domenica 10 agosto 2025

Alla diga del Gleno partendo da Nona. Una bella escursione per ricordare la tragedia del 1° dicembre 1923.

 🥾 Dislivello: circa 400 metri       ⌚ Durata: tre ore e mezzo        📏Lunghezza: 7,2 chilometri

I ruderi della diga del Gleno visti da sud.

Da alcuni anni è molto gettonata l'escursione che porta a visitare i ruderi della diga del Gleno, con partenze da Vilminore o da Pianezza. Tante, troppe persone si accalcano per visitarla, creando a volte problemi di viabilità e di sovraffollamento. Con un paio di amici ho provato l'itinerario che parte dalla minuscola frazione di Nona (65 abitanti, stretti attorno alla grande chiesa parrocchiale posizionata a 1341 m. di quota). Abbiamo scoperto un bellissimo sentiero, che attraversa un bosco profumato di funghi e colorato da splendide ed insolite fioriture. Un tracciato che, sia pure con un moderato dislivello, è tutt'altro che banale, con tratti vivaci e, in un paio di punti, anche arditi.

Una diversa prospettiva degli archi sovrapposti della diga.

La partenza dell'escursione avviene dal parcheggio a pagamento posto sul retro della frazione di Nona (1341 m-nelle note tecniche tutti i dettagli per raggiungerlo e sulle relative modalità di pagamento). La segnaletica da seguire, abbondantissima, ci porta subito a calpestare una forestale sterrata (che diventa poi cementata), contrassegnata dai segnavia del sentiero CAI n. 409 e che, con pochi passi, ci porta ai tre edifici rurali che compongono la località Designo. 

Particolare di stalla in località Designo.

Il tracciato sale leggermente di quota, fino ad incontrare un bivio ben segnalato (un quarto d'ora dalla partenza) dove abbandoniamo il cemento per voltare a destra, imboccando il sentiero CAI n. 409A, in direzione del Lago e della diga del Gleno. Dopo aver attraversato un prato, la traccia si tuffa in una bellissimo bosco di conifere, sicuramente molto noto ai fungaioli scalvini. Incontriamo una fresca sorgiva, che anticipa un breve ma deciso strappo. Sempre più avvolti da splendidi esemplari di abete rosso, raggiungiamo un'area di sosta dotata di panchina (mezz'ora dalla partenza-1424 m).

Nel bosco, fioritura di Semprevivo Maggiore.

Il sentiero scende ad un rustico ponticello di legno, che ci aiuta a guadare un esile ma vivace torrentello. Subito si torna a risalire, superando un tratto dotato di protezione a valle. Tenendo il ripido bosco sulla destra si supera un'altra valletta continuando poi in falsopiano. Alle fioriture si aggiungono i frutti di bosco ed i golosi possono sostare per gustare lamponi e fragoline. In un paio di punti del percorso si affrontano brevi tratti rocciosi, comunque ben attrezzati con corrimano e scalette di legno. 

Il sentiero scende ad un rustico ponticello di legno...

Dopo un'ora di cammino, il tragitto sul CAI 409A si completa, incrociando ed imboccando il sentiero CAI 410 che sale da Bueggio. La segnalatica è molto chiara e non ci resta che proseguire diritto. L'abetaia via via si dirada, lasciando spazio a belle viste sul fondovalle. Poi, improvvisamente, compaiono i ruderi della diga. Un ultimo strappo tenendo la sinistra e si raggiunge la spalla destra dello sbarramento artificiale (1550 m. circa - un'ora e mezzo dalla partenza).

La spalla destra della diga.

Lo spettacolo è impressionante. All'armonica bellezza del catino naturale che ospita il manufatto, si aggiunge l'armonia architettonica dei resti della diga. Esteticamente molto bella, strutturalmente disastrosa. Qualcuno ha scritto che lo sbarramento del Gleno fu "la diga peggiore nel posto migliore"! Nelle note tecniche si riportano i titoli di alcuni dei molti saggi che hanno ricostruito una delle più grandi tragedie nella storia delle infrastrutture italiane. Il conteggio ufficiale delle vittime si fermò a 356, ma il numero reale è a tutt'oggi indefinito.

Vista sulla diga dal piccolo ristoro. Nascosta dalle nuvole: la Presolana.

Dalla spalla si può scendere alla base della diga, fino a porsi di fronte al punto dove la struttura crollò, lasciando che sei milioni di metri cubi d'acqua contenuti nell'invaso artificiale si riversassero a valle a distruggere le borgate ed i paesi scalvini e camuni, fino a raggiungere il Lago d'Iseo. Qui è stato eretto un piccolo monumento a perenne memoria del disastro. Di fronte ad esso, la forra creata nei millenni dal torrente Gleno lascia correre le acque, libere di scendere senza freni cementizi fino ed oltre l'abitato di Bueggio.

La forra con il torrente Gleno e, in fondo, Bueggio.

E' possibile e consigliabile percorrere il sentiero che consente di girare attorno al lago. Dal monumento si raggiunge l'edificio posto accanto alla spalla sinistra della diga, dove arriva il tracciato che parte da Pianezza. Si volta poi a sinistra, sempre costeggiando la sponda. Al suo termine, si procede brevemente senza traccia nell'alveo in secca del torrente, in direzione di un ponte in legno che consente di attraversare il rio senza bagnarsi i piedi. Giunti sulla sponda sinistra, si sale in direzione del visibile, piccolo punto di ristoro (1562 m-poco più di due ore dalla partenza, senza contare le soste).

Attraversando il rio senza bagnarsi i piedi...

Siamo senza dubbio in uno dei punti più panoramici del percorso, sempre che ci sia un cielo limpido e privo di nuvole. Di fronte si trovano i ruderi della diga; la parte crollata lascia intravvedere l'imponenza della parete nord della Presolana. Alle spalle si distende l'ampia e lunga valle del Gleno, delimitata dall'omonima montagna e dal Pizzo Tre Confini. 

La diga vista da Nord.

Uno spettacolo purtroppo a noi negato, stante le condizioni meteo. Non ci resta che riprendere lo zaino, raggiungere la sommità della spalla destra della diga e ripercorrere in senso inverso il percorso fatto in salita. Impiegheremo un'oretta abbondante per raggiungere il parcheggio di Nona. Aggiunta al tempo speso per la salita ed alla passeggiata attorno al lago, si sommano circa tre ore e mezzo complessive per un'escursione difficile da dimenticare.

Garofano di Seguier fiorito ai bordi del sentiero CAI 409A.

Info tecniche:

Data dell'escursione: 07-08-2025 - Nuvoloso, con molta foschia in quota.
Partenza: Nona, frazione di Vilminore di Scalve, che dista circa 70 km dal centro di Bergamo, percorribili in un'ora e mezza d'automobile. Si percorre la statale della Val Seriana, imboccando a Ponte Nossa il ramo della valle che transita da Clusone ed arriva fino al Passo della Presolana, che si valica scendendo in Val di Scalve, fino alla frazione Dezzo, dove si prende a sinistra in direzione di Schilpario. Dopo un paio di chilometri si volta ancora a sinistra, salendo verso il centro di Vilminore di Scalve che si raggiunge e si supera. In cima al paese si incontra un bivio dove compaiono le indicazioni che porteranno fino al piccolo borgo di Nona. Si supera la microscopica piazzetta della chiesa, dietro alla quale si percorre una dissestata stradetta piena di buche che porta al parcheggio a pagamento (un invito al Comune a sistemarla al più presto: giusto pretendere il pagamento del parcheggio; doveroso garantirne un accesso stabile e sicuro).

Lago e Valle del Gleno.

In tutto il territorio comunale di Vilminore di Scalve il parcheggio si paga: Per i mesi estivi (giugno, luglio, agosto e settembre) il Comune di Vilminore ha disposto l'obbligo del pagamento per la sosta in tutte le aree adibite a parcheggio di proprietà comunale o nella disponibilità del Comune, identificate da apposita segnaletica. Il ticket, che funziona con la modalità "gratta e sosta" si può pagare tramite l'app EasyPark o fisicamente presso una serie di esercizi commerciali il cui elenco è disponibile al seguente link: https://www.valdiscalve.it/parcheggiare-a-vilminore-di-scalve. Nella frazione di Nona il ticket si acquista al Bar Osteria della Nona (tel. 349 4158487). Il prezzo giornaliero del parcheggio è di 5,00 €.

Schioppettino (Silene Vulgaris) nei campi sopra Designo.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 400 metri di dislivello per un totale di 7,2 chilometri.     
Durata: Per percorrere l'intera escursione ad anello servono tre e mezzo, al netto delle soste.  
Informazioni sul "Disastro del Gleno": Sul crollo della diga sono stati pubblicati parecchi testi. Ne cito un paio, che ho avuto occasione di leggere utilizzando la formula del prestito con la Rete Bibliotecaria Bergamasca (https://www.rbbg.it).

- L'acqua, la morte, la memoria: il disastro del Gleno, di Angelo Bendotti, Edizioni il Filo di Arianna, 2013;
- La tragedia della diga del Gleno: 1. dicembre 1923 : indagine su un disastro dimenticato, di Benedetto Maria Bonomo, Mursia Editore, 2016.

Una timidissima Presolana compare durante il ritorno a Nona.


Altre escursioni in zona: In questo blog potete trovare le relazioni di altre due escursioni, una estiva e l'altra invernale, effettuata con le ciaspole, con partenza dalla frazioncina di Nona. I link sono i seguenti:
Cartografia: La traccia interessata dall'itinerario in questione è ben evidenziata nella carta escursionistica della Val di Scalve, realizzata dalla sezione CAI di Bergamo in scala 1:25.000, in vendita presso la sede sociale del CAI e nelle cartolibrerie dell'Alta Val Seriana e Val di Scalve al prezzo di 10 €.

Salvastrella Orobica, endemismo esclusivo delle Alpi Orobie.


giovedì 31 luglio 2025

Da Valcanale, passo dopo passo, fino alle meraviglie del passo Branchino.

 🥾 Dislivello: circa 720 metri     ⌚ Durata: oltre le quattro ore     📏Lunghezza: 9 chilometri

Lago e passo Branchino. Sullo sfondo, la cima del Menna.

Questa è sicuramente tra le escursioni più lineari e suggestive delle Orobie. Presenta un dislivello di un certo impegno, con tratti ripidi alternati a più dolci pendenze, ripagato, nelle giornate più limpide, da splendidi panorami con inconfondibili tratti dolomitici. La microarea del Branchino, con il caratteristico rifugio, il placido laghetto naturale ed il colpo d'occhio regalato dal passo, regala emozioni indimenticabili.

Al passo, sotto l'ombrosa parete dell'Arera.

La partenza dell'itinerario prende forma all'inizio della strada forestale (1117 m), riservata ai mezzi autorizzati, che porta all'Alpe Corte (informazioni più dettagliate nelle note tecniche). Si segue il segnavia CAI n. 220, calpestando i tratti cementati per una buona mezzora, fino ad un bivio (1360 m circa) dove, trascurando la traccia per il Rifugio dell'Alpe Corte e prendendo a sinistra il sentiero CAI n. 218A. 

La segnaletica al primo bivio.

La traccia torna a calpestare il fondo naturale e si tuffa nel folto dell'abetaia.  Ad una ventina di minuti dal precedente bivio ne trascuriamo un altro per l'Alpe Corte, continuando a tenere la sinistra, salendo in direzione dell'Alpe Neel (1585 m). Ne raggiungiamo la base dopo aver camminato per circa un'ora dalla partenza. Per arrivare alla baita omonima  servono altri dieci minuti, che trascorriamo incantati dalle viste che si sono improvvisamente aperte attorno a noi. 

I pascoli dell'Alpe Neel, ai piedi della Cima Valmora e della Corna Piana.

Raggiunta la baita, abbandoniamo la traccia CAI n. 218A e, salendo a sinistra, ci innestiamo in quella contrassegnata con il n. 218, che ci condurrà fino alla meta. La valle si allarga sempre di più. Sulla destra incombe il Corno Branchino, mentre a sinistra lo sguardo è catturato dalle dolomie della Corna Piana. In breve si arriva a costeggiare la baita Neel di Mezzo (1614 m-un'ora e mezza circa dalla partenza). Si sale tra verdissimi pascoli, concedendoci delle pause nelle quali, voltandoci indietro, ammiriamo la vastità di vette che circonda la Valcanale.

Baita Neel di mezzo.

A destra le cime Valmora e del Fop, con il Monte Secco a chiudere la visuale; a sinistra la piatta prua del monte Campagano e, sullo sfondo, lo scuro skyline del massiccio della Presolana. I salti di un tumultuoso torrente ci accompagnano lungo lo strappo che porta al suggestivo e già visibile Rifugio Branchino. Con una certa fatica raggiungiamo la bandiera posta alla sinistra del Rifugio stesso (1787 m-due ore e un quarto dalla partenza), che ci concede un meritato ristoro.

Il Rifugio Branchino.

Bastano poi pochi passi per sbucare sulle sponde del laghetto naturale, dal quale è evidente la traccia che sale al passo Branchino. L'ambiente è veramente spettacolare. Senza fatica si arriva alla meta, dove si lascia spaziare lo sguardo a 360°. Sulla sinistra è apparsa l'ombrosa parete nord del Pizzo Arera; di fronte la cuspide del Menna, a destra del quale si riconoscono le cime del crinale tra Val Brembana, Valsassina e Valtellina e le vette innevate delle Alpi Pennine.

Monte Vetro e Cima del Menna dal Passo Branchino.

Per secoli il passo Branchino è stato un intensissimo crocevia per gli abitanti delle vallate limitrofe. Vi transitavano mandriani e minatori, boscaioli e mercanti. Da qui passava anche il tracciato della grande transumanza estiva delle greggi che, partite da Parre, sarebbero giunte ai pascoli di Valtellina e Svizzera. Dopo il Branchino, l'Alta Val Brembana e Chiavenna, salendo dalla Val di Lei, pecore e pastori valicavano il Passo dello Spluga. Da lì proseguivano per Coira, per poi sparpagliarsi tra gli innumerevoli pascoli della zona. Il lungo viaggio durava almeno una settimana.

Le cime dell'Alta Val Brembana e, sullo sfondo, le Alpi Pennine.

Il rientro normalmente avviene lungo il percorso di salita. Noi abbiamo fatto una breve variante per pranzare al Rifugio Alpe Corte. Scendendo lungo il sentiero CAI n.218 siamo arrivati alla baita bassa di Neel dove abbiamo svoltato a sinistra, percorrendo per un brevissimo tratto il n. 218A.

Sulla via del ritorno, alla baita di Neel bassa, con la Presolana sullo sfondo.

Al successivo bivio abbiamo svoltato a sinistra lungo un ben tracciato sentiero che, superando il vivace torrente che scende dalla Valle della Corte, ci ha portato rapidamente al Rifugio (1415 m - un'ora circa dal passo Branchino). E' (quasi) impossibile sbagliare. Questa zona è tra le meglio segnalate delle Orobie. Dopo la sosta ristoratrice, si percorre in discesa la strada cementata che porta al parcheggio in poco più di mezz'ora dall'Alpe Corte.

Il Corno Branchino. Alla sua base, baita Neel di mezzo.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 29-07-2025 - tempo bello.
Punto di partenza: Per raggiungere la frazione di Valcanale si deve percorrere la provinciale della Valle Seriana fino al bivio di Ponte Nossa dove, invece di girare a destra per i tornanti che portano a Clusone, si prosegue diritti sulla provinciale n. 49 in direzione di Valbondione. Appena superato l'abitato di Ardesio, in località Ponte Seghe, si devia a sinistra seguendo le indicazioni per la Valcanale.  La strada guadagna subito quota con alcuni tornanti, per poi proseguire diritta nella vallata fino al suo termine.  Al laghetto inizia il tratto che prevede il pagamento del parcheggio. Da questo punto si procede diritto per circa 800 metri. Si parcheggia quando la strada volta decisamente a sinistra. Sulla destra si trova l'imbocco della forestale che sale all'Alpe Corte. Da Bergamo sono circa 47 km percorribili in un'ora. 
A Valcanale il parcheggio si paga: Da agosto 2018 il Comune di Ardesio ha disposto l'obbligo del parcheggio a pagamento nelle aree di sosta predisposte dal laghetto di Valcanale sino all'inizio della strada forestale che porta al Rifugio Alpe Corte.  Dall'01.01.2015 il prezzo giornaliero del biglietto "gratta e sosta" è di 5 (cinque) euro. Riduzioni sono previste per soste prolungate. In sito sono presenti due parcometri. In alternativa i biglietti si possono acquistare nelle rivendite commerciali indicate al seguente link:  https://www.viviardesio.it/parcheggi.

Corna Piana e Cima di Vedro.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 720 metri di dislivello per un totale, fra andata e ritorno, di nove chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intera escursione servono più di quattro ore, al netto delle soste. 
Luoghi di sosta, pernottamento e ristoro durante il percorso: Segnalo anzitutto il Rifugio Branchino, a pochi passi dall'omonimo passo. Vale la pena anche solo per un breve ristoro. Sembra di fare un tuffo nel passato, quando i rifugi alpini erano sinonimo di essenzialità e calda accoglienza. Maggiori informazioni: https://rifugiobranchino.blogspot.com.
Sul finire dell'escursione si può sostare al nottissimo (e frequentatissimo) Rifugio Alpe Corte. Maggiori informazioni e relativi contatti sul loro sito (mentre scrivo è in elaborazione): 
https://www.rifugioalpecorte.it.

I salti del torrente Acqualina e, in alto, il Rifugio Branchino.

Altre escursioni in zona: In questo blog trovate la descrizione di diverse escursioni che esplorano i vari versanti della Valcanale. Di seguito si riportano i link degli itinerari che partono dalla zona con parcheggi a pagamento citata poco sopra: 
Cartografia: L'escursione qui proposta è ben evidenziata sulla Carta escursionistica del Sentiero delle Orobie Orientali - scala 1:25.000, realizzata dal CAI di Bergamo e disponibile nelle librerie e cartolerie della Provincia, al prezzo di 10 euro. 

Astranzia maggiore nei boschi dell'Alpe Corte.



lunedì 14 luglio 2025

Un anello tra i fitti boschi dell'altipiano di Bossico, ammirando splendidi panorami dalla cima del monte Colombina.

🥾 Dislivello: 500 metri               ⌚ Durata: 3 ore e mezzo             📏Lunghezza: oltre 8 km

Salendo alla croce del monte Colombina.

Questa escursione ad anello parte dal parcheggio privato dell'Agriturismo Cinque Abeti, sito a 1000 metri di quota, in località Monte di Lovere, nell'altipiano di Bossico (nelle note tecniche trovate il dettaglio per raggiungerlo e le modalità per usufruirne). Si inizia a camminare sulla strada forestale che delimita il lato nord del parcheggio tenendo la sinistra e, dopo pochi passi, si volta a destra, seguendo le indicazioni della palina segnaletica CAI relativa al sentiero n. 552, salendo in direzione del Forcellino.

Appena partiti, si ammirano i prati di Villa Aventino (edificata nel 1912). 

Lo sterrato si alterna a tratti cementati, che agevolano il passo nei passaggi più ripidi. Si guadagna dislivello, salendo in una fitta abetaia, gioiosamente fiorita di ciclamini. I boschi dell'altipiano di Bossico sono i veri protagonisti di questa escursione. Il clima, mite d'inverno e fresco d'estate, è favorito dall'orientamento a sud e dalla presenza del lago. Grazie anche alle diverse altimetrie dell'altipiano, si è sviluppata nel tempo una grande varietà di vegetazione, con la presenza peculiare dell'abete rosso e del pino silvestre.

Superato il Forcellino, si arriva a una piccola radura...

Raggiunto il bivio del Forcellino (1170 m di quota) si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per il monte Colombina. Dopo circa quaranta di minuti dalla partenza si arriva ad una piccola radura, al cui centro è posizionato un fabbricato rurale ben ristrutturato. Poco passi e si giunge nei pressi di un piccolo edificio, composto da una sola stanza. Una costruzione apparentemente insignificante, ma ricca di  significato storico. 

Al "Cadì de la pest".

Siamo di fronte al "Cadì de la pest" che, nel terribile periodo della cosiddetta peste manzoniana (anni 1629-1633) fornì rifugio per alcuni mesi ad un ristretto gruppo di persone che riuscirono così a scampare al contagio. Leggenda narra che si facessero il pane da soli. Prima di mangiarlo lo mettevano fuori dalla porta d'ingresso. Se il pane ingialliva, era segno che il morbo perdurava.

Iscrizione posta all'interno del "Cadì de la pest" nel tardo '800.

Si continua a salire. L'abetaia si dirada, offrendo splendidi scorci sul lago d'Iseo, fino a raggiungere il quadrivio con i sentieri CAI n. 554-554A e 555A (1250 m circa, poco più di un'ora dalla partenza) dove il panorama si apre ad una vista incomparabile. Dopo una breve e doverosa sosta, si segue la traccia del 554A, che rappresenta il modo più rapido (e ripido) per raggiungere alla croce del monte Colombina. 

Poco prima del quadrivio di sentieri compare la Corna Trentapassi.

Un sasso segnato con una freccia biancorossa, al cui interno è scritto il n. 554A, indica la direzione da seguire. La traccia si perde un po' nell'erba ma, poco dopo, diviene evidente e non ci sono problemi di orientamento per raggiungere, si pure con un bel po' di fatica, la nostra meta (1445 m, un'ora e tre quarti dalla partenza). 

Colle San Fermo, la Val Borlezza ed il Pizzo Formico dalla croce del Colombina.

Alla spettacolare vista del lago, lo sguardo si estende a perdita d'occhio sulla Val Cavallina ed il monte Bronzone, sul Pizzo Formico e la parte alta della Val Borlezza, sui monti Alto e Pora e sul rifugio Magnolini. La vera cima del monte Colombina è poco oltre. Si raggiunge mediante un'evidente traccia priva di segnaletica che, giusto al suo termine, scopriremo trattasi del sentiero CAI n. 555A.

L'evidente traccia da seguire dopo la croce del Colombina.

A breve distanza dalla croce incrociamo una rosa dei venti indicante i nomi delle montagne che si intravedono a 360 gradi. Qui scopriamo che è possibile spaziare la vista anche su Presolana e Pizzo Camino, in questa giornata avvolti da una densa foschia. La traccia continua in cresta e raggiunge il punto più alto in un tratto boschivo. 

Il monte Alto e la cima del monte Pora, fotografati dalla rosa dei venti.

Da qui si scende nel fitto della vegetazione che, nel tratto iniziale, è principalmente formata da conifere, per poi arricchirsi di latifoglie (in particolare da faggi) quando la traccia tende a voltare a sinistra, scendendo lungo le pendici meridionali del monte Colombina. Un bellissimo ed ombreggiato bosco misto ci accompagna, per circa mezz'ora, fino a giungere a Colle San Fermo, costellato da diverse cascine, circondate da pascoli e piante da frutto. Raggiunta la pittoresca chiesetta, realizzata agli inizi del novecento, si prende lo sterrato che la fiancheggia e si arriva ad un evidente bivio dove si volta a sinistra, imboccando il sentiero CAI n. 553.

Colle San Fermo, con la fienagione in corso.

Calpestando l'acciotolato, si scende ad un ulteriore bivio, dove, tenendo sempre la sinistra, si abbandona il 553 a favore della traccia di competenza comunale denominata Q08, in direzione di Monte di Lovere. Restando nella foresta, in cui torna a prevalere l'abete rosso, si raggiungono quindi i soleggiati Prati di Onito, dove lo sguardo torna ad ampliarsi sul Sebino. In questo punto panoramico, così come per le viste regalate dalla salita al Colombina, si evidenzia una particolarità del Comune di Bossico: il 94% del suo territorio non è consumato da edifici, strade e parcheggi. L'evoluzione storica del paese non ha vissuto una diffusione edilizia; il territorio è stato salvaguardato in relazione all'attività agro-silvo-pastorale.

Ai Prati di Onito.

Qui le indicazioni ci fanno svoltare decisamente a sinistra, facendoci rituffare nella fitta vegetazione della località Pernedio, dove soffriamo un falsopiano con alcuni brevi ma faticose salitine. Manca però poco, perchè, ad un ultimo bivio, si prende a sinistra seguendo un'indicazione che indica il nostro punto di partenza distante solo 500 metri. Sono gli ultimi passi, accompagnati da scorci che ci ripresentano il verde crinale del Colombina salito in mattinata ed alcune cascine splendidamente ristrutturate dove è possibile acquistare prodotti caseari. 

Cascina nei pressi di Monte di Lovere.

Note tecniche

Data dell'escursione: 11-07-2025 - parzialmente sereno, con foschie, anche dense, in quota.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio privato dell'agriturismo cinque abeti, in località Monte di Lovere, distante circa 54 km dal centro di Bergamo (poco più di un'ora d'auto). Da Bergamo si percorre la SS 671 della Val Seriana fino a raggiungere Clusone, dove si volta a destra in direzione Lovere. Dopo avere percorso in leggera discesa la Valle Borlezza per una decina di chilometri, poco prima di Sovere si volta a sinistra (indicazioni per Bossico) per salire sulla stretta  Strada Provinciale 54, che porta in quota con dodici tornanti fino alla piazza del Municipio. Per raggiungere il punto di partenza dell'escursione si procede diritto, superando il cimitero e seguendo le indicazioni per la località Sette Colli, dove è disponibile (sulla destra) un ampio parcheggio sterrato gratuito. Per raggiungere invece quello dell'agriturismo cinque abeti si prosegue ancora per circa 500 metri. 
Note sul parcheggio privato dell'agriturismo: Per usufruire del parcheggio privato si paga 5,00 €. La quota non è dovuta per chi, al termine dell'escursione, si ferma a pranzo. Altre info: https://agriturismo-cinque-abeti.webnode.it.

Vista sulla cima del Colombina quasi al termine dell'escursione.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 500 metri di dislivello per una lunghezza complessiva superiore agli otto chilometri.
Durata: Per percorrere l'anello descritto servono circa tre ore e mezza, escluse le soste. 
Altre escursioni in zona: In questo blog vengono proposte altre due escursioni che partono da Bossico. I link di collegamento sono i seguenti:
https://dislivellozero.blogspot.com/2020/09/sullaltipiano-di-bossico-tra-i-panorami.html;
https://dislivellozero.blogspot.com/2016/12/una-passeggiata-nei-boschi-di-bossico.html.

La chiesetta di Colle San Fermo.

Cartografia: Suggerisco di dotarsi della cartina dei sentieri predisposta dalla Pro-loco. Anche se non è in scala, è utile per avere una visione d'insieme ed aiuta molto, soprattutto in fase di orientamento. Raccomando quindi di richiederla ai loro uffici o di scaricare il pdf dal loro sito usando questo percorso: https://www.bossico.com/wp-content/uploads/2025/05/fronte-cartina.jpgLa sede della pro-loco è in via Giardini 1 - Bossico. Tel. 035 968365 - www.bossico.com.

La Val Cavallina dalla croce del Colombina.


martedì 1 luglio 2025

Nel freschissimo bosco di Cima Ba, patrona degli escursionisti dubbiosi.

 🥾 Dislivello: 500 metri               ⌚ Durata: 3 ore e mezzo             📏Lunghezza: oltre 8 km

Vista sulla Presolana all'uscita del bosco di Cima Ba.

Un anello che parte da Contrada Bricconi per salire ai soleggiati e fioriti Prati del Lò; si inoltra nel suggestivo bosco di Cima Ba, ammirando un'insolita prospettiva sulla Presolana. Arrivati agli splendidi pascoli di Colle Palazzo, si rientra calpestando la forestale, all'interno di una fitta faggeta.

Arrivo a Colle Palazzo.

La partenza avviene dal parcheggio di servizio a Contrada Bricconi (950 m. circa) borgo di origine medioevale sito nel territorio di Oltressenda Alta (nelle note tecniche trovate le indicazioni per arrivarci). Si prende la strada agro-silvo-forestale che sale a destra (indicazioni per Colle Palazzo). Si calpesta lo sterrato che, nei tratti più ripidi, si trasforma in cementato. Al fresco di un bel bosco ceduo, con prevalenza di faggi, si procede con buona pendenza. Dopo dieci minuti si supera un primo bivio, prendendo la traccia principale che tiene la destra.

Fioritura di Astranzia Maggiore nei Prati del Lò.

Trascurando un paio di altre deviazioni, si resta sulla forestale, fino a raggiungere un altro, più evidente bivio (1100 metri circa-poco meno di mezz'ora dalla partenza). A destra viene indicata la direzione per Colle Palazzo e per la Località Crus. Noi invece saliamo a sinistra, dove non ci sono indicazioni. Superato un tornante sinistrorso, lambiamo lo spigolo di una rustica cascina ed affrontiamo una serie di strappi lambendo una pietraia. 

Particolare di una cascina lambita durante la salita.

Con fatica si raggiunge un grosso masso, che viene superato grazie ad un paio di tornanti cementati. Guadagniamo quota, raggiungendo l'immaginaria porta di una radura, dove ci aspetta la prima delle tre cascine che governano i prati del Lò (1280 m-un'ora circa dalla partenza). 

La prima cascina dei Prati del Lò.

Rimanendo sullo sterrato, ci si inoltra tra i pascoli, godendo il sole che ci è mancato durante la lunga salita nel bosco. La seconda cascina, posta a 1370 m. di quota, si raggiunge in un quarto d'ora. Qui termina la strada forestale, sostituita da un'esile traccia nell'erba alta, che prosegue in direzione dell'ultimo fabbricato rurale. In mezzo a coloratissime fioriture, si continua a salire, incontrando anche brevi tratti di sentiero abbastanza evidenti.  

La seconda cascina dei Prati del Lò.

Il panorama è una buona scusa per fermarsi a riprendere fiato. In basso si intravvedono i paesi di Piario e Villa d'Ogna. In alto, da un lato, domina la Costa del Vaccaro; dall'altro si staglia la dorsale di cima Blum e, più lontana, quella del Pizzo Formico ed il panettone del Monte Pora. Si arriva a costeggiare il boschetto alla nostra destra mentre, sulla sinistra, ci sorveglia la terza baita dei Prati del Lò. Alle sue spalle compare la Croce del Lò, che non raggiungiamo (nel caso, nelle note tecniche trovate il link di un'altra escursione che ha raggiunto questo punto, descrivendone il relativo panorama).

La terza cascina. Sullo sfondo la Costa del Vaccaro e il Monte Secco.

Arrivati poco oltre i 1400 metri di quota (un'ora e tre quarti dalla partenza) la traccia volta a destra inoltrandosi decisamente nel bosco di Cima Ba. Freschissimo e profumato, si lascia attraversare tramite un dolce falsopiano, per mezzo di un tracciato completamente privo di segnaletica ma abbastanza evidente. Secondo alcune relazioni trovate in rete, percorrendo questo sentiero, si sarebbe dovuto trovare una deviazione sulla sinistra che condurebbe in cima al monte Ba. Nonostante le nostre attenzioni ed i molti dubbi, non abbiamo trovato niente che potesse somigliare ad un sentiero.

Nel bosco di Cima Ba.

Abbiamo quindi proseguito in quota, ammirando splendidi esemplari di faggio ed abeti rossi e capendo ancor di più l'importanza (e l'intrinseca bellezza) del bosco misto. Senza dislivello apprezzabile, si cammina per una buona mezz'ora, fino a rasentare un roccolo rozzamente restaurato. Dieci minuti dopo il bosco improvvisamente si apre, regalando una insolita e suggestiva prospettiva sulla Presolana. Ci fermiamo per scattare una foto e ci accorgiamo della presenza di una panchina installata ai bordi di uno splendido faggio. Il punto ideale per una sosta e per catturare alcune immagini di questo angolo della Valzurio poco frequentato.

La panchina (di dimensioni normali, non gigante...)

Procedendo, si comincia a perdere quota. La vegetazione, in progressivo diradamento, lascia ora intravvedere i dolci pascoli ondulati, le abetaie e le cascine di Colle Palazzo. Superando una baita egregiamente ristrutturata, si arriva ai margini di Col Palazzo, dove incontriamo, l'unica segnaletica di questo tratto. Poco oltre si raggiunge il sentiero CAI n. 311, che seguiamo in discesa per un brevissimo tratto, per poi volgere a destra e raggiungere un'altra strada forestale che costeggia i bordi di uno stagno.

Scendendo ai pascoli di Colle Palazzo.

Inizia qui la discesa che ci riporterà a Contrada Bricconi. Il tratto iniziale ci consente di ammirare altri gruppi di cascine con i relativi pascoli, poi è un lungo tuffo nella vegetazione. Per una prima parte si viene avvolti dalle conifere. Più in basso dominano invece le latifoglie. Anche questo tracciato alterna lo sterrato al cementato ed impiega poco meno di un'ora per arrivare al parcheggio di partenza. 

Il Monte Timogno da Colle Palazzo.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 28-06-2025 - Sereno.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio di Contrada Bricconi, frazione di Oltressenda Alta, che dista circa 40 km dal centro di Bergamo, percorribili in poco più di tre quarti d'ora d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si procede diritto, seguendo le indicazioni per Valbondione. Dopo 4 km circa, si svolta a destra, in direzione del centro di Villa d'Ogna. Superata la piazza del Municipio, si procede per un centinaio di metri, girando a sinistra in via IV Novembre. Si costeggia la chiesa di Ogna e si prende a destra, direzione Nasolino. Saliti tre tornanti si attraversa quest'ultimo borgo, sede del Comune sparso di Oltressenda Alta e si imbocca via Presolana, arrivando al bivio con le indicazioni (frecce in legno) per Contrada Bricconi. Si gira a sinistra su via Dossi (che Google Maps chiama via Plasso) e, seguendo uno stretto e tortuoso tratto asfaltato, in meno di un chilometro si giunge al parcheggio di partenza dell'escursione.

Piario e Villa d'Ogna dai Prati del Lò.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 500 metri di dislivello per una lunghezza complessiva di oltre otto chilometri.
Durata: Per percorrere l'escursione, completa delle varianti proposte, servono circa tre ore e mezza, escluse le soste. 
Altre escursioni in zona: In questo blog vengono proposte altre due escursioni che partono da Contrada Bricconi. I link di collegamento sono i seguenti:
Cartografia: Le mappe attualmente disponibili non evidenziano il territorio ed i sentieri oggetto di questa escursione. Dal 2023 è attesa come imminente la pubblicazione, da parte della Sezione CAI di Bergamo, di una carta escursionistica al 25.000, interessante le montagne attorno a Clusone ed immediati dintorni.

Colle Palazzo e la Presolana dalle pendici di Cima Ba.