martedì 20 giugno 2023

Da Valcanale alla Forcella di Zulino, ad ammirare le creste più dolomitiche delle Orobie.

Le creste dolomitiche della Valcanale, a mio parere, sono il cuore delle Orobie. Il loro profilo emoziona al primo sguardo. Ogni giornata serena è un invito ad esplorarne i versanti, per apprezzare ogni volta una prospettiva diversa. La Val Zulino è forse il balcone migliore per ammirare la loro bellezza.

All'alpeggio della Baita Bassa di Zulino.
Da sinistra: Arera, Corna Piana, Passo e Pizzo di Branchino.

L'accesso della Val Zulino si trova pochi centinaia di metri oltre Babes, la contrada più a nord di Valcanale (1030 m circa). Dopo aver parcheggiato in uno degli stalli a pagamento realizzati nei pressi del laghetto (nelle note tecniche le info per arrivarci) si sale  calpestando l'asfalto della strada che porta all'imbocco della mulattiera che porta al Rifugio Alpe Corte. Dopo nemmeno cinque minuti, sulla destra, si intuisce una traccia, segnalata su un masso con la scritta P.Zulino ed il segnavia CAI n. 265 (ritengo che sarebbe opportuna una palina segnaletica verticale più evidente).

Cima Fop sovrasta le abetaie della Valcanale.

Il sentiero sale subito ripidamente nell'abetaia. La parte iniziale dell'escursione è faticosa. I tratti in leggera pendenza sono pochi ed il resto della salita presenta una pendenza accentuata con un fondo a volte poco assestato. Dopo circa tre quarti d'ora tra le conifere compare qualche latifoglia e si arriva ad un bivio ben segnalato. A sinistra si andrebbe verso l'Alpe Corte, noi continuiamo a salire prendendo la destra.   

Rigoglioso cespuglio di felci all'uscita del bosco.

In meno di dieci minuti dal bivio si esce dal bosco per iniziare un falsopiano che porta alla Baita Bassa di Zulino (1441 m), la si supera restando a monte di essa per procedere in leggerissima salita poco sopra i pascoli e lo stagno utilizzato per l'abbeverata del bestiame. L'ambiente, delimitato dalle cime dolomitiche della Valcanale, è a dir poco spettacolare. Contornati da boschetti di abeti e calpestando pascoli in fiore, si raggiunge una costa erbosa dalla quale il panorama si apre anche al Passo Branchino dominato dall'omonimo Pizzo.

Il passo Branchino dal sentiero di salita.

La faglia della Valcanale divide la zona delle rocce calcaree (geologicamente più recenti) dalle più antiche rocce silicee, creando una diversità delle strutture del suolo e, di conseguenza, di flora e fauna che la popolano. Agli occhi dell'escursionista, questo si traduce in un caleidoscopio di panorami che è difficile riscontrare altrove.  A questo si aggiunge il fatto che, durante le ere glaciali, la Valcanale non è mai stata completamente sommersa dai ghiacci, permettendo ad alcune rare specie floreali (oggi enedemiche della zona) di sopravvivere fra i detriti o sulla nuda roccia. 

Fop, Passo del Re e Cima di Valmora dalla Baita Bassa di Zulino.

Si risale la costa, che si trasforma in un largo corridoio erboso, delimitato da maestosi abeti rossi. Ci accompagna il suono dei campanacci delle mucche al pascolo e , dal bosco, il ritmico tambureggiare dei picchi. Dopo poco più di un'ora e mezza di cammino si giunge ad un bivio, posto accanto ad una pozza di abbeverata. Si tiene ancora la destra e, dopo pochi minuti, si intravvede la Baita di Mezzo (1600 m), che teniamo alla nostra destra, per raggiungere un grande cespuglio di rododendri rossi, dietro al quale si ritrova la traccia del sentiero, che piega a sinistra, risalendo un rado bosco con ampie serpentine.

Forcella e Baita Alta di Zulino, con i monti Campagano e Corte.

Circondati da un panorama sempre più maestoso, usciamo negli ampi spazi aperti che precedono la Forcella di Zulino (1759 m-circa due ore dalla partenza). Poco più in alto, sulla sinistra, si trova la Baita Alta di Zulino, addossata alle pendici dell'erbosa dorsale che porta alla cima del monte Campagano. A sud le dolomitiche creste della Valcanale sono ancora più imponenti, con il massiccio dell'Alben che si erge proprio al centro, la Corna Piana alla sua destra e Cima Valmora, i monti Fop e Secco a sinistra.

La testata della Val Sanguigno dalla Forcella di Zulino.

Dalla Forcella lo sguardo spazia sulla selvaggia e pressochè incontaminata Val Sanguigno, delimitata dal monte Corte (a sinistra), dal Pradella e dal Pizzo Salina. Uno spettacolo che, circa quindici anni fa, è stato apprezzato anche dall'orso JJ5, le cui tracce sono state avvistate più volte fra questi pascoli ed in queste abetaie.

Cima di Valmora, Pizzo Arera e Corna Piana.

D'altra parte la presenza del plantigrado nei boschi della Valcanale è storicamente accertata da quasi mille anni. E' del 1179 un manoscritto che concedeva ai valligiani il diritto di cacciare l'orso, a condizione che, per ogni esemplare ucciso, riservassero un'abbondante porzione al Vescovo di Bergamo, a suo tempo proprietario di quelle terre. Negli archivi storici viene inoltre documentata anche una infruttuosa e movimentata caccia ad un enorme esemplare, svoltasi il 22 febbraio 1889. Una squadra di nove montanari inseguono l'orso e lo trovano accovacciato nei pressi di un dirupo. Ma l'unica arma in loro possesso era uno schioppo caricato a pallini. Dopo gli spari, l'orso si alzò, per allontanarsi con lenta noncuranza.

Rododendro rosso fiorito sulla cimetta senza nome.

Chi desidera una visuale ancora più vasta, dalla Forcella di Zulino può voltare a destra per risalire, in un quarto d'ora e senza l'ausilio di alcuna traccia, ad una elevazione priva di nome (1780 m circa). Si costeggia uno stagno restando ai margini del crinale erboso. Si individua un passaggio che si inoltra tra intricati cespugli di pino mugo che avvolgono alcune roccette. Si sale poggiando le mani in alcuni tratti per arrivare all'anonima cimetta, dove lo sguardo si amplia sull'intrico di vegetazione che al collega al più basso monte Zulino.

Il filo di cresta che porta al Monte Zulino ed a Cima Bani.
Sullo sfondo si staglia il profilo della parete nord della Presolana.

Procedere diventa molto difficile. I cespugli di pino mugo e di rododendri sono molto contorti e coprono quasi interamente le rocce sottostanti. Ci si accontenta quindi di ammirare il panoramico filo di cresta che porta fino a Cima Bani, posta a sentinella tra l'ingresso della Valcanale e l'opposta Valgoglio. In lontananza si staglia l'ardito profilo della parete nord della Presolana e le cime innevate della conca del Barbellino. La salita è completata. Il ritorno avviene sulla stessa traccia della salita.

Arera e Corna Piana dall'alpeggio della Baita Bassa di Zulino.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 17-06-2023 - tempo bello.
Punto di partenza: Per raggiungere la frazione di Valcanale si deve percorrere la provinciale della Valle Seriana fino al bivio di Ponte Nossa dove, invece di girare a destra per i tornanti che portano a Clusone, si prosegue diritti sulla provinciale n. 49 in direzione di Valbondione.  Appena superato l'abitato di Ardesio, in località Ponte Seghe, si devia a sinistra seguendo le indicazioni per la Valcanale.  La strada guadagna subito quota con alcuni tornanti, per poi proseguire diritta nella vallata fino al suo termine.  Il laghetto nei pressi del quale si deve parcheggiare è visibile sulla sinistra, appena superato il paese di Valcanale. Da Bergamo sono circa 45 km percorribili in una cinquantina di minuti. 
A Valcanale il parcheggio si paga: Da agosto 2018 il Comune di Ardesio ha disposto l'obbligo del parcheggio a pagamento nelle aree di sosta predisposte dal laghetto di Valcanale sino all'inizio della strada forestale che porta al Rifugio Alpe Corte. Il ticket viene emesso da due parcometri che lo rilasciano al prezzo giornaliero di 3 (tre) euro. Riduzioni sono previste per soste prolungate.

Imponente abete rosso nei pressi della Baita di Mezzo.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 750 metri di dislivello per un totale, fra andata e ritorno, di oltre sette chilometri.      
Durata: Per percorrere l'intera escursione servono circa quattro ore, al netto delle soste.  
Altre note di carattere storico e culturale: Le informazioni sulla presenza dell'orso in Valcanale sono state acquisite leggendo il testo dal titolo "Lupo, orso e lince nel territorio bergamasco dal medioevo ad oggi", pubblicato a cura di Aldo Oriani per la Rivista del Museo di Scienze Naturali di Bergamo.    I dettagli sulla orografia della zona sono invece tratti da "Valcanale, storia ed ambiente", pubblicato dalle edizioni Novecento Grafico.  Entrambi i volumi sono prenotabili nel sistema gestito dalla rete bibliotecaria bergamasca, al seguente link: https://www.rbbg.it.

Persicaria bistorta 

Altre escursioni in zona: In questo blog trovate la descrizione di altre escursioni che esplorano i diversi versanti della Valcanale. I link sono i seguenti:
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/la-magia-della-nebbia-nei-boschi-tra-i.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/10/una-splendida-salita-alla-cima-di-bani.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/12/unanello-per-conoscere-il-suggestivo.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2020/06/un-panoramico-anello-nella-valle-dei.html
-https://dislivellozero.blogspot.com/2020/07/torniamo-sullanello-nella-valle-dei.html
Cartografia: L'escursione qui proposta è ben evidenziata sulla Carta escursionistica del Sentiero delle Orobie Orientali - scala 1:25.000, realizzata dal CAI di Bergamo e disponibile nelle librerie e cartolerie della Provincia, al prezzo di 10 euro. 

Primi passi di discesa nel rado bosco sotto la Forcella di Zulino.



Nessun commento:

Posta un commento