Tra nebbia e nuvole basse un'escursione, altrimenti molto panoramica, si trasforma in un itinerario di scoperta che scopre un bosco incantato, ricco di vita e povero di escursionisti, ed una miriade colorata di fioriture estive.
Per un attimo, la timida Presolana si concede tra nuvole e nebbia... |
Il punto di partenza di questo anello è rappresentato dalla stradina che sale nell'abetaia dietro la chiesetta del Passo della Presolana (1290 m circa-nelle note tecniche i dettagli per arrivarci). Una "mappa tattile", posta all'imbocco della stradina stessa, ci informa che il tratto del sentiero CAI n. 315 che porta al Rifugio Cassinelli è stato realizzato per consentirne l'utilizzo anche agli escursionisti ipovedenti. Lungo il sentiero si troveranno diverse indicazioni collegate a questa iniziativa.
La mappa tattile pensata per gli escursionisti ipovedenti. |
Dopo pochi minuti si incontra un bivio, ben segnalato. Si procede diritti, in direzione del rifugio, inoltrandosi in una bella ed areata abetaia. Uno strappo deciso porta la traccia a passare sotto un grande traliccio dell'alta tensione. Poco oltre, dopo un quarto d'ora circa dalla partenza, viene segnalata la presenza dei resti di una trincea della seconda guerra mondiale. La pendenza diminuisce, portandoci in falsopiano a raggiungere una radura.
Margherite alpine nel bosco che porta alla Malga Cassinelli. |
Si rientra nel bosco e la traccia riguadagna pendenza, arrivando ad effettuare una decisa svolta a destra che risale un largo costone erboso, in direzione di evidenti paline segnaletiche verticali. Il Rifugio Cassinelli (1568 m-tre quarti d'ora dalla partenza) è poco distante. Basterebbe voltare a sinistra e pianeggiare per pochi minuti. Ma la direzione dell'escursione impone di salire diritti sul sentiero CAI n. 316, seguendo la direzione per il Monte Visolo.
Un grillo osserva da vicino un bel giglio di San Giovanni. |
Pochi passi e, in basso a sinistra, si intravede il Rifugio. In condizioni di bel tempo il panorama si amplierebbe alle creste della Presolana ed al suo altipiano. Si inizia a percorrere il tratto più faticoso, salendo a zig-zag in un largo corridoio erboso, delimitato da folti tratti di bosco. In alcuni punti si sfiorano maestosi esemplari di abete rosso ma, per la maggior parte della salita si arranca nel pascolo, riccamente colorato da una moltitudine di fiori. Nella bruma spicca l'arancio del giglio di San Giovanni, il violetto dei cespugli di timo e delle vedovelle, il giallo dei botton d'oro e delle colombine.
Cespuglio di vedovelle celesti lungo il sentiero CAI n. 316. |
In una quarantina di minuti si guadagnano circa duecento metri di dislivello fino a raggiungere, intorno a quota 1750 m., un bivio segnalato da una palina del CAI. Si segue l'indicazione per Plagna-monte Gulter, cercando un'esilissima traccia che pianeggia fra l'erba alta. E' più evidente un solco sulla destra, che scende prima leggermente e poi più deciso, effettuando un tornante sinistrorso. Si tratta di una delle tante varianti di discesa che, dal Visolo, riportano al Cassinelli. Non è il sentiero giusto.
Cespuglio di timo a margini del bosco. |
Si continua quindi in piano su quella che dovrebbe essere la variante CAI n. 316/A e, dopo le prime incertezze, il sentiero diventa pian piano più leggibile, anche se è evidente che questo percorso non viene molto frequentato. Lo si capisce dai bolli biancorossi sui sassi, che risultano molto sbiaditi, a differenza delle fioriture, che si arricchiscono del viola di alcune orchidee a foglie larghe, dei petali gialli del verbasco e dell'eliantemo. Si raggiunge un tratto di bosco rado, dove il sentiero è ancor meglio tracciato e continua in leggera discesa, sfiorando grossi formicai che si sviluppano tra le radici delle conifere.
La variante n. 316/A si inoltra nel bosco. |
Dopo una ventina di minuti dall'ultimo bivio si attraversa un piccolo ghiaione e successivamente si incontra una palina segnaletica, che invita a procedere nella medesima direzione per ritornare al Passo della Presolana. Il sentiero compie un paio di serpentine in discesa per perdere un po' di quota, e prosegue quindi in piano, entrando in un boschetto dove le conifere si moltiplicano. Accanto all'onnipresente abete rosso si individuano contorti pini mugo e folti cespugli di ginepro, che rendendo il percorso profumatissino, aguzzando il senso dell'olfatto, compensando così la scarsa visuale provocata dalle nebbie e dalle nuvole basse.
Steli di verbasco nero nei pascoli del Pizzo Plagna. |
Si esce brevemente dal bosco, attraversando ripidi pascoli che lasciano intravvedere le residenze e gli impianti sciistici del Passo. Nel tratto successivo, che presenta le stesse caratteristiche del precedente bosco, ho avuto un emozionante e fuggevole incontro con un camoscio, che ha attraversato velocemente il sentiero un attimo dopo il mio passaggio. Se ce ne fosse bisogno, un altro indizio che certifica la scarsa frequentazione di questi ambienti. Si raggiunge una splendida radura, dove una palina segnaletica ci indica che servono altri venti minuti per arrivare sulla Cima Gulter.
Orchide di Fuchs, poco prima di Cima Gulter. |
Si riprende a salire, costeggiando la cresta che divide le conifere del Passo della Presolana dalle faggete che ricoprono il versante sud della Val di Scalve, arrivando infine in vetta alla boscosa Cima di Gulter (1640 m - qualcosa più di due ore e mezza dalla partenza). Per avere una visuale più panoramica basta proseguire sulla traccia che ora diventa di discesa. Pochi passi e lo sguardo si apre sulla doppia cima del monte Scanapà e sulle sue piste per lo sci alpino.
La doppia cima dello Scanapà dal sentiero di discesa. |
Per ammirare le cime scalvine bisogna scendere tra gli abeti per circa un quarto d'ora. In condizioni di buona visibilità deve essere uno spettacolo notevole, con il Pizzo Camino a dominare l'altipiano di Borno ed i fitti boschi della riserva naturale del Giovetto di Paline. La discesa è un po' impegnativa. In alcuni tratti passa accanto a ripidi pascoli dove è richiesta un po' di attenzione, senza farsi distrarre dal panorama che si amplia a tutto il fondovalle.
Raponzolo di Scheuchzer sul sentiero di discesa. |
Dopo tre quarti d'ora di discesa si rientra nel bosco, arrivando ad alcuni ripetitori telefonici. Al bivio successivo si tiene la destra e subito si vede il parcheggio posto a lato della chiesetta di partenza. Lo sterrato per raggiungerlo si prende tenendo la destra. L'anello è così completato.
Laserpizio sermontano, tipico dei terreni calcarei. |
Note tecniche:
Dal sentiero di discesa uno sguardo su alcune ville realizzate a fine ottocento, nel c.d. periodo del "Turismo d'epoque", con la suggestiva chiesetta di Santa Maria. |
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