mercoledì 26 dicembre 2018

L'anello del romanico: una piacevole escursione fra antiche chiese, vigneti, cascine, ponti romani e medioevali.

San Tomè è un luogo che emoziona ed ho sempre desiderato poterlo descrivere nella relazione di una passeggiata piacevole ed alla portata di tutti.   Grazie anche alla Fondazione Lemine, da qualche tempo è possibile percorrere un interessante itinerario pedonale che collega quattro antichissimi luoghi di spiritualità posti negli immediati dintorni dell'agro di Almenno.
San Tomè, il suo museo ed il Canto Alto.
Propongo di iniziare a camminare proprio dalla rotonda di San Tomè (290 m.), se non altro per avere l'occasione di ammirarla due volte nell'arco di una stessa giornata.   San Tomè è un monumento romanico a pianta circolare, una rarità per il periodo in cui è stata eretta (XII secolo).   Gli interessati alla storia ed alle caratteristiche architettoniche di questa e delle altre chiese citate in questo post potranno soddisfare le loro curiosità navigando nei siti che cito nelle note a piè di pagina.    Di San Tomè voglio soltanto sottolineare la magia dei giochi di luce che rappresentano un fondamentale elemento decorativo dell'interno della chiesetta.   Le ombre delle colonne e le lame di sole che piovono dalle bifore della lanterna superiore creano un ambiente suggestivo ed irreale, che ricorda l'attenzione ai cicli solari propria dell'architettura romanica.
Giochi di luce a San Tomè - foto di Elisa Di Blasi
Accanto alla chiesetta è ben evidente la segnaletica che accompagna l'escursione.  Il sentiero n. 14 scende in un boschetto sino al ponte medioevale sul torrente Tornago, che segna il confine tra Almenno San Bartolomeo, dove si trova San Tomè, ed Almenno San Salvatore.   La traccia esce dal boschetto per percorrere una stradella che porta alla Località Moline ed alla terrazza alluvionale del Brembo.   Dopo una ventina di minuti si arriva a un bivio. Entrambe le direzioni portano alla prossima meta: il complesso della Madonna del Castello.
Tratto del sentiero 14
Suggerisco di scendere a destra, verso le sponde del fiume, alle quali si arriva costeggiando alcune falesie ed ammirando i pochi resti dell'imponente ponte della Regina che, in periodo romano, superava il Brembo per collegare l'insediamento di Bergomum con quello di Comum.    Attraversando i fertili campi che costeggiano la sponda fluviale lo sguardo viene calamitato dall'incombente Madonna del Castello ed anche a un profano come me è parso evidente che l'attuale complesso religioso è in realtà composto da almeno tre diverse e distinte chiese: una cripta del VII secolo, una pieve del IX secolo e l'attuale santuario, eretto nel XVI secolo.     Risalita la scarpata fluviale, dopo circa 35 minuti dalla partenza si raggiunge il sagrato del santuario (m. 275).
La Madonna del Castello nella bruma mattutina.
Sullo sfondo il Monte Ubione.
Da qui, l'itinerario attraversa senza rischi, grazie ad un incrocio regolato da semaforo pedonale, la Strada Provinciale 176.   La traccia si inoltra tra le prime case di Almenno San Salvatore per portarci, in una quindicina di minuti, in un'area isolata fra campi, dove sorge la chiesa romanica dedicata a San Giorgio (m. 280) risalente al XII secolo, ed il suo piccolo cimitero, realizzato in epoca napoleonica.
Chiesa di San Giorgio.
La prossima meta diventa ora la chiesa di San Nicola (m. 325) che dista quasi mezz'ora di cammino da San Giorgio.   Il tracciato, ben segnalato, ci fa scoprire una bella e antica cascina sul bordo del torrente Armisa, supera una zona residenziale per poi tuffarsi tra i vigneti posti accanto alla contrada della Porta, una delle più antiche e meglio conservate di Almenno San Salvatore.    La chiesa è già in bella vista, sulla cima della collinetta dell'Umbriana, con il gruppo dell'Albenza a fare da sfondo naturale.
San Nicola e la contrada della Porta, viste dai vigneti.
Sullo sfondo, il gruppo dell'Albenza.
Terminata la visita a San Nicola ed ai vicoli che compongono la contrada della Porta, l'itinerario completa l'anello attraverso una bella strada campestre in mezzo ai vigneti, fino a scendere verso il ponte della Noca, che supera il torrente Tornago arrivando nei pressi della trafficata S.P. 176.    Un intelligente sottopasso permette di evitarne l'attraversamento, scendendo e poi risalendo negli immediati pressi del parcheggio di San Tomè. 
Ingresso alle case della Porta.
Info tecniche:
Partenza: Chiesa romanica di San Tomè (290 m) che si raggiunge percorrendo la strada provinciale n. 176 che collega la Briantea con l'imbocco della Valle Imagna.   
Dislivello: Circa 100 metri comprensivi dei saliscendi per superare le vallette del Torrente Tornago, all'inizio ed al termine dell'itinerario.
Durata: L'anello si può completare in un paio d'ore, senza considerare le soste per visitare l'interno delle quattro chiese.
L'ex-monastero e San Tomè
Altri suggerimenti: Tutte le informazioni necessarie per visitare le quattro chiese possono essere richieste alla segreteria della Fondazione Lemine, che ha sede restaurata dell'ex monastero femminile posto accanto a San Tomè.  Oltre al punto informazioni, sono presenti un posto di ristoro, la sede dell'Associazione Turistica della Valle Imagna e una piccola ma attrezzata libreria, dove è possibile acquistare testi e volumi di storia locale e mappe escursionistiche e turistiche.
Altre informazioni, anche sugli orari di apertura delle singole chiese, sono disponibili sul sito della Fondazione: www.antennaeuropeadelromanico.it.
Cartografia: Presso il punto informazioni sopra citato è disponibile un depliant della Fondazione contenente un'essenziale cartina utile per la visualizzazione di questo itinerario pedonale.
Facciata della chiesa di San Nicola.

domenica 9 dicembre 2018

Viaggio nella Patagonia dal volto umano: 2. La strada dei sette laghi

Cento chilometri a nord di Bariloche si trova Villa La Angostura (780 m.) un villaggio di circa 10.000 abitanti, ideale punto di partenza meridionale del magnifico itinerario lungo la Ruta de los Siete Lagos.
Panorama del Lago Traful dal Mirador del Viento.
Questo splendido percorso panoramico, lungo circa 110 km, unisce Villa La Angostura con il paese di San Martin de los Andes (640 m) compiendo un tracciato stretto e sconnesso, immerso in straripanti foreste di coihue (faggio sempreverde originario del Sudamerica) e costeggiando numerosi laghi andini.  Il viaggio va percorso lentamente, sia per la tortuosità della carreggiata ma, soprattutto, per effettuare le numerose soste imposte dal paesaggio, quasi ai limiti del fiabesco.
Il Lago Correntoso, lungo la strada dei sette laghi.
Lungo il tracciato sono evidenti le indicazioni dei diversi punti panoramici, che consentono di accedere alla vista di angoli molto suggestivi, dove il blu delle acque lacustri si confonde con il verde dei boschi e le creste bianche dei rii e di numerose cascatelle.    La natura è padrona incontrastata di questo ambiente, un tempo abitato solamente da rare e sparse comunità mapuche, un'etnia amerinda originaria del Cile e dell'Argentina meridionale.
Cascata Vulignanco, nei pressi del Lago Villarino.
Una deviazione che si incontra dopo aver percorso circa 30 chilometri da Villa La Angostura, consente di imboccare una strada di  ghiaia che si inoltra in un paesaggio ancora più remoto ed incantato.   La provinciale RP 65 è un tunnel che si infila in fittissimi boschi che si alternano a piccole radure adagiate sulle sponde del lago Traful ed a rare fattorie costruite con il legno locale.   Servono 25 chilometri per arrivare a Villa Traful (780 m.)  popolata da circa trecento abitanti, ma il luogo ricompensa per ogni granello di polvere sollevato lungo la carreggiata sterrata.
La chiesa parrocchiale di Villa Traful.
Il paese, adagiato sulle sponde meridionali del lago, è letteralmente incorniciato dalle montagne andine e gode di una posizione semplicemente incantevole.  Poco oltre, si raggiunge il Mirador del Viento, un incredibile punto panoramico, posizionato sopra una scogliera che si getta a picco sulle limpide acque del lago Traful.
Il Mirador del Viento, poco oltre Villa Traful.
Rientrati a Villa La Angostura, rimane un'altra località meritevole di attenzione. Nei pressi del porto si trova l'ingresso del piccolo Parque Nacional Los Arrayanes, che tutela l'intera penisola di Quetrihuè e i suoi boschi di arrayan, un albero dalla corteccia di un intrigante color cannella.  Dall'ingresso parte un sentiero di 12 chilometri (percorribile in circa tre ore) che raggiunge la punta della penisola dove attracca il traghetto con il quale è possibile rientrare al porto di Villa La Angostura.
Lago Nauhel Haupi dal porto di Villa La Angostura
Info tecniche:
Come arrivare: Villa La Angostura si trova nella regione patagonica, provincia di Neuquén e dista circa 1.600 km da Buenos Aires.   Dalla capitale argentina è possibile raggiungere Bariloche in aereo e noleggiare un'auto, per percorrere i circa 80 km che separano l'aeroporto dal centro del villaggio.  Altrimenti si può affrontare il percorso in automobile con partenza da Buenos Aires, che consiglio per i motivi citati nel post precedente a questo.   
Mangiare e pernottare: Mia moglie ed io, con i nostri amici argentini, abbiamo pernottato all'Hosteria Angostura Faraway (http://www.angostura-faraway.coma pochi chilometri dal centro di Villa La Angostura e a pochi metri dalla riva del Lago Correntoso, circondata da un ambiente tranquillo e verdissimo.    La location è strepitosa, con camere ampie, confortevoli e pulitissime, una prima colazione imperiale e un'attenzione al cliente di rara squisitezza.  Il rapporto qualità-prezzo è impagabile.
Negli immediati pressi dell'Hosteria Faraway.
Per mangiare, Villa La Angostura offre svariate occasioni, spesso molto affollate.    A pochi metri dal viale principale abbiamo assaggiato le proposte del tranquillo ristorante Belisario, scoprendo che gli argentini, oltre alla carne, sono molto bravi anche a preparare piatti con la polenta.
A Villa Traful abbiamo invece avuto l'opportunità di trovare un locale gestito da una famiglia mapuche.   La  Parilla Restaurant Quila Peñi è un rustico quanto delizioso edificio in legno costruito accanto all'abitazione che funge anche da fattoria, situata sulla destra della strada provinciale, un paio di chilometri prima di raggiungere il villaggio principale.   Nella cucina a vista, la cuoca prepara gustosi piatti a base di carne che incantano per la loro semplicità ed il gusto molto saporito.   Consigliamo la milanesa, servita con patate bollite al vapore ed il bife de chorizo (controfiletto di manzo), alto quasi tre dita, cotto alla perfezione e gustato guardando dai vetri della veranda il gallo della fattoria discutere con le sue gallinelle...
Esemplare di arrayan.







domenica 2 dicembre 2018

Viaggio nella Patagonia dal volto umano: 1. La Regione dei Laghi di Bariloche.

Per gli escursionisti italiani ed europei, Patagonia significa ghiacciai, montagne tanto belle quanto inaccessibili, meteo capriccioso e vento impetuoso.   Ma, se questo vale per la zona limitrofa alla Terra del fuoco, esiste una vastissima area patagonica molto meno "estrema" ed altrettanto affascinante.
Scendendo dal sentiero che porta al Cerro Lopèz.
La regione dei laghi di Bariloche ed il Parco Nazionale Nahuel Huapi si trovano oltre 2.000 km a nord dalla "fin del mundo", rappresentata da Capo Horn e dalla città di Ushuaia.   Il clima relativamente più temperato consente di ammirare senza fatica uno degli ambienti naturali più spettacolari dell'Argentina, che spazia ,senza confini, dalle prime propaggini delle Ande fino alle grandi foreste che circondano i numerosissimi laghi della regione.
Panorama dalla cima del Cerro Campanario.
Per avere un primo quadro d'insieme è sufficiente recarsi sulla cima del Cerro Campanario (1.039 m) da cui si gode un incredibile panorama "a volo d'uccello" che il National Geographic comprende .... "fra gli otto punti panoramici più impressionanti al mondo".     Per arrivarci si può scegliere fra una comoda seggiovia ed un agevole sentiero che, con un dislivello inferiore ai 200 metri, unisce la vetta al parcheggio posto negli immediati dintorni di Bariloche.
Panorama dalla cima del Cerro Campanario.
E' altrimenti possibile percorrere, con un'automobile, uno degli itinerari più popolari della zona: il Circuito Chico, un anello di circa 60 km che costeggia i numerosi laghi della zona ed attraversa le foreste ed i villaggi degli immediati dintorni, offrendo punti di sosta e panoramici di mirabile effetto. 
Punto panoramico lungo il Circuito Chico.
Lungo questo circuito si riconosce il punto di partenza di un'interessante escursione.   Un piccolo chiosco che vende gustosissimi panchos (gli hot-dog argentini) è stato costruito accanto al ponte che attraversa il torrente (in spagnolo: arroyo) Lòpez.   Il sentiero che raggiunge il Refugio Lòpez (1.620 m.) parte proprio da lì.    Infilandosi in un fitto bosco di pehuén (araucarie) la traccia sale ripidamente fino a portarsi sul lato opposto della valle, dove la foresta cede il passo a magri pascoli,  coperti di neve anche a stagione inoltrata.
Il Cerro Lòpez.
Nell'ultimo tratto lo sguardo si apre sul panorama più emozionante che si possa godere sul Lago Nahuel Huapi, avvolto da una corona di cime che superano i 2000 metri.  E' stato in quel punto che ho avuto la certezza che gli scenari naturali dell'Argentina stavano modificando il mio personale concetto di infinito.
Per superare gli 800 metri di dislivello che separano il punto di partenza dal Refugio Lòpez servono tre ore di cammino, solo andata. 
Isla Victoria, lago Nauhel Huapi.
Info tecniche:
Come arrivare: (San Carlos de) Bariloche si trova nella regione patagonica, provincia di Rio Negro e dista circa 1.500 km da Buenos Aires.  Dalla capitale argentina è possibile raggiungere Bariloche in aereo o attraverso un appassionante viaggio in automobile che si inoltra nelle sterminate praterie delle pampas argentine, percorre i 200 km in linea retta della "Strada del Deserto" e, prima di raggiungere la regione patagonica, si addentra in un territorio "preistorico" dove sono state ritrovate le ossa dei più grandi dinosauri carnivori mai esistiti.     Dopo tanta pianura, gli ultimi 300 chilometri emozionano per l'incontro dei primi rilievi ondulati e dei fiumi,  che guidano la strada verso la Regione dei Laghi.   Se la si percorre durante la primavera argentina (dal mese di novembre in poi) è facile restare senza fiato per l'intensità del giallo delle ginestre fiorite che orna i bordi della strada ed i primi contrafforti rocciosi.
Bahia Lòpez, sul Circuito Chico.
Mangiare e pernottare: Mia moglie ed io, con i nostri amici argentini, abbiamo pernottato per quattro notti all'Hosteria Las Cartas (http://hosteria-las-cartas-hotel.insancarlosdebariloche.com) situata a pochi chilometri dal centro di Bariloche, ma sufficientemente lontana per non risentire del traffico e dell'affollamento.    Le camere sono pulite, l'accoglienza è ospitale ed i prezzi sono onestissimi.   La struttura, un po' vecchiotta, è circondata dal verde ed un breve sentiero porta in pochi minuti sulla riva del Lago Moreno.  La colazione è molto gustosa e particolarmente buona è la marmellata di rosa mosqueta.
Per mangiare, consiglio di sfruttare le numerose micro-fabbriche di birra artigianale presenti nella zona.   La degustazione di birra viene accompagnata con una serie di portate a base di carne argentina o con la "picada": stuzzichini salati serviti con la logica dell'antipasto, la cui abbondanza spesso sconsiglia ulteriori ordinazioni.    Proprio di fronte all'Hosteria Las Cartas si trova la Cerveceria Gilbert, dove si mangia molto bene e, grazie al fatto di essere un poco defilata dalla strada principale, non risulta mai presa d'assalto dai pullman turistici vaganti sul Circuito Chico.
Un Carancho: falco delle steppe patagoniche.
Altre indicazioni: La vacanza in Argentina ci ha permesso di visitare un paese dalla natura imponente e dai panorami emozionanti, ma soprattutto ci ha consentito di conoscere persone estremamente amichevoli ed affettuose.   Entrando in bar e negozi, è praticamente impossibile limitarsi ai convenevoli.   Tutti cercano di imbastire una chiacchierata, superando difficoltà linguistiche che peraltro, grazie allo spagnolo molto dolce degli argentini, sono abbastanza limitate.    Al di fuori di alcuni quartieri "pittoreschi e quindi turisticizzati" di Buenos Aires, non abbiamo mai avuto la sensazione di essere visti come polli da spennare ma siamo sempre stati trattati con estrema gentilezza e cordialità.   
Buenos Aires, barrio Recoleta.