🥾 Dislivello: circa 400 metri ⌚ Durata: tre ore e mezzo 📏Lunghezza: 7,2 chilometri
I ruderi della diga del Gleno visti da sud. |
Da alcuni anni è molto gettonata l'escursione che porta a visitare i ruderi della diga del Gleno, con partenze da Vilminore o da Pianezza. Tante, troppe persone si accalcano per visitarla, creando a volte problemi di viabilità e di sovraffollamento. Con un paio di amici ho provato l'itinerario che parte dalla minuscola frazione di Nona (65 abitanti, stretti attorno alla grande chiesa parrocchiale posizionata a 1341 m. di quota). Abbiamo scoperto un bellissimo sentiero, che attraversa un bosco profumato di funghi e colorato da splendide ed insolite fioriture. Un tracciato che, sia pure con un moderato dislivello, è tutt'altro che banale, con tratti vivaci e, in un paio di punti, anche arditi.
Una diversa prospettiva degli archi sovrapposti della diga. |
La partenza dell'escursione avviene dal parcheggio a pagamento posto sul retro della frazione di Nona (1341 m-nelle note tecniche tutti i dettagli per raggiungerlo e sulle relative modalità di pagamento). La segnaletica da seguire, abbondantissima, ci porta subito a calpestare una forestale sterrata (che diventa poi cementata), contrassegnata dai segnavia del sentiero CAI n. 409 e che, con pochi passi, ci porta ai tre edifici rurali che compongono la località Designo.
Particolare di stalla in località Designo. |
Il tracciato sale leggermente di quota, fino ad incontrare un bivio ben segnalato (un quarto d'ora dalla partenza) dove abbandoniamo il cemento per voltare a destra, imboccando il sentiero CAI n. 409A, in direzione del Lago e della diga del Gleno. Dopo aver attraversato un prato, la traccia si tuffa in una bellissimo bosco di conifere, sicuramente molto noto ai fungaioli scalvini. Incontriamo una fresca sorgiva, che anticipa un breve ma deciso strappo. Sempre più avvolti da splendidi esemplari di abete rosso, raggiungiamo un'area di sosta dotata di panchina (mezz'ora dalla partenza-1424 m).
Nel bosco, fioritura di Semprevivo Maggiore. |
Il sentiero scende ad un rustico ponticello di legno, che ci aiuta a guadare un esile ma vivace torrentello. Subito si torna a risalire, superando un tratto dotato di protezione a valle. Tenendo il ripido bosco sulla destra si supera un'altra valletta continuando poi in falsopiano. Alle fioriture si aggiungono i frutti di bosco ed i golosi possono sostare per gustare lamponi e fragoline. In un paio di punti del percorso si affrontano brevi tratti rocciosi, comunque ben attrezzati con corrimano e scalette di legno.
Il sentiero scende ad un rustico ponticello di legno... |
Dopo un'ora di cammino, il tragitto sul CAI 409A si completa, incrociando ed imboccando il sentiero CAI 410 che sale da Bueggio. La segnalatica è molto chiara e non ci resta che proseguire diritto. L'abetaia via via si dirada, lasciando spazio a belle viste sul fondovalle. Poi, improvvisamente, compaiono i ruderi della diga. Un ultimo strappo tenendo la sinistra e si raggiunge la spalla destra dello sbarramento artificiale (1550 m. circa - un'ora e mezzo dalla partenza).
La spalla destra della diga. |
Lo spettacolo è impressionante. All'armonica bellezza del catino naturale che ospita il manufatto, si aggiunge l'armonia architettonica dei resti della diga. Esteticamente molto bella, strutturalmente disastrosa. Qualcuno ha scritto che lo sbarramento del Gleno fu "la diga peggiore nel posto migliore"! Nelle note tecniche si riportano i titoli di alcuni dei molti saggi che hanno ricostruito una delle più grandi tragedie nella storia delle infrastrutture italiane. Il conteggio ufficiale delle vittime si fermò a 356, ma il numero reale è a tutt'oggi indefinito.
Vista sulla diga dal piccolo ristoro. Nascosta dalle nuvole: la Presolana. |
Dalla spalla si può scendere alla base della diga, fino a porsi di fronte al punto dove la struttura crollò, lasciando che sei milioni di metri cubi d'acqua contenuti nell'invaso artificiale si riversassero a valle a distruggere le borgate ed i paesi scalvini e camuni, fino a raggiungere il Lago d'Iseo. Qui è stato eretto un piccolo monumento a perenne memoria del disastro. Di fronte ad esso, la forra creata nei millenni dal torrente Gleno lascia correre le acque, libere di scendere senza freni cementizi fino ed oltre l'abitato di Bueggio.
La forra con il torrente Gleno e, in fondo, Bueggio. |
E' possibile e consigliabile percorrere il sentiero che consente di girare attorno al lago. Dal monumento si raggiunge l'edificio posto accanto alla spalla sinistra della diga, dove arriva il tracciato che parte da Pianezza. Si volta poi a sinistra, sempre costeggiando la sponda. Al suo termine, si procede brevemente senza traccia nell'alveo in secca del torrente, in direzione di un ponte in legno che consente di attraversare il rio senza bagnarsi i piedi. Giunti sulla sponda sinistra, si sale in direzione del visibile, piccolo punto di ristoro (1562 m-poco più di due ore dalla partenza, senza contare le soste).
Attraversando il rio senza bagnarsi i piedi... |
Siamo senza dubbio in uno dei punti più panoramici del percorso, sempre che ci sia un cielo limpido e privo di nuvole. Di fronte si trovano i ruderi della diga; la parte crollata lascia intravvedere l'imponenza della parete nord della Presolana. Alle spalle si distende l'ampia e lunga valle del Gleno, delimitata dall'omonima montagna e dal Pizzo Tre Confini.
La diga vista da Nord. |
Uno spettacolo purtroppo a noi negato, stante le condizioni meteo. Non ci resta che riprendere lo zaino, raggiungere la sommità della spalla destra della diga e ripercorrere in senso inverso il percorso fatto in salita. Impiegheremo un'oretta abbondante per raggiungere il parcheggio di Nona. Aggiunta al tempo speso per la salita ed alla passeggiata attorno al lago, si sommano circa tre ore e mezzo complessive per un'escursione difficile da dimenticare.
Garofano di Seguier fiorito ai bordi del sentiero CAI 409A. |
Info tecniche:
- L'acqua, la morte, la memoria: il disastro del Gleno, di Angelo Bendotti, Edizioni il Filo di Arianna, 2013;
- La tragedia della diga del Gleno: 1. dicembre 1923 : indagine su un disastro dimenticato, di Benedetto Maria Bonomo, Mursia Editore, 2016.
Una timidissima Presolana compare durante il ritorno a Nona. |