domenica 22 maggio 2022

Un anello tra le montagne della Val del Riso, tra pascoli in fiore, bivacchi e baite, al cospetto dei monti Alben e Grem.

Una escursione di nove chilometri alla scoperta dei bivacchi Telini e Mistri, dei pascoli del Grem e delle aree minerarie della Val del Riso, contornati da splendidi panorami e multicolori fioriture. 

Verso la Baita Alta di Grem. Sullo sfondo il monte Alben.

La partenza di questo itinerario avviene dall'Alpe Grina (1115 m-nelle note tecniche le indicazioni per arrivarci).  Accanto ad un tabellone in legno, realizzato dal CAI di Leffe ed indicante i sentieri della zona, si trova la palina verticale che indica la direzione e le tempistiche dei sentieri CAI n. 263 e 260 che hanno un tratto in comune per circa un quarto d'ora di cammino

Ranuncolo erba tora sul sentiero di salita.

Si sale quindi ad una pozza per l'abbeverata (Pozza del Fornas, 1163 m) e si raggiunge il bivio sopra citato, dove seguiamo le indicazioni del sentiero n. 263, che ci accompagnerà sino al bivacco Mistri. Già in questo primo tratto il Monte Alben si impone come protagonista, con le sue ripide guglie che incombono maestosamente sulla testata della Val del Riso.

L'ex miniera di calamina, vista dal sentiero di salita CAI n. 263.

Continuando a salire si arriva ad un altro bivio, dove si trascura la traccia in piano verso il Fontanì di Osei, e si prende a sinistra restando sempre sul 263.  Nei tratti liberi dai boschetti di conifere, si intravedono sulla sinistra il costolone erboso che sale al monte Grem e la ex-miniera di calamina che attraverseremo più tardi, in fase di discesa.  

La radura di Forcella Alta.

Si arriva quindi alla bella radura della Forcella Alta (1440 m-meno di un'ora dalla partenza), superata la quale si intravede l'erto strappo che ci porterà sulla porta del bivacco Telini (1647 m).  Sono tre quarti d'ora di salita faticosa, che sarà ricompensata dal panorama che, oltre all'onnipresente Alben, si allargherà anche alla cima del Grem. 

Il bivacco Telini.

Dalla madonnina che protegge il bivacco si prosegue sul crestone che porta alla piatta cima della Preda Balaranda (1653 m) da dove si perde un po' di quota fino ad un colletto, prima di risalire, in poco meno di un'ora dal Telini, al già visibile bivacco Mistri.  In stagione, questo tratto offre l'opportunità di ammirare diverse specie floreali. 

Cinquefoglia di Cranz nella valle che sale al bivacco Mistri.

Dai pressi del bivacco Mistri (1780 m-punto più alto del percorso) il panorama si apre sulla Cima Foppazzi, sul Monte Golla e sul Pulpito.  Si inizia a scendere, prendendo la traccia del sentiero CAI n. 223, che costeggia il piccolo edificio e si dirige, percorrendo il versante parallelo ed opposto a quello di salita, in direzione della Baita Alta di Grem (1631 m-poco più di venti minuti dal Mistri), poco sopra la quale si costeggiano due pozze per l'abbeverata e splendidi pascoli in fiore. 

Il bivacco Mistri dal sentiero CAI n. 223.

Arrivati alla Baita Alta si continua sulla traccia che attraversa un prato, mentre sulla sinistra scende una stradina cementata che intersecheremo più avanti.  Si continua a scendere e, prima di arrivare a intravvedere la Baita di Mezzo del Grem (1457 m) si raggiunge un trivio posto negli immediati pressi della stradina cementata.  Qui si abbandona il sentiero CAI n. 223 (che si dirige al Colle di Zambla) e si scende diritti seguendo la traccia CAI n. 239, in direzione del Rifugio Alpe Grem. 

La Baita di Mezzo del Grem. Sullo sfondo compare l'Arera.

Seguendo i segnavia biancorossi dipinti su pilastrini di roccia piantati nel terreno si supera una bella pozza con prevegevole vista sull'immancabile Alben.  Sulla destra si intravede la Baita di Mezzo del Grem, che non raggiungeremo, ed il massiccio dell'Arera.  Si continua a scendere diritti fino ad incrociare di nuovo la stradetta di servizio alle diverse baite del Grem.  Il segnavia del CAI disegnato sul cemento ci invita a calpestarlo per un breve tratto, portandoci su una sterrata che svolta decisamente a sinistra raggiungendo gli edifici delle ex miniere di calamina (qualcosa più di mezz'ora dalla Baita Alta di Grem). 

Poco dopo il bivio tra i sentieri 223 e 239.

Le miniere di Gorno era conosciute e sfruttate già in epoca romana.  Qui venivano portati i "damnatio ad metalla": schiavi, martiri cistiani e prigionieri di guerra condannati a vita a scavare nelle miniere.  Si estraeva zinco, blenda e calamina. L'attività è proseguita probabilmente anche nel Medioevo.  Sicuramente riprese vigore durante la Repubblica Veneta fino ad arrivare al completo sviluppo dell'area nel diciannovesimo secolo.  Seguì un lungo periodo di alti e bassi, fino al termine dell'attività estrattiva, avvenuto all'inizio degli anni '80 del secolo scorso.

La Baita Bassa del Grem.

Superati i vecchi edifici della miniera, si seguono le serpentine della strada sterrata di servizio costruita fra gli scarti minerali provocati dall'attività estrattiva, fino a raggiungere un bivio dove a destra è segnalata e visibile la Baita Bassa di Grem (1225 m).  Prendiamo a sinistra, in direzione del Rifugio Alpe Grem.  Dopo pochi passi lo sterrato diventa asfalto (venti minuti dalla miniera).  Il sentiero CAI n. 239 scende in pochi minuti al rifugio.  Per chiudere l'anello bisogna invece continuare in piano sulla strada asfaltata per quasi due chilometri (venti-venticinque minuti) fino a ritrovare il punto di partenza dell'Alpe Grina.

Anemone a fiori di Narciso. Pascoli del Grem.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 20-05-2022 - tempo bello.
Punto di partenza: Località Alpe Grina, in Comune di Gorno.  Dopo aver percorso la statale della Val Seriana, poco prima di Ponte Nossa si gira a sinistra sulla provinciale n. 46 che sale al Colle di Zambla.  Dopo circa tre km si entra nel centro di Gorno e si prende a salire seguendo le indicazioni per le aree minerarie e gli alpeggi Grina, Grem e Golla.  Si superano i borghi di San Giovanni, Cavagnoli e Peroli fino ad arrivare, dopo aver percorso circa cinque km, al tabellone in legno del punto di partenza.  Da Bergamo sono circa 36 chilometri, percorribili in tre quarti d'ora.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 700 metri di sola salita. L'anello è lungo nove chilometri.  
Durata: Per percorrere l'itinerario descritto servono circa quattro ore e mezza, al netto delle soste.

Baita sotto le pendici della Pedra Balaranda.

Le miniere di Gorno: il lavoro del minatore è un'attività molto dura.  Nel passato lo era ancora di più, e non coinvolgeva solo gli uomini adulti.  Fino agli anni '20 del secolo scorso nelle miniere lavoravano anche i ragazzini, addetti al trasferimento del minerale dal buio delle gallerie fino alla base dei cumuli dove veniva operata la cernita.  Per il trasporto, i piccoli  minatori utilizzavano paioli, gerle o piccoli carrelli da spinta. La cernita era invece opera delle donne, chiamate taissine (da taissare: separare, dividere), che selezionavano il minerale manualmente o per mezzo di badili e martelli.  Per chi volesse approfondire l'argomento, consiglio di visionare i seguenti siti:  https://www.ecomuseominieredigorno.it e  http://www.taissine.it.

Incrocio di sentieri poco sopra il bivacco Mistri.

Altre escursioni in zona: In questo blog trovate un'altra escursione effettuata nella vicina Val Dossana.  Trovate la descrizione dell'itinerario, a questo link: - https://dislivellozero.blogspot.com/2018/04/un-tuffo-nella-val-dossana-dove-sgorga.html
Cartografia: Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 05. 

L'itinerario evidenziato sulla carta turistica-escursionistica della
Provincia di Bergamo, 
Tavola n. 05. Si ringrazia per la concessione.









venerdì 13 maggio 2022

Da Costa Serina un'anello che raggiunge la cima del monte Suchello, prima sentinella dell'Alben.

Nei dintorni del monte Alben si trovano angoli selvaggi e solitari, poco battuti e ricchi di sorprese botaniche.   Nei pressi di Costa Serina parte questo anello che, dopo aver raggiunto la cima del monte Suchello, esplora il suo impervio versante nord, ricoperto da splendide faggete e sorprendenti fioriture.

L'Alben dai prati confinanti con il passo di Barbata.

La partenza dell'itinerario avviene dal piccolo santuario della Madonna della Neve (circa 900 m di quota), posizionato sulla strada che unisce l'altipiano di Selvino al Comune di Serina.  Dopo aver parcheggiato l'auto dietro l'edificio religioso, si attraversa la strada provinciale.   Dall'altra parte, una palina segnaletica del CAI indica la direzione da seguire per salire al Monte Suchello.   E' l'inizio del sentiero CAI n. 519A anche se spesso incontreremo segnaletiche che indicano soltanto il n. 519.

La traccia che sale nel bosco.

Si superano alcuni gradini e si entra in un boschetto.   Con leggera salita, in un quarto d'ora si raggiunge la bella radura delle Stalle d'Aral (circa 1000 m) dove calpestiamo un sentiero costeggiato da muretti a secco, prima di affrontare una breve cementata che ci porta fino alla cascina più alta.   Si supera anche questo edificio ed una pozza per l'abbeverata, per poi entrare in un bel bosco di latifoglie, dove la traccia inizia a salire con maggiore decisione.

Pozza e cascina più alta delle Stalle d'Aral.

Il sentiero è largo, ben tracciato e segnalato, alterna brevi tratti in falsopiano a strappi più decisi.   Al primo bivio troviamo una lapide commemorativa.   La traccia tiene la destra e continua a salire.  Si guadagna rapidamente quota con una serie di tornanti, fino a raggiungere, dopo un'ora e mezzo di cammino dalla partenza, un baitello denominato "Baitèl del Gustì" (1435 m).  

Primula odoosa.

Poco sopra si incontra un'altra pozza e si riprende a salire nel bosco.   Ad un bivio si trascura la traccia che prosegue diritto, continuando a salire a sinistra, fino ad arrivare ad un colletto (1510 m circa) dove si sta completando la costruzione di un rifugio da parte degli Amici della Montagna di Costa Serina. La vetta del Suchello è ormai a portata di mano.  Seguendo le indicazioni CAI, si sale ancora per pochi metri, individuando la croce metallica (1541 m-quasi due ore dalla partenza), dalla quale si gode un amplissimo panorama sull'altipiano di Selvino ed Aviatico, sulla Valle Serina e sulle guglie del Monte Alben.  

Croce di vetta del monte Suchello.

Tornati al colletto del rifugio in costruzione, si prende il sentiero n. 519 in direzione Baita Sedernel-Monte Alben.  Si affronta una discesa, a tratti ripida, con qualche traverso un po' esposto ed una serie di serpentine che calano velocemente tra il fitto degli alberi. Tra le rocce e nel sottobosco del severo versante nord del Suchello, la flora è ricca e variegata.   In stagione, la possibilità di fotografare l'endemica primula albenensis aggrappata alle guglie del monte vale da sola la fatica di questa escursione.

Primula dell'Alben fiorita sul versante nord del monte Suchello.

Si raggiunge un primo roccolo che si costeggia stando sulla sinistra.   Percorriamo poi un tratto che alterna falsopiano e leggera salita, regalando belle viste sulle rupi del Suchello.  Superata una pozza realizzata per far abbeverare gli animali selvatici della zona, si giunge ad un secondo roccolo, la cui proprietà occupa una vasta area.  Siamo nei pressi del boscoso passo di Barbata (1312 m) che si raggiunge poco oltre, dove si individua una palina segnaletica che ci conferma di aver percorso il sentiero n. 519 e dove, proseguendo diritto, si percorrebbe il sentiero CAI n. 525 per salire sulla cima dell'Alben.   Dalla vetta del Suchello abbiamo camminato per quasi un'ora.

Il primo roccolo che sin incontra scendendo verso il passo di Barbata.

Fatti due passi a sinistra della palina segnaletica, troviamo una freccia in legno che indica il sentiero n. 519B che scende nella Valle del Ferro. E' il percorso che ci consente di chiudere l'anello e ritornare al parcheggio iniziale.  Un breve tratto in piano ci conduce all'inizio della ripida discesa dove ci inoltriamo in una splendida faggeta, profondamente incassata fra alti torrioni di roccia che la rendono ancora più suggestiva. 

La parte bassa della Valle del Ferro.

Più in basso il bosco si dirada.   Incontriamo un paio di bivi dove si procede sempre diritti.   Nella parte finale il bosco si ricompatta, fino ad incontrare alcune baite dove la traccia si spiana.   Dopo un tratto in falsopiano, si arriva, in circa in un'ora dal passo di Barbata, sulla strada provinciale n. 31. Deviando a sinistra, la si risale per pochi minuti, fino al parcheggio del piccolo santuario della Madonna della Neve.

Roccolo nei pressi del passo di Barbata.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 11-05-2022 - soleggiato, con velature e leggere foschie in quota.
Punto di partenza: Parcheggio (6 posti auto) sul retro del Santuario della Madonna della Neve, sulla strada provinciale n. 31, a sette chilometri da Selvino.   L'edificio religioso, detto anche chiesa della Forcella di Nespello, è posizionato su un trivio che, proveniendo dall'altipiano di Selvino e Aviatico, a destra porterebbe a Serina, a sinistra scende verso Costa Serina.  Da Bergamo sono circa 22 chilometri, percorribili in una quarantina di minuti.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 650 metri di sola salita. L'anello è lungo sette chilometri e mezzo.  
Durata: Per percorrere l'itinerario descritto servono circa quattro ore, al netto delle soste.

Il monte Alben scendendo dal versante nord del monte Suchello.

La primula del monte Alben (primula albenensis): Questo fiore è stato riconosciuto come specie endemica soltanto nel 1993, da E. Banfi e F. Ferlinghetti.   Cresce solamente nelle spaccature della roccia delle zone che circondano il Monte Alben, caratterizzate da un substrato altamente basico.   E' strettamente endemica delle Orobie dove, oltre all'areale dell'Alben, è stata ritrovata soltanto nella selvaggia Valle d'Ancogno, nel territorio comunale di Valtorta.  Fiorisce da aprile a giugno. Ovviamente, è una specie protetta.

Primula albenensis.

Altre escursioni in zona: La vetta del Monte Suchello può essere raggiunta anche da Aviatico. Trovate la descrizione dell'itinerario in questo blog, a questo link:
- https://dislivellozero.blogspot.com/2018/05/da-aviatico-al-monte-suchello-il.html
La primula albenensis fiorisce anche sul vicino Monte Secretondo. Per salirci, trovate un itinerario qui: 
https://dislivellozero.blogspot.com/2018/10/i-tesori-del-monte-secretondo.html
Cartografia: Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 05. 

L'itinerario evidenziato sulla carta turistica-escursionistica della
Provincia di Bergamo, 
Tavola n. 05. Si ringrazia per la concessione.





domenica 1 maggio 2022

Alla scoperta del versante nord del monte Misma, percorrendo un anello che parte da Albino.

Sono numerosi i sentieri per raggiungere il dolce panettone del monte Misma. L'anello che parte da Albino è tra i più lunghi e con un sensibile dislivello.   Attraversa i fitti boschi della Valle del Lujo, percorre gran parte della larga cresta del Misma e si chiude agganciandosi ad un tracciato un po' impegnativo, con begli scorci panoramici sulla Media Valle Seriana.  

Roccolo nei pressi di Stalla Cura.

L'itinerario proposto prende inizio dal piccolo parcheggio all'inizio di via Monte Cura, ad Albino (335 m-nelle note tecniche il dettaglio per arrivarci).     All'inizio della via è posizionata la palina segnaletica che evidenzia il numero 511 del sentiero che andremo a percorrere per un lungo tratto.   Al primo bivio proseguiamo diritti e, sempre su asfalto, percorriamo via Monte Cura, superiamo l'ingresso dell'omonimo agriturismo e raggiungiamo la località Dosso (410 m), dove ci aspetta un trivio con segnaletiche non molto chiare. 

I prati della località Dosso.

A dispetto della relativa indicazione, il sentiero CAI n. 511 segue la traccia che indica "i luoghi della Beata Morosini".   Proseguendo invece diritto si arriva, dopo cinque minuti di cammino dal trivio, ad un piazzale erboso dedicato a Don Serafino Poli dove, salendo a destra su gradini di legno che costeggiano una via crucis, si arriva a riprendere il sentiero 511 che, dopo pochi passi, transita accanto alla cappelletta commemorativa (circa 500 m) che ricorda il luogo dell'assassinio di Pierina Morosini, proclamata beata dalla Chiesa Cattolica nel 1987.

Cappelletta della Beata Morosini.

La traccia supera la cappelletta e prosegue nel fitto castagneto che sicuramente offre molti frutti in stagione.   Dopo un tratto in leggerissima pendenza si cammina su una sterrata con fondo in cemento nelle parti più ripide, sino ad arrivare a due frecce segnaletiche (una nera con scritte in bianco, l'altra con scritte nere su legno naturale) che indicano la direzione da seguire.   Si sale quindi svoltando a destra.   Si costeggia la casa natale della Beata Morosini e, sempre seguendo le tracce biancorosse del CAI n. 511, ci rituffiamo nel bosco, alternando tratti in piano con ripidi strappi.  

Casa natale della Beata Morosini.

Superiamo una zona con pochi alberi, che ci offre finestre panoramiche sulla Valle del Lujo ed il monte Altino.  Si prosegue la salita nel bosco, fino ad arrivare ad una sterrata che ci porta alla località Fonteno (747 m-un'ora e un quarto dalla partenza) dove si trova l'unica fonte del versante nord del Misma.   Si trascura una indicazione che sale a destra per la cima del monte e si prosegue diritti, seguendo l'indicazione per le "vie del Misma". 

Dentaria minore nei boschi della Valle del Lujo.

Siamo sempre sul sentiero 511 e risaliamo un bosco ancor più fitto, dove la faggeta comincia a prevalere sul castagneto.   Alcuni tornanti ci aiutano a risalire di quota.   Si raggiunge la diroccata Cascina Corna (940 m circa) dove si gira decisamente a sinistra e la pendenza si addolcisce.   Si percorrono alcuni brevi saliscendi fino ad arrivare, dopo oltre due ore di cammino, al bivio che ci indica di voltare a destra, sul sentiero CAI n. 601, che porta sulla vetta del Misma.

Segnaletica CAI sulla cresta del monte Misma.

Abbandonato quindi il segnavia CAI n. 511 (che scende verso la chiesetta del Misma), si sale con buona pendenza guidati da una presenza ridondante di bolli indicatori di ogni colore.   Con una serie di strappi si esce finalmente dal bosco arrivando sulla cresta, di fronte ad un panorama che si amplia su tutta la pianura.   Si supera un grosso ometto di pietre e, in una quarantina di minuti dal bivio sottostante, si tocca la grande croce posizionata sulla cima (1160 m). 

Selvino, la Cornagera e il Pizzo dei Tre Signori dalla cima del Misma.

Negli immediati pressi, un'utilissima rosa dei venti aiuta a riconoscere le numerose vette che, in assenza di nebbia, foschia e velature, ci regala il panorama a 360°.   Ad ovest, dietro la Cornagera, il monte Rena e l'altipiano di Selvino, svettano Resegone, Grigne ed il Pizzo dei Tre Signori.   A nord si ammirano tutte le principali cime delle Orobie e del gruppo dell'Adamello.   Ad est la cupola del Guglielmo digrada su quella del monte Bronzone fino al piccolo monte Orfano.   Infine a sud, la pianura è delimitata dai crinali appennici.

Vedovelle dei prati, fotografate nei pressi della vetta del Misma.

Per chiudere l'anello, dalla croce si prosegue lungo la cresta, seguendo un sentiero non segnalato, ma comunque evidente, che si dirige verso un'antenna delle telecomunicazioni.   Dopo averla raggiunta, la traccia sale alla vicina croce di Sant'Antonio (1053 m), dietro la quale il sentiero precipita in un fitto bosco arrivando, in una decina di minuti, ad un bivio (940 m circa).   Non è dato sapere dove si arrivi proseguendo diritto, mentre a sinistra una freccia bianca indica "Pozza di Cura-Vie del Misma".  Si prende questo sentiero, di recente fattura, ricavato nel cuore del bosco, che in una decina di minuti scende fino ad una piccola sorgiva dove cambia di direzione e, in altri dieci minuti, porta finalmente ad incrociare il sentiero CAI n. 510 e, poco oltre, alla bella radura della Stalla Cura (863 m) dove una palina del CAI ci indica la direzione per tornare alla cappelletta della Beata Morosini.

Stalla Cura.

Con la sensazione che, se si fosse proseguiti diritti al bivio, si sarebbe raggiunta questa amena località in metà tempo, si raggiunge in breve il prato di un roccolo (850 m circa) da dove si ammira un bel panorama sulla media Val Seriana.   La traccia si perde nell'erba.  Il sentiero si trova a sinistra del roccolo, e passa accanto ad un gruppetto di alberi sulla cui corteccia si riconosce il segnavia biancorosso del CAI.   Il sentiero resta più alto del traliccio ad alta tensione, accanto al quale un vecchio bollo rosso può fuorviare gli escursionisti.

Alla sinistra del roccolo il gruppo di alberi dove il sentiero entra nel bosco.

Si seguono con attenzione i segni biancorossi che si trovano sui tronchi, ma anche sui sassi che punteggiano il terreno.   La traccia scende nel bosco perdendo un centinaio di metri di quota, fino ad arrivare in un tratto un po' esposto alla nostra sinistra, dove serve un po' di attenzione, soprattutto in caso di terreno umido o bagnato. 

Vista su Albino, Cornagera, Poieto e monte Rena.

In alcuni tratti il bosco lascia intravvedere alcuni lembi, particolarmente urbanizzati, della Val Seriana. Si continua a scendere lungamente e, a volte, con decisione.  Finalmente, dopo circa mezz'ora di discesa dal prato del roccolo (e trecento metri di dislivello più in basso) si intravede una cascina ben ristrutturata.   Se ne costeggia la proprietà fino ad arrivare ad uno sterrato che porta ad una carrareccia di servizio alle diverse cascine della zona.   Poco oltre una deviazione sulla sinistra sbuca nei pressi della cappelletta della Beata Morosini riportandoci sul tracciato già percorso all'andata.  Al parcheggino di via Monte Cura l'orologio ci indica che abbiamo impiegato quasi due ore a scendere dalla vetta del Misma.

Genziane di Koch nei pressi di Stalla Cura.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 28-04-2022 - nuvoloso in parziale dissolvimento, con velature e foschie in quota.
Punto di partenza: Piccolo parcheggio (4/5 posti auto) all'inizio di via Monte Cura, che si raggiunge dal piazzale della stazione di Albino prendendo la strada in direzione del Colle Gallo.   Superato il ponte, via Monte Cura è la prima strada a destra.   Da Bergamo sono 13 chilometri, percorribili in una ventina di minuti.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 850 metri di sola salita. L'anello è lungo circa 10,5 chilometri.  
Durata: Per percorrere l'itinerario descritto servono cinque ore, al netto delle soste.

Il boschetto nei pressi della croce di Sant'Antonio.

Altre escursioni in zona: In questo blog potete trovare altre tre escursioni che percorrono i diversi versanti del Monte Misma. I link di collegamento sono i seguenti:
https://dislivellozero.blogspot.com/2018/03/sulle-vie-del-misma-una-montagna-per.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2021/03/sulla-cima-del-monte-misma-con-un.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/01/da-santambrogio-alla-storica-chiesa-di.html
Cartografia: Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 08. 

L'itinerario evidenziato in nero sulla carta
turistica-escursionistica della Provincia di Bergamo,

Tavola n. 08. Si ringrazia per la concessione.