domenica 23 ottobre 2022

Una splendida salita alla Cima di Bani, tra splendidi panorami e boschi colorati d'autunno.

Salire a Cima di Bani costa un po' di fatica, ma i bellissimi boschi sparsi sulle sue pendici ed il panorama che si ammira nell'ultimo tratto di cresta ripagano ampiamente il sudore speso. Senza contare le suggestioni storiche raccolte dal territorio attraversato durante l'escursione.

Il gruppo dell'Arera da Cima di Bani.

L'itinerario per raggiungere cima di Bani parte dall'omonimo, delizioso paesino di nemmeno cento abitanti, dominato dalla possente parete nord del Monte Secco. Il borgo ha anche una bella storia da raccontare, che ho cercato di sintetizzare nelle note tecniche in coda a questo post. Si parcheggia in via Varisco, sul retro del piccolo cimitero di Bani (1017 m sul livello del mare). Da qui si deve tornare indietro di pochi metri verso il primo incrocio, dove si trova la prima delle indicazioni che ci guideranno sin quasi a cima Bani.

Scorcio di Bani.

Si cammina sull'asfalto in direzione del nucleo abitativo, fino ad imboccare via Cantoni. Ci si addentra in un vicolo stretto fra le case in pietra viva, sbucando poco sopra la chiesa parrocchiale. Al primo bivio giriamo a destra, salendo lungo uno splendido acciotolato delimitato da muretti a secco e, inoltrandoci in un coloratissimo bosco misto che via via si infittisce, costeggiamo un torrente che scende direttamente dai pendii di cima di Bani.

Bani dal sentiero di salita.

Dopo un quarto d'ora di cammino si individua una roccia su cui è posizionata la segnaletica indicante il confine del Parco delle Orobie. Prendendo a destra, la traccia supera il letto del torrente e, confortati dalla presenza di un altra indicazione per Cima di Bani, si continua a salire fra le latifoglie, tra le quali si riconoscono anche frondosi e fruttiferi castagni. Al primo bivio si tiene la sinistra, così come al successivo, situato pochi metri prima di una presa d'acqua confinata dietro uno sportello metallico.

Parete nord del monte Secco dal sentiero di salita.

Al terzo bivio il solito segnavia ci invita a svoltare a destra, per percorrere una traccia che sale con ripide serpentine fino ad una piccola radura (circa quaranta minuti dal partenza), dove si gode una bella vista sui monti Secco e Fop. L'area è denominata: "RAL del Giosep".  I ral erano spazi dove i carbonai accumulavano il materiale vegetale che serviva a realizzare i "poiat", cumuli di terra e legna che si trasformavano lentamente in carbone vegetale. 

Cima Bani, semicoperta da una betulla, dal sentiero di salita.

Seguendo fedelmente le indicazioni verso Cima di Bani, si continua a salire a zig zag in un bosco con vegetazione sempre più variegata, che si dirada progressivamente permettendo viste sempre più spettacolari sulle dolomiti della Valcanale, fino ad arrivare ad un largo costolone erboso dove si cammina fra gli arbusti. Alla nostra destra si intravvedono, per la prima volta, le sagome dei Pizzi Redorta e Coca. La traccia, qui indicata da alcuni segni di colore blu, si rituffa in una piccola faggeta per sbucare, poco più avanti, di fronte alla Baita degli Amici (circa 1500 m di quota, un'ora e mezza dalla partenza, presenza di acqua potabile).

Baita degli Amici, a quota 1500 m.

Il sentiero prosegue a destra della capanna in legno, rientrando nella faggeta che, salendo, si trasforma rapidamente in un'abetaia. Dopo una ventina di minuti dalla baita, la vegetazione si dirada e gli abeti rossi vengono soppiantati da qualche larice e da folti arbusti di pino mugo. Un tratto ripido conduce fino ad un'alta croce metallica (1630 m - quasi due ore dalla partenza), da dove il panorama si allarga a vista d'occhio, sia verso la nostra meta (che resta sulla sinistra) che verso le cime più maestose delle Orobie (a destra).

La croce di quota 1630 ed il paese di Ardesio.

Dalla croce si cammina per un altro quarto d'ora, per giungere al largo filo di cresta che si affaccia sulla Valle del Goglio. Lo spettacolo è eccezionale. Di fronte si impone allo sguardo il Pizzo Salina, spostando lo sguardo a destra si notano immediamente la punta aguzza del Pizzo del Diavolo di Tenda e le imponenti moli di Redorta e Coca. 

Redorta e Coca dal crinale che guarda la Valle del Goglio.

Il primo novembre 1666, da questo versante e in seguito a giorni e giorni di piogge torrenziali, una imponente frana rovinò nel letto del torrente Goglio, provocando una esondazione che causò una settantina di vittime e distrusse Colarete, frazione di Gromo. Lungo il torrente Goglio erano posizionate 27 fucine che costituivano l'attività manifatturiera più importante dell'alta valle, capace di produrre fino a mille lame di spada al giorno. Dopo l'alluvione oltre il 30% della popolazione fu costretta ad emigrare, cercando lavoro altrove e imponendo l'inesorabile declino di questa attività.

La Val Sanguigno ed il Pizzo Salina dalla cima di Bani.

Manca veramente poco alla vetta. Girando a sinistra, il nostro sentiero si tuffa fra gli arbusti di pino mugo. La brezza di cresta li accarezza e diffonde un profumo che rinfresca e decongestiona le vie respiratorie, affaticate dalla salita. Cima di Bani (1784 m-qualcosa più di due ore e mezza dalla partenza) non è contrassegnata da cippi, croci od ometti di pietra. Siamo comunque sul punto più alto di un'affilata dorsale che procede in direzione dei monti Zanetti, Zulino e Campagano.

Valgoglio, la condotta, il monte Reseda ed il Pizzo del Diavolo da Cima di Bani.

Il panorama è sensazionale: volgendosi verso il borgo di Bani, impressiona l'imponenza rocciosa dei monti Secco e Fop e della Cima Valmora. La Valcanale si chiude con il Pizzo Arera, ma lo sguardo gira oltre, ad abbracciare il Monte Corte, il Pradella con il pizzo Salina e la selvaggia Val Sanguigno. E, ancora più oltre, si rivede il Pizzo del Diavolo e l'abbraccio tra la mole del Brunone con quella del Coca. Chiude il cerchio la vicina ed assolata mole del Vigna Soliva, mentre in lontananza sfuma la sagoma del Torena e i riconoscibilissimi profili del monte Ferrante e del massiccio della Presolana.

Spiazzi di Boario con i monti Avert, Benfit e Timogno.
Sullo sfondo spuntano Ferrante e Presolana 

Non resta che scendere, seguendo il medesimo itinerario, per scoprire che la luce del primo pomeriggio è diversa da quella della mattinata. In stagione, i colori dell'autunno aiutano a riconoscere le diverse tipologie boschive offerte dai declivi di cima di Bani e rendono appassionante anche una discesa effettuata sugli stessi passi della salita. Dalla vetta si rientra in paese in poco più di un'ora e mezza.

Un ultimo sguardo alle dolomiti della Valcanale.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 19-10-2022 - cielo sereno, visibilità ottima.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio pubblico a servizio del cimitero di Bani, frazione di Ardesio, che dista circa 43 km dal centro di Bergamo, percorribili in poco più di tre quarti d'ora d'automobile.   Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Superato l'abitato di  Ardesio, in località Ponte Seghe, si gira a sinistra in direzione di Valcanale. Si attraversano le piccole località di Rizzoli e Albareti e, dopo circa 4 chilometri dal bivio, si svolta decisamente a destra in direzione di Bani. Una stretta strada, dotata di piazzole atte a consentire il transito incrociato di due auto, sale, in meno di due chilometri, al punto di partenza dell'escursione.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: Oltre 750 metri di sola salita per un totale, fra andata e ritorno, di oltre sei chilometri. 
Durata: La salita può impegnare dalle 2 ore e mezza alle 3 ore. La discesa poco più di un'ora e mezzo. 

Monte Secco e Cima del Fop.

Ol pret di Bà: La comunità di Bani è particolarmente legata al ricordo di Don Francesco Brignoli, che fu suo parroco per oltre quarant'anni (dal dicembre 1890 fino alla morte, avvenuta  in estrema povertà il 2 gennaio 1934). I valligiani lo chiamavano Ol pret di Bà, o anche "il prete santo", per la sua straordinaria umanità e per l'innata generosità nel distribuire ai poveri le donazioni che arrivavano alla sua parrocchia. Si arrivò a parlare anche di miracoli e della sua capacità di vedere le cose prima che accadessero. Su questo la Chiesa prendeva le distanze, ma per la gente comune non c'erano dubbi. Ne parlarono anche i giornali dell'epoca con il risultato di aumentarne la fama, i pellegrinaggi e le conseguenti donazioni che Don Brignoli destinava integralmente ad opere di carità ed anche di bene pubblico. Fu grazie a lui che Bani ebbe l'energia elettrica e l'acqua potabile. Al suo funerale, in un freddissimo giorno d'inverno, con strade coperte da un metro di neve, migliaia di persone seguirono la sua bara fino al piccolo cimitero della frazione. Bani lo ricorda tuttora con un piccolo museo che si trova di fronte alla chiesa parrocchiale. Per approfondire la figura del pret di Bà, suggerisco la lettura di un articolo redatto da Giorgio Fornoni, apprezzato giornalista nativo di Ardesio. Il link è: https://giorgiofornoni.com/index.php/la-mia-valle/olpretdiba.

Chiesa parrocchiale di Bani.

Altre escursioni in zona: Soltanto tre chilometri di una panoramica stradina dividono Bani da Novazza, piccola frazione del Comune di Valgoglio. Se vi interessa, in questo blog trovate una escursione che parte da questo borgo per raggiungere il Rifugio Gianpace, nella incontaminata Val Sanguigno. Il link di collegamento è il seguente:
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/08/da-novazza-al-rifugio-gianpace-porta.html
Cartografia: Il sentiero di salita a Cima di Bani non è indicato nelle principali mappe escursionistiche cartacee e nemmeno si trovano indicazioni degne di nota nelle principali app dedicate al trekking. Riporto quindi lo screenshot della mia escursione estratta da Outdoor active. La durata segnalata non è indicativa.







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