domenica 23 ottobre 2022

Una splendida salita alla Cima di Bani, tra splendidi panorami e boschi colorati d'autunno.

Salire a Cima di Bani costa un po' di fatica, ma i bellissimi boschi sparsi sulle sue pendici ed il panorama che si ammira nell'ultimo tratto di cresta ripagano ampiamente il sudore speso. Senza contare le suggestioni storiche raccolte dal territorio attraversato durante l'escursione.

Il gruppo dell'Arera da Cima di Bani.

L'itinerario per raggiungere cima di Bani parte dall'omonimo, delizioso paesino di nemmeno cento abitanti, dominato dalla possente parete nord del Monte Secco. Il borgo ha anche una bella storia da raccontare, che ho cercato di sintetizzare nelle note tecniche in coda a questo post. Si parcheggia in via Varisco, sul retro del piccolo cimitero di Bani (1017 m sul livello del mare). Da qui si deve tornare indietro di pochi metri verso il primo incrocio, dove si trova la prima delle indicazioni che ci guideranno sin quasi a cima Bani.

Scorcio di Bani.

Si cammina sull'asfalto in direzione del nucleo abitativo, fino ad imboccare via Cantoni. Ci si addentra in un vicolo stretto fra le case in pietra viva, sbucando poco sopra la chiesa parrocchiale. Al primo bivio giriamo a destra, salendo lungo uno splendido acciotolato delimitato da muretti a secco e, inoltrandoci in un coloratissimo bosco misto che via via si infittisce, costeggiamo un torrente che scende direttamente dai pendii di cima di Bani.

Bani dal sentiero di salita.

Dopo un quarto d'ora di cammino si individua una roccia su cui è posizionata la segnaletica indicante il confine del Parco delle Orobie. Prendendo a destra, la traccia supera il letto del torrente e, confortati dalla presenza di un altra indicazione per Cima di Bani, si continua a salire fra le latifoglie, tra le quali si riconoscono anche frondosi e fruttiferi castagni. Al primo bivio si tiene la sinistra, così come al successivo, situato pochi metri prima di una presa d'acqua confinata dietro uno sportello metallico.

Parete nord del monte Secco dal sentiero di salita.

Al terzo bivio il solito segnavia ci invita a svoltare a destra, per percorrere una traccia che sale con ripide serpentine fino ad una piccola radura (circa quaranta minuti dal partenza), dove si gode una bella vista sui monti Secco e Fop. L'area è denominata: "RAL del Giosep".  I ral erano spazi dove i carbonai accumulavano il materiale vegetale che serviva a realizzare i "poiat", cumuli di terra e legna che si trasformavano lentamente in carbone vegetale. 

Cima Bani, semicoperta da una betulla, dal sentiero di salita.

Seguendo fedelmente le indicazioni verso Cima di Bani, si continua a salire a zig zag in un bosco con vegetazione sempre più variegata, che si dirada progressivamente permettendo viste sempre più spettacolari sulle dolomiti della Valcanale, fino ad arrivare ad un largo costolone erboso dove si cammina fra gli arbusti. Alla nostra destra si intravvedono, per la prima volta, le sagome dei Pizzi Redorta e Coca. La traccia, qui indicata da alcuni segni di colore blu, si rituffa in una piccola faggeta per sbucare, poco più avanti, di fronte alla Baita degli Amici (circa 1500 m di quota, un'ora e mezza dalla partenza, presenza di acqua potabile).

Baita degli Amici, a quota 1500 m.

Il sentiero prosegue a destra della capanna in legno, rientrando nella faggeta che, salendo, si trasforma rapidamente in un'abetaia. Dopo una ventina di minuti dalla baita, la vegetazione si dirada e gli abeti rossi vengono soppiantati da qualche larice e da folti arbusti di pino mugo. Un tratto ripido conduce fino ad un'alta croce metallica (1630 m - quasi due ore dalla partenza), da dove il panorama si allarga a vista d'occhio, sia verso la nostra meta (che resta sulla sinistra) che verso le cime più maestose delle Orobie (a destra).

La croce di quota 1630 ed il paese di Ardesio.

Dalla croce si cammina per un altro quarto d'ora, per giungere al largo filo di cresta che si affaccia sulla Valle del Goglio. Lo spettacolo è eccezionale. Di fronte si impone allo sguardo il Pizzo Salina, spostando lo sguardo a destra si notano immediamente la punta aguzza del Pizzo del Diavolo di Tenda e le imponenti moli di Redorta e Coca. 

Redorta e Coca dal crinale che guarda la Valle del Goglio.

Il primo novembre 1666, da questo versante e in seguito a giorni e giorni di piogge torrenziali, una imponente frana rovinò nel letto del torrente Goglio, provocando una esondazione che causò una settantina di vittime e distrusse Colarete, frazione di Gromo. Lungo il torrente Goglio erano posizionate 27 fucine che costituivano l'attività manifatturiera più importante dell'alta valle, capace di produrre fino a mille lame di spada al giorno. Dopo l'alluvione oltre il 30% della popolazione fu costretta ad emigrare, cercando lavoro altrove e imponendo l'inesorabile declino di questa attività.

La Val Sanguigno ed il Pizzo Salina dalla cima di Bani.

Manca veramente poco alla vetta. Girando a sinistra, il nostro sentiero si tuffa fra gli arbusti di pino mugo. La brezza di cresta li accarezza e diffonde un profumo che rinfresca e decongestiona le vie respiratorie, affaticate dalla salita. Cima di Bani (1784 m-qualcosa più di due ore e mezza dalla partenza) non è contrassegnata da cippi, croci od ometti di pietra. Siamo comunque sul punto più alto di un'affilata dorsale che procede in direzione dei monti Zanetti, Zulino e Campagano.

Valgoglio, la condotta, il monte Reseda ed il Pizzo del Diavolo da Cima di Bani.

Il panorama è sensazionale: volgendosi verso il borgo di Bani, impressiona l'imponenza rocciosa dei monti Secco e Fop e della Cima Valmora. La Valcanale si chiude con il Pizzo Arera, ma lo sguardo gira oltre, ad abbracciare il Monte Corte, il Pradella con il pizzo Salina e la selvaggia Val Sanguigno. E, ancora più oltre, si rivede il Pizzo del Diavolo e l'abbraccio tra la mole del Brunone con quella del Coca. Chiude il cerchio la vicina ed assolata mole del Vigna Soliva, mentre in lontananza sfuma la sagoma del Torena e i riconoscibilissimi profili del monte Ferrante e del massiccio della Presolana.

Spiazzi di Boario con i monti Avert, Benfit e Timogno.
Sullo sfondo spuntano Ferrante e Presolana 

Non resta che scendere, seguendo il medesimo itinerario, per scoprire che la luce del primo pomeriggio è diversa da quella della mattinata. In stagione, i colori dell'autunno aiutano a riconoscere le diverse tipologie boschive offerte dai declivi di cima di Bani e rendono appassionante anche una discesa effettuata sugli stessi passi della salita. Dalla vetta si rientra in paese in poco più di un'ora e mezza.

Un ultimo sguardo alle dolomiti della Valcanale.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 19-10-2022 - cielo sereno, visibilità ottima.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio pubblico a servizio del cimitero di Bani, frazione di Ardesio, che dista circa 43 km dal centro di Bergamo, percorribili in poco più di tre quarti d'ora d'automobile.   Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Superato l'abitato di  Ardesio, in località Ponte Seghe, si gira a sinistra in direzione di Valcanale. Si attraversano le piccole località di Rizzoli e Albareti e, dopo circa 4 chilometri dal bivio, si svolta decisamente a destra in direzione di Bani. Una stretta strada, dotata di piazzole atte a consentire il transito incrociato di due auto, sale, in meno di due chilometri, al punto di partenza dell'escursione.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: Oltre 750 metri di sola salita per un totale, fra andata e ritorno, di oltre sei chilometri. 
Durata: La salita può impegnare dalle 2 ore e mezza alle 3 ore. La discesa poco più di un'ora e mezzo. 

Monte Secco e Cima del Fop.

Ol pret di Bà: La comunità di Bani è particolarmente legata al ricordo di Don Francesco Brignoli, che fu suo parroco per oltre quarant'anni (dal dicembre 1890 fino alla morte, avvenuta  in estrema povertà il 2 gennaio 1934). I valligiani lo chiamavano Ol pret di Bà, o anche "il prete santo", per la sua straordinaria umanità e per l'innata generosità nel distribuire ai poveri le donazioni che arrivavano alla sua parrocchia. Si arrivò a parlare anche di miracoli e della sua capacità di vedere le cose prima che accadessero. Su questo la Chiesa prendeva le distanze, ma per la gente comune non c'erano dubbi. Ne parlarono anche i giornali dell'epoca con il risultato di aumentarne la fama, i pellegrinaggi e le conseguenti donazioni che Don Brignoli destinava integralmente ad opere di carità ed anche di bene pubblico. Fu grazie a lui che Bani ebbe l'energia elettrica e l'acqua potabile. Al suo funerale, in un freddissimo giorno d'inverno, con strade coperte da un metro di neve, migliaia di persone seguirono la sua bara fino al piccolo cimitero della frazione. Bani lo ricorda tuttora con un piccolo museo che si trova di fronte alla chiesa parrocchiale. Per approfondire la figura del pret di Bà, suggerisco la lettura di un articolo redatto da Giorgio Fornoni, apprezzato giornalista nativo di Ardesio. Il link è: https://giorgiofornoni.com/index.php/la-mia-valle/olpretdiba.

Chiesa parrocchiale di Bani.

Altre escursioni in zona: Soltanto tre chilometri di una panoramica stradina dividono Bani da Novazza, piccola frazione del Comune di Valgoglio. Se vi interessa, in questo blog trovate una escursione che parte da questo borgo per raggiungere il Rifugio Gianpace, nella incontaminata Val Sanguigno. Il link di collegamento è il seguente:
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/08/da-novazza-al-rifugio-gianpace-porta.html
Cartografia: Il sentiero di salita a Cima di Bani non è indicato nelle principali mappe escursionistiche cartacee e nemmeno si trovano indicazioni degne di nota nelle principali app dedicate al trekking. Riporto quindi lo screenshot della mia escursione estratta da Outdoor active. La durata segnalata non è indicativa.







martedì 11 ottobre 2022

Un anello tra Piazzolo, Ave di Ardesio e gli splendidi pascoli di Colle Palazzo.

Un'interessante escursione che unisce due contrade che nascondono veri e propri gioielli di arte rustica minore, fittissimi boschi ricchi di funghi e fioriture, ed i meravigliosi  pascoli di Colle Palazzo.

Colle Palazzo e Cima Timogno.

L'itinerario proposto parte da Piazzolo (783 m), piccola frazione del Comune di Ardesio (nelle note tecniche le informazioni per arrivarci).  Dal parcheggio posto all'inizio del paese parte una stradina cementata (segnavia CAI n. 312) con una pendenza iniziale quasi repulsiva. Il faticoso strappo a freddo dura circa quindici minuti, fino a costeggiare due cascine ben ristrutturate da cui si gode una bella vista sul fondovalle. 

La prima baita che si incontra salendo da Piazzolo verso Ave.

Da qui la traccia spiana, per poi scendere dolcemente fino al letto del torrente Rino, che ci farà compagnia a lungo in questa escursione. Lo si attraversa su un ponticello, successivamente al quale il cemento lascia il posto ad un acciotolato, che riprende a salire con buona pendenza. Dopo mezz'ora di cammino la strada, percorribile da fuoristrada e piccoli mezzi agricoli, diventa sterrata. Il cemento ricompare nei tratti più ripidi e sui tornanti. Subito dopo una santella si incontra un bivio, dove si prosegue tenendo la sinistra.

Ingresso ad Ave.

Dopo quasi un'ora, si arriva ad una fontana che funge anche da abbeveratoio. Qui il sentiero CAI n. 312 volta a sinistra, in direzione della sella di Vodala. Noi prendiamo a destra e, in breve, una pista pianeggiante ci porta alle prime case di Ave (1099 m), poste su una selletta da dove si gode un suggestivo panorama sulla splendida mole del Monte Secco. 

Il "centro" di Ave. Sullo sfondo compare il monte Secco.

Il borgo di Ave è composto da una ventina di case in pietra viva, per la gran parte ben ristrutturate. Caratteristici porticati e suggestivi balconi in legno testimoniano il rinnovato interesse per questo borgo che, fino agli anni '50 del secolo scorso, contava un centinaio di abitanti ed un edificio scolastico. Ora sono rimaste solo tre persone a viverci tutto l'anno.  La piccola frazione è completata da una chiesetta, risalente al diciottesimo secolo. 

Chiesetta e campanile di Ave.

L'escursione prosegue attraversando tutto il borgo e procedendo sul sentiero che unisce le ultime case ad un bel bosco di latifoglie. La traccia continua con leggeri saliscendi e, in cinque minuti, si arriva ad una cascina ben tenuta dove la traccia scende al torrente Rino, che raggiungiamo in dieci minuti dalla chiesetta di Ave. Non si attraversa il torrente ma, effettuando una inversione ad U, si percorre il sentierino che ne costeggia il corso e ritorna verso valle. Con il torrente che gorgoglia alla nostra sinistra, in pochi minuti arriviamo ad un guado che ci consente di passare sull'altra riva dove, finalmente, troviamo una freccia in legno che ci indica la direzione per salire a Colle Palazzo.

La prima delle quattro frecce indicatrici per Colle Palazzo.

Bastano tre minuti per arrivare ad un altro guado, dove un'altra freccia indicatrice (sulla destra) ci indica di raggiungere l'altra sponda. La risaliamo con un po' di difficoltà, a causa della pendenza del terreno sdrucciolevole, per sbucare su un pascolo ed individuare subito una terza segnalazione. La direzione di questa freccia ci impone di entrare nel bosco attraversando in linea retta il pascolo. Appena giunti sotto gli alberi, si individua un'ultima freccia che evidenzia una traccia che sale a destra con buona pendenza. 

Ave, dal sentiero di salita a Colle Palazzo.

Siamo sul sentiero che ci condurrà a Colle Palazzo, inizialmente con una serie di ripide serpentine tra la fitta vegetazione. Non troveremo più frecce in legno ma, qualche sbiadito segnale bianco-verde dipinto sulle cortecce ci conferma di essere su un sentiero segnalato che, dopo aver spianato per un breve tratto, risale di nuovo con decisione in mezzo al bosco con molte meno serpentine rispetto al precedente tratto. La salita dura circa tre quarti d'ora, fino a quando il bosco si dirada lasciando filtrare occhiate di sole e un prato in pendenza, oltre il quale si palesano le prime cascine di Colle Palazzo (circa 1300 m di quota).

Foliage dei boschi di Colle Palazzo e il monte Secco.

Percorrendo la sterrata che fiancheggia le cascine si intuisce perchè Colle Palazzo sia uno degli ambienti montani più bucolici e suggestivi delle Orobie. Affacciato sulla Valzurio, si compone di amplissimi pascoli punteggiati da cascine e circondati da splendidi boschi di faggi e di conifere. Come se non bastasse, il panorama si completa con la mole del monte Redondo a nord-ovest ed il Vodala, con la Cima Timogno a nord.

Colle Palazzo e monte Redondo.

Proseguendo sulla sterrata, bastano pochi metri per ritrovare il segnavia biancorosso del CAI, che ci informa che stiamo percorrendo il sentiero n. 311, recentemente realizzato per completare l'anello del sentiero delle Orobie Orientali. Da qui lo seguiremo per un lungo tratto. In breve si giunge ad una  suggestiva baita, denominata Penzana dol Zanarì (1312 m-due ore circa dalla partenza). 

 La Penzana dol Zanari, a Colle Palazzo.

Dalla baita proseguiamo sulla sterrata per circa un centinaio di metri e, poco prima di uno stagno,  una evidente deviazione a destra del CAI 311 ci indica la corretta direzione per scendere ad Ardesio. La imbocchiamo per salire in dolce pendenza in un arioso bosco di conifere che scende dalle pendici di Cima Ba. Tra gli alberi la traccia effettua poi una serie di saliscendi a mezza costa che, in un quarto d'ora dal bivio, ci porta a prendere a destra una traccia che scende nel fitto del bosco.

Panoramica sui pascoli di Colle Palazzo.

La discesa si fa via via più ripida man mano che si scende. Il sottobosco è ricco di funghi e la traccia è ben segnalata anche se i bolli biancorossi potrebbero essere più numerosi. Per questo si consiglia di non distrarsi e di tenerli sempre d'occhio. A quota 950 m circa si incrociano alcuni sentieri, i cui bivi potrebbero creare qualche difficoltà. Senza farsi tentare dalle deviazioni, si segue sempre il segnavia biancorosso che, dopo aver brevemente costeggiato il letto di un rio spesso in secca, sbuca sulla strada cementata già percorsa all'inizio dell'escursione (circa 830 m. di quota-poco più di un'ora di discesa dall'indicazione CAI per Ardesio).

In discesa, poco prima di arrivare a Piazzolo.

Si scende calpestando il cemento, ma solo per pochi passi, perchè il segnavia CAI ci indirizza su una pista a destra che, oltre ad ingentilire la discesa, consente di arrivare al borgo medioevale di Piazzolo, per scoprire che le case di questa contrada sono state costruite così vicine tra loro da lasciare solo lo spazio necessario per angusti vicoli che formano un caratteristico e suggestivo nucleo, stretto attorno alla chiesetta settecentesca dedicata a Santa Maria Maddalena. Usciti dalla contrada, bastano pochi passi per ritornare al parcheggio di partenza.

Il campanile di Piazzolo ed il monte Secco.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 06-10-2022 - sereno, con velature e leggere foschie in quota.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio pubblico di Piazzolo, frazione di Ardesio, che dista circa 40 km dal centro di Bergamo, percorribili in tre quarti d'ora d'auto.   Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Si superano la prima uscita e l'abitato di Ardesio, arrivando fino alla località Ponte Seghe dove si prende a destra via Leonardo da Vinci, che porta verso il centro di Ardesio. Superato il complesso scolastico ed il largo Alessandro Volta,  si individuano le indicazioni per Piazzolo, che si raggiunge percorrendo una stretta strada che sale fra i declivi per circa un chilometro. Poco prima della frazione si trova il parcheggio pubblico sulla sinistra, di fronte ad una decina di box di proprietà dei residenti di Piazzolo.

Campanula selvatica nei boschi che circondano la frazione di Ave.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: Oltre 600 metri di sola salita per un totale di circa nove chilometri. 
Durata: L'anello si completa in tre ore abbondanti, senza tener conto delle soste. 
Altre escursioni in zona: In questo blog trovate altre due escursioni che partono da Valcanale, altra frazione di Ardesio. I link di collegamento sono i seguenti:
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/la-magia-della-nebbia-nei-boschi-tra-i.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2020/06/un-panoramico-anello-nella-valle-dei.html

Zoom su gregge in località Candave.

Se invece siete rimasti ammaliati dall'ambiente naturale di Colle Palazzo, vi suggerisco un'altra escursione che lo raggiunge da Valzurio. Il link è: https://dislivellozero.blogspot.com/2018/06/lanello-della-valzuriouna-rara-armonia.html
Cartografia: L'anello non è indicato compiutamente sulle principali mappe in circolazione, in particolare nel tratto tra Ave e Colle Palazzo. Un'idea sufficientemente definita delle possibilità escursionistica della zona è data dalla nuova carta del Sentiero delle Orobie orientali, realizzata dal CAI di Bergamo, in scala 1:25.000.

Sul sentiero CAI 312, poco prima di arrivare ad Ave.




lunedì 3 ottobre 2022

Un'avventurosa escursione nella Selva d'Agnone, sopra Valgoglio.

La Selva d'Agnone, sopra Valgoglio, è percorsa da un dedalo di sentieri, sterrate, piste e strade forestali che spesso non sono nemmeno indicate nelle mappe o sulle carte escursionistiche. Ogni itinerario presenta quindi un pizzico di avventura in più. Come è successo a me, quando ho cercato di realizzare, all'interno di questa foresta, un anello di tre ore per circa cinquecento metri di dislivello.

Alla Baita bassa di Agnone.

La partenza è stata effettuata dal parcheggio a pagamento in località Becc (altitudine circa 1150 m). Nelle note tecniche descrivo il dettaglio per arrivarci e le altre informazioni utili. All'ingresso del parcheggio è posizionata una palina segnaletica che indica la direzione da prendere per percorrere il sentiero CAI n. 281. Restando sulla stradina asfaltata, ci si dirige in direzione di Masone.

Pascolo in località Bracc.

Al primo bivio si prende a sinistra. In leggera salita si arriva all'ingresso dell'altipiano di Selvadagnone, che ospita gruppi di abitazioni rurali ben ristrutturate, circondate da prati e pascoli dove stazionano greggi di pecore e mandrie di mucche, con cavalli ed asini. Nel minuscolo centro abitato che sorge nel bel mezzo dell'altipiano merita una visita il piccolo oratorio cinquecentesco di Sant'Antonio Abate (m. 1224 - circa 25 minuti dalla partenza).

Selvadagnone. Al centro, il piccolo abitato con l'oratorio di Sant'Antonio.

La traccia del CAI n. 281 continua in piano sulla stradina asfaltata. Dopo aver superato il principale gruppo di case, ci si trova di fronte ad un trivio. Abbandoniamo qui il segnavia CAI (che prosegue diritto, verso la zona dei laghi del Cardeto) e proseguiamo sul tornante che sale a sinistra, portandoci a godere di una bella visuale dall'alto della piana di Selvadagnone. 

La piana di Selvadagnone.

Si superano alcune baite ben ristrutturate, con eleganti tetti in ardesia e, dopo aver camminato per una quarantina di minuti dalla partenza, arriviamo al termine dell'asfalto. La pista, ora sterrata, sale in un bel bosco misto di latifoglie e conifere. Al primo bivio si segue il tornante destrorso, oltre il quale la traccia prosegue in falsopiano. Dopo una decina di minuti la vegetazione si dirada, lasciando intravvedere una bella visuale sul Monte Secco e sulle altre cime delle "dolomiti di Valcanale". 

Baita ristrutturata nella parte alta di Selvadagnone.

Si riprende a salire con più decisione in un bosco ora prevalentemente composto da conifere. Dopo un'ora dalla partenza si trovano, in rapida successione, due bivi. In entrambi i casi si tiene la sinistra, privilegiando la sterrata principale e trascurando le deviazioni che portano a destra. La pista diventa sempre più sconnessa e, ad un quarto d'ora dall'ultimo bivio, si traforma in sentiero.

Amanita muscaria nel sottobosco della Selva d'Agnone.

Il bosco diventa più fitto. Scompaiono le latifoglie e domina l'abete rosso. Si cominciano a vedere i segni delle tempeste di vento che, negli ultimi anni, hanno segnato pesantemente anche le abetaie dell'Alta Valle Seriana (la più recente si è avuta lo scorso febbraio). 

Panorami nei pressi della Baita Bassa d'Agnone.

I conseguenti lavori di abbattimento e di risistemazione hanno portato nella Selva squadre di boscaioli con i relativi mezzi meccanici. Anche la pista che si sta percorrendo viene utilizzata per questi scopi e le tracce ovviamente ne risentono. Si fa quindi un po' fatica a seguire il sentiero. Arrivati ad una radura che regala una bella vista sulle dolomiti della Valcanale seminascoste dalla cima di Bani, la traccia si perde nell'erba. 

Cima Bani e le "Dolomiti della Valcanale" dalla radura che precede il pascolo della Baita Bassa d'Agnone.

Senza perdere o guadagnare quota si attraversa lo spazio prativo per raggiungere il successivo boschetto di abeti, superato il quale si entra direttamente nel pascolo che precede la Baita Bassa di Agnone (1591 m - circa un'ora e quaranta minuti dalla partenza). Dalla baita il panorama è gradevole ed invita alla sosta. 

Silene dioica nel prato della Baita Bassa d'Agnone.

Per completare l'anello si prende una traccia non segnalata che parte a sinistra guardando la Baita. Il sentiero, con una serie di lievi saliscendi, attraversa a mezza costa una vallecola da cui discendono un paio di ruscelletti.  Rientrato nel bosco, ora ricco di latifoglie, prende a salire leggermente, fino ad una radura (venti minuti circa dalla Baita Bassa d'Agnone) da dove, voltandosi indietro, si individuano gli evidentissimi segni di distruzione causati dalle tempeste di vento.

Gli effetti delle tempeste di vento (in basso a destra).

In questo tratto il sentiero si perde nuovamente nell'erba. Si supera quindi la radura attraversandola in piano, per ritrovare la traccia giusto al rientro nel bosco che si attraversa pianeggiando sopra un sentiero ben battuto, solo a tratti seminascosto dalle foglie secche.  Dopo una decina di minuti si sbuca negli immediati pressi della baita dei fratelli Guana (1590 m circa), circondata da una vegetazione tipica dei roccoli, da cui si gode, in caso di buona visibilità, un colpo d'occhio veramente bello. 

Panorama dalla Baita dei fratelli Guana.

A nord-est lo sguardo individua il profilo del monte Ferrante e della Presolana, di fronte lo sguardo è attirato dalla mole del monte Redondo, ad ovest, sulle cime degli abeti, spunta la sagoma del monte Pradella. Dalla baita parte una sterrata gippabile, sulla quale ci incamminiamo. Usciti dal bosco si individua, alla nostra destra, il verde intenso della condotta forzata che raccoglie le acque del sistema idrico formato dai laghi Aviasco, Campelli, Sucotto, Cernello e Nero.

La baita dei fratelli Guana.

La sterrata, dopo una ventina di minuti dalla baita, raggiunge il bivio del sentiero CAI n. 228 che collega Valgoglio con la zona dei cinque laghi. Lo si imbocca in discesa, in direzione della località Bortolotti, tuffandoci in un fitto bosco misto dove si nota la presenza di numerosi grossi formicai sotto gli abeti. La discesa, a tratti ripida, dura circa tre quarti d'ora. Al suo termine si esce dalla foresta per sbucare davanti a due baite, oltre le quali si imbocca una stradina asfaltata che scende velocemente alla località Bortolotti. Da qui, in dieci minuti, si risale al parcheggio di partenza.

Località Bortolotti, dominata dalla cuspide del Pizzo Pradella.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 28-09-2022 - cielo coperto.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio in località Bracc, sopra Valgoglio che dista circa 47 km dal centro di Bergamo, percorribili in un'ora e dieci minuti d'auto.   Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Superato l'abitato di Ardesio si prosegue per un paio di chilometri fino ad imboccare il bivio che a sinistra porta a Valgoglio.  Arrivati in paese si supera l'abitato e si procede dritti seguendo le indicazioni per la località Bortolotti. Arrivati di fronte al bar ristoro 5 laghi, si sale a destra per raggiungere, 300 metri oltre, il parcheggio a pagamento posto in località Bracc.
Il parcheggio si paga: Il parcheggio in località Bracc, di proprietà comunale, è a pagamento da metà aprile a metà ottobre.  Occorre premunirsi di ticket gratta e sosta presso il Bar Centrale di Valgoglio, posto nella piazzetta accanto al Municipio.   Il costo giornaliero è di 5 (cinque) euro.  

Nei pascoli di Selvadagnone.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: Poco più di 500 metri di sola salita per un totale di circa nove chilometri. 
Durata: L'anello si completa in poco meno di tre ore di camminata, al netto delle soste. 
Luoghi di sosta e ristoro lungo il tracciato: In località Bortolotti è possibile mangiare al Ristoro 5 laghi Valle dell'Orso, che propone taglieri di salumi e formaggi, conserve di verdure, primi piatti di pasta fatta in casa, secondi di carne con polenta. Recapiti e maggiori informazioni sul loro sito: http://ristoro5laghi.com.

Poco sopra la Località Bortolotti.

Altre escursioni in zona: In questo blog trovate anche la descrizione di una escursione invernale effettuata nella Selva d'Agnone. Il link è il seguente:
- https://dislivellozero.blogspot.com/2019/02/con-o-senza-ciaspole-la-selva-dagnone-e.html. 
Cartografia: Come anticipato nel post, parecchie tracce che esplorano l'intricata Selva d'Agnone non sono indicate sulle mappe escursionistiche. Nelle mie escursioni utilizzo l'app di Outdooractive, in particolare per registrare tempi, dislivelli e distanze. Ma in questa ed altre occasioni mi è stata molto utile per cercare raccordi con altri sentieri e per evitare, sostanzialmente, di perdermi nelle mie affannose ricerche dell' "anello perfetto". La consiglio a tutti. 

L'escursione registrata su outdooractive, comprensiva di un errore di percorso.