mercoledì 5 aprile 2023

Un'escursione ad anello che, dai Foppi di Gandellino, si immerge nei fitti boschi delle stalle di Ceto, raggiunge il panoramico sentiero del Cardeto e scende agli splendidi pascoli della Ripa di Gromo.

L'escursione realizza un anello abbastanza faticoso, che mette a confronto due aree naturalistiche con caratteristiche ben diverse fra loro. I fitti e disordinati boschi della salita si confrontano con i pascoli, i coltivi, l'ariosa abetaia e le suggestive architetture rurali della discesa che porta a Ripa Alta. 

Scendendo a Ripa Alta, con vista sulla nord del Monte Secco.

La partenza dell'itinerario si trova sulla strada comunale che conduce da Gromo San Marino ai Foppi di Gandellino (trovate altri dettagli nelle note tecniche in fondo al post).  Circa 500 metri prima di arrivare alla piccola contrada si individua, sulla destra, una palina segnaletica CAI che indica il sentiero n. 261, con direzione Laghi di Cardeto e Passo Portula. Sul lato opposto della carreggiata si trova uno spiazzo utile per il parcheggio di tre auto (860 m circa slm).

Cascina con muri a pietra non squadrata, lungo il percorso di salita.

La traccia risale una larga sterrata che si inoltra in un rado bosco ceduo. Al primo bivio si procede diritti, ignorando la deviazione a destra che porta ad una visibile cascina. Al bivio successivo ritroviamo il segnavia biancorosso del CAI che, unitamente ad una freccia gialla indicante il "sentiero del roccolo", ci invita a prendere la destra. Si costeggia una cascina con splendidi muri in pietra ed una suggestiva vista sul monte Redorta. La pendenza è decisa e, a mezz'ora dalla partenza (1065 m circa) si arriva ad un bivio dove la carrareccia volta a sinistra, mentre noi seguiamo le indicazioni biancorosse che proseguono diritto in un bel tratto di faggeta.

Primo sole sul Pizzo Redorta.

Ai due successivi bivi si tiene la sinistra, guadagnando rapidamente quota grazie anche ad alcune serpentine. Dopo quasi un'ora di camminata (1180 m circa) si incontra l'ennesimo bivio. Non si sale a sinistra ma si procede diritti, seguendo una freccia gialla del "sentiero del roccolo" ed una striscia biancorossa disegnata sulla corteccia di un albero. Con pendenza più dolce si attraversa la faggeta, in questo punto "contaminata" da giovani abeti rossi, e si superano due vallette solcate da altrettanti magri torrentelli.

Alle Stalle di Ceto. Sullo sfondo il Monte Segnale.

Non appena gli abeti si fanno più imponenti il bosco si dirada, anticipandoci la radura che ospita le Stalle di Ceto (1270 m- un'ora e un quarto dalla partenza). Siamo in un ottimo punto per godere una breve sosta sui numerosi tavoli all'aperto ed ammirare una bella vista sul fronteggiante monte Calvera, sulla boscosissima Val Sedornia e sulle creste delle cime Avert, Benfit e Timogno, aeree sentinelle degli spiazzi di Boario.

Il roccolo sopra le Stalle di Ceto.

Non trovando alcuna indicazione o bolli segnaletici, si supera la terrazza dei tavoli all'aperto, seguendo una traccia pianeggiante che entra in un boschetto per un centinaio di metri, fino ad intravvedere, poco sotto i nostri scarponi, una larga gippabile che sale dal fondovalle. La si percorre salendo a sinistra e, in pochi minuti, si perviene ad uno spiazzo che funge da parcheggio ad un imperioso ma molto degradato roccolo (1300 m circa). Girando attorno all'edificio, si scopre che le Stalle di Ceto sono poste proprio poco sotto il roccolo stesso. Sarebbe bastato apporre un piccolo segnale sulle scale delle Stalle per fornire la giusta direzione agli escursionisti.

Dal roccolo, controsole sulla Val Sedornia e le Stalle di Ceto.

Tornati al parcheggio, si segue la traccia che sale nel bosco, ritrovando il segnavia del CAI sulla corteccia di grosso abete. Con decisa pendenza, e cercando i bolli biancorossi che risultano essere molto parsimoniosi rispetto alle esigenze del tratto che stiamo percorrendo, puntiamo la sagoma di un edificio in ristrutturazione, che teniamo alla nostra sinistra e continuiamo a salire. Superando alcuni magri rii e trascuriamo una larga traccia che si intravvede poco più in basso del nostro sentiero. Arrivati all'altezza di una freccia del sentiero del Roccolo (direzionata verso il dirupato edificio che abbiamo già superato) si sale decisi a sinistra, rimanendo nella fitta vegetazione, che alterna porzioni di pura abetaia con tratti di disordinato bosco misto.

Dal fitto del bosco una finestra sul monte Torena.

A circa 1500 metri di quota (poco più di mezz'ora dalle Stalle di Ceto) si incontra un piccolo roccolo, dopo il quale la traccia si fa ancora più erta, salendo con decisione tra grandi faggi. Poco oltre il sentiero sembra proseguire diritto ma, grazie anche al tronco abbattuto di un albero posizionato a terra, si capisce che la traccia da seguire effettua una larga curva a destra, quasi un tornante. Più avanti, fortunatamente, le difficoltà di orientamento cessano al progressivo diradarsi del bosco. 

Cespuglio di erica carnicina sul sentiero di salita.

Il sentiero diventa evidente e ci si può finalmente distrarre ad ammirare la fioritura delle eriche, l'apparire di qualche betulla ed un panorama sempre più vasto che riguarda la Valle Grabiasca con il Pizzo Ceppo, la maestosa mole del Pizzo Redorta ed il circo di vette che circonda la conca del Barbellino. Manca poco al termine della salita. Il bivio che unisce il sentiero di salita (CAI n. 261) con quello di discesa (CAI n. 233) si presenta, seminascosto, a quota 1625 m (oltre due ore e mezza dalla partenza).

Poco prima del bivio, panoramica dell'Alta Valle, con le cime della Conca del Barbellino.

Chi ha ancora fiato e gambe potrebbe salire fino all'imbocco della suggestiva conca del Cardeto, un centinaio di metri di dislivello sopra il bivio, e magari effettuare l'anello che congiunge i suoi laghetti, contrassegnato dal sentiero CAI n. 233/A. Altrimenti, ci aspetta una bella discesa in direzione dei prati di Ripa Alta, che ritengo uno dei tratti di media montagna più panoramici e suggestivi dell'Alta Valle Seriana. 

Dal bivio di quota 1625 m spunta anche la Presolana.

Il tratto che scende fino alla radura della malga Nedulo (1475 m) offre infatti spettacolari viste a 180° sul tratto di sinistra dell'Asta del Serio. Il sentiero è largo ed evidente, delimitato da un'allegra fioritura di crocus bianchi e viola. Al termine della radura si entra in un'abetaia ariosa e ben tenuta. E' un bosco ordinato, funzionale da secoli alle esigenze dell'uomo, che vi ha ricavato energia per riscaldare le cascine ed alimentare i forni fusori delle miniere circostanti.

Famiglia di crocus ai lati del sentiero di discesa.

Dopo esserci dissetati alla sorgente del Nedulo si prosegue fino a raggiungere un bivio ben segnalato. A destra si proseguirebbe verso la Valgoglio. Noi scendiamo a sinistra, raggiungendo le prime cascine di Ripa Alta dopo un'oretta di placida discesa. 

La radura di Malga Nedulo.

Calpestando qualche tratto cementato, si entra in un nuovo mondo, fatto di coltivi, cascine ben ristrutturate e colorato di fiori affatto diversi da quelli incontrati nel percorso di salita. Di fronte a noi si impongono la possente parte nord del Monte Secco e le creste delle altre "dolomiti della Valcanale". Un tratto veramente suggestivo, che raggiunge in un quarto d'ora l'asfalto di via Monsignor Morstabilini, la via principale (e forse unica) dell'abitato di Ripa Alta (1060 m).

Cascina di Ripa Alta, sullo sfondo il Monte Calvera.

Qui abbandoniamo il sentiero CAI n. 231 e giriamo a sinistra, calpestando la strada e seguendo le indicazioni viola del "sentiero dei sapori". Lasciamo alla nostra destra la Chiesetta della Santissima Trinità e ci dirigiamo verso il piccolo insediamento pastorale di Maschere (1070 m) dove termina la strada ma non la traccia, che attraversa il borgo fino all'ultima cascina. Poco oltre, un segno viola sul muretto a secco ci fa imboccare una vecchia mulattiera che scende decisa nel bosco e raggiunge la piccola radura di Baita Manfrì. La si costeggia tenendo l'edificio sulla destra. 

A Maschere. Sullo sfondo i monti Calvera e Vigna Vaga.

Poco oltre si ritrova la segnaletica del "sentiero dei sapori", che ci fa perdere rapidamente quota con alcune serpentine fino a posarci su una larga sterrata, che prendiamo a destra per scendere costeggiando i boschi che limitano la località Roncaglia, dove recentemente alcune fototrappole hanno catturato le immagini di una coppia di lupi.

Baita Manfrì.

Proseguendo in leggera discesa si intravvede in basso il centro di Gandellino e, più avanti, anche le poche abitazioni della località Foppi. Si prosegue sullo sterrato, si supera un rivolo e, si effettua un ultimo tratto di discesa per raggiungere velocemente la strada comunale che termina ai Foppi. Si volta a sinistra e, in pochi minuti di saliscendi, si ritorna al piccolo slargo dove si è lasciata l'automobile. Per scendere abbiamo impiegato un paio d'ore.

Anemone bianco, a margini del bosco di Roncaglia.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 03-04-2023 - sereno, visibilità ottima.
Punto di partenza dell'escursione: La strada comunale che unisce Gromo San  Marino alla piccola contrada dei Foppi, nel Comune di Gandellino, dista 46 km dal centro di Bergamo, percorribili in un'ora. In Google Maps questo punto è denominato come località Casa Grande. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Si procede diritti, superando gli abitati di Ardesio, Gromo e Gandellino. Arrivati a Gromo San Marino e giunti all'altezza della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Nascente (facilmente riconoscibile per il suo bel porticato) si gira a sinistra imboccando via Bocchetta, a cui seguono via Casagrande e, quindi, via Foppi. Dopo circa un chilometro e mezzo dal bivio, si incontra sulla destra la palina segnaletica del sentiero CAI n. 261 da cui parte il presente itinerario.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 780 metri di dislivello per una lunghezza totale di circa nove chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intero anello sono necessarie dalle quattro ore e mezza alle cinque, escluse le soste.

Il Madonnino e il Passo di Portula poco oltre il bivio tra CAI 261 e CAI 233.

Testi e guide da consultare: Anche per realizzare questo itinerario ho tratto spunto dal bel volume scritto da Mirco Bonaccorsi dal titolo: Baite Valseriana, edizioni Villaseriane. Nel testo vengono presentate 130 baite distribuite sul territorio dell'Alta Val Seriana, indicando anche i percorsi più interessanti per visitarle. E' una pubblicazione realizzata nel 2008 e difficilmente reperibile nelle librerie. Nella rete bibliotecaria bergamasca è però facilmente prenotabile. 
A gennaio 2020 il Comune di Gandellino ha invece realizzato un'agile guida che descrive dieci sentieri, di difficoltà e dislivelli diversi, percorribili nel territorio di competenza comunale. La cartina è disponibile all'Ufficio Turistico, sito in Via IV Novembre 2 - tel. 0346/48495–int. 8. 

Il Pizzo Redorta e i pascoli della bassa Val Grabiasca.

Altre escursioni in zona: Nel territorio dei Comuni di Gromo e Gandellino sono possibili diverse escursioni. In questo blog trovate le seguenti proposte:
https://dislivellozero.blogspot.com/2021/10/dal-sentiero-delle-malghe-degli-spiazzi.html
https://dislivellozero.blogspot.com/2023/01/un-itinerario-nella-bassa-val-grabiasca.html
https://dislivellozero.blogspot.com/2023/03/un-insolito-anello-tra-gromo-colarete.html
Cartografia: L'escursione è facilmente individuabile sulla cartina del Sentiero delle Orobie orientali, pubblicata dalla Sezione CAI di Bergamo in scale 1:25.000. 

Fiori di tarassaco nei prati della Ripa di Gromo.




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