giovedì 28 ottobre 2021

Da Bruntino un anello escursionistico tutto intorno alla Valle del Giongo, la zona più selvaggia del Parco dei Colli di Bergamo.

A meno di dieci chilometri dal centro di Bergamo è possibile effettuare una escursione ricca di elementi naturali e paesaggistici che attraversa fitti castagneti e suggestivi ambienti rurali, per poi scendere in una valle selvaggia e disabitata che offrì rifugio ai partigiani ed agli internati evasi da uno dei maggiori campi di concentramento dell'Italia Settentrionale.

Autunno ai Prati Parini

L'anello parte da Bruntino Alto (441 m - vedi dettagli nelle note tecniche relative al punto di partenza) e, per gran parte dell'itinerario, si seguiranno le indicazioni del sentiero segnalato dal Parco dei Colli con il n. 113.   Il primo tratto è pianeggiante e si inoltra nei boschi del monte Giacoma aggirandone il versante nord.   Ad un bivio ben segnalato prendiamo a destra, per un evidente sentiero che risale tortuosamente lungo il versante che guarda la selvaggia Val di Giongo. 

Nei pressi della Forcella di Rua

Percorriamo una mezzora di cammino avvolti da fitti castagneti che, in alcuni punti, trasformano il sentiero in un coloratissimo tappeto di foglie, ricci e frutti da cogliere.   Raggiungiamo così la forcella di Zappel d'Erba (550 m), oltre la quale la traccia percorre una sterrata in un ambiente più aperto.  Dopo un'ora di cammino dalla partenza si arriva alla Forcella Rua (653 m) dove ci aspetta un trivio.  Seguiamo fedelmente le indicazioni del n. 113 e puntiamo alla Forcella di Camblì, superando un deciso strappo grazie ad alcuni tornanti, in parte cementati.

Alla Forcella di Camblì

Successivamente il sentiero risale più dolcemente, lungo il versante sud del monte Lumbric, dove il castagneto si fa più rado e la prevalenza del bosco ceduo ci accompagna fino alla bella cascina che domina i pascoli della forcella di Camblì (731 m-un'ora e mezza dalla partenza).   Il sentiero n. 113 devia nettamente a sinistra, dirigendosi verso le Corna dell'Uomo ed i Prati Parini.   Per molti escursionisti, questo è il sentiero più bello del Parco dei Colli!

Sul tratto che va dalla Forcella di Camblì alle Corna dell'Uomo: solo alberi in Val di Giongo...

Percorriamo quindi tutta la testata superiore della Valle del Giongo, accorgendoci che quest'area è praticamente disabitata e selvaggia.   Stiamo attraversando un ambiente integro e non banale.   Si supera in leggera salita una caratteristica balza rocciosa e si segue il sentiero che risulta sempre evidente e ben segnalato.   Ad un bivio si tiene la sinistra, confortati da un piccolo cartello che si incontra dopo pochi passi che lo indica come Sentiero Alpini, a cui sono stati aggiunti, con il pennarello, i nominativi delle nostre prossime mete.

Ciclamini nei boschi delle Corna dell'Uomo.

Continuando in falsopiano, il sentiero si restringe e lo sguardo è spesso attratto dalla vegetazione compatta che ricopre la Val di Giongo.   Non si vedono cascine, strade o coltivazioni.   E' facile capire come mai, durante la guerra civile (1943-1945) le bande di partigiani avessero scelto di rifugiarsi nelle grotte create dalle acque del torrente Gionco o fra gli interstizi rocciosi di questa località. 

Le Corna dell'Uomo.

Alle Corna dell'Uomo (885 m -  due ore e mezza dalla partenza) il sentiero n. 113 si unisce con quello segnato dal CAI con il n. 507, che scende dalla vetta del Canto Alto.   Tenendo la sinistra, in pochi minuti si arriva al roccolo Fontanone, dove la traccia percorre una carrareccia che scende per alcune centinaia di metri fino ad una non evidente deviazione a sinistra (c'è solo un segnavia biancorosso a terra, sull'imbocco della deviazione stessa ed un piccolo cartello più avanti).  Tornati su sentiero, si mantiene la cresta accorgendosi, dalla presenza di numerosi cacciatori, che siamo appena usciti dal confine del Parco dei Colli.

Foliage sul tratto che porta ai Prati Parini.

Tra begli esemplari di castagni si risale la cresta erbosa, passando tra diversi roccoli e, senza seguire le deviazioni CAI che farebbero perdere quota, ci si mantiene in piano fino a raggiungere la bella locanda dei Prati Parini (802 m - tre ore dalla partenza).   Non ci resta che scendere.   Proprio accanto alle indicazioni della località ed al segnavia che ci farebbe tornare indietro utilizzando lo stesso percorso dell'andata, è evidente un sentiero che si inoltra nella fitta boscaglia che ricopre la Valle del Giongo. Prendetelo con decisione e gustatevi l'avventura!

Ultimi strappi del sentiero che sale da Cler ai Prati Parini.

Senza alcuna indicazione, il sentiero scende deciso e va percorso per la sua interezza, trascurando alcune, peraltro non evidenti, deviazioni laterali.   Giù dritto, quindi.   Si supera un primo capanno di caccia, apparentemente in attività e poi uno successivo, evidentemente in disuso.   Subito dopo si intravede, sulla destra, l'unica segnaletica della zona, scritta a mano, che indica la direzione per Mediglio-Botta.    La si trascura proseguendo diritti fino ad arrivare ad una radura dove stazionano una baita ed un altro capanno (circa tre quarti d'ora dai Prati Parini).

Primi segni di vita scendendo nella Val di Giongo.

Da qui parte una stretta carrabile, utilizzata da piccoli trattori, che scende più dolcemente verso il fondovalle, facendosi via via più larga e, attraversando il fitto bosco, sbuca in una vasta radura, lasciando intravvedere un grosso cascinale composto da due edifici (circa 360 m-un'ora dai Prati Parini).   Raggiuntolo, la sterrata gira a sinistra e prosegue in piano in mezzo alla radura, prima di rituffarsi nel bosco ed attraversare il torrente Giongo.   Si segue fedelmente la sterrata, ammirando pozze e cascatelle del torrente e, trascurando una deviazione a sinistra che porterebbe alla Madonnina del Giongo, si risale l'altro lato della valle fino a sbucare nei pressi di Bruntino Alto (441 m - quaranta minuti dalla cascina).

Autunno in Val del Giongo.

L'anello termina in questo piccolo borgo rurale i cui abitanti, al pari di quelli di San Mauro e di Bruntino Basso, fornirono un supporto fondamentale agli internati stranieri fuggiti dal campo di concentramento nazi-fascista di Grumello al Piano.   Gli ex-prigionieri, in prevalenza greci e slavi, si rifugiarono nelle grotte naturali della Val di Giongo o in stalle abbandonate in località Rua Alta.   Gli abitanti di Bruntino procurarono loro del cibo e seppero mantenere la riservatezza necessaria per evitare che venissero scoperti.   Gli stranieri si aggregarono alle formazioni partigiane della zona e, uno di essi, al termine della guerra, scelse di rimanere a Bruntino per amore.   E' la storia di Nicola Dalacmanidis, nome di battaglia: Kim.

Arrivo a Bruntino Alta (foto di maggio 2021).

Info tecniche:

Data dell'escursione: 24-10-2021. Cielo coperto e foschia persistente fino al primo pomeriggio.
Partenza dell'itinerario: Arrivati a Bruntino Alto, frazione di Villa d'Almè, si supera la chiesa di San Mauro e, tenendo la sinistra, si arriva di fronte ad un bivio dove termina la strada asfaltata.  I parcheggi sono limitati.  Si può lasciare l'auto a Bruntino Basso, aggiungendo all'itinerario un centinaio di metri di dislivello (circa venti minuti di salita e quindici di discesa).  Bruntino Alto dista meno di 10 chilometri dal centro di Bergamo, percorribili in circa venti minuti di automobile.   Per arrivarci si percorre un breve tratto della statale della Valle Brembana, girando a destra in via Brughiera  prima di giungere all'incrocio di Almè.  Da qui, le indicazioni per Bruntino e per il  Santuario di San Mauro vi porteranno in breve al punto di partenza dell'itinerario
Santuario di San Mauro a Bruntino Alta (foto di maggio 2021).

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 600 metri di sola salita, per una lunghezza complessiva di oltre dodici chilometri.  
Durata: Per percorrere l'itinerario descritto servono oltre 4 ore e mezza, senza contare le soste.
Altri suggerimenti di carattere gastronomico: Sul tracciato dell'escursione è possibile effettuare una sosta di ristoro all' Agriturismo dei Prati Parini, un angolo fuori dal tempo, situato in una posizione eccezionale.  Si mangia cucina tipica bergamasca e gustosa carne alla griglia.  E' anche un ottimo punto d'appoggio per le informazioni necessarie agli escursionisti. Consigliatissimo. Il sito web è:  https://agriturismopratiparini.com. Il telefono: 0345/60245.


Agriturismo dei Prati Parini.

Altri suggerimenti di carattere storico-culturale: Sulla rivista a cadenza annuale Quaderni Brembani, n. 9 potete leggere un suggestivo racconto, scritto da Denis Pianetti, relativo alla storia del partigiano Kim, nome di battaglia del greco Nicola Dalacmanidis, evaso dal campo di concentramento della Grumellina, rifugiato nelle grotte della Valle del Giongo e residente per amore in Bruntino.   Tramite questo collegamento potrete scaricare il pdf della rivista realizzata dal Centro storico culturale Valle Brembanahttp://culturabrembana.com/quaderni-brembani-9/.

Mazza di tamburo in Val di Giongo.

Cartografia: Mentre il sentiero n. 113 è segnalato ed evidenziato nelle principali carte escursionistiche attualmente in commercio, il tratto che da Prati Parini scende al torrente Giongo per risalire a Bruntino Alta non è indicato sulle mappe.  Il sentiero e la successiva carrareccia sono comunque evidenti, anche se sarebbe opportuno posizionare un minimo essenziale di segnaletica che permetterebbe di effettuare questo suggestivo anello in tutta sicurezza, valorizzando ulteriormente questo territorio ricco di suggestioni storiche e naturalistiche.

Campanula selvatica nei boschi del Mont Lumbric.








martedì 12 ottobre 2021

Dal sentiero delle malghe degli Spiazzi di Gromo all'impagabile panorama dalla cima del monte Redondo.

Il monte Redondo è un panoramicissimo terrazzo sull'alta Valle Seriana, un po' trascurato dalla maggior parte degli escursionisti.   Con questo itinerario si unisce la salita a questa vetta con un anello che unisce le principali malghe degli Spiazzi di Gromo.

Dalla cima del Redondo, osservando il faccia a faccia
della Madonnina con il Pizzo del Diavolo ed il Grabiasca.

Si inizia a camminare imboccando la sterrata agro-silvo-pastorale che si trova sul lato sinistro (limite nord) del parcheggio principale degli Spiazzi di Gromo (1190 m).  Questo è anche l'inizio del "sentiero delle malghe", che sale con buona pendenza in una fitta abetaia, fino a raggiungere la baita del Dosso (1369 m).  Da qui la carrareccia prosegue, superando uno stagno e svoltando decisamente a destra, fino ad arrivare alla seconda malga: la bella baita d'Avert (1495 m). 

La baita d'Avert spunta dalla foschia mattutina.

Oltre il sentiero delle malghe procede sempre in direzione sud e, con attraverso un lungo falsopiano, sale fino al pascolo della baita della Costa (1646 m) dove la traccia si biforca.   A sinistra un ripido sentiero sale verso il monte Avert. Tenendo la destra, la nostra escursione si dirige invece, con una serie di saliscendi, al rifugio Vodala (1647 m), posto accanto alla stazione di arrivo della seggiovia che sale dagli Spiazzi.  Dalla partenza abbiamo camminato per circa due ore.

Le baite basse di Vodala, la sterrata che porta alla
 seggiovia della pista Orsini ed il Monte Corrù.

Dal rifugio si segue la sterrata di servizio agli impianti che scende dolcemente nei pressi del Colle e delle baite basse di Vodala (1580 m), oltre le quali la carreggiabile (che resta poco sotto) porta alla seggiovia di servizio della pista nera denominata "Orsini".   Dalla parte opposta dell'impianto, una grossa freccia in legno indica la direzione per salire al monte Redondo.

Dal barèch un primo assaggio di quel che ci aspetta dalla cima del Redondo. 

La traccia si dipana tra le pendici settentrionali del monte Corrù, salendo fino ad un colletto che funge da spartiacque tra questa cima e la nostra meta.   Usciti dal bosco, si arriva nei pressi di un suggestivo recinto di pietre per il ricovero di animali (barèch) prima di affrontare un ripido strappo che risale faticosamente gli ampi pascoli del monte Redondo. 

Pizzi Redorta e Coca dalla cima del Redondo.

Si raggiunge un tratto in piano che ci permette di rifiatare e riprendere le forze necessarie ad affrontare un'ultima salita che, con pendenze elevate, ci porta sulla vetta del monte (1799 m).   Poco più in basso, ci aspettano una croce con Madonnina, una campana ed un balcone protetto da corde metalliche dal quale si ammira un panorama fantastico sulle Orobie. Quest'ultimo aereo tratto è da percorrere con un po' di attenzione. Dal rifugio Vodala si è camminato per oltre un'ora.   In tutto sono tre ore abbondanti dalla partenza.

Zoom sulla zona del Pizzo Pradella.

La vista da questo terrazzino è veramente impagabile: a sinistra svettano le dolomiti della Valcanale.  Al centro troneggia il Pizzo Pradella, che si erge sopra la Valgoglio.   Poco più in là spicca, inconfondibile, il Pizzo del Diavolo.   Volgendo lo sguardo verso destra si riconoscono il Brunone, il Coca e le cime che contornano la conca del Barbellino: dalle cime di Caronella al Torena, dal Gleno al Recastello.  In primo piano, l'ombroso ed imponente Vigna Vaga e ai nostri piedi il compatto nucleo medioevale di Gromo.

Il monte Torena e le cime di Caronella dal balcone del Monte Redondo.

Per il ritorno si segue l'itinerario dell'andata fino alla seggiovia della pista Orsini.   Si scende decisamente a sinistra seguendo la stradina di servizio dell'impianto, che ci porta a perdere quota nel bosco, attraversando più volte la pista, e regalandoci ancora belle viste sulle montagne già ammirate dalla cima del Redondo.    Si arriva finalmente alla baita Pagherolo (1437 m), dove il sentiero scende con più decisione verso i visibili Spiazzi ed il parcheggio da cui è iniziata l'escursione.   Dalla cima del Redondo si è camminato per un'altra un'ora e un quarto.

Incontri tra i pascoli del monte Redondo.

Info tecniche:

Data dell'escursione: 10-10-2021. Foschia persistente per tutta la mattina, in progressivo rasserenamento verso mezzogiorno.
Partenza dell'itinerario: Parcheggio degli Spiazzi di Boario (o di Gromo), accanto al Bar-paninoteca "Il boscaiolo".  Boario e gli Spiazzi di Boario sono una frazione di Gromo che non raggiunge i cento abitanti.   La località dista 48 chilometri da Bergamo, percorribili in circa un'ora di automobile.   Per arrivarci si percorre tutta la statale della Valle Seriana, fino a Ponte Nossa.   Al bivio si procede diritto con direzione Valbondione.   Giunti all'altezza di Gromo, si gira a destra (indicazioni per gli Spiazzi) imboccando una agevole strada a tornanti che, in poco meno di 8 chilometri, ci porta al parcheggio degli Spiazzi. 

Dalla cima del Redondo si vede anche l'Arera.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 700 metri di sola salita, per una lunghezza complessiva di circa undici chilometri.  
Durata: Per percorrere l'itinerario descritto servono circa 4 ore e mezzo.
Altre escursioni in zona: Ho tratto lo spunto per questa escursione sfogliando il volume realizzato da Giorgio Rizzoli dal titolo "I monti dell'Alto Serio in 162 itinerari"-Equa Editori. E' stato pubblicato nel 2018 e costa 15 euro. 
Cartografia: I sentieri percorsi in questa escursione non sono indicati con evidenza nelle principali carte attualmente in commercio.  Sono comunque ben tracciati ed indicati con adeguata segnaletica dall'azienda di turismo locale. 

Tempo di funghi agli Spiazzi di Gromo.



lunedì 4 ottobre 2021

Da Poscante al Canto Basso. Un bell'anello tra borghi rurali, antichi castagneti ed una tragica storia di briganti.

Il versante settentrionale del Canto Alto conserva preziosi tesori da ammirare per chi vuole percorrere i suoi numerosi sentieri: dalle minuscole contrade che compongono le frazioni di Zogno ai fitti castagneti che, per secoli, hanno rappresentato la principale fonte di sussistenza per gli abitanti della zona. 

La Val Brembana dai pascoli del Canto Basso.

Dal parcheggio libero che si incontra all'ingresso di Poscante (401 m) partono diversi sentieri, che hanno in comune il primo breve tratto che attraversa il paese fino ad arrivare di fronte alla chiesa parrocchiale.   Da qui, tenendo la sinistra, si risale una bella mulattiera gradinata (segnaletica indicante la "via delle castagne") che, in una ventina di minuti, porta alle porte della minuscola contrada di Castegnone (533 m).

In primo piano: uno degli ultimi secadur.

Questo è il nucleo rurale più prossimo alle selve che ricoprono il versante nord del Canto Alto ed è la località che conserva ancora gli ultimi essiccatoi (in dialetto: secadùr) utilizzati per la preparazione dei biligòcc, le castagne essiccate ed affumicate con un trattamento molto particolare la cui creazione viene fatta risalire intorno al 1300 grazie all'inventiva di un contadino del posto. 

In primo piano Castegnone, in mezzo il borgo di Altemarie,
 sul fondo Ripa di Poscante (foto presa dal sentiero 531/B).

Percorse le strette viuzze della contrada, si supera la colorata chiesina di Santa Maria Bambina e si gira a sinistra, seguendo l'indicazione del sentiero CAI n. 504/A, con direzione Costa Piana.  La traccia scende rapidamente ad attraversare la valle.   Grazie ad un minuscolo ponticello, si supera un torrentello e si risale con decisione, zigzagando nel bosco.   In una ventina di minuti da Castegnone si giunge in località Costa Piana (553 m), dove si svolta a destra, risalendo lungo la strada agro-silvo-pastorale che, da Poscante, porta fino alla Forcella di Monte di Nese.  

Risalendo il 531/B.

Si cammina su uno storico sentieo che, prima della costruzione della strada Priula, garantiva i collegamenti tra la media Valle Brembana e la città di Bergamo, passando per Monte di Nese ed Alzano.   Il percorso è segnato dal CAI con il n. 531/B e penetra nel bosco con bei scorci verso il Canto Basso ed il Canto Alto.   Dopo un tratto pianeggiante, si trascura la sterrata che prosegue diritta e si segue la traccia che svolta decisamente a sinistra.   La deviazione è ben segnalata e, poco dopo l'incrocio, si incontra una lapide a ricordo di Battista Calvi, un contadino di Poscante rapinato ed ucciso da una banda di briganti nella seconda metà del diciannovesimo secolo (* in merito si veda maggiori dettagli nelle note tecniche). 

Stalla Ruca.

Dopo altri dieci minuti di decisa salita si giunge in località Ruca (780 m circa), dove sorge l'omonima stalla realizzata nell'anno 1890.   Fatti pochi passi, si arriva un bivio: a sinistra si sale fino alla Forcella di Monte di Nese mentre, prendendo a destra, si prende una scorciatoia che ci fa risparmiare una mezzoretta di camminata, intercettando il sentiero 533B e portandoci direttamente ai pascoli soleggiati del Canto Basso (901 m) in soli venticinque minuti dalla Stalla di Ruca. 

Il Canto Alto dai pascoli del Canto Basso.

Il Canto Basso è il punto più alto di questa escursione.   Da questa panoramica sella la vista si allarga sulle cime orobiche che contornano le frazioni e le contrade di Zogno, a destra si riconoscono le guglie della Filaressa e a sinistra troneggia la croce del Canto Alto che, volendo, si può raggiungere in meno di un'ora.    Per chiudere l'anello, si prende invece il sentiero n. 507 (con direzione Ripa e Tribulina di Curte) al bivio di sentieri che si palesa proprio all'inizio di un arco naturale formato dagli alberi, posto al limite ovest del Canto Basso.

L'arco naturale sul limitare ovest del Canto Basso.

La discesa lungo i pendii settentrionali del Canto Alto è molto bella e con pendenza regolare.   La traccia è ben segnalata.   Nella parte superiore si attraversa un fitto bosco composto prevalente da carpini e frassini, con occasionali presenze di betulle, aceri e faggi.    Arrivando negli immediati pressi della suggestiva radura della Tribulina di Curte (762 m) si incontrano i primi castagni, che aumentano di quantità man mano si perde quota.   Dalla Tribulina serve almeno mezz'ora per arrivare alla contrada di Ripa (circa 580 m), tramite un bel sentiero protetto da antichi muretti a secco.

La Tribulina di Curte.

Messo piede sull'asfalto, si scende brevemente, prendendo la prima deviazione a sinistra che si infila nella contrada.   Fatti pochi passi, sulla destra si vede la canalizzazione di un torrentello e, subito dopo, si incrocia la mulattiera gradinata che scende decisa in direzione di Poscante.  Ci vorranno circa trenta minuti per raggiungere il paese, avendo l'accortezza di seguire sempre il segnavia biancorosso del CAI che, da Ripa, prende il n. 504. 

Panorama sui tetti di Ripa. Sullo sfondo Miragolo e i monti Alben ed Arera.

Più o meno a metà percorso si incrocia una carrabile sterrata, dove si deve tenere brevemente la sinistra per ritrovare la mulattiera pochi metri più avanti.   A cinque minuti da Poscante si incrocia l'asfalto della strada comunale; la mulattiera riprende subito oltre.    Raggiunte le prime case è sufficiente proseguire in direzione del campanile, che ci porta nel piazzale della chiesa parrocchiale dietro al quale si ritrova il centro storico ed infine al parcheggio delle scuole elementari dove si è lasciato la macchina.

Contrada Ripa. Ai piedi di questa casa si imbocca
 la mulattiera che porta a Poscante.

Info tecniche:

Data dell'escursione: 01-10-2021. Cielo coperto e nuvoloso, in progressivo rasserenamento.
Partenza dell'itinerario: Parcheggio all'inizio di Poscante (sulla sinistra arrivando da Zogno) che si affaccia sull'edificio delle scuole elementari.   Poscante, frazione di Zogno, dista una ventina di chilometri da Bergamo, percorribili in circa mezz'ora.  Si  raggiunge Zogno percorrendo la statale 470 della Valle Brembana. Poco dopo la locale stazione dei carabinieri, si individua a destra l'indicazione per Poscante (si imbocca via Ruggeri da Stabello) che porta ad attraversare il fiume Brembo su un vecchio ponte.   Da questo punto, si percorrono altri 2.400 metri, arrivando a Poscante in meno di cinque minuti.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: oltre 500 metri di sola salita, per una lunghezza complessiva di circa otto chilometri.  
Durata: Per percorrere l'itinerario descritto servono circa 3 ore e mezzo.

Geranio nodoso nei boschi sopra Ripa.

Altri spunti di carattere storico-culturale(*) Il povero Battista Calvi era di ritorno da Bergamo, dove si era recato per vendere una mucca che gli aveva fruttato ben 200 lire dell'epoca.   Passando per Valtesse, ebbe la sfortuna di essere notato e seguito dalla levatrice del paese, che faceva servizio anche a Poscante.   La donna era in contatto con una banda di briganti, con i quali concordò l'agguato a fini di rapina, appostandosi nel luogo dove sorge la lapide.   Il Calvi vi giunse accompagnato da un conoscente. I briganti lo immobilizzarono, lasciando scappare il suo compagno. Mentre quest'ultimo scendeva a Poscante per chiedere soccorso, il Calvi reagì, riuscendo a strappare la maschera alla brigantessa, riconoscendo così la levatrice che, per non farsi denunciare, lo accoltellò sul fianco.  I briganti si diedero alla fuga mentre stavano salendo i primi soccorritori, che trovarono il Calvi agonizzante ma ancora cosciente per denunciare la colpevole.   L'assassina fu catturata e condannata a morte tramite impiccagione.   L'esecuzione avvenne sul piazzale della Fara, in Città Alta.   Fu l'ultima esecuzione della giustizia austriaca prima dell'avvento delle rivolte patriottiche del 1848.  Spunto ricavato dal seguente sito: https://www.leggende.vallebrembana.org/briganti.html.

La lapide in memoria dell'agguato a Battista Calvi.

Altre escursioni in zona: Nel primo tratto questa escursione percorre la traccia della "via delle castagne", un percorso didattico realizzato dal Comune di Zogno recuperando un'antica mulattiera di circa tre chilometri, a suo tempo utilizzata dai vecchi castanocultori della zona. Una descrizione molto dettagliata di questo itinerario e delle sue finalità si trova qui: https://www.bergamodascoprire.it/2019/11/01/sulla-via-delle-castagne-al-canto-alto-fra-i-segreti-dei-biligocc-di-poscante/ 
Cartografia: Carta turistico-escursionistica della Provincia di Bergamo (tavola 08). Scala 1:25.000.

Ciclamini del versante settentrionale del Canto Alto.