venerdì 30 agosto 2024

Il rifugio Mirtillo, la cima di Sponda Vaga, le marmotte ed una insolita vista sulla Corna Spigorel: l'alta montagna compressa in 150 metri di dislivello.

🥾 Dislivello: 150 metri   ⌚ Durata: meno di un'ora e mezzo    📏Lunghezza: poco più di 3 km

Corna Spigorel dal sentiero CAI n. 401.

Aiutati dalle seggiovie degli impianti di Lizzola si raggiunge senza fatica il Rifugio Mirtillo (1949 m) dove si posa a terra il piede, cominciando a camminare. Nelle note tecniche lascio il dettaglio per arrivare alla stazione sciistica, con tanto di costi ed orari di apertura nel periodo estivo.

Il Rifugio Mirtillo.

Poco oltre la terrazza del rifugio si incontra un bivio: a destra viene segnalato il percorso per il Lago Spigorel; noi saliamo invece sulla sterrata che sale a sinistra, priva di indicazioni, e che porta in meno di un quarto d'ora, alla stazione di arrivo di una seggiovia. La sterrata scende, mentre noi prendiamo una traccia che sale a sinistra sul placido cucuzzolo erboso dello Sponda Vaga (2068 m-20/25 minuti dalla partenza) dal quale si ammira un panorama pregevole.

Pizzi Redorta e Coca dalla cima dello Sponda Vaga.
In basso a destra, il Rifugio Mirtillo.

Di fronte spiccano gli imponenti massicci dei Pizzi Redorta e Coca, ai piedi dei quali si distende l'abitato di Valbondione. In basso a sinistra si intravvede il nostro punto di partenza e le piste da sci, dominate dalla mole del Vigna Soliva. Voltandosi, lo sguardo viene attirato dalle pareti calcaree del Pizzo di Petto e dei Monti Barbarossa e Vigna Vaga. 

Versante con Pizzo di Petto e Barbarossa, sempre dallo Sponda Vaga.

In dieci minuti si torna alla base della seggiovia e si procede sulla solita sterrata voltando a sinistra. Pochi passi e la carrareccia si trasforma in un esile sentierino che si abbassa verso una spianata che delimita il fianco occidentale del Barbarossa restando sui 1980 metri di quota. Si cammina tra le zolle erbose, per raggiungere un'evidente traccia, perpendicolare alla nostra direzione. Si tratta del sentiero delle Orobie Orientali (CAI n. 401), che percorreremo per un brevissimo tratto.

Scendendo dalla cima dello Sponda Vaga.
A sinistra la sterrata da percorrere per continuare l'anello.

Ma, prima di poterlo calpestare, vi invito a rallentare, non fare rumore e guardarvi in giro. Se già non li avete sentiti, potrete cogliere i fischi delle marmotte, le cui tane sono disseminate per tutta questa area. Anche noi siamo stati individuati dalle loro sentinelle, che hanno avvisato il resto della comunità del nostro arrivo, effettuando una serie cadenzata di fischi. 

Mamma marmotta e marmottino.

Il significato di questi avvertimenti si potrebbe tradurre in: "Il pericolo viene da terra, ed i potenziali nemici sono abbastanza lenti". Abbiamo quindi tempo e modo di scattare qualche foto, tenendoci lontani, anche per evitare di spaventarle ulteriormente.

Marmotta addetta alla portineria.

La prateria alpina che si sta attraversando è allietata anche da una serie di interessanti fioriture: numerose verghe d'oro, qualche cespuglio di parnassia e pochi esemplari di trifoglio alpino. Raggiunto il sentiero CAI n. 401, si tiene la destra per pochi passi fino a raggiungere delle frecce indicatrici in legno. Qui si può decidere per due opzioni (escludendo ovviamente quella di tenere la sinistra per salire lungo la traccia del CAI n. 401 che si dirige al Rifugio Albani).

Trifoglio alpino.

La prima opzione sarebbe quella di procedere diritti, in direzione di un grande ometto di sassi, dove si scenderebbe in un canalone per arrivare quindi ai bordi del lago Spigorel. A causa di un mio ginocchio malandato e tuttora convalescente, abbiamo la necessità di fare poco dislivello. Perciò teniamo la destra, a seguire una traccia che ci porta ad altri cartelli in legno ben visibili dal punto in cui ci siamo fermati (venti minuti dalla seggiovia).

In vista del Rifugio Mirtillo.

Trascurando le indicazioni proposte da questi cartelli, ci teniamo sulla traccia che pianeggia verso sinistra, restando poco sotto alcuni panettoni erbosi che limitano la vista verso valle. Senza apprezzabile dislivello, il sentiero costeggia le pendici dello Sponda Vaga e, dopo una larga curva verso destra, rivediamo la sagoma del Rifugio Mirtillo. 

Il pascolo della Baita Alta di Vigna Soliva.

Alla nostra sinistra si nota il pascolo della Baita Alta di Vigna Soliva, mentre a destra la sterrata è costellata di cespugli di rododendri. In questo periodo il suo fiore viene sostituito da un frutto capsulare, spesso bianco, a volte tendente al rosa. Il Rifugio è ormai prossimo ed il breve anello è completato.

Frutto di rododendro rosso.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 23-08-2024 tempo bello con buona visibilità di primo mattino. Poi, nuvolosità in progressivo aumento.
Punto di partenza della passeggiata: Lizzola (frazione di Valbondione) che dista circa 58 km dal centro di Bergamo, percorribili in un'ora e dieci minuti d'auto.   Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione.   All'ingresso di quest'ultimo paese si tiene la destra, si supera il centro e si percorre la S.P. 49 che, con sei tornanti e dopo circa cinque chilometri, raggiunge la frazione di Lizzola.  In centro al paese trovate, sulla destra, le indicazioni per il parcheggio a servizio degli impianti e del cimitero. 
Il parcheggio si paga: NO, questo parcheggio è di proprietà privata e non si paga, a condizione che si utilizzino gli impianti. 

Campanula soldanella.

Costi ed altre info sull'utilizzo degli impianti di risalita: Gli impianti di Lizzola sono aperti tutti i giorni di luglio e dall'1 al 29 agosto. Nei mesi di giugno e settembre restano in funzione nei week-end. Sono aperti dalle ore 9:00 fino alle 16:30, con orario continuato. La seggiovia è divisa in due tronconi. Il biglietto di andata e ritorno per salire fino al Rifugio Mirtillo costa 17 euro, più 3 euro di caparra, che verranno resi alla restituzione della card che apre i tornelli di accesso agli impianti. Per altre info: tel. biglietteria 329 6783390; sito web: www.nuovalizzola.it.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: L'anello qui descritto realizza circa 150 metri di sola salita. Il percorso complessivo è lungo poco più di tre chilometri. 
Durata: L'anello si percorre in meno di un'ora e mezza, al netto delle soste. 
Se intendete scendere al Lago Spigorel, il dislivello complessivo raggiungerà i 350 metri, la distanza da coprire supererà i 5 km con un tempo approssimativo superiore alle due ore.

Monte Vigna Soliva dalla cima dello Sponda Vaga.

Altre escursioni in zona: In questo blog trovate la descrizione di un'altra facile passeggiata, effettuabile partendo da Lizzola. Il link è il seguente:
-https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/alle-piane-di-lizzola-una-breve-e.html
Se invece vi sentite pronti per escursione più impegnativa, sempre con partenza da Lizzola, potete cliccare su:
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/08/da-lizzola-unescursione-circolare-per.html
Cartografia: La traccia interessata dall'itinerario è parzialmente evidenziata nella carta escursionistica della Val di Scalve, realizzata dalla sezione CAI di Bergamo in scala 1:25.000. 

Pizzo di Petto, Vigna Vaga e Corna Spigorel.


sabato 24 agosto 2024

Il panoramicissimo giro sui dolci pascoli delle cascine del Monte di Zambla, circondati dalle cime di Menna, Arera, Grem ed Alben.

 🥾 Dislivello: 220 metri     ⌚ Durata: circa due ore e un quarto    📏Lunghezza: 6.5 km

Il monte Alben dai pascoli del Monte di Zambla.

Una breve camminata, adatta anche per i meno giovani e per gli escursionisti convalescenti o semplicemente fuori forma, eccezionalmente panoramica, purtroppo malsegnalata. La partenza avviene dal parcheggio gratuito situato al Passo di Zambla (1264 m sul livello del mare) che, salendo dalla Valle del Riso si trova sulla destra. I primi passi si succedono su un breve tratto asfaltato che conduce al Campeggio Zambla. Si costeggia la struttura, tenendola alla propria sinistra, e si procede in piano, fino a raggiungere, in cinque minuti dalla partenza, un bivio in prossimità di una santella (1251 m).

Le prime cascine del Monte di Zambla.

Qui si svolta a destra, seguendo le indicazioni di una freccia verde indicante il percorso per le "Cascine Monte di Zambla". Questa sarà, purtroppo, l'unica indicazione utile di tutto l'itinerario. Dopo un primo tratto in piano, lo sterrato affronta una ripida ma breve discesa, che ci porta ad un successivo bivio (venti minuti dalla partenza). Si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per la Cima di Grem (sentiero CAI n. 223).

Inizia a far capolino il Pizzo Arera.

Poco più avanti si incontra la Cascina Colombi, accanto alla quale la traccia si sdoppia. Sulla sinistra una carrareccia cementata, sulla destra il sentiero che, con un saliscendi, si ricongiunge poco dopo con la carrareccia. Nei pressi si trova un trivio, con una nutrita serie di indicazioni. Nulla in merito al giro delle Cascine, la traccia CAI che sembra volgere tutta a destra, lo sterrato che sale a sinistra ed  un cartello bidirezionale con due opzioni per l'Alpe Zambla. Prendiamo una di queste, quella che sale per il prato.

Meno male che c'è questa indicazione...

La traccia ci porta in breve nei pressi di una cascina ben ristrutturata (mezz'ora circa dalla partenza). Il panorama si amplia: a sinistra riappare il Monte Alben, di fronte si inizia ad apprezzare l'imponenza del Pizzo Arera. Troviamo un'altra freccia per l'Alpe Zambla e, poco oltre, si incrocia il sentiero CAI n. 238, che ci accompagna, in leggera salita, in un ambiente sempre più arioso, delimitato a destra dai declivi  che scendono dalla Cima del Grem, di fronte dall'Arera e dal Menna ed alle spalle giganteggia l'Alben.

Ormai si cammina in pieno sole...

Questo tratto attraversa una molteplicità di alpeggi, governati da cascine ben tenute, con la presenza di numerose mucche al pascolo. La sterrata procede in dolce pendenza, regalando vedute sempre più bucoliche, fino a giungere alla Baita del Monte di Zambla, sita al centro dell'Alpe Zambla (1390 m-poco più di un'ora dalla partenza). 

La presenza dell'Arera è ormai incombente. 

Un luogo ideale per la sosta, grazie anche alla presenza dei mandriani che, in stagione, vendono formaggi e salumi e possono predisporre anche appositi taglieri per un adeguato ristoro (vedi note tecniche per ulteriori informazioni in merito). 

Uno dei tavoli all'aperto della Baita del Monte di Zambla.

Proseguendo sul sentiero CAI n. 238 si arriverebbe (in un'ora e mezza circa e con un ulteriore dislivello di circa 400 metri) agli ampi pascoli della Baita Camplano, posizionata in una splendida conca tra il Pizzo Arera ed il Monte Grem.  Durante la seconda guerra mondiale, la zona che congiunge il Monte di Zambla a Camplano era stata individuata come base ideale per gli aviolanci operati dalle forze alleate per rifornire i numerosi gruppi di partigiani presenti in Val Serina. Le casse lanciate con il paracadute erano riempite con armi automatiche (mitragliatrici, fucili e pistole automatiche con le relative munizioni); mine e bombe a mano; generi alimentari; vestiario ed altri viveri di riserva.

Il sentiero che porta alla località Camplano attraversa il bosco
al centro della foto e gira a destra, infilandosi tra Grem ed Arera.

Per completare l'anello, dalla Baita si volge verso il fondovalle, in direzione degli abitati di Zambla ed Oltre il Colle. Dalla cima di un piccolo cucuzzolo, limitrofo alla Baita, si intravedono uno stagno ed alcune cascine. Senza percorso obbligato si scende alla cascina più a destra. Raggiunto il muro perimetrale, si costeggia la recinzione verso destra, fino ad un accesso che porta sulla sterrata di servizio della cascina stessa (un quarto d'ora dall'Alpe Zambla).

Lo stagno e le cascine viste dal cucuzzolo erboso.
La baita da raggiungere è quella più a destra guardando la foto.

Si percorre la sterrata in discesa, serpeggiando tra pascoli e baite ben ristrutturate. Si perde dolcemente quota, godendo di bellissime visuali sul fondovalle e sul profilo del monte Alben. Un tempo le malghe di questa zona costituivano il borgo sparso di Zambla, ai cui abitanti era affibbiato il curioso soprannome di balòcc, derivante da una divertente e buffa leggenda che riporto in un nota in fondo al post.

Uno sguardo verso il fondovalle. Si intravvede Oltre il Colle.

Trascurando le deviazioni che portano alle singole cascine, si continua a seguire il tracciato principale, fino a giungere al trivio che ci aveva destato molte perplessità all'andata (una quarantina di minuti dall'Alpe Zambla). Si scopre così che il giro delle Cascine di Zambla proseguiva seguendo l'unico sterrato non segnalato (cioè quello appena percorso in discesa!). Si torna quindi in direzione del Colle di Zambla ripercorrendo all'inverso il percorso dell'andata. Complessivamente, la discesa dura poco più di un'ora.

Uno sguardo al Monte Menna, prima di chiudere l'anello.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 20-08-2024. Cielo sereno, rannuvolatosi in tarda mattinata.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio gratuito al Colle di Zambla, posizionato sulla destra salendo dalla Val del Riso. Dal centro di Bergamo dista
 circa 42 km, percorribili in circa cinquanta minuti. 
Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana per circa 28 chilometri. Superato il ponte del Costone e prima di raggiungere Ponte Nossa, si gira a sinistra in direzione di Gorno, Colle di Zambla. Si sale lungo la Val del Riso per circa 13 km, fino a raggiungere il Colle di Zambla, alla destra del quale trovate il sopraindicato parcheggio.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 220 metri di dislivello per una lunghezza complessiva di sei chilometri e mezzo.
Durata: L'itinerario qui descritto impegna per due ore e un quarto, escluse le soste. 

Cardo scardaccio in fiore sul pascolo dell'Alpe Zambla.

Luoghi di sosta e di ristoro lungo il percorso: Il pascolo dell'Alpe Zambla è gestito durante l'estate dalla società agricola Cominelli. Sui tavoli della loro baita è possibile degustare taglieri di salumi e formaggi di loro produzione. Per prenotazioni ed altre informazioni consultate il sito: https://agricolacominelli.it.  Negli immediati pressi del parcheggio di partenza della camminata sono inoltre presenti diversi bar e ristoranti.
Perchè gli abitanti di Zambla sono soprannominati Balòcc: "...si racconta che, nel tempo antico, gli abitanti di Zambla contavano i giorni della settimana con sette palle di cacio che approntavano la domenica e che poi consumavano nel numero di una al giorno. Con tale strano taccuino essi conoscevano il giorno nel quale dovevano recarsi a messa nella lontana chiesa di Lepreno, perchè allora i pochi pastori di Zambla mancavano di una Chiesa propria. La leggenda narra che una volta lo smarrimento di una palla di cacio portò ad una buffa confusione in quel primitivo e pastorale calendario...Tratto da "Usi e costumi tradizionali bergamaschi di Luigi Volpi, pagina 141. Prima pubblicazione nel 1937; ultima edizione de Il Conventino, anno 1978.
Cascina con bella vista sulla Val Serina.

Altre escursioni in zona: In questo blog vengono proposte altre due escursioni che partono o si affacciano sul territorio della Val del Riso. I link di collegamento sono:
-https://dislivellozero.blogspot.com/2022/05/un-anello-tra-le-montagne-della-val-del.html
Cartografia: Negli esercizi commerciali della zona è disponibile una mappa in scala 1:15.000 dal titolo "Alpe Arera e Sentiero dei Fiori "Claudio Brissoni". La cartina, realizzata nel 2013 da Ingenia Editore, è molto dettagliata. Cita anche questo itinerario, anche se fa rimanda i dettagli ad un sito non ben identificato. Il costo è di 7 euro.

Genziana asclepiade.




martedì 6 agosto 2024

Tesori, panorami e sciagure del Monte Secco di Ardesio.

1. Monte Secco (con Fop ed Arera) dalle pendici del Monte Calvera.

Sono salito all'anticima del Monte Secco una trentina di anni fa. Un'escursione impegnativa, che mi regalò emozioni fortissime. Ricordo l'ansia sottile provocata dall'ultimo tratto, in cui si percorre una cresta sottile a fianco di uno strapiombo di mille metri. E, proprio mentre l'ansia si sta trasformando in paura, saltellando tra roccette che richiedono l'uso delle mani, la scoperta di una moltitudine di stelle alpine ad altezza di sguardo, appena mosse da una brezza leggera che saliva dal fondo della Valcanale.

2. Il Monte Secco da Campello, sopra Valzurio. A sinistra la boscosa Cima Ba.

Il Monte Secco deve il suo nome all'assenza di acqua in superficie. Oltre i 1500 metri il terreno si fa arido e roccioso. L'ultima sorgiva si trova nei pressi della Baita Bassa, a circa 1400 metri di quota. Eppure, nelle profondità delle viscere carsiche degli imponenti massicci calcarei che compongono le  "dolomiti di Valcanale" è conservata tantissima acqua  che, per il tramite della sorgente Nossana, viene sfruttate per dissetare un terzo degli abitanti del bergamasco.

I monti Secco e Vaccaro dalla piana di Clusone. In primo piano il Colle Crosio.

Nel passato più remoto il Monte Secco è stato ancor più generoso. Nel suo versante est, l'approfondimento di antichi documenti medioevali ha confermato l'esistenza ed il relativo sfruttamento, tra il 1077 ed il 1273, di una miniera d'argento, acquistata da prestanome del vescovo di Bergamo. Il prezioso minerale venne utilizzato anche per coniare monete della zecca cittadina. 

3. La parete nord del Secco incombe sul paesino di Bani.

In tempi più recenti, il Monte Secco venne utilizzato anche come frigorifero dagli abitanti della Valcanale. Ai piedi della sua maestosa parete nord, fino a pochi anni fa, giaceva un piccolo nevaio, noto come il ghiacciaio della Val del Las, il meno elevato d'Italia, perchè posizionato a circa 1000 metri di quota. 

4. La Val del Las, sede dell'omonimo nevaio
ai piedi dalla parete nord del Monte Secco.

Nelle estati dell'immediato dopoguerra i valligiani, armati di piccone, spezzavano blocchi di ghiaccio per caricarli su carretti e coprendoli con fieno, rami d'abete e sacchi di iuta. I muli trainavano il carico ad Ardesio, Clusone e finanche a Bergamo, dove il ghiaccio veniva venduto ad alberghi e ristoranti.

5. La chiesetta di Cacciamali.

Chi volesse visitare i miseri resti del piccolo nevaio, che ogni tanto risorge in seguito ad abbondanti  nevicate tardoprimaverili, può effettuare una splendida escursione ad anello che parte dalla piccola frazione di Cerete. Questa camminata (i cui dettagli sono recuperabili in questo blog al seguente link: https://dislivellozero.blogspot.com/2023/08/cera-una-volta-un-nevaio-da-cerete.html) vi farà scoprire anche il suggestivo e soleggiato borgo di Cacciamali, un grumo di case in pietra magistralmente ristrutturate, posto in eccezionale posizione panoramica.

6. Il "centro" di Cacciamali.

Le pendici del Monte Secco sono tristemente note anche per la famigerata valanga del Vendòl, periodico tormento per gli abitanti della piccola contrada di Ludrigno. Nel 1626, la valanga seppellì l'intero paese, devastando i fienili ed uccidendo gran parte del bestiame. Una trentina di abitanti furono letteralmente sepolti vivi. Miracolosamente furono tratti illesi alcuni giorni dopo. 

Il Monte Secco da Gromo.

La memoria popolare di quell'evento è ancora viva in alcuni ex-voto che si possono ammirare all'interno del Santuario della Madonna delle Grazie. ad Ardesio. Uno di questi dipinti, in particolare, mostra un'efficacissima rappresentazione del Monte Secco, ritratto dal pittore dell'epoca come un immenso ed aguzzo massiccio, terrificante ed incombente sul misero grumo di case che componevano la piccola contrada.

Ex-voto a ricordo della valanga del 1626.

Quella del Vendòl è tuttora una valanga di tipo primaverile. Poco più di un secolo fa (8 marzo 1916) provocò 8 morti. Nel 1984 superò l'abitato di Ludrigno ed invase la provinciale, trascinando un'auto nel greto del Serio. Recentemente si sono avuti eventi significativi negli anni 2004, 2009 e 2014.

7. I Monti Secco e Fop da Gandellino.

Altre note:

Le fotografie di questo post sono state scattate nel corso di diverse escursioni, il cui dettaglio è pubblicato nel mio blog:  https://dislivellozero.blogspot.com. Se siete interessati ad approfondire i rispettivi percorsi, collegatevi al sito (versione web) e digitate le seguenti stringhe di ricerca: 
- per la foto n. 1: Calvera.
- per la foto n. 2: Campello.
- per la foto n. 3: Bani.
- per la foto n. 4: Las.
- per le foto n. 5 e 6: Cacciamali.
- per la foto n. 7: Dragone.
- per la foto n. 8: Piazzolo.

Il Monte Secco dalla chiesetta di Piazzolo.