Da qualche mese è uscito un docufilm sulla figura di Ettore Castiglioni, grandissimo alpinista, inquieto e solitario, che trovò una nuova ragione di vita accompagnando, su aspri sentieri di montagna, centinaia di profughi ed ebrei in fuga dal guerra e dal regime fascista. Una pellicola da non perdere, che ripercorre la vita di Castiglioni fino alla sua morte, avvenuta in circostanze misteriose nel marzo 1944, al confine tra Italia e Svizzera, poco oltre il ghiacciaio del Forno. Il film si intitola: "Oltre il confine: la storia di Ettore Castiglioni"- regia di Andrea Azzetti e Federico Massa. Potete acquisire tutte le informazioni in merito sul sito ufficiale www.oltreilconfine.com o sulla omonima pagina di Facebook.
A soli 22 anni, in cordata con Celso Gilberti e Vittorio Bramani (l'inventore delle suole ViBram), Castiglioni conquista lo spigolo nord ovest della Presolana. Ma il suo approccio alla montagna è profondamente diverso rispetto all'alpinismo eroico e muscolare in voga negli anni trenta. Ettore preferisce conoscere ed esplorare. Per questo alterna arditissime vie nelle Dolomiti del Brenta alla pubblicazione di documentatissime guide alpinistiche, senza farsi mancare una spedizione nella remota Patagonia, prima che la seconda guerra mondiale lo costringa ad entrare nel corpo degli Alpini, dove assume il ruolo di istruttore presso la scuola militare alpina di Aosta.
Per Castiglioni, così come per moltissimi altri italiani, la chiave di volta è l'armistizio dell'8 settembre 1943, che lo spinge ad una precisa scelta di campo. Con alcuni commilitoni, raggiunge la malga dell'Alpe Berio (1.720 m) in Valpelline, facendone una base strategica per guidare i perseguitati politici e razziali sui sentieri che, in circa tre ore, conducevano al confine italo-svizzero. Grazie anche allo scambio di prodotti di contrabbando con le guardie di confine (gli svizzeri amavano molto le forme di fontina valdostana), Castiglioni contribuì a salvare un centinaio di ebrei perseguitati dalle leggi razziali fasciste e di antifascisti. tra cui anche Luigi Einaudi, il futuro primo Presidente della Repubblica Italiana.
Il contributo che Castiglioni ha dato alla Resistenza non è stato di tipo militare, ma sostanzialmente umanitario, di soccorso alle vittime del nazifascismo. In una pagina dei suoi diari ha scritto: “Dare la libertà alla gente, aiutarli a fuggire per me adesso è un motivo di vita.” Durante una delle tante operazioni per guidare i fuggiaschi oltre il confine, viene arrestato, incarcerato e poi rimpatriato, con la preclusione a rientrare in territorio elvetico.
Rientrato in Italia, passa alcuni giorni a Milano, devastata dai bombardamenti degli alleati, prima di recarsi in Alta Val Malenco, sembra su incarico segreto del Comitato di Liberazione Nazionale. Partito con gli sci dal Rifugio Porro, si reca al passo del Maloja dove, sotto falso nome, viene arrestato un'altra volta, privato degli scarponi e del suo abbigliamento pesante da sciatore e rinchiuso in un albergo,
Durante la notte Castiglioni evade nel più classico dei modi, calandosi dalla finestra con delle lenzuola annodate e rifugiandosi nel bosco, vestito soltanto di indumenti intimi e con le coperte avvolte intorno alle babbucce, L'alba del 12 marzo 1944 lo vede correre sulla neve per raggiungere, praticamente scalzo, il ghiacciaio del Forno e, successivamente, valicare il passo del Forno. Ma una tormenta lo stronca pochi passi dopo aver superato il confine italiano. Castiglioni muore assiderato, all'età di 36 anni, e viene ritrovato soltanto tre mesi dopo, il 5 giugno 1944, per essere tumulato a Chiesa di Val Malenco.
Altre informazioni:
Il Massiccio della Presolana in veste invernale. Foto di Giovanni Barbieri, che ringrazio per la concessione. |
Ettore Castiglioni |
La locandina del docu-film Oltre il confine. Si ringrazia il registra Andrea Azzetti per la gentile concessione delle foto pubblicate in questo post. |
Frame del docufilm Oltre il confine. Castiglioni aprì numerose vie nelle Dolomiti di Brenta. |
Frame tratto dal docufilm Oltre il Confine. Gli ultimi passi di Ettore Castiglioni. |
Altre informazioni:
I luoghi citati: L'Alpe Berio di Sotto, dove Ettore Castiglioni pose base per le operazioni di salvataggio di perseguitati per motivi politici e razziali si trova in Alta Valpelline, nel territorio del Comune di Ollomont (mezz'ora di macchina a nord di Aosta). L'Alpe Berio si raggiunge a piedi da Ollomont in un'ora e mezzo di camminata per circa 400 metri di dislivello. Dall'Alpe Berio è possibile percorrere il tracciato utilizzato da Castiglioni per portare i fuggiaschi in Svizzera, valicando la Fenetre Durand (2.803 m). L'escursione è molto impegnativa; bisogna programmarla con attenzione sia per la lunghezza che per il tracciato e per la carenza di rifugi nei pressi.
Il Passo del Forno (2.768 m), dove Castiglioni morì assiderato, divide la Val Malenco dalla Val Bona e dal ghiacciaio del Forno. Si raggiunge in circa 4 ore di duro cammino partendo dalla bellissima frazione di Chiareggio (1.612 m),
Altri suggerimenti: Oltre al bellissimo filmato citato in premessa, agli amanti della carta stampata suggerisco un libro che considero uno dei capolavori assoluti della narrativa di montagna. Sto parlando de "Il vuoto alle spalle. Storia di Ettore Castiglioni" scritto da Marco Albino Ferrari, edizioni Corbaccio. Con un certosino lavoro di archivio, Ferrari ripercorre nel dettaglio la vicenda di Castiglioni, descrivendo i luoghi dove si svolge in modo talmente preciso che leggendo, si ha la sensazione di essere fisicamente presenti ai fatti narrati, Da leggere, con attenzione e avidità.
Il Passo del Forno (2.768 m), dove Castiglioni morì assiderato, divide la Val Malenco dalla Val Bona e dal ghiacciaio del Forno. Si raggiunge in circa 4 ore di duro cammino partendo dalla bellissima frazione di Chiareggio (1.612 m),
La valle di Chiareggio rimane l'ultimo fotogramma impresso negli occhi di Castiglioni, prima di morire assiderato. Foto di Elisa di Blasi |
Nessun commento:
Posta un commento