I monti Alino, Vaccaro e Secco dai pressi del valico della Senda. |
Sono reduce da un'avventurosa escursione che, da Piario, mi avrebbe dovuto portare sulla cima del monte Ost, attraversando i boschi cedui della Senda. Purtroppo la traccia, ben evidenziata in una delle numerose app pensate per l'escursionismo, si è ben presto persa nel groviglio di una fitta vegetazione.
Villa d'Ogna dal sentiero gradinato che sale da Piario alla ex-Cantoniera. |
Era evidente che nessuno era passato di lì da parecchio tempo e non ho quindi insistito nel "ravanare" alla ricerca di un percorso ormai non più disponibile. Mentre ritornavo sui miei passi, oltre a fotografare belle fioriture, mi sono ritrovato a pensare sullo stato dei sentieri delle nostre Orobie.
Giaggiolo susinario nella boscaglia della Senda. |
Ormai sono parecchi anni che le frequento, ritrovandomi a rinunciare, sempre più spesso, agli itinerari più battuti, solitamente diretti a conquistare le cime. Un mondo di sassi, strapiombi e nevai che mi attira molto meno dei vecchi sentieri e delle storiche mulattiere che uniscono frazioni e contrade con i pascoli alti ed il fondovalle. La cosiddetta "mezza montagna", testimone di secoli di storia quotidiana, fatta di lavoro e tanta fatica, di un'agricoltura di mero sostentamento, di un'architettura rurale ai limiti dell'essenzialità e, al tempo stesso, evidenza della grande saggezza dei nostri avi per la scelta della posizione e la funzionalità degli ambienti.
Erba limonina nella boscaglia della Senda. |
Trascurare queste tracce è come cestinare il sapere del passato, privarsi della memoria. Credo che sarebbe estremamente positivo se i nostri Comuni, la Comunità Montana e la Provincia, si attrezzassero per recuperare e manutenere questi antichi percorsi di collegamento. Oltre al loro effettivo valore storico, potrebbero essere una valorizzazione del turismo sostenibile, il cui potenziale ritorno economico mi sembra ampiamente sottovalutato.
Il bosco riprende i suoi spazi... |
Tornando alla mia piccola avventura, rinuncio a descrivere le mie intenzioni di percorso, perdute nel folto della boscaglia, in gran parte composta da arbusti di nocciolo cornuto. La vegetazione era talmente fitta che gli unici spazi aperti erano le piazzole di servizio dei tralicci dell'alta tensione. Per oltre un'ora ho seguito tracce che svanivano nel nulla. Uscito, per puro caso, su una fascia tagliafuoco, una freccia indelebile che colorava di fucsia un masso a terra, direzionava una traccia in salita che seguiva pedissequamente il ripido pendio della fascia stessa, senza nessuna evidenza di percorso logico.
Uno sguardo su Piario ed il monte Sapèl Né. |
Probabilmente quella freccia era un segnale superstite di una di quelle "Vertical Race" molto di moda nel recente passato. Ho definitivamente rinunciato, dirigendomi verso un varco nella vegetazione, oltre il quale ho trovato una sterrata che, partendo dal valico della Senda, raggiunge, in leggera salita, una località denominata Cascina Bastone. Un ambiente suggestivo, composto dall'edificio rurale in fase di ristrutturazione ed una bellissima abitazione con tanto verde intorno, da cui si gode un bel panorama sul Pizzo Formico, il Colle Crosio e parte dell'abitato di Clusone.
Nei pressi di Cascina Bastone. |
Un angolo che non mancherò di riscoprire, andando a percorrere un'evidente traccia che, partendo dal lato a monte della Cascina, sembra salire decisa in direzione del monte Ost. L'importante è riprovarci, magari fra qualche mese, quando la magia dei colori autunnali potrebbero mitigare un'altra possibile delusione.
Fioritura di citiso nei pressi di Cascina Bastone. |
Note tecniche:
Da Cascina Bastone, panorama su Colle Crosio, San Lucio e Pizzo Formico. |
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/da-piario-alla-vetta-del.html;
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