Camminando nelle viuzze pavimentate in acciottolato, tra vecchie case addossate l'un l'altra, attraversando vecchi porticati ricchi di storia popolare, si intuisce facilmente che la genesi di questo borgo è stata partorita dall'affannosa ricerca di un posto remoto capace di sottrarsi al furore delle invasioni barbariche.
Cartografia: Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 01.

L'itinerario evidenziato sulla tavola 01 della
Carta Turistica-Escursionistica della Provincia di Bergamo.
Si ringrazia per la concessione.