🥾 Dislivello: circa 460 metri ⌚ Durata: 3 ore e mezzo 📏Lunghezza: 8 chilometri
| Località Strasù, sopra Barbata. |
Da tempo volevo tornare ad esplorare il variegato microcosmo dei colli che circondano i minuscoli borghi di Bondo e Barbata. Mi sarei affidato alla magia dell'autunno, per esaltare i loro colori. Purtroppo vi sono capitato nella giornata sbagliata, ricca di foschia e nubi basse dense di umidità, che non hanno reso giustizia ai panorami che circondano questa zona ed al suo caleidoscopio di prati, fitti boschi, pascoli e cascine ben ristrutturate. Senza contare i luoghi che ricordano storie secolari, se non addirittura, millenarie.
| Chiesa parrocchiale di Bondo. |
L'anello escursionistico parte dal parcheggio della chiesa parrocchiale di Bondo (circa 800 m.di quota) frazione di Colzate, abitata da un centinaio di residenti. Nel tratto iniziale si prosegue camminando sulla strada che abbiamo percorso salendo dal fondovalle. Risalito il primo tornante, si approfitta dell'accesso pedonale per attraversare il centro storico del borgo (indicazioni per Bondo, Bornione e Barbata). Continuando sulla strada ci si troverebbe sullo stesso tracciato, ma è sicuramente più interessante visitarne i vicoli ed ammirarne gli angoli più suggestivi.
Usciti dal centro e ritrovato l'asfalto si prosegue accompagnati anche dal segnavia biancorosso del CAI che, in questo caso, evidenzia la traccia del sentiero n. 526A. Questa traccia ci accompagnerà per un lungo tratto. Ad un quarto d'ora dalla partenza incontriamo un bivio. Si tiene la destra in direzione di Barbata e subito ci si trova in località Colle di Bondo (circa 850 m), dove si trova una santella che, in tempi remoti, funse da custode delle salme dei defunti che dovevano attendere la primavera per poter essere seppellite (maggiori chiarimenti nelle note tecniche).
La santella del Colle di Bondo.
Alla santella si gira a sinistra, abbandonando l'asfalto e risalendo brevemente una cementata. Pochi metri e si volta a destra. La traccia CAI si trasforma in uno stretto sentiero che risale zigzagando in un fitto bosco di latifoglie. In meno di un quarto d'ora si arriva di fronte alla cascina Fopèla, dove la traccia si allarga e prosegue fino all'incrocio (tre quarti d'ora dalla partenza) con un'altra strada cementata che si imbocca salendo a sinistra.
Sul pianoro che porta a Barbata.
In breve si arriva ad un ampio pianoro erboso, suddiviso tra diverse cascine con i loro pascoli. A sinistra si intravvede la Val del Riso, sullo sfondo il Colle di Zambla con le sue vette. Lo sterrato procede in falsopiano e le nubi basse rendono il silenzio che ci circonda ancora più ovattato. Ad un'ora dalla partenza si giunge in prossimità delle prime cascine di Barbata (1019 m), la cui origine risale addirittura al primo secolo A.C., quando il nord Italia venne inglobato nella Repubblica romana (trovate una breve sintesi storica nelle note tecniche).
| Arrivo a Barbata. Sullo sfondo la chiesetta della Madonna della Mercede. |
Poco sopra il nucleo di Barbata si arriva alla chiesetta della Madonna della Mercede, edificata nel sedicesimo secolo dall'ordine religioso dei Trinitari della Mercede, con lo scopo di assistere ed istruire le famiglie povere dei minatori sfruttati della Val del Riso. Dalla terrazza erbosa della chiesetta, con tempo sereno, si gode una vista spettacolare, dal Monte Alben alle dolomiti della Valcanale, fino alla Presolana.
Il panorama che si sarebbe dovuto vedere dalla terrazza della chiesetta.
Proseguendo sullo sterrato che sale a sinistra della chiesetta, si incontra la bella tribulina "la ca' l'Adam" e, alle sue spalle l'omonima cascina. Poco oltre la strada si biforca, A destra la traccia del CAI scende verso una sorgente. Noi la abbandoniamo, salendo diritti verso le Tre Stalle. Un breve tratto nel bosco e poi, tenendo la sinistra, si sbuca in un ampio pascolo che attraversiamo pianeggiando, ammirando dall'alto Barbata, la sua chiesetta e la Val del Riso.
Pascolo in località Tre Stalle.
Ci troviamo in un ambiente aperto, molto suggestivo e panoramico che, superate le Tre Stalle, termina un centinaio di metri più avanti, in località "Strasù" (1070 m circa - poco più di un'ora e mezza dalla partenza). Sostando accanto alla cascina che riporta il nome della località si nota, in mezzo al prato circostante, una traccia nell'erba che si dirige verso un basso fabbricato, realizzato forse a riparo di una risorgiva, sul cui muro è dipinto un segnavia biancorosso del CAI.
Lo si raggiunge e si procede oltre, seguendo la traccia che volta a sinistra e sale ripidamente le pendici erbose. In alcuni tratti la rugiada ma, soprattutto, le tracce di alcune moto, rendono scivoloso il sentiero. Continuando la faticosa salita, la traccia piega ancora a sinistra, entrando in un fitto arbusteto ed arrivando infine alla base di un traliccio dell'alta tensione (venticinque minuti dalla località "Strasù"; due ore dalla partenza).
La traccia che, da località Strasù, passa dalla sorgiva e risale le pendici erbose.
La traccia prende leggermente a destra e si infila in una faggeta. Questo tratto in falsopiano (che rappresenta il tratto più alto dell'anello, e stimo quoti intorno ai 1150 m.) si tiene alla destra di uno steccato che delimita una proprietà privata, al cui termine, all'altezza del relativo fabbricato, incrocia il sentiero CAI n. 518, che si imbocca scendendo a sinistra.
La faggeta è splendida, ricca di sorgive che richiamano la fauna selvatica. Ho un fuggevole e piacevole incontro a distanza con un capriolo, troppo veloce per essere immortalato. La traccia scende ripida ma evidente, giungendo ad una cascina posta negli immediati pressi della "Fontanina di Oretel" e, poco oltre, ai cascinali ed alla radura che compongono l'omonima località (circa 1020 m-due ore e mezza dalla partenza). In questo tratto si apprezza l'inventiva della commissione sentieri del CAI, che trova metodi originali per evidenziare il sentiero e la corretta direzione da tenere.
| Cascina nei pressi della Fontanina di Oretel. |
Il sentiero CAI n. 518 continua a scendere a capofitto fino ad imboccare uno sterrato dove, finalmente, ricompare la segnaletica comunale, che ci indica la giusta direzione per arrivare ad Unì (circa 900 m-tre ore dalla partenza), forse il luogo più significativo per la storia medioevale della zona (ulteriori informazioni nelle note tecniche).
| Cascina Unì. |
Da questa cascina (e dalla sua suggestiva tribulina) si scende nel bosco per altri cinque minuti, fino ad arrivare ad un tornante sinistrorso dove si nota una freccia biancorossa del sentiero CAI n. 518 inchiodata ad un albero. Proprio qui si tira dritto senza curvare a sinistra. Proprio sul tornante parte infatti un'agile sentierino a mezza costa che, in una decina di minuti, ci fa raggiungere la strada che porta a Bondo. Raggiunto l'asfalto si tiene la sinistra e, in leggerissima salita, in pochi minuti si arriva alla chiesa parrocchiale di Bondo ed al suo parcheggio.
| L'imbocco del sentierino a mezza costa che porta a Bondo. |
Altre note:
Data dell'escursione: 12-10-2025 - Foschia e nubi basse dense di umidità.
Punto di partenza: Parcheggio della chiesa parrocchiale di Bondo, frazione di Colzate, che dista circa 28 km dal centro di Bergamo, percorribili in circa 40 minuti d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana per 22 chilometri, fino a raggiungere ed imboccare la seconda uscita della rotonda per Vertova-Colzate. Alla rotonda successiva si prende a destra, verso Colzate. Raggiunto il paese, si trovano le indicazioni (a sinistra) per Bondo-Santuario di San Patrizio. Si attraversa il centro e si sale in via San Patrizio, che raggiunge l'omonimo santuario. Proseguendo per altri tre chilometri, si supera l'aggregato dei Piani di Rezzo e si arriva a Bondo. Il parcheggio è accanto alla chiesa, sulla sinistra.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 460 metri di dislivello per una percorrenza totale di otto chilometri.
Durata: Per percorrere l'intera escursione servono tre ore e mezzo, al netto delle soste.
Fioritura di Astranzia Maggiore in località Tre Stalle.
Prima nota storica: Nei rigidi inverni medioevali, le comunità di Bondo e Barbata dovevano portare i propri morti alla Santella del Colle di Bondo, in attesa di tempi migliori per poterli seppellire nel cimitero di Gorno. Era infatti problematico, per il parroco di Gorno, percorrere il sentiero di salita con il brutto tempo, anche a causa delle frequenti inondazioni provocate dai torrenti Musso e Riso. Il problema fu risolto solo alla fine del 1600, quando la Curia di Bergamo terminò l'iter per nominare un parroco per la neonata chiesa di Bondo.
| Nel"centro" di Barbata. |
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