lunedì 13 dicembre 2021

Un'escursione lunga dieci chilometri su e giù per la Valle d'Astino, in compagnia di qualche fiocco di neve.

La Valle di Astino è una conca di suggestiva bellezza, racchiusa tra i boschi dell'Allegrezza ed i colli della Benaglia, di San Vigilio e della Bastia.   Questa escursione a doppio anello, lunga oltre dieci chilometri, la esplora lungo i confini naturali che la racchiudono da ovest ad est. 

L'ex-Monastero di Astino e la sua conca

Dai numerosi parcheggi che si trovano sul retro del Tennis club di Loreto (240 m. circa) si entra nel bel parco comunale dedicato alla Beata Caterina Cittadini e lo si attraversa tenendo la destra, fino a sbucare in via Broseta.   Attraversatala, si tiene la destra per qualche metro fino ad imboccare la Strada Vecchia, che porta verso il nucleo più antico di Longuelo, tra cascine ristrutturate ed un lungo viale alberato, caratterizzato da un filare di gelsi, una essenza arborea che ricorda il passato contadino del quartiere.

I colli di Bergamo da via Astino.

Si svolta a sinistra in via Longuelo e, poco dopo, a destra in via del Celtro.  La si percorre integralmente, fino all'incrocio con via Ripa Pasqualina.   Siamo sul retro del parcheggio realizzato a servizio del Monastero di Astino.   Si prende la pedonale che fiancheggia a sinistra la Roggia Curna e a destra il parcheggio, per raggiungere in via Astino, che percorreremo fino all'antico ex-Monastero (270 m - circa tre quarti d'ora dalla partenza) la cui fondazione risale all'anno 1107.

La pedonale che costeggia via Astino.

Dietro la cascina che fronteggia l'ingresso del Monastero parte il tracciato che conduce nei boschi dell'Allegrezza.    Nel tratto iniziale, in asfalto, si sale leggermente con belle viste sull'ex-Monastero e la sua conca, nel passato coltivata prevalentemente a granturco ed ora oasi agricola che ha recuperato e valorizzato antiche colture locali.   Dopo aver superato alcune cascine riccamente ristrutturate, la traccia si riduce ad un sentiero che si inoltra nel bosco ceduo fino a giungere alle rovine del Castello dell'Allegrezza (280 m circa) e successivamente ad un tratto in salita che porta alla sella della Madonna del Bosco (312 m-un'ora e venti minuti dalla partenza).

Le rovine del castello dell'Allegrezza.

Si scende lungo la strada (marciapiedi sulla sinistra) e, in un quarto d'ora, si giunge alla chiesa della natività di Maria Santissima, detta anche della Madonna del Bosco.   Accostandola, sulla sinistra si intravede un sentiero, denominato "Laudato sii" che ritorna all'ex-Monastero attraversando i campi coltivati della valletta.   Rientrati negli immediati pressi del complesso monastico, si ritorna al parcheggio di servizio.   Si cammina da un paio d'ore e, volendo, si potrebbe rientrare al punto di partenza rifacendo in senso inverso il tracciato effettuato all'andata.

Il castello dell'Allegrezza visto dai coltivi della Valle d'Astino.

Se avete ancora gambe, è interessante risalire via Ripa Pasqualina, per calpestare uno dei tratti più suggestivi dei Colli di Bergamo.   La prima parte della via sale dolcemente, costeggiando due splendide cascine ristrutturate lussuosamente.   Arrivati ad un bivio, si prende a sinistra la ripida via Moratelli ed il percorso diventa pedonale e gradinato, fiancheggiato da bellissimi muri a secco.  Con un po' di fatica si raggiunge via Sudorno, praticamente di fronte alla sede delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù (345 m circa-venti minuti dal parcheggio a servizio dell'ex-Monastero).

Salendo via Moratelli.

Si prende decisamente a destra, dove un accesso pedonale ci porta a raggiungere la parte alta di via Ripa Pasqualina.  A questo incrocio, prendendo a destra, si tornerebbe nella conca di Astino.  Noi andiamo invece a sinistra e, con vista sul profilo più fotografato di Città Alta, restiamo sulle balze del Colle della Benaglia fino ad arrivare ad incrociare via San Martino della Pigrizia.  Si gira a destra e si scende con decisione.   Al successivo bivio si tiene la sinistra, percorrendo via San Matteo della Benaglia, che ci fa scendere fino alla trafficata via Broseta.   La si attraversa con attenzione e si svolta a destra per ritrovare, dopo pochi metri, un ingresso del parco di Loreto. Com pochi minuti di camminata ci si ritrova al parcheggio di partenza.

Città Alta dal Colle della Benaglia.

Info tecniche:

Data dell'escursione: 10-12-2021. Cielo molto nuvoloso con fiocchi di neve in tarda mattinata.
Partenza dell'itinerario: Dal centro della città di Bergamo si percorre via Broseta in direzione di Curno-Mozzo.   Si svolta a sinistra in Via Croce Rossa e, dopo circa centro metri, a destra in via Curie.  Poco più avanti si nota l'ingresso del Parco, preceduto, sulla destra, da due ampi parcheggi.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 250 metri di sola salita, per una lunghezza complessiva di circa dieci chilometri.  
Durata: Per percorrere l'itinerario descritto servono circa 3 ore.

I ripidi gradini del tratto finale di via Moratelli.

Altri suggerimenti turistici ed escursionistici: Doverosa la visita all'ex Monastero di Astino. Nel periodo invernale è aperto soltanto il sabato e la domenica. Info su: https://www.fondazionemia.it/it/astino/contatti.
Molto interessante è anche il progetto della Valle della Biodiversità, un museo all'aperto gestito dall'Orto Botanico di Bergamo, attrezzato e sviluppato proprio nei campi limitrofi all'ex-Monastero di Astino.  Si trovano maggiori approfondimenti visitando il sito: https://www.ortobotanicodibergamo.it/visita/valle-biodiversita.
In questo blog potrete inoltre trovare un'altra escursione che transita dalla Valle di Astino. Questo il link di collegamento:
https://dislivellozero.blogspot.com/2020/03/lanello-dei-torni-un-itinerario-nel.html.
Cartografia: Carta escursionistica del Parco dei Colli di Bergamo - scala 1:15.000, Ingenia Cartoguide Editore.
Una santella in via San Matteo della Benaglia.


sabato 27 novembre 2021

Una bella escursione nella faggeta della Val Asinina e tra gli antichi borghi della Val Taleggio.

La Val Taleggio nasconde bene i suoi tesori.   Bisogna frugare con pazienza, tra i suoi boschi, al limitare dei pascoli, fra gli stretti vicoli delle sue contrade.   Poco alla volta, si paleseranno alla vista. Ma bisogna fare in fretta, perchè il tempo ne ha già divorati troppi...

Il borgo di Retaggio.

La partenza di questo itinerario avviene da Grasso (896 m-nelle note tecniche trovate i dettagli per arrivarci), piccolo borgo situato negli immediati pressi di Pizzino.   Dal parcheggio libero situato dietro la chiesa, si torna indietro di pochi passi per imboccare via Retaggio, che attraversa tutto il paesino e ci porta alla mulattiera che percorreremo per un lungo tratto dell'escursione. 

La rocca di Pizzino dal parcheggio di Grasso.

Dopo una ventina di minuti di cammino si arriva ad un piccolo valico.   Sulla destra si intravede una bella cascina con pozza che si affaccia sulla Val Asinina, a fronteggiare le pareti rocciose del Monte Cancervo.  Un'indicazione ci invita a proseguire in direzione Retaggio, continuando sulla vecchia mulattiera.   Poco più avanti troviamo un altro bivio.   L'escursione prosegue tenendo la destra (direzione Giopparia e Val Asinina) scendendo in leggera pendenza in una folta faggeta che ricopre gran parte della Val Asinina. 

La cascina con pozza al limitare della Val Asinina.

Il bosco è splendido ed il tappeto di foglie rende fluida e leggera la camminata.   A tratti si aprono finestre sull'aspro versante occidentale del Cancervo.  Tra quelle rupi e nelle gole selvagge, irraggiungibili dal basso, si è creato un habitat ideale per l'aquila reale.  A cinquanta minuti dalla partenza si esce per un breve tratto dal bosco, per attraversare una piccola valletta laterale, nella quale si stanno effettuando lavori di consolidamento.

Arrivo a baita Giopparia.

Rientrati fra gli alberi, si incontrano poco più avanti i ruderi della baita Giopparia e si attraversa il letto di un piccolo affluente del torrente Asinina.  Con una serie di saliscendi, ci si avvicina gradualmente al fondo della valle (circa 1000 m), fino ad inviduare il corso d'acqua principale, la cui vicinanza cambia la vegetazione arborea attraversata dal percorso.   Siamo ad un'ora e mezza circa da Grasso.   Si cammina in piano per qualche minuto tenendo lo sguardo a sinistra per individuare il sentiero che ci porterà a Capo Foppa.

Elleboro nella faggeta della Val Asinina.

La deviazione è evidenziata sui tronchi degli alberi da una serie di bolli e frecce rosse.   Il punto esatto di svolta è dato da due frecce che sembrano scontrarsi (> <).   Poco più avanti, sul tronco di un albero, è scritta una sigla in rosso: 8P8. Se la vedete dovete arretrare di qualche passo per ritrovare il giusto percorso, che sale accanto alle frecce contrapposte, operando quindi una sorta di inversione a U rispetto con la mulattiera di fondovalle. 

Nel folto della Val Asinina.

Segnalato da bolli rossi, il tracciato sale faticosamente nel bosco in diagonale sinistra.   Con qualche tornante aggira a destra un grande masso erratico, portandosi sulla sua cima.    Da qui, seguendo i segni rossi pennellati sul tronco di alcune betulle, si punta e si raggiunge un traliccio dell'alta tensione. Guardandosi attorno per riprendere fiato, si intravvede un secondo traliccio.   La direzione è quella. Pochi metri prima di raggiungere il secondo traliccio si prende un'esile traccia sulla nostra destra che strappa verso l'alto, facendoci salire diritto, attraverso folti cespugli di ginepri, dove si ritrovano bolli rossi più evidenti sui tronchi delle prime betulle che incrociamo. 

La baita di quota 1180 m. Il peggio è passato.

Questo è il tratto dell'escursione che necessita di un ottimo senso di orientamento.   Lo sforzo è ripagato da una bella vista sulla cima del monte Venturosa.   Usciti dal ginepraio, si rientra nel bosco percorrendo un breve tratto di massima pendenza che si addolcisce poco più avanti, fino ad arrivare ai pascoli di una bella baita (1.180 m circa- 2 ore e 20 minuti dalla partenza).   Dietro la costruzione il sentiero è evidente e, in meno di un quarto d'ora (e a quasi un'ora dal fondovalle), superando una valletta ed il successivo dosso, si giunge in vista delle baite di Capo di Foppa (1300 m circa).

Capo di Foppa.

Raggiunta la strada asfaltata, ci troviamo di fronte all'inizio del sentiero che sale al rifugio Gherardi. Noi invece scendiamo a sinistra, calpestando l'asfalto fino alle cascine di Quindicina.  Qui, secondo una vecchia relazione degli anni '90, si sarebbe dovuto trovare una vecchia mulattiera che collegava questo borgo a quelli che si succedono lungo i pascoli che portano verso Pizzino.  

Pianoro della baite di Piazzo.

Confesso che non ne ho trovato traccia.  Sono perciò sceso tra i prati, arrivando al pianoro delle baite di Piazzo. Da lì ho fiancheggiato un evidente filare di piante, fiancheggiato da un muretto a secco, che mi ha portato in leggera discesa fino agli edifici di Piazza Morandi (1126 m).   E' un percorso a vista, da un borgo all'altro, in cui si può vedere come il tempo antico sia ormai irreversibilmente perduto. 

Cascina ristrutturata a Piazzo.

La particolare tipologia edilizia delle costruzioni rurali della Val Taleggio sta inesorabilmente scomparendo.   I pesanti tetti a piode, realizzati con lastre di pietra calcarea larghe fino a otto centimetri, sono stati inesorabilmente sostituiti dalle tegole, più funzionali, leggere ed economiche.   Restano i muri alti e spessi, a suo tempo necessari per sostenere le pesantissime piode. Alcuni edifici hanno anche mantenuto l'originaria pendenza dei tetti, che dava slancio e leggerezza a tutta la struttura.  Ma per vedere le lastre in opera non ci resta che fotografare i ruderi, una chiesetta o qualche raro edificio pubblico recuperato a spese della collettività.

Rudere a Piazza Morandi.

Arrivati all'ultima casa di Piazza Morandi, si piega bruscamente a sinistra, lungo una carreggiabile sterrata che scende al bellissimo borgo di Retaggio (1030 m. circa), forse una delle prime località abitate della Val Taleggio.   Durante la discesa si ha il tempo e l'occasione di ammirarne i dettagli costruttivi.   Attraversandolo, si scopre una suggestiva santella ed alcuni edifici la cui costruzione risale al diciottesimo secolo.   L'ultimo edificio di Retaggio, che negli anni '90 era definito come "una costruzione civile di una certa rilevanza meritevole di visita", è oramai poco più di un rudere, di cui si può solo intuire l'imponenza e l'importanza del passato.  

La santella di Retaggio.

Dal prato posto a sud di questa abitazione si intravede un sentiero ben tenuto che scende nella faggeta. Dopo averlo imboccato, in dieci minuti si raggiunge il bivio già incrociato all'andata, dove ovviamente prendiamo a destra per raggiungere, con un ultimo quarto d'ora di tranquilla camminata, il borgo di Grasso.

Retaggio visto dal sentiero che scende a Grasso.

Info tecniche:

Data dell'escursione: 24-11-2021. Cielo sereno.
Partenza dell'itinerario: Si raggiunge la Valle Taleggio percorrendo la SS 470 della Valle Brembana fino a San Giovanni Bianco, dove si gira a sinistra per percorrerere la SP 25 che attraversa l'orrido della Val Taleggio, una gola di circa 3 chilometri, scavata dal torrente Enna.   Arrivati a Sottochiesa, si prende a destra in direzione di Pizzino. Una strada in salita con tornante porta, in cinque minuti, al borgo di Grasso. Una quarantina di chilometri da Bergamo, percorribili in circa un'ora.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 500 metri di sola salita, per una lunghezza complessiva di oltre nove chilometri.  
Durata: Per percorrere l'itinerario descritto servono circa 4 ore.

Il monte Venturosa dal ginepraio di salita.

Altri suggerimenti turistici ed escursionistici: Al termine dell'escursione suggerisco di visitare il piccolissimo borgo di Cacorviglio, distante un chilometro e mezzo da Grasso.  Prendere la prima deviazione a sinistra lungo la via del ritorno. L'antico abitato di Cacorviglio è ancora ben conservato e rimanda ad atmosfere passate.   Anche la suggestiva chiesetta di San Rocco, posta al limitare del borgo, offre una efficace testimonianza di come venivano realizzati i piccoli oratori di montagna nel sedicesimo secolo.
In questo blog potrete inoltre trovare altre tre escursioni effettuabili negli immediati dintorni. Questi i link di collegamento:
- https://dislivellozero.blogspot.com/2017/07/il-corno-zuccone-la-sentinella-della.html;
- https://dislivellozero.blogspot.com/2017/04/fraggio-lincanto-di-un-paese-abbandonato.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2019/03/escursioni-per-tutti-i-gusti-ai-piani.html

La chiesetta di San Rocco, a Cacorviglio.

Altri suggerimenti di carattere gastronomico: Sulla via del ritorno, subito dopo aver riattraversato l'orrido della Val Taleggio, è interessante effettuare una sosta al Caseificio Monaci di Roncaglia (via Roncaglia Entro, 83 - sulla destra scendendo).   Il negozio offre una vasta produzione di gustosi formaggi locali ed è aperto tutti i giorni feriali con orario continuato.  La domenica è aperto solo al mattino.   Maggiori info sulla loro pagina facebook:  https://www.facebook.com/caseificiomonaci.
Cartografia: La carta escursionistica n. 105 Lecco Valle Brembana, della Kompass può dare un'idea della zona e del percorso, anche se la scala (1:50.000) è troppo ridotta per farne cieco affidamento.

Il Cancervo da Cacorviglio.







giovedì 28 ottobre 2021

Da Bruntino un anello escursionistico tutto intorno alla Valle del Giongo, la zona più selvaggia del Parco dei Colli di Bergamo.

A meno di dieci chilometri dal centro di Bergamo è possibile effettuare una escursione ricca di elementi naturali e paesaggistici che attraversa fitti castagneti e suggestivi ambienti rurali, per poi scendere in una valle selvaggia e disabitata che offrì rifugio ai partigiani ed agli internati evasi da uno dei maggiori campi di concentramento dell'Italia Settentrionale.

Autunno ai Prati Parini

L'anello parte da Bruntino Alto (441 m - vedi dettagli nelle note tecniche relative al punto di partenza) e, per gran parte dell'itinerario, si seguiranno le indicazioni del sentiero segnalato dal Parco dei Colli con il n. 113.   Il primo tratto è pianeggiante e si inoltra nei boschi del monte Giacoma aggirandone il versante nord.   Ad un bivio ben segnalato prendiamo a destra, per un evidente sentiero che risale tortuosamente lungo il versante che guarda la selvaggia Val di Giongo. 

Nei pressi della Forcella di Rua

Percorriamo una mezzora di cammino avvolti da fitti castagneti che, in alcuni punti, trasformano il sentiero in un coloratissimo tappeto di foglie, ricci e frutti da cogliere.   Raggiungiamo così la forcella di Zappel d'Erba (550 m), oltre la quale la traccia percorre una sterrata in un ambiente più aperto.  Dopo un'ora di cammino dalla partenza si arriva alla Forcella Rua (653 m) dove ci aspetta un trivio.  Seguiamo fedelmente le indicazioni del n. 113 e puntiamo alla Forcella di Camblì, superando un deciso strappo grazie ad alcuni tornanti, in parte cementati.

Alla Forcella di Camblì

Successivamente il sentiero risale più dolcemente, lungo il versante sud del monte Lumbric, dove il castagneto si fa più rado e la prevalenza del bosco ceduo ci accompagna fino alla bella cascina che domina i pascoli della forcella di Camblì (731 m-un'ora e mezza dalla partenza).   Il sentiero n. 113 devia nettamente a sinistra, dirigendosi verso le Corna dell'Uomo ed i Prati Parini.   Per molti escursionisti, questo è il sentiero più bello del Parco dei Colli!

Sul tratto che va dalla Forcella di Camblì alle Corna dell'Uomo: solo alberi in Val di Giongo...

Percorriamo quindi tutta la testata superiore della Valle del Giongo, accorgendoci che quest'area è praticamente disabitata e selvaggia.   Stiamo attraversando un ambiente integro e non banale.   Si supera in leggera salita una caratteristica balza rocciosa e si segue il sentiero che risulta sempre evidente e ben segnalato.   Ad un bivio si tiene la sinistra, confortati da un piccolo cartello che si incontra dopo pochi passi che lo indica come Sentiero Alpini, a cui sono stati aggiunti, con il pennarello, i nominativi delle nostre prossime mete.

Ciclamini nei boschi delle Corna dell'Uomo.

Continuando in falsopiano, il sentiero si restringe e lo sguardo è spesso attratto dalla vegetazione compatta che ricopre la Val di Giongo.   Non si vedono cascine, strade o coltivazioni.   E' facile capire come mai, durante la guerra civile (1943-1945) le bande di partigiani avessero scelto di rifugiarsi nelle grotte create dalle acque del torrente Gionco o fra gli interstizi rocciosi di questa località. 

Le Corna dell'Uomo.

Alle Corna dell'Uomo (885 m -  due ore e mezza dalla partenza) il sentiero n. 113 si unisce con quello segnato dal CAI con il n. 507, che scende dalla vetta del Canto Alto.   Tenendo la sinistra, in pochi minuti si arriva al roccolo Fontanone, dove la traccia percorre una carrareccia che scende per alcune centinaia di metri fino ad una non evidente deviazione a sinistra (c'è solo un segnavia biancorosso a terra, sull'imbocco della deviazione stessa ed un piccolo cartello più avanti).  Tornati su sentiero, si mantiene la cresta accorgendosi, dalla presenza di numerosi cacciatori, che siamo appena usciti dal confine del Parco dei Colli.

Foliage sul tratto che porta ai Prati Parini.

Tra begli esemplari di castagni si risale la cresta erbosa, passando tra diversi roccoli e, senza seguire le deviazioni CAI che farebbero perdere quota, ci si mantiene in piano fino a raggiungere la bella locanda dei Prati Parini (802 m - tre ore dalla partenza).   Non ci resta che scendere.   Proprio accanto alle indicazioni della località ed al segnavia che ci farebbe tornare indietro utilizzando lo stesso percorso dell'andata, è evidente un sentiero che si inoltra nella fitta boscaglia che ricopre la Valle del Giongo. Prendetelo con decisione e gustatevi l'avventura!

Ultimi strappi del sentiero che sale da Cler ai Prati Parini.

Senza alcuna indicazione, il sentiero scende deciso e va percorso per la sua interezza, trascurando alcune, peraltro non evidenti, deviazioni laterali.   Giù dritto, quindi.   Si supera un primo capanno di caccia, apparentemente in attività e poi uno successivo, evidentemente in disuso.   Subito dopo si intravede, sulla destra, l'unica segnaletica della zona, scritta a mano, che indica la direzione per Mediglio-Botta.    La si trascura proseguendo diritti fino ad arrivare ad una radura dove stazionano una baita ed un altro capanno (circa tre quarti d'ora dai Prati Parini).

Primi segni di vita scendendo nella Val di Giongo.

Da qui parte una stretta carrabile, utilizzata da piccoli trattori, che scende più dolcemente verso il fondovalle, facendosi via via più larga e, attraversando il fitto bosco, sbuca in una vasta radura, lasciando intravvedere un grosso cascinale composto da due edifici (circa 360 m-un'ora dai Prati Parini).   Raggiuntolo, la sterrata gira a sinistra e prosegue in piano in mezzo alla radura, prima di rituffarsi nel bosco ed attraversare il torrente Giongo.   Si segue fedelmente la sterrata, ammirando pozze e cascatelle del torrente e, trascurando una deviazione a sinistra che porterebbe alla Madonnina del Giongo, si risale l'altro lato della valle fino a sbucare nei pressi di Bruntino Alto (441 m - quaranta minuti dalla cascina).

Autunno in Val del Giongo.

L'anello termina in questo piccolo borgo rurale i cui abitanti, al pari di quelli di San Mauro e di Bruntino Basso, fornirono un supporto fondamentale agli internati stranieri fuggiti dal campo di concentramento nazi-fascista di Grumello al Piano.   Gli ex-prigionieri, in prevalenza greci e slavi, si rifugiarono nelle grotte naturali della Val di Giongo o in stalle abbandonate in località Rua Alta.   Gli abitanti di Bruntino procurarono loro del cibo e seppero mantenere la riservatezza necessaria per evitare che venissero scoperti.   Gli stranieri si aggregarono alle formazioni partigiane della zona e, uno di essi, al termine della guerra, scelse di rimanere a Bruntino per amore.   E' la storia di Nicola Dalacmanidis, nome di battaglia: Kim.

Arrivo a Bruntino Alta (foto di maggio 2021).

Info tecniche:

Data dell'escursione: 24-10-2021. Cielo coperto e foschia persistente fino al primo pomeriggio.
Partenza dell'itinerario: Arrivati a Bruntino Alto, frazione di Villa d'Almè, si supera la chiesa di San Mauro e, tenendo la sinistra, si arriva di fronte ad un bivio dove termina la strada asfaltata.  I parcheggi sono limitati.  Si può lasciare l'auto a Bruntino Basso, aggiungendo all'itinerario un centinaio di metri di dislivello (circa venti minuti di salita e quindici di discesa).  Bruntino Alto dista meno di 10 chilometri dal centro di Bergamo, percorribili in circa venti minuti di automobile.   Per arrivarci si percorre un breve tratto della statale della Valle Brembana, girando a destra in via Brughiera  prima di giungere all'incrocio di Almè.  Da qui, le indicazioni per Bruntino e per il  Santuario di San Mauro vi porteranno in breve al punto di partenza dell'itinerario
Santuario di San Mauro a Bruntino Alta (foto di maggio 2021).

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 600 metri di sola salita, per una lunghezza complessiva di oltre dodici chilometri.  
Durata: Per percorrere l'itinerario descritto servono oltre 4 ore e mezza, senza contare le soste.
Altri suggerimenti di carattere gastronomico: Sul tracciato dell'escursione è possibile effettuare una sosta di ristoro all' Agriturismo dei Prati Parini, un angolo fuori dal tempo, situato in una posizione eccezionale.  Si mangia cucina tipica bergamasca e gustosa carne alla griglia.  E' anche un ottimo punto d'appoggio per le informazioni necessarie agli escursionisti. Consigliatissimo. Il sito web è:  https://agriturismopratiparini.com. Il telefono: 0345/60245.


Agriturismo dei Prati Parini.

Altri suggerimenti di carattere storico-culturale: Sulla rivista a cadenza annuale Quaderni Brembani, n. 9 potete leggere un suggestivo racconto, scritto da Denis Pianetti, relativo alla storia del partigiano Kim, nome di battaglia del greco Nicola Dalacmanidis, evaso dal campo di concentramento della Grumellina, rifugiato nelle grotte della Valle del Giongo e residente per amore in Bruntino.   Tramite questo collegamento potrete scaricare il pdf della rivista realizzata dal Centro storico culturale Valle Brembanahttp://culturabrembana.com/quaderni-brembani-9/.

Mazza di tamburo in Val di Giongo.

Cartografia: Mentre il sentiero n. 113 è segnalato ed evidenziato nelle principali carte escursionistiche attualmente in commercio, il tratto che da Prati Parini scende al torrente Giongo per risalire a Bruntino Alta non è indicato sulle mappe.  Il sentiero e la successiva carrareccia sono comunque evidenti, anche se sarebbe opportuno posizionare un minimo essenziale di segnaletica che permetterebbe di effettuare questo suggestivo anello in tutta sicurezza, valorizzando ulteriormente questo territorio ricco di suggestioni storiche e naturalistiche.

Campanula selvatica nei boschi del Mont Lumbric.








martedì 12 ottobre 2021

Dal sentiero delle malghe degli Spiazzi di Gromo all'impagabile panorama dalla cima del monte Redondo.

Il monte Redondo è un panoramicissimo terrazzo sull'alta Valle Seriana, un po' trascurato dalla maggior parte degli escursionisti.   Con questo itinerario si unisce la salita a questa vetta con un anello che unisce le principali malghe degli Spiazzi di Gromo.

Dalla cima del Redondo, osservando il faccia a faccia
della Madonnina con il Pizzo del Diavolo ed il Grabiasca.

Si inizia a camminare imboccando la sterrata agro-silvo-pastorale che si trova sul lato sinistro (limite nord) del parcheggio principale degli Spiazzi di Gromo (1190 m).  Questo è anche l'inizio del "sentiero delle malghe", che sale con buona pendenza in una fitta abetaia, fino a raggiungere la baita del Dosso (1369 m).  Da qui la carrareccia prosegue, superando uno stagno e svoltando decisamente a destra, fino ad arrivare alla seconda malga: la bella baita d'Avert (1495 m). 

La baita d'Avert spunta dalla foschia mattutina.

Oltre il sentiero delle malghe procede sempre in direzione sud e, con attraverso un lungo falsopiano, sale fino al pascolo della baita della Costa (1646 m) dove la traccia si biforca.   A sinistra un ripido sentiero sale verso il monte Avert. Tenendo la destra, la nostra escursione si dirige invece, con una serie di saliscendi, al rifugio Vodala (1647 m), posto accanto alla stazione di arrivo della seggiovia che sale dagli Spiazzi.  Dalla partenza abbiamo camminato per circa due ore.

Le baite basse di Vodala, la sterrata che porta alla
 seggiovia della pista Orsini ed il Monte Corrù.

Dal rifugio si segue la sterrata di servizio agli impianti che scende dolcemente nei pressi del Colle e delle baite basse di Vodala (1580 m), oltre le quali la carreggiabile (che resta poco sotto) porta alla seggiovia di servizio della pista nera denominata "Orsini".   Dalla parte opposta dell'impianto, una grossa freccia in legno indica la direzione per salire al monte Redondo.

Dal barèch un primo assaggio di quel che ci aspetta dalla cima del Redondo. 

La traccia si dipana tra le pendici settentrionali del monte Corrù, salendo fino ad un colletto che funge da spartiacque tra questa cima e la nostra meta.   Usciti dal bosco, si arriva nei pressi di un suggestivo recinto di pietre per il ricovero di animali (barèch) prima di affrontare un ripido strappo che risale faticosamente gli ampi pascoli del monte Redondo. 

Pizzi Redorta e Coca dalla cima del Redondo.

Si raggiunge un tratto in piano che ci permette di rifiatare e riprendere le forze necessarie ad affrontare un'ultima salita che, con pendenze elevate, ci porta sulla vetta del monte (1799 m).   Poco più in basso, ci aspettano una croce con Madonnina, una campana ed un balcone protetto da corde metalliche dal quale si ammira un panorama fantastico sulle Orobie. Quest'ultimo aereo tratto è da percorrere con un po' di attenzione. Dal rifugio Vodala si è camminato per oltre un'ora.   In tutto sono tre ore abbondanti dalla partenza.

Zoom sulla zona del Pizzo Pradella.

La vista da questo terrazzino è veramente impagabile: a sinistra svettano le dolomiti della Valcanale.  Al centro troneggia il Pizzo Pradella, che si erge sopra la Valgoglio.   Poco più in là spicca, inconfondibile, il Pizzo del Diavolo.   Volgendo lo sguardo verso destra si riconoscono il Brunone, il Coca e le cime che contornano la conca del Barbellino: dalle cime di Caronella al Torena, dal Gleno al Recastello.  In primo piano, l'ombroso ed imponente Vigna Vaga e ai nostri piedi il compatto nucleo medioevale di Gromo.

Il monte Torena e le cime di Caronella dal balcone del Monte Redondo.

Per il ritorno si segue l'itinerario dell'andata fino alla seggiovia della pista Orsini.   Si scende decisamente a sinistra seguendo la stradina di servizio dell'impianto, che ci porta a perdere quota nel bosco, attraversando più volte la pista, e regalandoci ancora belle viste sulle montagne già ammirate dalla cima del Redondo.    Si arriva finalmente alla baita Pagherolo (1437 m), dove il sentiero scende con più decisione verso i visibili Spiazzi ed il parcheggio da cui è iniziata l'escursione.   Dalla cima del Redondo si è camminato per un'altra un'ora e un quarto.

Incontri tra i pascoli del monte Redondo.

Info tecniche:

Data dell'escursione: 10-10-2021. Foschia persistente per tutta la mattina, in progressivo rasserenamento verso mezzogiorno.
Partenza dell'itinerario: Parcheggio degli Spiazzi di Boario (o di Gromo), accanto al Bar-paninoteca "Il boscaiolo".  Boario e gli Spiazzi di Boario sono una frazione di Gromo che non raggiunge i cento abitanti.   La località dista 48 chilometri da Bergamo, percorribili in circa un'ora di automobile.   Per arrivarci si percorre tutta la statale della Valle Seriana, fino a Ponte Nossa.   Al bivio si procede diritto con direzione Valbondione.   Giunti all'altezza di Gromo, si gira a destra (indicazioni per gli Spiazzi) imboccando una agevole strada a tornanti che, in poco meno di 8 chilometri, ci porta al parcheggio degli Spiazzi. 

Dalla cima del Redondo si vede anche l'Arera.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 700 metri di sola salita, per una lunghezza complessiva di circa undici chilometri.  
Durata: Per percorrere l'itinerario descritto servono circa 4 ore e mezzo.
Altre escursioni in zona: Ho tratto lo spunto per questa escursione sfogliando il volume realizzato da Giorgio Rizzoli dal titolo "I monti dell'Alto Serio in 162 itinerari"-Equa Editori. E' stato pubblicato nel 2018 e costa 15 euro. 
Cartografia: I sentieri percorsi in questa escursione non sono indicati con evidenza nelle principali carte attualmente in commercio.  Sono comunque ben tracciati ed indicati con adeguata segnaletica dall'azienda di turismo locale. 

Tempo di funghi agli Spiazzi di Gromo.