domenica 18 febbraio 2018

Il fascino antico di Salmezza e gli splendidi panorami del sentiero delle Podone.

Salmezza è un piccolo borgo alpino, adagiato in una conca naturale a 1.000 metri di quota, incastonata tra il Monte Podona ed il Filaressa.   Si può raggiungere con l'auto in pochi minuti da Selvino, ma arrivarci a piedi è un'esperienza da non perdere.

La chiesetta di San Barnaba - tutte le foto di questo post sono state scattate da
Nicoletta Bergamelli e Vanni Moioli, durante l'escursione del 10-02-2018.

Si parte dalla piazza principale di Lonno (730 m) e, dopo aver attraversato tutto il paese, si raggiunge una storica mulattiera (segnavia CAI n. 534) che generazioni di mercanti hanno percorso, sin dal dodicesimo secolo, per portare le loro merci in Alta Valle Brembana, in Valtellina e in Svizzera.  Questa strada lastricata, denominata "via mercatorum", ha rappresentato occasione di prosperità per borghi come Salmezza, nei quali viandanti e commercianti trovavano vitto e alloggio nelle diverse locande ed osterie, oltre a stazioni per il cambio dei cavalli e l'immancabile Dogana.

Case e prati di Salmezza

La mulattiera alterna tratti nel bosco, attraversando alcuni rii e oltrepassando alcune cascine, a brevi spazi aperti, dove la vista si apre su Monte di Nese e sul monte Filaressa.   Basta un'oretta di agevole cammino per raggiungere i primi prati, i cascinali e le abitazioni rustiche di Salmezza.

Sulla via mercatorum, poco prima di Salmezza.

Effettuiamo gli ultimi passi tra muretti in pietra a secco ed ampie distese erbose, con lo sguardo catturato dalla piccola chiesetta di San Barnaba, che veglia sul borgo restando discretamente e suggestivamente in disparte.     Una passeggiata per tutti, che può terminare mettendo le gambe sotto il tavolo del bar-ristorante Merelli: un ambiente rustico, con cucina casereccia, abbondante ed economica.    D'estate si può anche mangiare all'aperto, usufruendo della terrazza esterna.

Panoramica verso Monte di Nese.

Chi vuole osare qualche passo in più, può compiere l'anello del sentiero delle Podone, compiendo una bella cavalcata a raggiungere le due punte del Monte Podona, il cui culmine raggiunge i 1.227 metri di quota.   Una panoramica escursione a tutta vista sulla pianura padana e la catena delle Orobie, che impegna per circa 600 metri di dislivello e 3,5 ore di camminata complessive.    Nella mappa sottostante si evidenzia il percorso: da Lonno si prende il sentiero CAI n. 535 fino al Forcellino (863 m), dove si tiene il sentiero di sinistra che sale alle due punte del Podona.    Si scende poi a Salmezza, per rientrare a Lonno lungo la via Mercatorum (segnavia CAI n. 534).

Estratto degli itinerari proposti - mappa estratta da: "Il Sentiero delle Podone" di Carlo Marconi.
Si ringrazia il Comune di Nembro per la gentile concessione.

Info tecniche
Partenza: dalla piazza principale di Lonno
Dislivello:seguendo la via Mercatorum (segnavia CAI n. 534), il dislivello è di circa 300 metri.
Durata: Si raggiunge Salmezza in poco più di un'ora per l'andata. Meno di un'ora il ritorno.
Punti di ristoro: Se non vi fermate nel posto di ristoro sito nel borgo di Salmezza, potete puntare all'unica pizzeria anarchica esistente nella bergamasca.   La pizzeria Alba si trova nella piazza dove avrete parcheggiato la macchina ed è facilissimo individuarla. La loro insegna recita: dove finisce lo Stato, inizia la Pizza!
Cartografia: Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 08.

mercoledì 14 febbraio 2018

Una spettacolare cavalcata sci-alpinistica sulle Orobie per rapinare la banca di Rovetta

In una gelida e nevosa giornata del mese di novembre 1944 due partigiani, sci ai piedi, si fermarono di fronte alla filiale di Rovetta della Banca Mutua Popolare di Bergamo.    Tolsero gli sci ed entrarono dalla porta principale, con le pistole spianate.    Poco distante, cinque militi delle Brigate Nere, seppur armati di mitra, non seppero far altro che telefonare alla loro sede di Clusone, per chiedere rinforzi.

La conca dei Laghi Gemelli - foto di Giovanni Barbieri, che ringrazio per la concessione

Intanto i due partigiani si erano qualificati come tali ed avevano ordinato, al direttore della filiale, un prelievo forzoso. Con solennità, rilasciarono anche una ricevuta, su cui scrissero che quanto prelevato sarebbe stato restituito alla fine della guerra civile.    Terminata l'insolita operazione bancaria, uscirono dalla banca, calzarono gli sci e scomparirono nella tormenta.

Ercole Pedretti sugli sci.

I due erano Mino Bartoli ed Ercole Pedretti, facevano parte della Brigata Partigiana Giustizia e Libertà, Cacciatori delle Alpi - 2° Dio Sciatori e, come diceva il nome stesso del loro gruppo, erano abilissimi sciatori.    Per molti, addirittura, Ercole Pedretti, in tempo di pace avrebbe potuto essere il miglior discesista della nazionale italiana.    Il giorno precedente la rapina Mino ed Ercole si trovavano nello storico rifugio dei Laghi Gemelli (m. 2054), che da qualche mese era diventato la base operativa della loro Brigata.    Vista la penuria di fondi in cui versava la Brigata stessa, avevano appena ottenuto il lasciapassare dal Comando Provinciale ad effettuare un significativo prelevamento presso la banca più vicina a loro.
Laghi Gemelli e Pizzo del Becco - foto di Giovanni Barbieri

Mino ed Ercole calzarono quindi gli sci, partendo dal Rifugio sotto una forte nevicata, superando il Passo dei Laghi Gemelli (2.139 m) e facendo molta attenzione al pericolo di slavine sempre presente in quella zona.  Scesero velocemente verso Valcanale percorrendo poi tutta la strada provinciale che conduce al Ponte delle Seghe (580 m).  Una discesa a rotta di collo: oltre 1.500 metri di dislivello per quasi 15 chilometri di discesa ininterrotta.   Dal Ponte delle Seghe salirono verso Ardesio, toccando poi la frazione di Piazzolo (769 m) e raggiungendo anche il suggestivo borgo di Ave (1.098 m).

Il vecchio e il nuovo rifugio dei Laghi Gemelli - foto tratta dalla pagina facebook
"Que viva il vecchio rifugio laghi gemelli" che ringrazio per la concessione

Dall'isolata frazioncina, Mino ed Ercole scesero verso il torrente Rino, per risalire il lato opposto della valle fino agli splendidi alpeggi di Colle Palazzo (circa 1.300 m di quota), da dove intravidero le rovine fumanti delle case di Valzurio, devastate e bruciate pochi mesi prima da un rastrellamento fascista.    Dovettero scendere fra le macerie di quel che restava del paese, per scendere al guado del torrente Ogna (800 m circa) e prendere il sentiero che, in un fitto bosco, sale all'ampia sella erbosa nei pressi di Cima Blum (1.297 m).

I Laghi Gemelli in una cartolina del 1921

Vi arrivarono all'imbrunire e decisero quindi di forzare l'ospitalità di alcune pastorelle che, in assenza dei loro genitori, si videro costrette a rifocillare e a far riposare i due partigiani, con il terrore di dover subire, per questo motivo, future rappresaglie fasciste.    La mattina dopo, Mino ed Ercole scesero velocemente su Rovetta, dove effettuarono la programmata "operazione bancaria".    Dal Rifugio Laghi Gemelli avevano dovuto sciare per circa 30 chilometri, effettuando 1.300 metri di dislivello in salita ed esattamente il doppio in discesa.

Il vecchio rifugio riposa sotto la neve -  foto tratta dalla pagina facebook
"Que viva il vecchio rifugio laghi gemelli" 


La loro missione terminò poche ore dopo, quando consegnarono il bottino al comando partigiano di stanza nella frazione Marinoni.    Il ritorno era stato più breve, ma sicuramente più frenetico, visto che da Clusone era partita una banda di militi sciatori in risposta all'allarme lanciato dalle brigate nere di Rovetta.   Ma le ricerche dei fascisti non ebbero buon esito: Mino Bartoli ed Ercole Pedretti uscirono indenni da una delle operazioni più strabilianti ed insolite della guerra partigiana sulle Orobie.    Non potevano essere che loro i protagonisti: entrambi avevano abbracciato la fede antifascista più per spirito di avventura e del desiderio di vivere in montagna che per convinzione politica.  Eppure, bastò questo per consegnarli alla leggenda ed al rispetto universale.

Il vecchio rifugio in una cartolina del 1910

Mino si scoprì comandante per natura: sapeva dare ordini sorridendo e gli altri partigiani lo seguivano convinti di agire in autonomia e nelle proprie convinzioni.   Il giovane Ercole (all'epoca ventiquattrenne) erano ardito e sfrontato come il suo nome di battaglia: si faceva chiamare "Diavolo della montagna" e la sua irruenza lo seguì sino alla sua tragica scomparsa, avvenuta durante il rastrellamento del 22 gennaio 1945 a Branzi   Ercole era sceso in paese insieme con Mino e un altro partigiano, probabilmente per rifornirsi di viveri e vestiario da portare in montagna.   Disse ai due compagni che voleva rivedere la sua abitazione ed aiutare i suoi famigliari a riparare la porta d'ingresso, divelta in occasione di un precedente rastrellamento.  Rimasto solo, fu individuato da una banda di militi che lo inseguirono e lo crivellarono di colpi sulle rive del torrente che scende da Valleve.  Fu ritrovato da sui stessi compagni la mattina seguente. un'anima pietosa lo aveva raccolto dal torrente per comporlo, esanime, sulla neve ghiacciata di quel freddissimo gennaio 1945.

Foto celebrativa dell'inaugurazione del rifugio dei Laghi Gemelli, domenica 1 luglio 1900-
foto tratta dalla pagina facebook  "Que viva il vecchio rifugio laghi gemelli"

Info varie:
Escursioni nella zona: Nella zona che ha ospitato la spettacolare cavalcata sci-alpinistica di Mino Bartoli ed Ercole Pedretti ci sono innumerevoli possibilità di escursioni, per ogni gamba e qualsiasi ambizione.
Ad Ercole Pedretti è stato dedicato il sentiero che da Branzi, suo paese natale, conduce al Rifugio Laghi Gemelli. Si tratta di un tracciato impegnativo (circa 1.200 metri di dislivello e quasi 4 ore per la sola salita) che rappresenta comunque una valida alternativa alla consueta salita da Carona ai Laghi Gemellì.
Per gambe meno robuste, segnalo invece uno splendido giro ad anello con partenza da Valzurio (813 m) e risalita nel bosco per raggiungere gli splendidi alpeggi di Colle Palazzo (1.300 metri circa). Da questi prati si può scendere alle Stalle del Moschel (1.265 m) e rientrare a Valzurio per la strada forestale che scende alla contrada Spinelli (950 m).  Il dislivello in salita di questa gita è di circa 600 metri e si cammina per quasi quattro ore.

Lavori di recupero del vecchio rifugio - foto tratta dalla pagina facebook
"Que viva il vecchio rifugio laghi gemelli" che ringrazio per la concessione

L'attuale, notissimo ed affollatissimo Rifugio dei Laghi Gemelli non è l'edificio scelto come base operativa dalla Brigata Partigiana in cui militavano Bartoli e Pedretti. Il primo rifugio, inaugurato dal CAI  il primo luglio del 1900, venne distrutto e raso al suolo dai fascisti verso la metà di gennaio 1945, pochi giorni prima della morte di Ercole Pedretti.   Da qualche anno, un gruppo di volontari sta riportando alla luce quel che resta del vecchio rifugio, posto a pochi dossi di distanza dal nuovo. Le immagini e le storie di questo recupero prendono voce su Facebook, nel gruppo denominato: Que viva il vecchio rifugio Laghi Gemelli.



Bibliografia: Vi suggerisco di acquistare il libro "La strada dei monti" di Roberto Cremaschi, Publistampa Edizioni. Nei 26 itinerari sui luoghi della Resistenza bergamasca compaiono anche le descrizioni dettagliate dell'impresa sci-alpinistica di Bartoli e Pedretti e del sentiero partigiano dedicato a quest'ultimo.
Cartografia: Per avere una visione d'insieme del percorso completo effettuato da Bartoli e Pedretti è necessaria una mappa 1:50.000.    In questo caso si può aprire la Carta Kompass n. 104, Foppolo-Valle Seriana.