mercoledì 12 novembre 2025

Da Martorasco (frazione di Parre) alla chiesetta di Sant'Antonio, lungo un sentiero impervio, che porta ai bucolici pascoli del monte Alino.

 🥾 Dislivello: 600 metri            ⌚ Durata: quasi 4 ore              📏Lunghezza: 9 chilometri

Larici con vista sulla Presolana, dai pascoli del monte Alino.

Alla ricerca di una traccia che collegava Martorasco agli ariosi pascoli del Monte Alino, risalendo la dirupata Valle dei Frati ed un selvaggio traverso boscoso. Un sentiero quasi perduto, che necessita di buona capacità di orientamento. All'arrivo la fatica viene ripagata da un ambiente bucolico, circondato da maestosi panorami. 

Panorama dalla Località Perùs, poco prima del monte Alino.

L'escursione ha inizio dalla strada provinciale di fondovalle dell'Asta del Serio, cinquanta metri prima della deviazione che sale al microscopico borgo rurale di Martorasco (circa 520 m. di quota) frazione di Parre (dettagli sul parcheggio nelle note tecniche). Dalla provinciale una stradina asfaltata porta al borgo, dove i non residenti non possono parcheggiare (nelle note tecniche trovate altre informazioni su Martorasco).

In "centro" a Martorasco.

Si passa in mezzo alle case, oltrepassando il borgo e procedendo in direzione sud, fino a raggiungere la località Vachel (535 m-dieci minuti dalla partenza) dove termina l'asfalto. Al primo bivio, si sale su una strada cementata di proprietà privata, che vieta l'accesso agli automezzi. Con buona pendenza si arriva di fronte alla Cascina Ciliegio (560 m circa-venti minuti dalla partenza). A destra una traccia porterebbe in direzione di Villa d'Ogna. Noi proseguiamo diritto per pochissimi metri, guardando con attenzione alla nostra sinistra, nella fitta boscaglia che riempie l'alveo del torrente che scende dalla Valle dei Frati, in secca per gran parte dell'anno.

La Cascina del Ciliegio (foto di maggio 2025).

Alcuni bolli rossi evidenziano un'esile traccia che scende nell'alveo, lo attraversa e ne risale la sponda opposta, trovando uno sterrato che sale dalla frazione di Sant'Alberto. Lo si prende voltando a destra e risalendo in un bosco di latifoglie a cui si alternano alcuni boschetti di conifere. Incontriamo dei segnavia biancorossi che ci accompagnano fino ad un tornante sinistrorso e ad un successivo bivio (45 minuti dalla partenza-685 m. circa) che si palesa poco prima di una cascina ben ristrutturata posta in situazione panoramica. Sull'angolo del bivio è dipinto un segnavia biancorosso e tra i sassi è appoggiata una malconcia freccia in legno con l'indicazione per il Monte Alino.

Il  bivio sopra indicato. Sopra lo zaino, la malconcia indicazione per il monte Alino.

Qui si volta a destra, calpestando un stretto sentiero ricoperto da un tappeto di foglie secche. Procede a serpentine, guadagnando rapidamente quota nel querceto. Alcuni bolli rossi ci aiutano a mantenere la giusta direzione mentre si fatica nel superare pendenze significative.  Dopo una buona mezz'ora si plana finalmente su un tratto in falsopiano (circa 830 m. di quota) che resta quasi a strapiombo sul fondovalle. Fortunamente la fitta boscaglia attenua il senso di vuoto. Si risale arrancando a zig-zag per un breve tratto per poi procedere pianeggiando a lungo a mezza costa, superando un paio di ripide vallette. 

Da una finestra nella vegetazione si intravvede una cascina...

Da una finestra nella vegetazione si intravede, più in alto, una cascina, che raggiungeremo più tardi. Transitiamo poco sotto un maestoso sperone roccioso e percorriamo un tratto dirupato e molto selvaggio, dove la traccia tende a perdersi, in particolare nell'attraversare letti di rii in secca e che, in caso di forti piogge, si trasformerebbero in effimere cascate. E' un tratto che il CAI classificherebbe EE e necessita di buone capacità di orientamento.

Transitiamo sotto un maestoso sperone roccioso...

A quasi due ore dalla partenza superiamo quota 900 metri ed incontriamo un primo segno di "civiltà", che ci avvisa della presenza di un roccolo. Poco oltre arriviamo ad un bivio con tanto di segnaletica. Seguiamo l'indicazione per il monte Alino e costeggiamo il muro a sassi di una lussuosa proprietà, fino ad arrivare al suo termine. Un bollo rosso sulla staccionata ci fa salire voltando prima a destra e poi a sinistra, per farci arrivare su una sterrata a servizio di due splendidi edifici, che godono di una vista sensazionale su Piario e Villa d'Ogna, sul monte Sapèl Né, sull'altipiano di Clusone e sulla Presolana.

Piario e Villa d'Ogna dalla località Perùs.

Siamo in località Perùs (950 m-poco più di due ore dalla partenza) e, per raggiungere la nostra meta ci basta salire sulla cementata che passa accanto alle due cascine, girare a sinistra ad un bivio dove compare la freccia segnaletica per la chiesetta di Sant'Antonio e risalire gli ultimi scampoli di bosco. L'oratorio seicentesco ci aspetta (1040 m-due ore e mezza dalla partenza), così come lo spettacolo dei prati e dei pascoli del monte Alino. (nelle note tecniche trovate altre informazioni sul Monte Alino).

L'oratorio dedicato a Sant'Antonio da Padova.

A seconda dell'energia residua, ogni escursionista può decidere come proseguire la giornata: chi ha gambe può osare di raggiungere il Rifugio Vaccaro (nelle note un link di collegamento alla proposta di escursione) oppure, per chi si accontenta dei panorami, proseguire in piano sulla via di Monte Alino, che porta ad una serie di cascine ben restaurate site in posizioni suggestive ed invidiabili.

Cascina in via Monte Alino.

Per rientrare si percorre la stessa traccia dell'andata, prestando una certa attenzione soprattutto nel tratto dove la discesa si fa più ripida. L'inconsistenza della segnaletica e la presenza del tappeto di foglie non aiutano a mantenere la giusta rotta. Segnalo inoltre l'oggettiva difficoltà ad individuare la deviazione necessaria per attraversare il torrente della Valle dei Frati, che si incontra dopo circa un'ora di discesa. 

Cascina tra i prati del Monte Alino.

Scendendo infatti, si fatica a vedere i bolli rossi, che sono più facilmente individuabili nella fase di salita. Se non riuscite a vederli, proseguite sullo sterrato che state percorrendo. Dopo cinque minuti  incontrerete un bivio dove, prendendo a sinistra, si raggiunge un prato oltre il quale si ritrovano il bivio da cui parte la cementata risalita poco dopo la partenza e, subito oltre, il borgo di Martorasco. La discesa impegna per circa un'ora e un quarto di camminata con buon andatura.

Dal Monte Alino uno sguardo alla Valzurio ed alla Presolana.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 09-11-2025 - tempo bello, foschia in quota.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio posto appena fuori l'ingresso della ditta Costruzioni Alto Serio-via Provinciale, 1018-Villa d'Ogna. Le righe bianche indicano che il parcheggio è pubblico, Per raggiungerlo dal centro di Bergamo si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, imboccando la Strada Provinciale 49 che porta a Valbondione. Si procede per altri tre chilometri e, subito dopo aver superato l'abitato di Sant'Alberto, si trovano, sulla destra gli stabilimenti del Gruppo Radici. Alla stessa altezza, sulla sinistra, vedrete la ditta Costruzioni Alto Serio con il relativo parcheggio (cinque posti auto in totale). Siamo ad 43 km dal centro di Bergamo, percorribili in una quarantina di minuti. 

La chiesetta del Monte Alino vista da nord.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 600 metri di dislivello per una lunghezza complessiva di circa 9 chilometri fino alla chiesetta di Sant'Antonio. La divagazione tra i prati di via Monte Alino impegna per un altro chilometro.
Durata: Tra andata e ritorno si cammina per quasi quattro ore, escluse le soste.

Asinelli nei pascoli del Monte Alino.

Notizie su Martorasco: Martorasco è una piccola contrada rurale discretamente conservata e circondata da ambiente naturale particolarmente interessante. E' abitata da una ventina di persone (al censimento 1971 risultavano 200 abitanti). Il nome del borgo ha una origine prelatina e potrebbe significare: "Gente del ghiaieto del monte", riferito al monte Vaccaro che lo sovrasta.
Notizie sul Monte Alino: Per secoli i dolci declivi del monte sono stati sfruttati per la coltivazione del lino: si pensa che il nome originario del monte fosse "Monte di Lino". I suoi prati costituiscono un enorme terrazzo sull'Alta Valle Seriana e sono costellati da cascine ben ristrutturate. Merita una visita l'oratorio dedicato a Sant'Antonio da Padova, costruito per devozione dopo la peste del 1630. Nel passato, per tutta la durata della stagione estiva, vi officiava messa un cappellano, come servizio spirituale alle numerose famiglie trasferitesi in alpeggio, dedite alla pastorizia ed alla coltivazione del lino.

Rientro a Martorasco.

Altre escursioni in zona: In questo blog trovate la descrizione di un'escursione che, partendo da Parre, raggiunge la chiesetta di Sant'Antonio e prosegue oltre, avendo come meta il Rifugio Vaccaro. Ne trovate descrizione e foto qui: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/11/da-parre-al-rifugio-vaccaro-e-gli.html.
Sempre nel blog è disponibile un'altro itinerario ad anello, dal dislivello meno impegnativo. Partendo da Piario, attraversa il fiume Serio per percorrere i boschi della Costa del Vaccaro e tornare al punto di partenza, superando il caratteristico "Put che bala". Il link è: https://dislivellozero.blogspot.com/2025/05/da-piario-un-anello-che-attraversa-il.html.
Cartografia: L'itinerario è ben evidenziato nella carta escursionistica n. 07: Clusone-Pizzo della Presolana, realizzata dalla sezione CAI di Bergamo in scala 1:25.000. 

Altra cascina di via Monte Alino.



mercoledì 29 ottobre 2025

Vagabondando nella Valle Antica alla ricerca di un sentiero "dimenticato". Racconto di un'escursione imperfetta con partenza da Gavazzo di Valbondione.

Dalla Valle Antica, uno sguardo sul fondovalle. Sullo sfondo i monti Secco e Fop.

🥾 Dislivello: circa 500 metri           ⌚ Durata: oltre 3 ore            
📏Lunghezza: 7 chilometri

La cascina senza nome, punto più alto dell'escursione.

L'idea era di realizzare un itinerario che, partendo dalla frazione di Gavazzo e risalendo il bosco della sponda sinistra del torrente della Valle Antica, sarebbe arrivato alle Baite di Redorta. Terminata la salita, si poteva completare il percorso scendendo nella Valle di Foga fino a poco sopra Salvasecca, dove ci dovrebbe essere una deviazione per scendere a Dossi e quindi ritornare a Gavazzo lungo la strada provinciale. L'anello era abbastanza evidente in una applicazione specializzata per escursionisti, che utilizzo da almeno tre anni, senza particolari problemi. Beh, c'è sempre una prima volta! Il tracciato di salita si è presentato subito molto complesso, abbandonato a se stesso da molto tempo, completamente privo di segnaletica, che scompariva soprattutto nei punti più cruciali.

Il sentiero nella faggeta.

Dopo tanto penare, e parecchi giri a vuoto, mi sono rassegnato a seguire una labile traccia, raramente accompagnata da sbiaditi bolli, ora viola, a volte blu. Mi ha fatto risalire uno splendido bosco di latifoglie alternando ripidi strappi ad altri...ripidi strappi. In alcuni punti ha sfiorato la dirupata forra del torrente che in alcuni tratti presentava altezze significative, per depositarmi infine accanto ad un'anonima cascina posizionata in una soleggiatissima radura. Ho scoperto per caso un castagneto (credo tra i 1000 ed i 1200 m. circa di quota) che, probabilmente, è tra i più alti delle Orobie. Ho risalito un bosco che mi ha offerto colori autunnali spettacolari, godendo di silenzi pressochè assoluti, cesellati soltanto dai canti degli uccelli e dai giochi d'acqua del torrente che scende i ripidi salti della Valle Antica. 

Il torrente della Valle Antica.

Quindi se, nonostante questo racconto, decidete comunque di risalire questo sentiero, seguite con attenzione le indicazioni della prima parte del percorso (quella con maggiori problemi di orientamento). Arrivati a calpestare la traccia sommersa da un foltissimo tappeto di foglie secche, non la abbandonate per cercare funghi o castagne. Ritrovarla non vi sarebbe facile. Vi prego infine di non richiedermi la traccia GPS del percorso. Quel che ho registrato sembra il tracciato di un seggiolino volante sbalzato e proiettato nello spazio da una giostra di calcinculo. Sarà stata la mancanza di segnale telefonico, oppure gli hacker russi o, più facilmente, il sottoscritto particolarmente imbranato nell'uso della moderna tecnologia...

Il sentiero parte alla destra della cisterna GPL.

Breve descrizione della traccia: Si parcheggia l'auto in uno dei due stalli gratuiti posti ai lati della chiesetta di Gavazzo (825 m), frazione di Valbondione. Si cammina lungo la SP 49, in direzione di Valbondione, per una cinquantina di metri. Raggiunto un semaforo,  si attraversa la provinciale per entrare in una stradina a fondo chiuso. La si percorre integralmente, compiendo anche due curve, la prima a destra e l'altra a sinistra, fino ad arrivare di fronte ad un serbatoio di GPL parzialmente interrato, a destra del quale parte un sentierino che si inoltra in un boschetto di noccioli. L'esile traccia risale costeggiando la sponda destra del torrente arrivando ad un guado (circa 900 m, venti minuti dalla partenza), dove si attraversa saltando sui sassi, giungendo quindi sulla sponda opposta. 

La bella radura e l'imponente faggio.

Si costeggia in discesa la sponda sinistra per una decina di metri, arrivando ad un punto dove un tracciolino rende possibile risalire, rapidamente e senza difficoltà, ad una bella radura, dove troneggia un magnifico esemplare di faggio. Rimontando il bordo che divide il torrente dalla radura, si giunge al limitare del bosco dove, accanto ad un grosso masso erratico, si individua una traccia che, poco sopra, confluisce nel sentiero che seguiremo fino alla meta. Si gira quindi a destra e, poco oltre, si incontrano i primi bolli viola e blu. La traccia sale con diverse serpentine, in una bellissima faggeta, all'interno della quale si incontrano anche produttivi boschetti di castagni.

Le dolomiti della Valcanale dal bosco della Valle Antica.

Dopo un'ora di salita (a 1170 m circa di quota) il sentiero si avvicina alla forra che precipita nella Valle Antica. Protetti dalla vegetazione, la si costeggia per un breve tratto, godendo di interessanti visuali verso le dolomiti della Valcanale, i pizzi della Valsecca ed il fondovalle. La traccia appare e scompare. Ad aiutare l'orientamento rimane soltanto il rumore del torrente. Scomparsi i castagni, si attraversa la faggeta in purezza, fino al suo diradarsi, di fronte ad un recinto che delimita la proprietà di un pascolo. 

Si costeggia il recinto, salendo ripidamente...

Si costeggia il recinto, salendo ripidamente verso un visibile cascinale ben ristrutturato, che eleggo punto d'arrivo della salita e ne godo l'invidiabile posizione panoramica (1360 m di quota circa- due ore dalla partenza). La cascina è probabilmente situata poco sopra le Baite di Redorta ma, tutt'intorno, non si trova traccia di sentieri, tantomeno segnali o cartelli direzionali.  Mi accontento della solitudine regalatami da questa nuova zona e ritorno a valle, seguendo rigorosamente il tracciato di salita Per percorrere tutta la discesa  ho impegnato circa un'ora e un quarto a buona andatura.

La cascina senza nome vista da nord.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 26-10-2025 - tempo bello, visibilità ottima.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggi ai lati della chiesa di San Giuseppe e San Defendente di Gavazzo, frazione di Valbondione, che dista circa 50 km dal centro di Bergamo, percorribili in un'ora d'auto.   Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, imboccando la Strada Provinciale 49 che porta a Valbondione. Arrivati alla strettoia di Fiumenero, si percorrono altri due chilometri per raggiungere le prime case di Gavazzo e, sulla destra. la chiesa con i suoi parcheggi (una decina di posti auto in totale).

Zoom su Fiumenero dal bosco della Valle Antica.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: stimati 500 metri di dislivello per una lunghezza complessiva di circa 7 chilometri.
Durata: Tra andata e ritorno si cammina per oltre tre ore, escluse le soste.
Altre escursioni in zona: In questo blog trovate la descrizione di un'altra escursione che percorre questo impegnativo versante dell'Asta del Serio. Parte da Valbondione e, risalendo la Valle di Foga, arriva alle bellissime Baite di Redorta. Il link di collegamento è il seguente: https://dislivellozero.blogspot.com/2023/05/sul-balcone-piu-soleggiato-dellalta.html.
Cartografia: La zona interessata dall'itinerario si può analizzare nella carta escursionistica del Sentiero delle Orobie orientali, realizzata dalla sezione CAI di Bergamo in scala 1:25.000. Il percorso di questo itinerario risulta però difficilmente individuabile.

Primi raggi di sole nella faggeta della Valle Antica.



mercoledì 15 ottobre 2025

Su e giù per i colli di Bondo e Barbata, sopra Colzate e la Val del Riso.

 🥾 Dislivello: circa 460 metri         ⌚ Durata: 3 ore e mezzo         📏Lunghezza: 8 chilometri

Località Strasù, sopra Barbata.

Da tempo volevo tornare ad esplorare il variegato microcosmo dei colli che circondano i minuscoli borghi di Bondo e Barbata. Mi sarei affidato alla magia dell'autunno, per esaltare i loro colori. Purtroppo vi sono capitato nella giornata sbagliata, ricca di foschia e nubi basse dense di umidità, che non hanno reso giustizia ai panorami che circondano questa zona ed al suo caleidoscopio di prati, fitti boschi, pascoli e cascine ben ristrutturate. Senza contare i luoghi che ricordano storie secolari, se non addirittura, millenarie.

Chiesa parrocchiale di Bondo.

L'anello escursionistico parte dal parcheggio della chiesa parrocchiale di Bondo (circa 800 m.di quota) frazione di Colzate, abitata da un centinaio di residenti. Nel tratto iniziale si prosegue camminando sulla strada che abbiamo percorso salendo dal fondovalle. Risalito il primo tornante, si approfitta dell'accesso pedonale per attraversare il centro storico del borgo (indicazioni per Bondo, Bornione e Barbata). Continuando sulla strada ci si troverebbe sullo stesso tracciato, ma è sicuramente più interessante visitarne i vicoli ed ammirarne gli angoli più suggestivi.

Nel centro storico di Bondo.

Usciti dal centro e ritrovato l'asfalto si prosegue accompagnati anche dal segnavia biancorosso del CAI che, in questo caso, evidenzia la traccia del sentiero n. 526A. Questa traccia ci accompagnerà per un lungo tratto. Ad un quarto d'ora dalla partenza incontriamo un bivio. Si tiene la destra in direzione di Barbata e subito ci si trova in località Colle di Bondo (circa 850 m), dove si trova una santella che, in tempi remoti, funse da custode delle salme dei defunti che dovevano attendere la primavera per poter essere seppellite (maggiori chiarimenti nelle note tecniche).

La santella del Colle di Bondo.

Alla santella si gira a sinistra, abbandonando l'asfalto e risalendo brevemente una cementata. Pochi metri e si volta a destra. La traccia CAI si trasforma in uno stretto sentiero che risale zigzagando in un fitto bosco di latifoglie. In meno di un quarto d'ora si arriva di fronte alla cascina Fopèla, dove la traccia si allarga e prosegue fino all'incrocio (tre quarti d'ora dalla partenza) con un'altra strada cementata che si imbocca salendo a sinistra. 

Sul pianoro che porta a Barbata.

In breve si arriva ad un ampio pianoro erboso, suddiviso tra diverse cascine con i loro pascoli. A sinistra si intravvede la Val del Riso, sullo sfondo il Colle di Zambla con le sue vette. Lo sterrato procede in falsopiano e le nubi basse rendono il silenzio che ci circonda ancora più ovattato. Ad un'ora dalla partenza si giunge in prossimità delle prime cascine di Barbata (1019 m), la cui origine risale addirittura al primo secolo A.C., quando il nord Italia venne inglobato nella Repubblica romana (trovate una breve sintesi storica nelle note tecniche).

Arrivo a Barbata. Sullo sfondo la chiesetta della Madonna della Mercede.

Poco sopra il nucleo di Barbata si arriva alla chiesetta della Madonna della Mercede, edificata nel sedicesimo secolo dall'ordine religioso dei Trinitari della Mercede, con lo scopo di assistere ed istruire le famiglie povere dei minatori sfruttati della Val del Riso. Dalla terrazza erbosa della chiesetta, con tempo sereno, si gode una vista spettacolare, dal Monte Alben alle dolomiti della Valcanale, fino alla Presolana.

Il panorama che si sarebbe dovuto vedere dalla terrazza della chiesetta.

Proseguendo sullo sterrato che sale a sinistra della chiesetta, si incontra la bella tribulina "la ca' l'Adam" e, alle sue spalle l'omonima cascina. Poco oltre la strada si biforca, A destra la traccia del CAI scende verso una sorgente. Noi la abbandoniamo, salendo diritti verso le Tre Stalle. Un breve tratto nel bosco e poi, tenendo la sinistra, si sbuca in un ampio pascolo che attraversiamo pianeggiando, ammirando dall'alto Barbata, la sua chiesetta e la Val del Riso. 

Pascolo in località Tre Stalle.

Ci troviamo in un ambiente aperto, molto suggestivo e panoramico che, superate le Tre Stalle, termina un centinaio di metri più avanti, in località "Strasù" (1070 m circa - poco più di un'ora e mezza dalla partenza). Sostando accanto alla cascina che riporta il nome della località si nota, in mezzo al prato circostante, una traccia nell'erba che si dirige verso un basso fabbricato, realizzato forse a riparo di una risorgiva, sul cui muro è dipinto un segnavia biancorosso del CAI.

Cascina in località Strasù.

Lo si raggiunge e si procede oltre, seguendo la traccia che volta a sinistra e sale ripidamente le pendici erbose. In alcuni tratti la rugiada ma, soprattutto, le tracce di alcune moto, rendono scivoloso il sentiero. Continuando la faticosa salita, la traccia piega ancora a sinistra, entrando in un fitto arbusteto ed arrivando infine alla base di un traliccio dell'alta tensione (venticinque minuti dalla località "Strasù"; due ore dalla partenza).

La traccia che, da località Strasù, passa dalla sorgiva e risale le pendici erbose.

La traccia prende leggermente a destra e si infila in una faggeta. Questo tratto in falsopiano (che rappresenta il tratto più alto dell'anello, e stimo quoti intorno ai 1150 m.)  si tiene alla destra di uno steccato che delimita una proprietà privata, al cui termine, all'altezza del relativo fabbricato, incrocia il sentiero CAI n. 518, che si imbocca scendendo a sinistra. 

Il sentiero nella faggeta.

La faggeta è splendida, ricca di sorgive che richiamano la fauna selvatica. Ho un fuggevole e piacevole incontro a distanza con un capriolo, troppo veloce per essere immortalato. La traccia scende ripida ma evidente, giungendo ad una cascina posta negli immediati pressi della "Fontanina di Oretel" e, poco oltre, ai cascinali ed alla radura che compongono l'omonima località (circa 1020 m-due ore e mezza dalla partenza). In questo tratto si apprezza l'inventiva della commissione sentieri del CAI, che trova metodi originali per evidenziare il sentiero e la corretta direzione da tenere.

Cascina nei pressi della Fontanina di Oretel.

Il sentiero CAI n. 518 continua a scendere a capofitto fino ad imboccare uno sterrato dove, finalmente, ricompare la segnaletica comunale, che ci indica la giusta direzione per arrivare ad Unì (circa 900 m-tre ore dalla partenza), forse il luogo più significativo per la storia medioevale della zona (ulteriori informazioni nelle note tecniche). 

Cascina Unì.

Da questa cascina (e dalla sua suggestiva tribulina) si scende nel bosco per altri cinque minuti, fino ad arrivare ad un tornante sinistrorso dove si nota una freccia biancorossa del sentiero CAI n. 518 inchiodata ad un albero. Proprio qui si tira dritto senza curvare a sinistra. Proprio sul tornante parte infatti un'agile sentierino a mezza costa che, in una decina di minuti, ci fa raggiungere la strada che porta a Bondo. Raggiunto l'asfalto si tiene la sinistra e, in leggerissima salita, in pochi minuti si arriva alla chiesa parrocchiale di Bondo ed al suo parcheggio.

L'imbocco del sentierino a mezza costa che porta a Bondo.

Altre note:

Data dell'escursione: 12-10-2025 - Foschia e nubi basse dense di umidità.
Punto di partenza: Parcheggio della chiesa parrocchiale di Bondo, frazione di Colzate, che dista circa 28 km dal centro di Bergamo, percorribili in circa 40 minuti d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana per 22 chilometri, fino a raggiungere ed imboccare la seconda uscita della rotonda per Vertova-Colzate. Alla rotonda successiva si prende a destra, verso Colzate. Raggiunto il paese, si trovano le indicazioni (a sinistra) per Bondo-Santuario di San Patrizio. Si attraversa il centro e si sale in via San Patrizio, che raggiunge l'omonimo santuario. Proseguendo per altri tre chilometri, si supera l'aggregato dei Piani di Rezzo e si arriva a Bondo. Il parcheggio è accanto alla chiesa, sulla sinistra.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 460 metri di dislivello per una percorrenza totale di otto chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intera escursione servono tre ore e mezzo, al netto delle soste. 

Fioritura di Astranzia Maggiore in località Tre Stalle.

Prima nota storica: Nei rigidi inverni medioevali, le comunità di Bondo e Barbata dovevano portare i propri morti alla Santella del Colle di Bondo, in attesa di tempi migliori per poterli seppellire nel cimitero di Gorno. Era infatti problematico, per il parroco di Gorno, percorrere il sentiero di salita con il brutto tempo, anche a causa delle frequenti inondazioni provocate dai torrenti Musso e Riso. Il problema fu risolto solo alla fine del 1600, quando la Curia di Bergamo terminò l'iter per nominare un parroco per la neonata chiesa di Bondo.

Nel"centro" di Barbata.

Seconda nota storica: Le prime notizie sul nucleo di Barbata risalgono al primo secolo A.C. quando i Romani costruirono alcune rudimentali dimore per i cosiddetti "damnatus ad metalla", gli schiavi condannati a fare i minatori e cavare le vene delle miniere della Val del Riso. I primi abitanti di Barbata furono quindi degli schiavi e qualche soldato romano e liberto che raggiungevano il loro "posto di lavoro" scendendo verso Gorno in Val del Riso o raggiungendo Zambla attraverso la zona dove attualmente si trova il Santuario della Madonna del Frassino.
Terza nota storica: In un cascinale della località Unì, nel tredicesimo secolo, si tenevano le riunioni del Concilio di Honio, una federazione che radunava otto Comuni della media Valle Seriana, incaricata di gestirne i beni indivisi (prati, pascoli e boschi). Il primo documento che ne attesta l'esistenza riporta la data del 9 febbraio 1210. Tra alterne vicende, la confederazione cessò materialmente di esistere soltanto nel 1827.
Bibliografia: Ho tratto queste notizie dal volume "Colzate, Bondo, Barbata-storia e leggenda" di Michele Poli, edito dal Comune di Colzate nel 2022.  

Barbata dalla terrazza della sovrastante chiesetta.

Altre escursioni in zona: Oltre all'escursione qui descritta, in questo blog trovate altre due itinerari che percorrono i colli di Bondo e Barbata. Il primo parte dal Santuario di San Patrizio per raggiungere la Cima di Tisa. Descrizione ed immagini sono qui:  https://dislivellozero.blogspot.com/2022/01/dal-santuario-di-san-patrizio-alla-cima.html.
L'altro parte dal fondovalle, raggiunge Bondo e sale fino alla cima del Pizzo Frol, a picco sulla Val del Riso. Il collegamento è: https://dislivellozero.blogspot.com/2024/02/dal-fondovalle-bondo-di-colzate-fino.html.
Cartografia: Per trovare una mappa escursionistica di questa zona occorre recuperare la tavola n. 05 della Carta Turistica-Escursionistica della Provincia di Bergamo, da tempo ormai non più in vendita. Per gli interessati ho pubblicato la traccia di questa escursione (comprensiva di una piccola variante alla ricerca del primo nucleo di Barbata) sulla app: outdooractive.com.

Foschia in Val del Riso.


mercoledì 24 settembre 2025

Un anello nella bassa Valcanale, attraversando borghi e contrade con splendide visuali sulle loro "Dolomiti".

 🥾 Dislivello: circa 400 metri         ⌚ Durata: 3 ore e mezzo         📏Lunghezza: 11 chilometri

Località Canmare e Monte Redondo.

La partenza dell'anello escursionistico avviene a Marinoni, frazione del Comune di Ardesio, a cui appartiene tutto il territorio attraversato durante l'itinerario. La prima parte dello stesso, che porta alla splendida sella di Bani, viene descritta nel post precedente a questo, a cui si rimanda per tutti i dettagli: https://dislivellozero.blogspot.com/2025/09/in-cammino-lungo-la-storica-mulattiera.html.

Monte Secco, Cima Fop e, in primo piano, il Corno Negro.

Di seguito si descrive la seconda parte dell'escursione: dal campo sportivo di Bani si scende lungo via Case Nuove, al cui termine si gira a destra su via Bani. Siamo sulla carrozzabile che, in meno di due chilometri e con due tornanti, si collega al fondovalle. Il traffico veicolare è scarsissimo e l'asfalto permette di camminare gustandosi tranquillamente il bel panorama sulle vette dolomitiche della Valcanale.

L'incrocio con la provinciale e la strada forestale che scende al torrente.

In una ventina di minuti da Bani, si giunge all'incrocio con la provinciale che risale la valle (885 m circa). Dalla parte opposta del crocevia, una strada forestale, con fondo cementato ed indicazione per la Falesia Val Las, scende in direzione del torrente Acqualina. Al primo bivio si svolta a sinistra, seguendo le indicazioni per Albareti. Al bivio successivo, da cui basterebbero pochi minuti per raggiungere e visitare questa suggestiva frazione, si prende invece a destra, seguendo le indicazioni per Ardesio.

Balsamina di Balfour nel bosco del torrente Acqualina.

Siamo sul sentiero CAI n. 220 che, dalla parte opposta,risale al rifugio Alpe Corte. In breve si raggiunge e si attraversa il torrente, camminando su un ponte recentemente realizzato con il contributo regionale (810 m-un quarto d'ora dall'incrocio con la provinciale). Dopo una breve risalita si tiene la sinistra, trascurando la deviazione che sale in Val del Las. Rimaniamo qui sul sentiero CAI n. 220, che  costeggia la sponda orografica sinistra del torrente Acqualina permettendo belle visuali sui borghi di Albareti e Rizzoli. 

Rizzoli dal sentiero CAI n. 220.

Percorriamo un tratto in falsopiano per una ventina di minuti, fino a superare un breve strappo in salita che ci conduce sullo sterrato di una larga strada forestale. Si tiene la sinistra e, immediatamente. si intravede la traccia di un sentiero che pianeggia a sinistra, mentre la forestale sale diritta. Si abbandona la forestale e si percorre il sentiero che, in un quarto d'ora, porta alla splendida località Canmare.

In vista della cascina si scende nel prato, seguendo una traccia...

In vista della cascina si scende nel prato, seguendo una traccia che ne sfiora il lato sinistro e costeggia il boschetto di latifoglie. In breve il sentierino si trasforma in una mulattiera, che entra tra la vegetazione per portare sulla sponda sinistra del torrente (750 m. circa- poco più di un'ora dall'incrocio con la provinciale). Si attraversa il ponte e, sulla riva opposta si incontrano i resti dell'antica calchera di Marinoni, una fornace a cielo aperto utilizzata in passato per produrre calce viva o carbone vegetale. Per completare l'anello, ci resta soltanto la breve risalita verso la frazione di Marinoni. Raggiunto il sedime della provinciale, il parcheggio di partenza resta sulla destra. 

Il torrente Acqualina.

Altre note:

Data dell'escursione: 17-09-2025 - Parzialmente nuvoloso.
Punto di partenza: Per raggiungere la frazione di Marinoni si deve percorrere la provinciale della Valle Seriana fino al bivio di Ponte Nossa dove, invece di girare a destra per i tornanti che portano a Clusone, si prosegue diritti sulla provinciale 49, in direzione di Valbondione. Appena superato l'abitato di Ardesio, in località Ponte Seghe, si devia a sinistra seguendo le indicazioni per la Valcanale. La strada guadagna subito quota con alcuni tornanti e, dopo due chilometri dall'ultimo bivio, raggiunge Marinoni. Gli stalli per parcheggiare l'auto sono sulla sinistra, accanto la fermata dell'autobus.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 400 metri di dislivello per una percorrenza totale di undici chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intera escursione servono tre ore e mezzo, al netto delle soste. 

Campanula selvatica ai bordi del sentiero CAI n. 220.

Monumento partigiano a Marinoni: Al termine dell'escursione merita una sosta di riflessione il monumento partigiano situato in localita Piosa (o Piozza) eretto in tempi recenti in memoria di tre partigiani. Fu questo uno degli episodi più controversi della guerra civile, perchè l'esecuzione tramite fucilazione avvenne in seguito ad una sentenza emessa da un processo partigiano. Anche la dedica incisa sul monumento non chiarisce la complessità dei fatti avvenuti, limitandosi a definirlo un assassinio a tradimento. A coloro che intendono approfondire l'argomento, consiglio la lettura del volumetto intitolato "Piombo Fraterno-L'esecuzione di Angelo del Bello (Mino)", scritto dallo storico Angelo Bendotti e pubblicato da Il Filo di Arianna.

Monumento partigiano in località Piosa.

Altre escursioni in zona: Nel mio blog, oltre alla descrizione della parte iniziale di questo anello, trovate il dettaglio di un'altra escursione che esplora la bassa Valcanale, partendo dal borgo di Albareti e arrivando al laghetto di Valcanale. Di seguito si riporta il relativo link: 
Cartografia: La traccia di questa escursione (a parte la deviazione per Foppa ed il tratto finale da Canmare a Marinoni) è evidenziata sulla Carta escursionistica del Sentiero delle Orobie Orientali-scala 1:25.000, realizzata dal CAI di Bergamo e disponibile nelle librerie e cartolerie della Provincia, al prezzo di 10 euro. 

Il Monte Secco dai pascoli di Canmare.