🥾 Dislivello: circa 700 metri ⌚ Durata: poco meno di 5 ore 📏Lunghezza: 8,5 km
Al pascolo della Malga Alta di Barbarossa. |
Di fronte all'ingresso della chiesa diparte la "Via dei minatori", antica stradina comunale che porta alla frazione di Pezzolo. Sul lato destro di questa via ci sono due abitazioni (civici 6 ed 8). La prima è una vecchia casa, la seconda (agosto 2023) è in fase di ristrutturazione. Tra i due edifici un sentiero non segnalato scende in un boschetto, dirigendosi verso l'alveo del torrente Nembo. Per i locali è la traccia per andare al "Pàvia". Si segue questo percorso, che ci farà perdere una sessantina di metri di dislivello, fino ad arrivare ad una presa d'acqua (1280 m circa - dieci minuti dalla piazzetta).
La salita nel bosco misto. |
Una freccia rossa ci indica di attraversare il torrente, poggiando con cautela gli scarponi sulla grata della presa, proseguendo quindi in salita sul lato opposto, tenendo la sinistra. A pochi minuti dal guado si incontra un tratto franato, che induce un po' di cautela. Superatolo, si sale con decisa pendenza nel bosco, appena addolcita grazie a diverse serpentine. Bolli rossi ci guidano in un bosco misto per niente antropizzato, in stagione particolarmente ricco di splendidi ciclamini. Il tratto è faticoso e raramente offre respiro. In circa un'ora e mezza dalla partenza si esce dal bosco, intorno a quota 1600 m.
Monte Ferrante, Pizzo di Petto e monte Barbarossa. |
Il panorama è semplicemente grandioso. Di fronte si palesano le imponenti pareti nord del Pizzo di Petto e del monte Barbarossa. A sinistra è evidente il cupolone del monte Ferrante. Più in là si distende il massiccio della Presolana. La traccia si perde in un vasto ed ondulato pascolo, dove si moltiplicano le peste lasciate dalle mandrie. Ci dirigiamo quindi tenendo di fronte a noi le pareti del Pizzo di Petto e del Barbarossa e lasciando alla nostra destra un panettone erboso che si suppone molto panoramico verso le cime della Valbondione.
Tra un dosso e l'altro, improvvisamente il Pizzo Coca. |
In basso, il pascolo della Malga Bassa di Barbarossa. |
Dopo una buona mezz'ora, parzialmente spesa per la ricerca della giusta traccia, compare il vasto pascolo della Malga Bassa di Barbarossa, quasi accucciata ai piedi della parete nord del Pizzo di Petto. Da questo momento il percorso diviene facilmente intuibile. Tenendo la destra si segue un camminamento che porta in breve a costeggiare una pozza d'abbeverata in secca. Al successivo e vicino colletto si giunge ad una pozza colma d'acqua piovana, oltre la quale si intravvede una larga sterrata a lato della quale incontreremo il primo bollo biancorosso del sentiero CAI n. 407, che ci porterà, volgendo verso destra, alla Malga Alta di Barbarossa e, successivamente, al Passo della Manina.
Pizzi Redorta e Coca. In basso si intravvede il rifugio Case Rosse. |
Nel frattempo la vista si è ampliata anche verso ovest. Accanto alla cuspide del Coca si è affiancata quella del Pizzo Redorta e, in basso, sono comparsi gli edifici del Rifugio Case Rosse, posto negli immediati pressi del sentiero che, dalla chiesetta della Manina, ritorna al piccolo borgo di Nona. Raggiunta la sterrata, si sale ancora di quota, attraverso ampi prati che celano numerose tane di marmotta, arrivando infine alla Malga Alta di Barbarossa (1834 m - un'ora circa dall'uscita del bosco).
Tana di marmotta - foto di Giorgio Pastrello. |
Sul muro di una tettoia contigua alla malga si trova un bollo biancorosso che indica la direzione per la "Manina". Un breve ma deciso strappo ci fa salire praticamente sopra la malga, dove si trova una pozza per l'abbeverata a servizio di un pascolo che va a morire tra i ghiaioni precipitati dalle strapiombanti pareti del monte Barbarossa. Accanto alla pozza si trova un bivio segnalato da una palina segnaletica del CAI. A sinistra, un erto sentiero porta alla cima del Pizzul. Noi invece procediamo diritto, in dolce pendenza.
Malga Alta di Barbarossa. |
In questo tratto si tocca, in due diversi punti, la quota più alta dell'intera escursione (circa 1920 m), senza compiere eccessiva fatica, poichè si alternano tratti in falsopiano con brevi e non impegnative salite. In alcuni punti serve un po' di attenzione, dovuta più alla sensazione di vuoto che ad un reale pericolo presente. Il panorama che ci accompagna è vastissimo. Alla nostra destra lo sguardo si allarga sull'intera catena delle "dolomiti scalvine". Di fronte è il circo di vette che circonda la conca di Valbondione a farla da padrone.
Dal sentiero di mezzacosta bella vista su Nona, Pizzo Tornello e Camino. |
Dopo un lungo traverso appare finalmente il Passo della Manina (1799 m) con la sua caratteristica chiesetta. La si intravvede un centinaio di metri più in basso, preceduta da un incrocio di sentieri che raggiungiamo con una ripida discesa (poco più di un'ora dalla Malga Alta di Barbarossa). Con un ulteriore tornante destrorso proseguiamo la discesa lungo il sentiero CAI n. 408, in direzione degli edifici che compongono il complesso del Rifugio Case Rosse (1637 m).
Manca poco al bivio del Passo della Manina. |
Questo gruppo di edifici ha vissuto molte vite. Rappresentavano il centro operativo delle miniere di ferro e comprendevano anche le baracche realizzate per l'alloggiamento dei minatori. Durante la seconda guerra mondiale il complesso fu requisito dai nazisti, che ne fecero un presidio militare atto a gestire i lavori di fortificazione a difesa del confine meridionale del Terzo Reich. All'alba del 27 settembre 1944 la zona fu teatro dell'assalto di un nutrito gruppo di partigiani che, uscendo direttamente dai cunicoli delle miniere della Manina, assaltarono il presidio tedesco, arrestando i nazisti presenti e facendo un ricco bottino di armi, munizioni e viveri.
Scendendo sul sentiero CAI n. 408, verso il Rifugio Case Rosse. |
Il tracciato della discesa è evidente e ben definito. Si scende con gradualità lungo il lato destro della valle digradando lungo una sterrata che porta nei pressi di una cascina, dove il tracciato scende ulteriormente per pochi metri, risalendo quindi sul lato opposto della valle, poco sotto gli edifici un tempo a servizio delle ex-miniere.
Pulsatilla alpina, lungo il sentiero CAI alle pendici del monte Pizzul. |
Finalmente giunti sulla strada forestale, si scende prendendo a destra ed entrando in una bella abetaia. Tenendo alla nostra destra il torrente Nembo, si scende rapidamente, percorrendo anche alcuni tratti di cementato. Dopo un'oretta dal bivio della Manina, si arriva a due vecchie baite e ad un successivo bivio. Voltando sulla pianeggiante sterrata di sinistra, in pochi minuti si arriva alle prime case del paese e quindi al parcheggio di partenza.
In basso la chiesetta della Manina, sullo sfondo Redorta, Coca e la conca del Barbellino. |
Info tecniche: