L'escursione più breve e con minor dislivello per salire al Canto Alto ha inizio da Monte di Nese e ripercorre, in senso inverso, le tracce dell'odissea di un gruppo di soldati azeri. Mancava pochissimo alla fine della seconda guerra mondiale, ma centoventi di loro non poterono godere nemmeno di un giorno di pace.
L'itinerario prende il via dall'ultimo parcheggio di Monte di Nese (800 m) al termine del quale una stradina cementata porta, con ripido ma breve strappo, all'omonima forcella (870 m). Pochi passi dopo la chiesetta dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, si prende a sinistra il sentiero CAI n. 553B con direzione Canto Basso. Inizialmente in leggera discesa, poi con percorso ondulato nel freschissimo bosco che ricopre il versante nord del Monte Cavallo, dopo mezzora dalla partenza si sbuca nei verdi e fioriti prati del Canto Basso (901 m) con belle viste sulla Maresana, Olera e le frazioni di Zogno che si trovano ai piedi della Filaressa.
La croce del Canto Alto è già ben visibile. Il segnavia da seguire per raggiungerlo è il n. 507. Si tratta di scarpinare per un'oretta, entrando ed uscendo dal bosco e costeggiando il crinale un poco faticoso ma molto ben segnalato. Dalla vetta (1.146 m) il panorama sulle valli Brembana e Serina è a tutto tondo. A sud, la pianura si stende a vista d'occhio.
Nella notte tra il 12 e il 13 aprile del 1945, una colonna di azeri, disertori dell'esercito tedesco, percorse in senso inverso il tratto sopra descritto per cercare di raggiungere le formazioni partigiane che avrebbero facilitato la loro fuga in Svizzera. Sostarono esausti a Monte di Nese e vennero accerchiati dai fascisti che compirono una strage da pochi ricordata. Il racconto completo è in coda a questo post.
Nella notte tra il 12 e il 13 aprile del 1945, una colonna di azeri, disertori dell'esercito tedesco, percorse in senso inverso il tratto sopra descritto per cercare di raggiungere le formazioni partigiane che avrebbero facilitato la loro fuga in Svizzera. Sostarono esausti a Monte di Nese e vennero accerchiati dai fascisti che compirono una strage da pochi ricordata. Il racconto completo è in coda a questo post.
Dopo la sosta, si torna al dosso del Canto Basso, calpestando la traccia del sentiero di salita, fino ad arrivare ad un bivio che, a destra, indica il sentiero 533 che passa anche dalla chiesa di Monte di Nese, nostra futura meta. Poco dopo si trova un'altra biforcazione e si evita la traccia che sembra salire alla vetta del Monte Cavallo. Il sentiero CAI n. 533 ne costeggia il versante sud, restando sempre nel rado bosco ceduo, fino a raggiungere, in circa mezzora dal Canto Basso, le prime case di Monte di Nese.
Percorso un breve tratto di asfalto, il segnavia ci fa deviare a sinistra su un tratto di sterrato per poi portarci, tenendo la destra, nella bellissima via Fracc, una storica mulattiera recentemente ristrutturata, che termina dietro la Chiesa parrocchiale. Aggirato l'edificio ecclesiastico, a sinistra è visibile il parcheggio da dove si sono iniziati i primi passi.
Info tecniche:
Partenza: Monte di Nese, frazione di Alzano Lombardo, 15 Km da Bergamo.
Dislivello: circa 350 metri complessivi.
Dislivello: circa 350 metri complessivi.
Durata: circa tre ore.
L'itinerario evidenziato sulla tavola 08 della
Carta Turistica-Escursionistica della Provincia di Bergamo.
Si ringrazia per la concessione.
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IN MEMORIA DI 120 AZERI: CRONACA DI UN MASSACRO
I 120 azeri massacrati a Monte di Nese facevano parte di un contingente acquartierato a Bruntino, che aveva avviato una complessa trattativa con i partigiani per organizzare una fuga lungo la provinciale risalente la Val Brembana. L'operazione scattò la sera dell'11 aprile 1945 ma non tutto andò secondo i piani. Alcuni ufficiali rimasti fedeli ai tedeschi diedero l'allarme, creando parecchia confusione nella truppa. Temendo l'attivazione di posti di blocco da parte dei tedeschi, parte dei disertori (circa 600 persone con almeno una cinquantina di cavalli) decise pertanto di non percorrere la provinciale della Valle Brembana, ma di raggiungere le postazioni partigiane residenti a Oltre il Colle, transitando dal sentiero che li avrebbe portati prima sul Canto Alto e poi a Monte di Nese, dove avrebbero svoltato verso nord, lungo la direttrice per Selvino, Trafficanti e Serina.
I 120 azeri massacrati a Monte di Nese facevano parte di un contingente acquartierato a Bruntino, che aveva avviato una complessa trattativa con i partigiani per organizzare una fuga lungo la provinciale risalente la Val Brembana. L'operazione scattò la sera dell'11 aprile 1945 ma non tutto andò secondo i piani. Alcuni ufficiali rimasti fedeli ai tedeschi diedero l'allarme, creando parecchia confusione nella truppa. Temendo l'attivazione di posti di blocco da parte dei tedeschi, parte dei disertori (circa 600 persone con almeno una cinquantina di cavalli) decise pertanto di non percorrere la provinciale della Valle Brembana, ma di raggiungere le postazioni partigiane residenti a Oltre il Colle, transitando dal sentiero che li avrebbe portati prima sul Canto Alto e poi a Monte di Nese, dove avrebbero svoltato verso nord, lungo la direttrice per Selvino, Trafficanti e Serina.
Fu
un errore irreparabile.
La lapide ricordo all'ingresso del cimitero di Monte di Nese |
Partita nella notte tra il 12 e il 13 aprile, la lunghissima colonna,
guidata da una staffetta partigiana, impiegò quasi una giornata per arrivare a Monte di Nese, dopo essere transitata sulla vetta del
Canto Alto. I
sovietici, esausti, cercarono riparo nelle poche case del paese. La
colonna, allo sbando, non organizzò un servizio di sentinella. Fu
quindi facile per i fascisti, avvertiti dagli ufficiali russi rimasti
fedeli all'esercito tedesco, individuare il percorso dei disertori e
tendere un'imboscata. Alle
sei del mattino del 13 aprile 1945 fu abbattuto il primo soldato russo. La battaglia sconvolse Monte di Nese fino al primo pomeriggio. I disertori russi
furono accerchiati con una manovra a tenaglia, da battaglioni
formati in prevalenza da Milizia Forestale e Brigate Nere
provenienti da Olera, Selvino, Bergamo e Poscante.
Monte di Nese |
Pur
essendo numerosi, i russi erano male armati, dispersi, disorganizzati
e forse anche già rassegnati al loro destino. Al termine della
battaglia, tra le loro file si contarono 120 morti, 54 dei quali
trucidati barbaramente nel prato sotto la Chiesa parrocchiale, dopo essere stati
catturati, disarmati e spogliati dei loro pochi averi. A ricordo di
questa strage dimenticata, è stata apposta una lapide all'ingresso
del piccolo cimitero di Monte di Nese, dove riposano anche i resti di
gran parte degli azeri massacrati.
Per approfondire: Quaderni Brembani n. 13 edito dal Centro Storico Culturale Valle Brembana – pagg. 137-165. Monte di Nese marzo-aprile 1945, cronaca di una diserzione, Di Giancarlo Battilà.
Ginestrino fiorito accanto al sentiero di salita per il Canto Alto. |
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