sabato 25 agosto 2018

Una pigra passeggiata sulla via del latte per scoprire il significato del nome della Presolana

Certe mattine la pigrizia prende il sopravvento.  Per conciliarla con la passione della montagna, serve quindi una passeggiata senza dislivelli, per permettere che, quel che non vogliono fare le gambe, sia consentito alla fantasia...
Baita sul sentiero n. 319
Dietro l'Albergo Spampatti (1260 m), poco prima del passo della Presolana, parte il sentiero n. 319 che porta, in un paio d'ore, al Colle della Presolana.    I primi passi si compiono su una strada forestale che, in pochi minuti, ci fa uscire dal bosco aprendoci lo sguardo, da un lato sul massiccio della Presolana e sui suoi prati soleggiati.   Dall'altro la vista si posa sul Lantana e lo Scanapà, mentre incuriosiscono molto le curve argentate disegnate dai 700 metri della pista di bob che fa parte della stazione sciistica del Passo.
La pista di bob 
La passeggiata proposta è corta, pianeggiante e semplicissima.   Mezzora di camminata per arrivare nella valle di Campello, di fronte a un bivio che, a sinistra, porta ad alcune malghe, una delle quali (la Malga Cornetto) offre servizio di ristoro nei giorni di festa dei mesi estivi.    A destra invece si può salire al Rifugio Cassinelli, ipotizzando quindi un anello che riconduce al Passo della Presolana e quindi al punto di partenza. 
Negli immediati pressi del bivio
Da questo bivio, compiendo pochi passi in direzione del Cassinelli, si scopre un tatticissimo e seminascosto punto di sosta dotato di un tavolino e due panche, rinfrescato da alcuni maestosi abeti rossi e con un panorama ragguardevole sul massiccio.    Il punto ideale per fermarsi e porsi una domanda sull'origine del toponimo della Presolana.
Panoramica sul massiccio - foto di Elisa Di Blasi
In merito, i riferimenti leggendari si sono sprecati: furono i Romani (o Carlo Magno?) che sconfissero i barbari Alani facendo della vicina Valle Decio ... "un calvario di ossa spolpate e avanzate dal grande macello" ?!    In questo modo gli storici avrebbero potuto risolvere l'enigma del nome della Presolana, ma anche quello della vicina Valle che, da quel momento si chiamò Calve, per poi tramutarsi nella odierna Val di Scalve.      Qualcun altro tirò in ballo un bandito lodigiano di nome Lana che, per fuggire alla giustizia cercò di scappare in Svizzera.   Ma l'inesorabile mano della legge lo catturò proprio a monte di Castione.  Hanno preso Lana, hanno preso Lana... 
Nebbia mattutina
In realtà i nomi dei posti, soprattutto in montagna,  sono legati prosaicamente alla quotidianità, alla praticità, alle attività lavorative.   Il nome Presolana probabilmente deriva dal dialetto praizzöla (in italiano “praticciolo”) o dal latino pratiola, da cui poi "prata solana" per via dei piccoli prati presenti alla base del massiccio, che la passeggiata qui proposta permette di vedere nella loro versione più soleggiata.
La Presolana da Vilminore di Scalve
Info tecniche:
Partenza: Dal parcheggio di fronte all'albergo Spampatti, poco prima del Passo della Presolana.
Dislivello e durata: Calcolate mezzora per arrivare al bivio della valle di Campello e, poiché non c'è praticamente dislivello, altrettanto per tornare. 
Allungare la passeggiata: Se al bivio tenete la sinistra, potrete seguire le indicazioni del trekking denominato "la via del latte", che potrebbe teoricamente condurvi fino alla pittoresca frazione di Rusio, toccando una serie di malghe attive durante il periodo estivo.  Con leggeri dislivelli e restando nella parte più soliva del massiccio, in meno di un'ora potrete arrivare al posto di ristoro della Baita Cornetto (1.516 m).
Se  prendete invece la deviazione a destra, in circa 40 minuti potete raggiungere la Baita Cassinelli (1.568 m) recente, attrezzato rifugio gestito posto proprio ai piedi delle imponenti pareti della Presolana.
Abbeveratoio sulla via del latte.
Altri suggerimenti: Tornati al Passo della Presolana, seguite la provinciale in direzione della Val di Scalve per meno di un chilometro, arrivando dove i ciclisti si fanno fotografare di fronte al cartello stradale del Passo.    Accanto ad esso, nel periodo estivo, staziona un furgone-bancarella della Latteria Sociale della Valle di Scalve.    Da oltre quarant'anni questo caseificio realizza formaggi esclusivamente con il latte proveniente dai soli allevamenti della Val di Scalve, prodotto con mucche alimentate in prevalenza a fieno.   Da quest'anno, oltre alla formagella, allo stracchino, al burro ed agli yogurt, troverete un nuovo prodotto che affonda le radici nella Storia.      In seguito alla ristrutturazione di una baita vecchia di tre secoli, edificata a 1.600 metri di quota sopra Nona di Scalve, in una scatola di latta nascosta sotto le pietre del camino, è stata ritrovata una ricetta, scritta in scalvino antico, per la produzione di un formaggio che è stato poi denominato: Formaggio Nero della Nona.    Prodotto con latte intero di mucche della razza Bruno Alpina, questo formaggio ha un sapore intenso e un retrogusto amarognolo, che si sposa perfettamente con il miele.     La crosta grigio scura ha un'aroma speziato, che sente di abeti e di pepe.    Per gli amanti della gastronomia, un appuntamento da non perdere.  
Maggiori info sul sito: formaggionero.it/formaggio-nero-della-nona-1753.
Tratto del sentiero 319 - foto di Elisa Di Blasi







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