lunedì 14 luglio 2025

Un anello tra i fitti boschi dell'altipiano di Bossico, ammirando splendidi panorami dalla cima del monte Colombina.

🥾 Dislivello: 500 metri               ⌚ Durata: 3 ore e mezzo             📏Lunghezza: oltre 8 km

Salendo alla croce del monte Colombina.

Questa escursione ad anello parte dal parcheggio privato dell'Agriturismo Cinque Abeti, sito a 1000 metri di quota, in località Monte di Lovere, nell'altipiano di Bossico (nelle note tecniche trovate il dettaglio per raggiungerlo e le modalità per usufruirne). Si inizia a camminare sulla strada forestale che delimita il lato nord del parcheggio tenendo la sinistra e, dopo pochi passi, si volta a destra, seguendo le indicazioni della palina segnaletica CAI relativa al sentiero n. 552, salendo in direzione del Forcellino.

Appena partiti, si ammirano i prati di Villa Aventino (edificata nel 1912). 

Lo sterrato si alterna a tratti cementati, che agevolano il passo nei passaggi più ripidi. Si guadagna dislivello, salendo in una fitta abetaia, gioiosamente fiorita di ciclamini. I boschi dell'altipiano di Bossico sono i veri protagonisti di questa escursione. Il clima, mite d'inverno e fresco d'estate, è favorito dall'orientamento a sud e dalla presenza del lago. Grazie anche alle diverse altimetrie dell'altipiano, si è sviluppata nel tempo una grande varietà di vegetazione, con la presenza peculiare dell'abete rosso e del pino silvestre.

Superato il Forcellino, si arriva a una piccola radura...

Raggiunto il bivio del Forcellino (1170 m di quota) si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per il monte Colombina. Dopo circa quaranta di minuti dalla partenza si arriva ad una piccola radura, al cui centro è posizionato un fabbricato rurale ben ristrutturato. Poco passi e si giunge nei pressi di un piccolo edificio, composto da una sola stanza. Una costruzione apparentemente insignificante, ma ricca di  significato storico. 

Al "Cadì de la pest".

Siamo di fronte al "Cadì de la pest" che, nel terribile periodo della cosiddetta peste manzoniana (anni 1629-1633) fornì rifugio per alcuni mesi ad un ristretto gruppo di persone che riuscirono così a scampare al contagio. Leggenda narra che si facessero il pane da soli. Prima di mangiarlo lo mettevano fuori dalla porta d'ingresso. Se il pane ingialliva, era segno che il morbo perdurava.

Iscrizione posta all'interno del "Cadì de la pest" nel tardo '800.

Si continua a salire. L'abetaia si dirada, offrendo splendidi scorci sul lago d'Iseo, fino a raggiungere il quadrivio con i sentieri CAI n. 554-554A e 555A (1250 m circa, poco più di un'ora dalla partenza) dove il panorama si apre ad una vista incomparabile. Dopo una breve e doverosa sosta, si segue la traccia del 554A, che rappresenta il modo più rapido (e ripido) per raggiungere alla croce del monte Colombina. 

Poco prima del quadrivio di sentieri compare la Corna Trentapassi.

Un sasso segnato con una freccia biancorossa, al cui interno è scritto il n. 554A, indica la direzione da seguire. La traccia si perde un po' nell'erba ma, poco dopo, diviene evidente e non ci sono problemi di orientamento per raggiungere, si pure con un bel po' di fatica, la nostra meta (1445 m, un'ora e tre quarti dalla partenza). 

Colle San Fermo, la Val Borlezza ed il Pizzo Formico dalla croce del Colombina.

Alla spettacolare vista del lago, lo sguardo si estende a perdita d'occhio sulla Val Cavallina ed il monte Bronzone, sul Pizzo Formico e la parte alta della Val Borlezza, sui monti Alto e Pora e sul rifugio Magnolini. La vera cima del monte Colombina è poco oltre. Si raggiunge mediante un'evidente traccia priva di segnaletica che, giusto al suo termine, scopriremo trattasi del sentiero CAI n. 555A.

L'evidente traccia da seguire dopo la croce del Colombina.

A breve distanza dalla croce incrociamo una rosa dei venti indicante i nomi delle montagne che si intravedono a 360 gradi. Qui scopriamo che è possibile spaziare la vista anche su Presolana e Pizzo Camino, in questa giornata avvolti da una densa foschia. La traccia continua in cresta e raggiunge il punto più alto in un tratto boschivo. 

Il monte Alto e la cima del monte Pora, fotografati dalla rosa dei venti.

Da qui si scende nel fitto della vegetazione che, nel tratto iniziale, è principalmente formata da conifere, per poi arricchirsi di latifoglie (in particolare da faggi) quando la traccia tende a voltare a sinistra, scendendo lungo le pendici meridionali del monte Colombina. Un bellissimo ed ombreggiato bosco misto ci accompagna, per circa mezz'ora, fino a giungere a Colle San Fermo, costellato da diverse cascine, circondate da pascoli e piante da frutto. Raggiunta la pittoresca chiesetta, realizzata agli inizi del novecento, si prende lo sterrato che la fiancheggia e si arriva ad un evidente bivio dove si volta a sinistra, imboccando il sentiero CAI n. 553.

Colle San Fermo, con la fienagione in corso.

Calpestando l'acciotolato, si scende ad un ulteriore bivio, dove, tenendo sempre la sinistra, si abbandona il 553 a favore della traccia di competenza comunale denominata Q08, in direzione di Monte di Lovere. Restando nella foresta, in cui torna a prevalere l'abete rosso, si raggiungono quindi i soleggiati Prati di Onito, dove lo sguardo torna ad ampliarsi sul Sebino. In questo punto panoramico, così come per le viste regalate dalla salita al Colombina, si evidenzia una particolarità del Comune di Bossico: il 94% del suo territorio non è consumato da edifici, strade e parcheggi. L'evoluzione storica del paese non ha vissuto una diffusione edilizia; il territorio è stato salvaguardato in relazione all'attività agro-silvo-pastorale.

Ai Prati di Onito.

Qui le indicazioni ci fanno svoltare decisamente a sinistra, facendoci rituffare nella fitta vegetazione della località Pernedio, dove soffriamo un falsopiano con alcuni brevi ma faticose salitine. Manca però poco, perchè, ad un ultimo bivio, si prende a sinistra seguendo un'indicazione che indica il nostro punto di partenza distante solo 500 metri. Sono gli ultimi passi, accompagnati da scorci che ci ripresentano il verde crinale del Colombina salito in mattinata ed alcune cascine splendidamente ristrutturate dove è possibile acquistare prodotti caseari. 

Cascina nei pressi di Monte di Lovere.

Note tecniche

Data dell'escursione: 11-07-2025 - parzialmente sereno, con foschie, anche dense, in quota.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio privato dell'agriturismo cinque abeti, in località Monte di Lovere, distante circa 54 km dal centro di Bergamo (poco più di un'ora d'auto). Da Bergamo si percorre la SS 671 della Val Seriana fino a raggiungere Clusone, dove si volta a destra in direzione Lovere. Dopo avere percorso in leggera discesa la Valle Borlezza per una decina di chilometri, poco prima di Sovere si volta a sinistra (indicazioni per Bossico) per salire sulla stretta  Strada Provinciale 54, che porta in quota con dodici tornanti fino alla piazza del Municipio. Per raggiungere il punto di partenza dell'escursione si procede diritto, superando il cimitero e seguendo le indicazioni per la località Sette Colli, dove è disponibile (sulla destra) un ampio parcheggio sterrato gratuito. Per raggiungere invece quello dell'agriturismo cinque abeti si prosegue ancora per circa 500 metri. 
Note sul parcheggio privato dell'agriturismo: Per usufruire del parcheggio privato si paga 5,00 €. La quota non è dovuta per chi, al termine dell'escursione, si ferma a pranzo. Altre info: https://agriturismo-cinque-abeti.webnode.it.

Vista sulla cima del Colombina quasi al termine dell'escursione.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 500 metri di dislivello per una lunghezza complessiva superiore agli otto chilometri.
Durata: Per percorrere l'anello descritto servono circa tre ore e mezza, escluse le soste. 
Altre escursioni in zona: In questo blog vengono proposte altre due escursioni che partono da Bossico. I link di collegamento sono i seguenti:
https://dislivellozero.blogspot.com/2020/09/sullaltipiano-di-bossico-tra-i-panorami.html;
https://dislivellozero.blogspot.com/2016/12/una-passeggiata-nei-boschi-di-bossico.html.

La chiesetta di Colle San Fermo.

Cartografia: Suggerisco di dotarsi della cartina dei sentieri predisposta dalla Pro-loco. Anche se non è in scala, è utile per avere una visione d'insieme ed aiuta molto, soprattutto in fase di orientamento. Raccomando quindi di richiederla ai loro uffici o di scaricare il pdf dal loro sito usando questo percorso: https://www.bossico.com/wp-content/uploads/2025/05/fronte-cartina.jpgLa sede della pro-loco è in via Giardini 1 - Bossico. Tel. 035 968365 - www.bossico.com.

La Val Cavallina dalla croce del Colombina.


martedì 1 luglio 2025

Nel freschissimo bosco di Cima Ba, patrona degli escursionisti dubbiosi.

 🥾 Dislivello: 500 metri               ⌚ Durata: 3 ore e mezzo             📏Lunghezza: oltre 8 km

Vista sulla Presolana all'uscita del bosco di Cima Ba.

Un anello che parte da Contrada Bricconi per salire ai soleggiati e fioriti Prati del Lò; si inoltra nel suggestivo bosco di Cima Ba, ammirando un'insolita prospettiva sulla Presolana. Arrivati agli splendidi pascoli di Colle Palazzo, si rientra calpestando la forestale, all'interno di una fitta faggeta.

Arrivo a Colle Palazzo.

La partenza avviene dal parcheggio di servizio a Contrada Bricconi (950 m. circa) borgo di origine medioevale sito nel territorio di Oltressenda Alta (nelle note tecniche trovate le indicazioni per arrivarci). Si prende la strada agro-silvo-forestale che sale a destra (indicazioni per Colle Palazzo). Si calpesta lo sterrato che, nei tratti più ripidi, si trasforma in cementato. Al fresco di un bel bosco ceduo, con prevalenza di faggi, si procede con buona pendenza. Dopo dieci minuti si supera un primo bivio, prendendo la traccia principale che tiene la destra.

Fioritura di Astranzia Maggiore nei Prati del Lò.

Trascurando un paio di altre deviazioni, si resta sulla forestale, fino a raggiungere un altro, più evidente bivio (1100 metri circa-poco meno di mezz'ora dalla partenza). A destra viene indicata la direzione per Colle Palazzo e per la Località Crus. Noi invece saliamo a sinistra, dove non ci sono indicazioni. Superato un tornante sinistrorso, lambiamo lo spigolo di una rustica cascina ed affrontiamo una serie di strappi lambendo una pietraia. 

Particolare di una cascina lambita durante la salita.

Con fatica si raggiunge un grosso masso, che viene superato grazie ad un paio di tornanti cementati. Guadagniamo quota, raggiungendo l'immaginaria porta di una radura, dove ci aspetta la prima delle tre cascine che governano i prati del Lò (1280 m-un'ora circa dalla partenza). 

La prima cascina dei Prati del Lò.

Rimanendo sullo sterrato, ci si inoltra tra i pascoli, godendo il sole che ci è mancato durante la lunga salita nel bosco. La seconda cascina, posta a 1370 m. di quota, si raggiunge in un quarto d'ora. Qui termina la strada forestale, sostituita da un'esile traccia nell'erba alta, che prosegue in direzione dell'ultimo fabbricato rurale. In mezzo a coloratissime fioriture, si continua a salire, incontrando anche brevi tratti di sentiero abbastanza evidenti.  

La seconda cascina dei Prati del Lò.

Il panorama è una buona scusa per fermarsi a riprendere fiato. In basso si intravvedono i paesi di Piario e Villa d'Ogna. In alto, da un lato, domina la Costa del Vaccaro; dall'altro si staglia la dorsale di cima Blum e, più lontana, quella del Pizzo Formico ed il panettone del Monte Pora. Si arriva a costeggiare il boschetto alla nostra destra mentre, sulla sinistra, ci sorveglia la terza baita dei Prati del Lò. Alle sue spalle compare la Croce del Lò, che non raggiungiamo (nel caso, nelle note tecniche trovate il link di un'altra escursione che ha raggiunto questo punto, descrivendone il relativo panorama).

La terza cascina. Sullo sfondo la Costa del Vaccaro e il Monte Secco.

Arrivati poco oltre i 1400 metri di quota (un'ora e tre quarti dalla partenza) la traccia volta a destra inoltrandosi decisamente nel bosco di Cima Ba. Freschissimo e profumato, si lascia attraversare tramite un dolce falsopiano, per mezzo di un tracciato completamente privo di segnaletica ma abbastanza evidente. Secondo alcune relazioni trovate in rete, percorrendo questo sentiero, si sarebbe dovuto trovare una deviazione sulla sinistra che condurebbe in cima al monte Ba. Nonostante le nostre attenzioni ed i molti dubbi, non abbiamo trovato niente che potesse somigliare ad un sentiero.

Nel bosco di Cima Ba.

Abbiamo quindi proseguito in quota, ammirando splendidi esemplari di faggio ed abeti rossi e capendo ancor di più l'importanza (e l'intrinseca bellezza) del bosco misto. Senza dislivello apprezzabile, si cammina per una buona mezz'ora, fino a rasentare un roccolo rozzamente restaurato. Dieci minuti dopo il bosco improvvisamente si apre, regalando una insolita e suggestiva prospettiva sulla Presolana. Ci fermiamo per scattare una foto e ci accorgiamo della presenza di una panchina installata ai bordi di uno splendido faggio. Il punto ideale per una sosta e per catturare alcune immagini di questo angolo della Valzurio poco frequentato.

La panchina (di dimensioni normali, non gigante...)

Procedendo, si comincia a perdere quota. La vegetazione, in progressivo diradamento, lascia ora intravvedere i dolci pascoli ondulati, le abetaie e le cascine di Colle Palazzo. Superando una baita egregiamente ristrutturata, si arriva ai margini di Col Palazzo, dove incontriamo, l'unica segnaletica di questo tratto. Poco oltre si raggiunge il sentiero CAI n. 311, che seguiamo in discesa per un brevissimo tratto, per poi volgere a destra e raggiungere un'altra strada forestale che costeggia i bordi di uno stagno.

Scendendo ai pascoli di Colle Palazzo.

Inizia qui la discesa che ci riporterà a Contrada Bricconi. Il tratto iniziale ci consente di ammirare altri gruppi di cascine con i relativi pascoli, poi è un lungo tuffo nella vegetazione. Per una prima parte si viene avvolti dalle conifere. Più in basso dominano invece le latifoglie. Anche questo tracciato alterna lo sterrato al cementato ed impiega poco meno di un'ora per arrivare al parcheggio di partenza. 

Il Monte Timogno da Colle Palazzo.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 28-06-2025 - Sereno.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio di Contrada Bricconi, frazione di Oltressenda Alta, che dista circa 40 km dal centro di Bergamo, percorribili in poco più di tre quarti d'ora d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si procede diritto, seguendo le indicazioni per Valbondione. Dopo 4 km circa, si svolta a destra, in direzione del centro di Villa d'Ogna. Superata la piazza del Municipio, si procede per un centinaio di metri, girando a sinistra in via IV Novembre. Si costeggia la chiesa di Ogna e si prende a destra, direzione Nasolino. Saliti tre tornanti si attraversa quest'ultimo borgo, sede del Comune sparso di Oltressenda Alta e si imbocca via Presolana, arrivando al bivio con le indicazioni (frecce in legno) per Contrada Bricconi. Si gira a sinistra su via Dossi (che Google Maps chiama via Plasso) e, seguendo uno stretto e tortuoso tratto asfaltato, in meno di un chilometro si giunge al parcheggio di partenza dell'escursione.

Piario e Villa d'Ogna dai Prati del Lò.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 500 metri di dislivello per una lunghezza complessiva di oltre otto chilometri.
Durata: Per percorrere l'escursione, completa delle varianti proposte, servono circa tre ore e mezza, escluse le soste. 
Altre escursioni in zona: In questo blog vengono proposte altre due escursioni che partono da Contrada Bricconi. I link di collegamento sono i seguenti:
Cartografia: Le mappe attualmente disponibili non evidenziano il territorio ed i sentieri oggetto di questa escursione. Dal 2023 è attesa come imminente la pubblicazione, da parte della Sezione CAI di Bergamo, di una carta escursionistica al 25.000, interessante le montagne attorno a Clusone ed immediati dintorni.

Colle Palazzo e la Presolana dalle pendici di Cima Ba.



venerdì 20 giugno 2025

Da Albareti al laghetto di Valcanale, lungo le sponde del torrente Acqualina.

 🥾 Dislivello: circa 270 metri     ⌚ Durata: tre ore e mezza     📏Lunghezza: 10 chilometri

Corno Negro e Monte Secco dal parcheggio di Albareti

La partenza di questo itinerario alla scoperta del fondovalle della Valcanale parte da Albareti (853 m-nelle note tecniche le informazioni per raggiungerla), minuscola contrada di Ardesio. Dopo aver parcheggiato nel piccolo stallo posto all'ingresso del paesino, si scende nella vicina piazzetta dove si tiene la sinistra entrando in uno stretto vicolo, dove le case in pietra, alcune adornati da originali ballatoi, sono addossate l'una all'altra. 

Nella piazzetta di Albareti.

Nel passato, era questa una precisa caratteristica dell'architettura di montagna: Costruire le case in questo modo faceva risparmiare materiali ed ore di lavoro. Erano più efficaci dal punto di vista difensivo e resistevano meglio al freddo ed alle intemperie.

La Santella.

Superato l'abitato, si incontra una suggestiva santella mentre l'acciotolato si trasforma in uno stretto sentiero che, dopo aver pianeggiato per un buon tratto, scende con decisione in direzione del torrente Acqualina. Al termine della discesa ci aspetta un bivio (810 m-circa un quarto d'ora dalla partenza) dove si seguono le indicazioni del sentiero CAI 220, che seguiremo fedelmente fino al laghetto di Valcanale. 

Cima del Fop.

Tenendo il corso d'acqua alla nostra sinistra, saliamo ammirando lo spettacolo dell'imponente parete nord del Monte Secco e della lunga cresta che la unisce alla Cima del Fop. In breve si supera un altro bivio, dove teniamo la sinistra, ignorando la svolta che porterebbe sul sentiero per Bani. Alternando tratti di bosco misto con brevi spazi aperti, in circa tre quarti d'ora si raggiunge la suggestiva "Rasga del Tonola", una antica segheria di origine settecentesca, alimentata con l'acqua del torrente. Da vedere le evidenti e molto interessanti derivazioni idriche scavate a mano nel duro terreno.

La Rasga del Tonola.

Il sentiero prosegue con alcuni saliscendi (più sali che scendi) fino ad arrivare alla prima delle tre deviazioni che portano alla contrada Zanetti (870 m-1 ora circa dalla partenza). Le ignoriamo tutte e tre, proseguendo imperterriti sul sentiero CAI 220 fino ad costeggiare i lati di una bellissima radura governata da alcune cascine ben ristrutturate.

La radura nei pressi di contrada Zanetti.

Fino a nemmeno cent'anni fa, i fazzoletti di prato come questo, di cui è costellato il fondovalle attraversato dal torrente Acqualina, erano seminati a lino. I coltivi erano solitamente realizzati molto vicini alle singole cascine. La semina del lino avveniva a fine aprile; a giugno i campi si coprivano di suggestive fioriture azzurre; a fine luglio le piante erano mature. Dopo la mietitura si effettuava la lavorazione e la selezione delle fibre da lavorare al telaio. Le tele prodotte servivano per realizzare biancheria e stoffe per l'abbigliamento degli abitanti della Valle.

In alto sbuca la Corna Piana, in basso Valcanale.

Proseguendo sul sentiero CAI 220 si entra in una zona acquitrinosa dove la traccia si fa un po' disagevole, nascondendosi fra la vegetazione. Tenendo sempre la sponda del torrente alla nostra sinistra, si supera un grosso masso erratico con tanto di piccola grotta e, poco dopo, mentre apparentemente la traccia sembra proseguire diritta, un segnale biancorosso ci impone di salire deisamente a destra, in direzione di alcune abitazioni. Lo strappo è breve e ci deposita sulla strada provinciale, di fronte a Contrada Barenzini (975 m circa-poco più di un'ora e mezza dalla partenza).

Attraversando Valcanale.

Voltando a sinistra, si calpesta l'asfalto attraversando il paese di Valcanale, superato il quale un ultimo deciso strappo ci deposita nell'ampio parcheggio che precede la piccola conca dell'omonimo laghetto (1040 metri-circa due ore dalla partenza). Un sentiero ne circonda le sponde e una serie di panchine, parte al sole e parte sotto le fronde sempreverdi degli abeti, consentono una meritata pausa prima di affrontare la discesa. 

Arrivo al laghetto di Valcanale.

Il rientro può avvenire seguendo lo stesso percorso di salita o, per chi ha problemi alle articolazioni degli arti inferiori, sulla liscia superficie della strada asfaltata che sale da Ardesio. Si sconsiglia quest'ultima soluzione nei fine settimana, quando il traffico automobilistico è molto elevato.

Il torrente Acqualina.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 17-06-2025 - tempo velato, con aperture a sprazzi.
Punto di partenza: Per raggiungere la frazione di Albareti si deve percorrere la provinciale della Valle Seriana fino al bivio di Ponte Nossa dove, invece di girare a destra sui tornanti che portano a Clusone, si prosegue diritti sulla provinciale n. 49 in direzione di Valbondione.  Appena superato l'abitato di Ardesio, in località Ponte Seghe, si devia a sinistra seguendo le indicazioni per la Valcanale.  La strada guadagna subito quota con alcuni tornanti, per poi proseguire diritta nella vallata, superando le contrade di Marinoni e Rizzoli. Duecento metri dopo quest'ultima, sulla sinistra si individua, dietro la fermata dell'autobus, il bivio che scende ad Albareti. Lo si imbocca, individuando subito, sulla sinistra, uno stallo con 5/6 posti auto. Il parcheggio è gratuito e senza limite orario. Dal centro di Bergamo sono circa 42 km, percorribili in una cinquantina di minuti. 
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: 270 metri di dislivello per un totale, fra andata e ritorno, di circa dieci chilometri.  
Durata: Fra andata e ritorno, compreso l'anellino intorno al laghetto, servono circa tre ore e mezza.  

Fioriture di Ambretta dei querceti con ospite.

Altre escursioni in zona: In questo blog trovate la descrizione di diverse escursioni che esplorano la parte alta della Valcanale. Gli interessati possono cercarle sulla pagina home del blog stesso, digitando "Valcanale" nella stringa di ricerca posta in alto a destra. Per chi è interessato ad esplorare più compiutamente la bassa Valcanale, raccomando due itinerari che partono dalla frazione Cerete di Ardesio. Il primo sale a Cacciamali per ridiscendere lungo la fittissima abetaia che delimita i suoi pascoli. L'altro si avventura fino a scoprire il mitico nevaio del Las, sul fondo della parete nord del monte Secco. 
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/12/unanello-per-conoscere-il-suggestivo.html;
https://dislivellozero.blogspot.com/2023/08/cera-una-volta-un-nevaio-da-cerete.html.
Cartografia: L'escursione qui proposta è ben evidenziata sulla Carta escursionistica del Sentiero delle Orobie Orientali - scala 1:25.000, realizzata dal CAI di Bergamo e disponibile nelle librerie e cartolerie della Provincia, al prezzo di 10 euro. 

I tetti in ardesia di Albareti.




domenica 8 giugno 2025

Esplorando pascoli e cascine del Monte Trevasco, sentinella di Parra, capitale del popolo degli Orobi.

 🥾 Dislivello: circa 530 metri     ⌚ Durata: tre ore e mezza     📏Lunghezza: 8 chilometri

Gregge di pecore nei pascoli di Cascina Mafet.

Dal piccolo parcheggio in cima a via Campella, a Parre (700 m circa-i dettagli per arrivarci sono descritti nelle note tecniche in fondo al post) si sale a sinistra calpestando l'asfalto di una ripida strada privata. Siamo sul sentiero CAI N. 240 e seguiremo i suoi bolli biancorossi per un buon tratto di salita. In dieci minuti si raggiunge un bivio (750 m circa) dove le indicazioni ci fanno svoltare a destra. Per gli interessati, prendendo a sinistra si raggiunge il santuario della Santissima Trinità, con i suoi suggestivi porticati.

Prime viste sulle cascine del Monte Trevasco.

La traccia alterna tratti in mulattiera con l'asfalto od il cemento. Si incontra un secondo bivio in località Cà Larga de Sura (venti minuti dalla partenza) e, seguendo fedelmente i bolli biancorossi del CAI, si giunge ad un terzo bivio dove non si volta a destra ma si resta sull'asfalto. Dieci minuti dopo si lascia la strada per percorrere una mulattiera che risale nel bosco ceduo arrivando alla palina segnaletica verticale del trivio nei pressi della baita Cornèl de Sura (962 m-50 minuti circa dalla partenza). 

La radura dei cavalli sullo sfondo del Pizzo Formico.

Qui abbandoniamo il sentiero CAI n. 240 e seguiamo la direzione per il Monte Trevasco Ovest, calpestando l'asfalto e, più avanti, una cementata. La traccia, in una decina di minuti, ci porta ad attraversare una splendida radura dove  alcuni cavalli pascolano tranquillamente restando sullo sfondo del Pizzo Formico. Al termine della radura, governata da una cascina splendidamente ristutturata, si prende un tratto asfaltato che sale e rientra nel bosco. 

La cascina nei pressi della radura dei cavalli.

Da qui in avanti si incontrano edifici rurali perfettamente manutenuti, che da soli meritano l'escursione. Un quarto d'ora dopo aver lasciato la radura con i cavalli si incontra un altro bivio (1030 m circa - 1 ora e un quarto dalla partenza). Si tiene la destra salendo sulla cementata. Un quarto d'ora più tardi costeggiamo la cascina in località Cristofenet, posta a quota 1097 m., in posizione decisamente panoramica.
Cascina Cristofenet.

Il breve tratto con vista cessa cinque minuti dopo, quando si svolta a destra nel bosco per raggiungere la zona di Cascina Mafet, circondata da amplissimi pascoli dove incontriamo un nutrito gregge di pecore. Da qui lo sguardo si amplia sempre di più e si può salire l'ultimo tratto vagando lo sguardo dal fondovalle alle cime che circondano il Formico, dai pascoli alle cascine che governano i pascoli più lontani del Monte Trevasco. 

Cascina Mafet.

Si raggiunge la meta serpeggiando sull'asfalto per una ventina di minuti da Cascina Mafet, raggiungendo quindi la località Fenilecc (1230 m circa - un paio d'ore dalla partenza) dove, tempo fa, sono state ritrovate le tracce del primo tratto del famoso "Sentiero dei Castrù". Si tratta del percorso effettuato, in tempi di transumanza estiva, da generazioni di pastori parresi, per portare le loro greggi negli alti pascoli delle valli svizzere, attraversando la Val Brembana, il fondovalle della Valtellina, la Val Chiavenna, il Passo di Spluga raggiungendo infine i dintorni di Coira, affrontando un viaggio che durava, mediamente, una settimana intera.

Panorama da Fenilecc.

Per tornare al parcheggio la soluzione più semplice è quella di percorrere la stessa traccia della salita. Chi vuole variare un poco i panorami può arrivare al bivio che precede la bellissima radura dei cavalli, che dista, scendendo da Fenilecc, circa mezz'ora di discesa. Invece di tenere la sinistra per costeggiare la radura, si svolta a destra, scendendo lungo la striscia d'asfalto. L'ambiente offre viste nuove, più agresti, ma anche più "spettinate" e quindi più espressive della fatica quotidiana di pastori e contadini. 

In discesa, dopo il bivio nei pressi della radura con i cavalli.

Rimanendo sull'asfalto, in una ventina di minuti si cala fino a quota 880 m (50 minuti circa da Fenilecc) dove si incontra uno sterrato a sinistra che porta ad una cascina, oltre la quale la traccia sembra procedere verso est, scendendo in direzione di Parre. Siamo in località Squadersù, un tempo zona di coltivazioni minerarie, ora dedicata alla coltivazione del fieno ed al pascolo di ovini ed equini. Si arriva alla cascina, portando attenzione ai cani che fanno il loro mestiere, la si costeggia e si scende a riprendere l'asfalto che, poco sotto, passa accanto ad un paio di capannoni agricoli. 

Località Squadersù.

Proseguendo sulla stradina, in meno di mezz'ora, a quota 820 m, si ritrova, ad un bivio, il segnavia CAI che ci ha facilitato la salita. Voltando a destra, con pochi passi si arriva all'angolo dove i segni biancorossi ci fanno riprendere il sentiero nel bosco già percorso all'andata e che ci riporterà, in una ventina di minuti, al piccolo parcheggio di partenza (da Fenilecc si è camminato per circa un'ora e mezza).

Uno sguardo verso sud da Fenilecc.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 04-06-2025 - da nuvoloso a molto nuvoloso, con qualche goccia di pioggia in tarda mattinata.
Punto di partenza dell'escursione: Piccolo parcheggio posto al termine di via Campella, in Comune di Parre, che dista circa 32 km dal centro di Bergamo, percorribili in una quarantina di minuti. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Dopo poche decine di metri da questo bivio, si volta decisamente a sinistra, salendo in direzione di Parre. Si superano un paio di tornanti e si arriva in paese. Si gira a destra, su via Costa Erta e la si percorre integralmente, girando a sinistra su via degli Spini, dove si trova, e si segue, una indicazione per la panchina gigante. Proseguendo diritti su via Spini, ci si inoltra in via Padre Regolini, al termine della quale si imbocca la stretta e ripida via Campella. che termina di fronte ad un piccolo parcheggio adatto a contenere 6 o 7 auto.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 530 metri di dislivello per una lunghezza totale di 8 chilometri.
Durata: Per compiere l'escursione qui descritta si cammina per circa tre ore e mezza, al netto delle soste.

Cascina in località Seret.

Il monte Trevasco nella storia dell'uomo: Questa zona riveste una grandissima importanza storica. I giacimenti metalliferi del monte Trevasco vennero sfruttati sin dalla fine dell'età del Bronzo, risalente a circa 3.000 anni fa. I minerali estratti (inizialmente il rame, poi il piombo durante la successiva età del ferro) venivano portati poco più a valle, dove venivano fusi e colati in matrici di pietra, al fine di realizzare prodotti ed utensili, da rifinire nelle officine del villaggio.  In località Castello, a partire dall'Ottocento, vennero alla luce manufatti bronzei deposti in un pozzetto nel V° secolo a.c.. Un secolo dopo, tra il 1983 e il 1984, specifiche campagne di scavo scoprirono le fondamenta di un antichissimo nucleo abitativo risalente all'età del ferro che può essere identificato come la mitica PARRA, capitale degli Orobi. Maggiori informazioni sul museo e sul parco archeologico poi realizzato sono disponibili sul sito: https://www.oppidumparre.it.

Primi passi in discesa.

Altre escursioni in zona: Dal parcheggio di via Campella parte un'altra bella escursione che raggiunge i panoramici pascoli del monte Alino e la splendida zona dominata dal monte Vaccaro. In questo blog trovate la descrizione dettagliata, cliccando sul seguente link: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/11/da-parre-al-rifugio-vaccaro-e-gli.html.
Partendo invece da Bratte, piccola frazione del Comune di Premolo, è possibile esplorare la Val Nossana, con un itinerario descritto in questo blog, consultabile al seguente link: https://dislivellozero.blogspot.com/2018/04/un-tuffo-nella-val-dossana-dove-sgorga.html.
Cartografia: Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 05.

Località Sapel.