giovedì 28 settembre 2023

Da Tezzi Alti alle baite dei Larici e Zucchi, vagando a mezzacosta sulle selvagge pendici del monte Calvera, con ritorno dalla Val Sedornia.

🥾 Dislivello: circa 700 metri     ⌚ Durata: poco più di 5 ore      📏Lunghezza: quasi 11 km

La Valcanale dal sentiero che attraversa le pendici del Calvera.

Dai Tezzi Alti si entra in Val Sedornia e si sale al lago di Spigorel, sul Vigna Soliva ed alla cima del monte Calvera. Sono classicissime delle Orobie, che quasi tutti conoscono. Ma se, dal parcheggio, si proseguisse verso l'aggregato rurale di Campo Zenino, dove si finirebbe? Ed è possibile completare l'escursione con un bell'anello? Qui trovate la risposta. ATTENZIONE: l'itinerario necessita di una buona capacità di orientamento.

Monte e Val Grabiasca e Pizzo del Diavolo di Tenda.

L'itinerario parte dal piccolo parcheggio dei Tezzi Alti (969 m di quota), sopra Gandellino. Nelle note tecniche trovate i dettagli per arrivarci. Non si prende la mulattiera che sale in Val Sedornia, ma si procede diritti in direzione nord (indicazioni Agriturismo Giò). Dopo una trentina di metri si prende una mulattiera sulla destra che, in una quindicina di minuti, sale all'aggregato rurale di Campo Zenino. 

La prima baita di Campo Zenino.

Dopo la pietra indicante la località si prende ancora a destra. Già qui si intuisce lo spettacolare panorama che ci accompagnerà per gran parte dell'escursione. A sud compaiono le splendide cime della Valcanale. Di fronte spiccano le vette della Val Goglio e, procedendo verso nord, si staglia la massiccia mole del monte Grabiasca, accanto alla quale spicca la cuspide del Pizzo del Diavolo. Lo scenario è completato dall'enorme spalla del Pizzo Ceppo.

Da Campo Zenino, uno sguardo a sud, dove spunta anche l'Arera.

La mulattiera termina in un'area picnic. Noi l'abbandoniamo poco prima, salendo a destra verso l'edificio più in quota di Campo Zenino, sopra il quale si trova una baitella in miniatura. Dietro ad essa si imbocca una traccia che sale dolcemente a destra, giungendo al limitare dell'abetaia. Fatti pochi passi, si giunge ad un bivio dove si tiene la sinistra, entrando nel fitto della vegetazione. Prima un bollo giallo e successivamente uno di colore rosso ci indicano che stiamo percorrendo un sentiero tracciato (circa mezz'ora dalla partenza).

Il baitello, accanto al quale si trova la traccia di salita.

Si continua salendo tra gli abeti, guidati da strisce e bolli rossi. Dopo una decina di minuti un bollo biancorosso precede un tratto ripido che si addolcisce poco più avanti, tenendo la destra. Con ampie serpentine in leggera pendenza si guadagna progressivamente quota fino ad un tratto dove il sentiero riprende a salire linearmente, stavolta verso sinistra. Dopo lunga assenza ricompare un bollo rosso, disegnato sulla corteccia di un albero.

Vescia (o loffa di lupo) lungo il sentiero di salita.

Il bosco lentamente si trasforma, prima diradandosi e poi, di colpo, si infittisce. Gli abeti lasciano il posto alle latifoglie. Dopo poco più di un'ora dalla partenza si arriva ad un "ral". Queste radure erano utilizzate dagli antichi carbonai per accumulare il materiale vegetale che serviva a comporre i "poiat", cumuli di terra e legna che si trasformavano lentamente in carbone vegetale. Subito dopo ne incontriamo un altro. Tra le due radure è evidente il lavoro che stanno effettuando i boscaioli in questa zona.

La faggeta a metà salita.

Si procede in dolce pendenza, arrivando nei pressi di un rudere e inoltrandosi in una fittissima faggeta, dove ritroviamo il conforto di bolli, rossi e gialli, che ci accompagnano lungo la salita. Poco oltre, agli alti e maestosi faggi, si sostituiscono bassi e contorti arbusti, che lasciano intravvedere suggestive vedute del Pizzo del Diavolo e dell'Arera (un'ora e mezzo circa dalla partenza).

Spunta il Pizzo del Diavolo. A sinistra la mole del Grabiasca.

Si supera un breve strappo che, in caso di pioggia, risulta essere particolarmente scivoloso. Qualcuno ha posizionato una corda per agevolarne il transito. Un paio di minuti più avanti, a circa 1490 m di quota, si incontra l'unica indicazione degna di nota dell'intera escursione: due frecce in legno inchiodate sulla corteccia di un abete indicano la direzione per la Val Famada e per la Baita di Larss e Soc (Baita dei Larici e Baita Zucchi). Obbedendo alla freccia rossa disegnata su una lastra di ardesia ai piedi dell'abete, prendiamo la traccia di destra, in direzione delle due baite.

Voltare a destra, verso le baite.

Aiutati da radi bolli rossi si attraversa una pietraia, al termine della quale la traccia viene evidenziata da un bollo rosso a forma di bersaglio, disegnato sulla corteccia di un abete. Ci inoltriamo tra cespugli di pino mugo ed arbusti di latifoglie strapazzati dal vento. Ai rari bolli rossi si aggiungono gli ometti di pietra; da qui in avanti saranno sempre più utili per indicare la direzione del sentiero.

Il segnavia al termine della pietraia. 

Si sale, sempre a mezza costa. La traccia si perde un po' nell'erba alta. Si incontra un tratto che risulta un po' esposto e richiede attenzione. Ovviamente è il punto del percorso che offre le visuali più maestose e da immortalare, libere dalle macchie di vegetazione. Dopo due ore abbondanti di camminata, si giunge ad un punto panoramico che lascia divagare lo sguardo su tutta la catena delle dolomiti di Valcanale. 

Le dolomiti della Valcanale dal sentiero a mezzacosta.

Grazie ad una maggior frequenza di ometti di pietra si procede con passo più sicuro, attraversando in falsopiano un paio di vallette poste a circa 1600 m di quota, dove la presenza di fauna selvatica si percepisce in modo persistente. Nella frequentata Valle Sedornia, che si distende quattro-cinquento metri più sotto, gli enti turistici locali organizzano passeggiate naturalistiche per ascoltare in lontananza i bramiti dei cervi in amore. In questa area, ben più selvaggia ed isolata, sentire a poca distanza il potente e straziante richiamo sessuale di questi ungulati provoca emozioni profonde. Ed il primo bramito è sicura garanzia di pelle d'oca.

Si intravvedono anche le cime del monte Pradella e del Pizzo Salina.

Dopo oltre due ore e tre quarti di camminata si giunge finalmente alla diroccata Baita dei Larici (1630 m circa), ormai circondata ed avvolta dagli arbusti, anche se la radura circostante sembra resistere al lento avanzare del bosco. La traccia ci fa proseguire all'interno di una bella abetaia. Alla successiva valletta il sentiero torna a perdersi nell'erba. La si attraversa pianeggiando, ritrovando la traccia giusto quando ci si rituffa tra gli alberi.

La diroccata Baita dei Larici. Sullo sfondo il Pizzo del Diavolo di Tenda.

Si procede lungamente in piano alternando tratti boscati all'attraversamento di vallette dove lo sguardo si apre su improvvisi e maestosi panorami. Alle vette già ammirate in precedenza, si aggiungono le cime che circondano i vicini Spiazzi di Boario. I bolli sono praticamente scomparsi, ma la pista resta intuibile.

Baita Zucchi. Alle spalle il Vigna Vaga.

Dopo quasi tre ore e mezza dalla partenza, si arriva alla piccola radura della Baita Zucchi (1650 m circa) sulla cui porta d'ingresso si leggono alcune date risalenti a quasi due secoli fa. Per trovare il sentiero che ci permette di completare l'anello scendendo in Val Sedornia, occorre salire di alcuni passi sopra i grandi massi erratici che nascondono la baita. Si individua subito un ometto di pietra con un evidente cerchio giallo, posizionato sul sentiero che a sinistra sale verso il monte Calvera. Noi lo percorreremo scendendo a destra.

In primo piano, sulla destra, l'ometto di pietra con bollo giallo
che indica il sentiero che scende dal monte Calvera.

La traccia entra in un'abetaia e, dopo un primo tratto in piano, si precipita nel fitto del bosco. Al primo tornante si incontra un bivio con indicazioni. Proseguendo diritto si salirebbe al Vigna Soliva. Per tornare alla base occorre invece percorrere il torrente destrorso (privo di indicazione) e scendere ripidamente nella folta abetaia. 

Amanita muscaria nell'abetaia che scende in Val Sedornia.

Ci aspetta una lunga discesa. Il sentiero è sufficientemente segnalato, anche se non permette distrazioni. Dopo una buona mezz'ora si incontrano un paio di bivi, dove si tiene la destra. Intorno a quota 1410 m, la traccia raggiunge una sterrata che volta decisamente verso destra in direzione della Val Sedornia, segnalata anche dal possente rumore delle acque del torrente omonimo.

La cappelletta di San Carlo, sul sentiero CAI n. 309.

Dopo poco più di un'ora dalla Baita Zucchi si raggiunge finalmente il sentiero CAI n. 309, che, dai Tezzi Alti, si inoltra nella Val Sedornia. La mulattiera passa accanto alla suggestiva cappelletta di San Carlo (1163 m) e scende nella fitta abetaia fin quasi all'arrivo dove, ad una ventina di minuti da San Carlo, ci aspetta un ambiente bucolico ed il piccolo parcheggio di partenza.

Arrivo ai Tezzi Alti.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 25-09-2023 - Sereno, visibilità ottima.
Punto di partenza dell'escursione: La località Tezzi Alti, nel Comune di Gandellino, dista circa 47 km dal centro di Bergamo, percorribili in un'ora d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Si procede diritti, superando gli abitati di Ardesio e Gromo. Si arriva al bivio presidiato dalla Trattoria San Martino  e si gira a destra entrando nel paese di Gandellino. Si imbocca via Casa Alta, sul cui angolo si trova il Municipio, e si inizia a salire. Poco più avanti la strada prende il nome di via Val Sedornia e, con una serie di larghi tornanti raggiunge Tezzi Bassi e successivamente Tezzi Alti, con il suo piccolo parcheggio pubblico (max dodici auto) posto al termine di una nutrita serie di turistiche villette a schiera dotate di stalli privati, dove vige divieto di parcheggio per i non residenti.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 700 metri di dislivello per una lunghezza totale di quasi undici chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intero anello sono necessarie poco più di cinque ore, escluse le soste.

I grandi massi erratici nei pressi della Baita Zucchi.

Testi e guide da consultare: Per realizzare questo itinerario ad anello ho tratto spunto dal bel volume scritto da Mirco Bonaccorsi dal titolo: Baite Valseriane, edizioni Villaseriane. Nel testo vengono presentate 130 baite distribuite sul territorio dell'Alta Val Seriana, indicando anche i percorsi più interessanti per visitarle. E' una pubblicazione realizzata nel 2008 e difficilmente reperibile nelle librerie. Nella rete bibliotecaria bergamasca è però facilmente prenotabile. 
A gennaio 2020 il Comune di Gandellino ha invece realizzato un'agile guida che descrive dieci sentieri, di difficoltà e dislivelli diversi, percorribili nel territorio di competenza comunale. La cartina è disponibile all'Ufficio Turistico, sito in Via IV Novembre 2 - tel. 0346/48495–int. 8. 

Il Monte Secco da Campo Zenino.

Altre escursioni in zona: Nel territorio dei Comuni di Gromo e Gandellino sono possibili diverse escursioni. In questo blog trovate le seguenti proposte:
https://dislivellozero.blogspot.com/2021/10/dal-sentiero-delle-malghe-degli-spiazzi.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2023/01/un-itinerario-nella-bassa-val-grabiasca.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2023/03/un-insolito-anello-tra-gromo-colarete.html
- https://dislivellozero.blogspot.com/2023/04/unescursione-ad-anello-che-dai-foppi-di.html
Cartografia: L'anello percorso da questa escursione non è tracciato sulle carte escursionistiche attualmente in commercio.

Baita Zucchi.



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