La proposta di una passeggiata sui colli rientra tra le principali abitudini dei bergamaschi, così come consumare una cena a base di casoncelli e coniglio con polenta, oppure andare a vedere l'Atalanta (e non recarsi allo stadio, come succede in tutte le altre città).
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I colli di Bergamo visti dal Pascolo dei Tedeschi |
Al giorno d'oggi la breve escursione si riduce a qualche vasca tra i negozi di via Colleoni. I più allenati possono fare jogging lungo le Mura, con il solo scopo di smaltire un po' di ciccia e tossine, o di perdere un po' di tempo libero prima di riprendere la settimana lavorativa. Un tempo il significato di salire sui colli nei giorni festivi era riempito dal desiderio di trascorrere una giornata all'aperto con la famiglia o gli amici per riempirla di allegria e buone bevute, in questo aiutati da mete ben precise, nascoste qua e là tra coltivazioni e vigneti ed annunciate da un ramo di ciliegio o di gelso dove veniva appeso un fiaschetto vuoto.
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Anche nei pressi del Monastero di Astino si trovava una bella frasca: quella dei Carissoli, |
Oltre quel segnale si trovavano cortili di cascine o case coloniche che, nel periodo primaverile, si trasformavano nelle "frasche", rusticissime trattorie dove era possibile gustare il vinello leggero dei Colli di Bergamo che faceva da contorno a semplici portate, composte per lo più da uova sode servite con il radicchio od altre insalate di stagione, od anche il salame nostrano, accompagnato da stracchini e dal peperone lombardo sott'aceto. Per i (pochi) astemi era a disposizione della frizzantissima gassosa.
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Le case di Sudorno |
Le prime notizie storiche indicano la presenza della frasca dei Rapizza nella zona di San Sebastiano sin dalla metà del 1800. Pare fosse particolarmente amata da Gaetano Donizetti e successivamente frequentata anche dai numerosi garibaldini bergamaschi. Negli anni '50 del secolo scorso, sparse sui Colli di Bergamo, erano più di trenta frasche. La maggior parte si concentrava nelle zone tra Castagneta, San Vigilio, San Sebastiano e Borgo Canale. Nei primi anni '70 se ne contavano soltanto otto. Poi, complici anche le rigide norme sanitarie che non sanno distinguere tra le imprese di ristorazione e le occasionali mescite somministrate nei vecchi edifici, sono scomparse ad una ad una.
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La zona dei colli sopra la zona delle piscine Italcementi. |
Una delle più caratteristiche era la frasca alle Case Moroni, gestita dalla famiglia Nessi. Una storica casa colonica situata sul pendio solivo del Monte Bastia, da cui si godeva un bellissimo panorama sul digradare dei colli terrazzati verso la pianura. Su una terrazza erbosa, all'ombra di noci e ciliegi, gli ospiti sedevano intorno a rudimentali tavolacci in legno e trascorrevano la giornata piluccando quel che c'era e dando fondo al vinello leggero, che mal avrebbe sopportato un invecchiamento precoce. Le frasche avevano infatti anche la funzione di svuotare le botti dal vino che non sapeva invecchiare, per poterle riempire del vino novello della prossima stagione.
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Panorama da San Vigilio |
Le frasche si raggiungevano rigorosamente a piedi, nella maggior parte dei casi salendo dalla città bassa. Per arrivarci, spesso si utilizzavano le numerose scalette, utilizzate nei giorni lavorativi dai contadini che lavoravano le coltivazioni ortofrutticole un tempo numerose sui Colli che circondano Bergamo Alta. Chi fosse interessato a ripercorrere i percorsi che portavano alle frasche, insieme ad altre numerose proposte che consentono di raggiungere a piedi Bergamo Alta, può consultare la guida titolata
"Alle porte di Città Alta", realizzata dall'Associazione per Città Alta e i Colli di Bergamo, che si può trovare nelle edicole e nelle librerie della zona turistica della città.
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Copertina della guida suggerita nel testo del post. |
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