Trevasco (496 m slm) è una minuscola frazione del Comune di Nembro, che conta meno di quaranta abitanti. Bisogna andarci apposta e lì termina la strada. I coltivi delle sue cascine riempiono una valletta praticamente isolata dal mondo, del quale si percepisce soltanto un fastidioso rumore di fondo provocato dalle auto che percorrono la provinciale della Val Seriana o la salita per Selvino. Da Trevasco il sentiero CAI n. 536 sale al valico che divide il territorio comunale di Nembro da quello di Albino, da cui si può conquistare la doppia cima del Monte Cereto.
L'anticima del Monte Cereto. |
La traccia parte da un viottolo gradinato che conduce al piccolo sagrato di una bella chiesetta, dove si trasforma in una mulattiera che prende subito quota sul paesino, regalando begli scorci sui profili delle Podone. Si entra in un bosco ceduo dove, in stagione, fioriscono numerosi ellebori. Il sentiero è ben segnalato e risale con decisione fino a giungere ad una piccola radura con capanno di caccia.
Primo sole sui profili delle Podone. |
Si continua a salire, percorrendo un tratto dalla vegetazione più diradata. Si incontrano un paio di bivi. In entrambi i casi si trascura il sentiero di destra, che rimane pianeggiante penetrando nella valletta che domina Trevasco, e si tiene invece la sinistra, raggiungendo altri capanni ed arrivando ad una di queste costruzioni, sulla cima della quale campeggia una curiosa torretta che lo rende più simile ad un bunker.
Ellebori nei boschi di Trevasco. |
Al successivo bivio si tiene la destra, salendo sulla larga cresta erbosa che fa da spartiacque tra la Val Brughera e la Valle dei Fichi. Il panorama si amplia, lasciando intravedere i tornanti della tortuosa strada che si arrampica verso Selvino. Dal lato opposto lo sguardo viene catturato dagli abitati di Nembro e Pradalunga, prima di allargarsi sulla pianura.
La cascina di quota 860 m, poco prima del valico. |
Arrivati a quota 860 si passa accanto a due cascine, la prima piccola ed incassata nel bosco, la seconda protetta da un semicerchio di rade betulle. Il tratto successivo ci regala un bel panorama sull'agglomerato di Selvino e sui contrafforti del Monte Purito. Trascuriamo una indicazione (cartello in ferro) che ci indica la direzione per Selvino e, dopo pochi passi, si raggiunge il valico (944 m - punto più alto del percorso).
Ol Mùt di dò ciape visto dal Pià de la Loèra. |
Siamo in località Pià della Lòera, si è camminato per circa un'ora e mezza ed è gradita una sosta per guardarsi un po' in giro. Sulla destra, antistanti al panettone del Misma, appaiono le due cime del Monte Cereto, che i locali chiamano anche "mùt di dò ciape" per evidenti affinità anatomiche. A sinistra si trova invece il largo crestone che sale alla vetta del Purito, mentre di fronte spiccano i ripetitori posti sulla cima del Monte Rena.
La Cornagera dalla cima del Monte Cereto. |
Salutiamo il segnavia CAI n. 536 e seguiamo ora il n. 515 (Monte Cereto-Albino) trascurando la traccia che sale sulla costa erbosa alla nostra destra. La segnaletica biancorossa ci ributta nel bosco, facendoci percorrere un tratto in leggero saliscendi, che resta a cavallo dei confini comunali di Nembro e Albino. In breve si raggiunge la cima più alta del Cereto (936 m), dove è posizionata una piazzola per l'atterraggio degli elicotteri ed una piccola croce. Da un lato siamo di fronte alle guglie della Cornagera, dall'altro ci troviamo a picco sulle poche costruzioni che compongono il paesino di Trevasco.
A picco su Trevasco. |
La panoramica anticima del Monte Cereto (928 m) si trova poco oltre. E' sufficiente abbassarsi di pochi passi fino a raggiungere una più evidente croce metallica posta a precipizio sul fondovalle della Val Seriana. Di fronte campeggia il Misma. A destra si allarga la Pianura Padana, a sinistra spicca in primo piano il Monte Altino, dietro al quale si nasconde la Val Gandino. Il ritorno avviene ripercorrendo la traccia dell'andata.
Uno sguardo su Nembro e sulla pianura. |
Info tecniche:
L'itinerario evidenziato in un estratto della carta turistica-escursionistica della Provincia di Bergamo Tavola n. 08. Si ringrazia per la concessione. |
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