Il versante sud del Canto Alto offre molteplici emozioni: la classica salita partendo da Sorisole; il verdissimo crinale che congiunge la vetta ai Prati Parini; lo stretto camminamento che disegna la testata della incontaminata Val di Giongo. Un anello imperdibile, per chi vuole conoscere meglio il lato selvaggio del Parco dei Colli.
Dalla vetta del Canto Alto, uno sguardo al crinale del monte Luvrida, digradante sulla pianura. |
La partenza dell'escursione avviene in località Pisgiù (550 m di quota), che si raggiunge dal centro di Sorisole (dettagli ed altre info nelle note tecniche). Dal piccolo parcheggio si prende la strada acciotolata posta a lato del tabellone che riporta la mappa del Parco dei Colli e si seguono le indicazioni del segnavia biancorosso n. 220. Dopo pochi passi troviamo un primo bivio, dove si prende a destra per una sterrata che si abbandona poco più avanti, prendendo a sinistra un sentiero ben segnalato, che sale con più decisione fra gli alberi.
Raponzolo di Scheuchzer |
L'ambiente è reso molto fresco dal fitto bosco. La traccia continua a salire e, ad un successivo bivio, si tiene ancora la sinistra. Appaiono i primi fiori. Dopo mezz'ora di cammino con discreta pendenza, si intravede la radura di un casolare. Si tiene la sinistra ed un ripido tratto molto sassoso ci porta alla Forcella di Camblì (731 m), dove si prende il sentiero di destra che sale, alternando tratti ripidi con pendenze più moderate, in direzione della vetta del Canto Alto.
Località al Monte. |
Siamo sempre sul sentiero n. 220, che risale il bosco con alcune serpentine, fino ad arrivare in località al Monte (820 m-circa 50 minuti dalla partenza), un delizioso agglomerato di poche case, ben ristrutturate, dove lo sguardo si apre sulla pianura e sui colli di Bergamo. Lo si attraversa percorrendo una bella mulattiera che si riporta all'interno di un bosco più rado, nel quale svettano alcuni begli esemplari di castagni.
Giglio di San Giovanni. |
E' un tratto dove la flora offre il meglio di sè, colorando i bordi del sentiero. In località La Senna (938 m-un'ora e un quarto dalla partenza) si incrocia un trivio. Calpestiamo brevemente la traccia del sentiero n. 212 (indicazione per il Rifugio Alpini) svoltando a destra, a costeggiare un prato ricchissimo di fioriture, che ci accompagna fino ad un successivo bivio, dove si sale con decisione a sinistra sul sentiero n. 215, rituffandoci nel fitto di un bosco di latifoglie.
Fiordaliso montano. |
Si riprende a salire restando prevalentemente in ombra. Dopo circa mezz'ora di cammino dalla Senna, fra il fogliame si palesa la sagoma del Rifugio. Il sentiero lo costeggia, fino a sbucare su una bella sella, aperta allo sguardo ed alla brezza che risale il pendio. Siamo al Colle d'Anna (1050 m), dove torniamo ad incrociare la traccia del sentiero n. 220 che, salendo a sinistra, si unisce a quella del segnavia CAI n. 507 e porta, con un ultimo sforzo, a raggiungere la grande croce del Canto Alto (1146 m-due ore dalla partenza).
Colle d'Anna. |
In condizioni di buona visibilità il panorama dalla vetta è veramente eccezionale. Aiutati da una rosa dei venti realizzata dal Gruppo Amici della Montagna della Ramera, è possibile riconoscere ed individuare le principali cime delle Orobie. Anche la pianura offre un bello spettacolo, purtroppo sempre più velato dallo smog che circonda le città e le numerose aree produttive della Regione.
Geranio sanguigno nei pressi della cima. |
Il primo tratto di discesa segue gli ultimi passi della salita, fino a tornare sul Colle d'Anna. Si prosegue sulla dorsale erbosa in direzione ovest, scendendo ad una cappelletta votiva dove si trascura la deviazione a sinistra (che ci riporterebbe alla località Al Monte). Si prosegue invece sul segnavia CAI n. 507, in direzione dei Prati Parini. Al primo bivio si tiene la destra, scendendo leggermente nel bosco misto di latifoglie e castagni che sale dal versante nord del Canto Alto ed arrivando fino alla località Pagliarolo (941 m), dove ritroviamo le paline verticali che ci indicano la direzione per arrivare ai Prati Parini, che non raggiungeremo.
Il crinale ovest del Canto Alto. |
Infatti, in località Corna dell'Uomo (885 m-circa tre quarti d'ora dalla vetta) giriamo decisamente a sinistra, abbandonando il segnavia n. 507 ed iniziando a percorrere la traccia indicata con il n. 113, che ci riporterà alla Forcella di Camblì. Da molti escursionisti è considerato il sentiero più bello e selvaggio di tutto il Parco dei Colli di Bergamo! Subito ci offre lo spettacolo della fascia rocciosa della Corna dell'Uomo, sia pure seminascosta dalla folta vegetazione. Poi, percorrendo una traccia che non è mai banale, si percorre uno stretto camminamento sulla testata superiore della Valle del Giongo, l'area meno antropizzata di tutto il Parco.
Pigamo colombino nel bosco del crinale. |
La Valle è dominata da una folta e verdissima vegetazione e non presenta tracce di strade, case od aree coltivate. Al suo interno serpeggia il torrente Giongo che nasce nei pressi della Forcella di Camblì per confluire nel Brembo all'altezza di Botta di Sedrina. Nel corso del tempo le sue acque hanno sagomato la morfologia del territorio, modellando grotte ed altri pertugi che offrirono riparo non solo ad animali selvatici, ma anche a numerosi partigiani e deportati fuggiti dal campo di concentramento nazifascista della Grumellina.
Il verde "assoluto" della Val di Giongo. |
La traccia scende con gradualità, costeggiata da arbusti profumatissimi e con fioriture sorprendenti. La scarsa frequentazione della zona preserva una natura pressochè intatta e tutta da gustare. Dopo poco più di mezz'ora il sentiero svolta bruscamente a destra, entrando brevemente nel letto di un torrentello e risalendo il versante opposto di una stretta e tortuosa valletta. Si arriva infine quindi alla Forcella di Camblì (731 m-50 minuti dalle Corna dell'Uomo), dove non resta che riprendere la discesa riprendendo al contrario il sentiero n. 220, in direzione della località Pisgiù.
Dittamo fiorito ai bordi del sentiero n. 113. |
Alla Forcella di Camblì. |
Note tecniche:
La traccia dell'itinerario, tratta dalla Carta del Parco dei Colli di Bergamo. Ingenia Cartoguide, si ringrazia per la concessione. |
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