mercoledì 15 ottobre 2025

Su e giù per i colli di Bondo e Barbata, sopra Colzate e la Val del Riso.

 🥾 Dislivello: circa 460 metri         ⌚ Durata: 3 ore e mezzo         📏Lunghezza: 8 chilometri

Località Strasù, sopra Barbata.

Da tempo volevo tornare ad esplorare il variegato microcosmo dei colli che circondano i minuscoli borghi di Bondo e Barbata. Mi sarei affidato alla magia dell'autunno, per esaltare i loro colori. Purtroppo vi sono capitato nella giornata sbagliata, ricca di foschia e nubi basse dense di umidità, che non hanno reso giustizia ai panorami che circondano questa zona ed al suo caleidoscopio di prati, fitti boschi, pascoli e cascine ben ristrutturate. Senza contare i luoghi che ricordano storie secolari, se non addirittura, millenarie.

Chiesa parrocchiale di Bondo.

L'anello escursionistico parte dal parcheggio della chiesa parrocchiale di Bondo (circa 800 m.di quota) frazione di Colzate, abitata da un centinaio di residenti. Nel tratto iniziale si prosegue camminando sulla strada che abbiamo percorso salendo dal fondovalle. Risalito il primo tornante, si approfitta dell'accesso pedonale per attraversare il centro storico del borgo (indicazioni per Bondo, Bornione e Barbata). Continuando sulla strada ci si troverebbe sullo stesso tracciato, ma è sicuramente più interessante visitarne i vicoli ed ammirarne gli angoli più suggestivi.

Nel centro storico di Bondo.

Usciti dal centro e ritrovato l'asfalto si prosegue accompagnati anche dal segnavia biancorosso del CAI che, in questo caso, evidenzia la traccia del sentiero n. 526A. Questa traccia ci accompagnerà per un lungo tratto. Ad un quarto d'ora dalla partenza incontriamo un bivio. Si tiene la destra in direzione di Barbata e subito ci si trova in località Colle di Bondo (circa 850 m), dove si trova una santella che, in tempi remoti, funse da custode delle salme dei defunti che dovevano attendere la primavera per poter essere seppellite (maggiori chiarimenti nelle note tecniche).

La santella del Colle di Bondo.

Alla santella si gira a sinistra, abbandonando l'asfalto e risalendo brevemente una cementata. Pochi metri e si volta a destra. La traccia CAI si trasforma in uno stretto sentiero che risale zigzagando in un fitto bosco di latifoglie. In meno di un quarto d'ora si arriva di fronte alla cascina Fopèla, dove la traccia si allarga e prosegue fino all'incrocio (tre quarti d'ora dalla partenza) con un'altra strada cementata che si imbocca salendo a sinistra. 

Sul pianoro che porta a Barbata.

In breve si arriva ad un ampio pianoro erboso, suddiviso tra diverse cascine con i loro pascoli. A sinistra si intravvede la Val del Riso, sullo sfondo il Colle di Zambla con le sue vette. Lo sterrato procede in falsopiano e le nubi basse rendono il silenzio che ci circonda ancora più ovattato. Ad un'ora dalla partenza si giunge in prossimità delle prime cascine di Barbata (1019 m), la cui origine risale addirittura al primo secolo A.C., quando il nord Italia venne inglobato nella Repubblica romana (trovate una breve sintesi storica nelle note tecniche).

Arrivo a Barbata. Sullo sfondo la chiesetta della Madonna della Mercede.

Poco sopra il nucleo di Barbata si arriva alla chiesetta della Madonna della Mercede, edificata nel sedicesimo secolo dall'ordine religioso dei Trinitari della Mercede, con lo scopo di assistere ed istruire le famiglie povere dei minatori sfruttati della Val del Riso. Dalla terrazza erbosa della chiesetta, con tempo sereno, si gode una vista spettacolare, dal Monte Alben alle dolomiti della Valcanale, fino alla Presolana.

Il panorama che si sarebbe dovuto vedere dalla terrazza della chiesetta.

Proseguendo sullo sterrato che sale a sinistra della chiesetta, si incontra la bella tribulina "la ca' l'Adam" e, alle sue spalle l'omonima cascina. Poco oltre la strada si biforca, A destra la traccia del CAI scende verso una sorgente. Noi la abbandoniamo, salendo diritti verso le Tre Stalle. Un breve tratto nel bosco e poi, tenendo la sinistra, si sbuca in un ampio pascolo che attraversiamo pianeggiando, ammirando dall'alto Barbata, la sua chiesetta e la Val del Riso. 

Pascolo in località Tre Stalle.

Ci troviamo in un ambiente aperto, molto suggestivo e panoramico che, superate le Tre Stalle, termina un centinaio di metri più avanti, in località "Strasù" (1070 m circa - poco più di un'ora e mezza dalla partenza). Sostando accanto alla cascina che riporta il nome della località si nota, in mezzo al prato circostante, una traccia nell'erba che si dirige verso un basso fabbricato, realizzato forse a riparo di una risorgiva, sul cui muro è dipinto un segnavia biancorosso del CAI.

Cascina in località Strasù.

Lo si raggiunge e si procede oltre, seguendo la traccia che volta a sinistra e sale ripidamente le pendici erbose. In alcuni tratti la rugiada ma, soprattutto, le tracce di alcune moto, rendono scivoloso il sentiero. Continuando la faticosa salita, la traccia piega ancora a sinistra, entrando in un fitto arbusteto ed arrivando infine alla base di un traliccio dell'alta tensione (venticinque minuti dalla località "Strasù"; due ore dalla partenza).

La traccia che, da località Strasù, passa dalla sorgiva e risale le pendici erbose.

La traccia prende leggermente a destra e si infila in una faggeta. Questo tratto in falsopiano (che rappresenta il tratto più alto dell'anello, e stimo quoti intorno ai 1150 m.)  si tiene alla destra di uno steccato che delimita una proprietà privata, al cui termine, all'altezza del relativo fabbricato, incrocia il sentiero CAI n. 518, che si imbocca scendendo a sinistra. 

Il sentiero nella faggeta.

La faggeta è splendida, ricca di sorgive che richiamano la fauna selvatica. Ho un fuggevole e piacevole incontro a distanza con un capriolo, troppo veloce per essere immortalato. La traccia scende ripida ma evidente, giungendo ad una cascina posta negli immediati pressi della "Fontanina di Oretel" e, poco oltre, ai cascinali ed alla radura che compongono l'omonima località (circa 1020 m-due ore e mezza dalla partenza). In questo tratto si apprezza l'inventiva della commissione sentieri del CAI, che trova metodi originali per evidenziare il sentiero e la corretta direzione da tenere.

Cascina nei pressi della Fontanina di Oretel.

Il sentiero CAI n. 518 continua a scendere a capofitto fino ad imboccare uno sterrato dove, finalmente, ricompare la segnaletica comunale, che ci indica la giusta direzione per arrivare ad Unì (circa 900 m-tre ore dalla partenza), forse il luogo più significativo per la storia medioevale della zona (ulteriori informazioni nelle note tecniche). 

Cascina Unì.

Da questa cascina (e dalla sua suggestiva tribulina) si scende nel bosco per altri cinque minuti, fino ad arrivare ad un tornante sinistrorso dove si nota una freccia biancorossa del sentiero CAI n. 518 inchiodata ad un albero. Proprio qui si tira dritto senza curvare a sinistra. Proprio sul tornante parte infatti un'agile sentierino a mezza costa che, in una decina di minuti, ci fa raggiungere la strada che porta a Bondo. Raggiunto l'asfalto si tiene la sinistra e, in leggerissima salita, in pochi minuti si arriva alla chiesa parrocchiale di Bondo ed al suo parcheggio.

L'imbocco del sentierino a mezza costa che porta a Bondo.

Altre note:

Data dell'escursione: 12-10-2025 - Foschia e nubi basse dense di umidità.
Punto di partenza: Parcheggio della chiesa parrocchiale di Bondo, frazione di Colzate, che dista circa 28 km dal centro di Bergamo, percorribili in circa 40 minuti d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana per 22 chilometri, fino a raggiungere ed imboccare la seconda uscita della rotonda per Vertova-Colzate. Alla rotonda successiva si prende a destra, verso Colzate. Raggiunto il paese, si trovano le indicazioni (a sinistra) per Bondo-Santuario di San Patrizio. Si attraversa il centro e si sale in via San Patrizio, che raggiunge l'omonimo santuario. Proseguendo per altri tre chilometri, si supera l'aggregato dei Piani di Rezzo e si arriva a Bondo. Il parcheggio è accanto alla chiesa, sulla sinistra.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 460 metri di dislivello per una percorrenza totale di otto chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intera escursione servono tre ore e mezzo, al netto delle soste. 

Fioritura di Astranzia Maggiore in località Tre Stalle.

Prima nota storica: Nei rigidi inverni medioevali, le comunità di Bondo e Barbata dovevano portare i propri morti alla Santella del Colle di Bondo, in attesa di tempi migliori per poterli seppellire nel cimitero di Gorno. Era infatti problematico, per il parroco di Gorno, percorrere il sentiero di salita con il brutto tempo, anche a causa delle frequenti inondazioni provocate dai torrenti Musso e Riso. Il problema fu risolto solo alla fine del 1600, quando la Curia di Bergamo terminò l'iter per nominare un parroco per la neonata chiesa di Bondo.

Nel"centro" di Barbata.

Seconda nota storica: Le prime notizie sul nucleo di Barbata risalgono al primo secolo A.C. quando i Romani costruirono alcune rudimentali dimore per i cosiddetti "damnatus ad metalla", gli schiavi condannati a fare i minatori e cavare le vene delle miniere della Val del Riso. I primi abitanti di Barbata furono quindi degli schiavi e qualche soldato romano e liberto che raggiungevano il loro "posto di lavoro" scendendo verso Gorno in Val del Riso o raggiungendo Zambla attraverso la zona dove attualmente si trova il Santuario della Madonna del Frassino.
Terza nota storica: In un cascinale della località Unì, nel tredicesimo secolo, si tenevano le riunioni del Concilio di Honio, una federazione che radunava otto Comuni della media Valle Seriana, incaricata di gestirne i beni indivisi (prati, pascoli e boschi). Il primo documento che ne attesta l'esistenza riporta la data del 9 febbraio 1210. Tra alterne vicende, la confederazione cessò materialmente di esistere soltanto nel 1827.
Bibliografia: Ho tratto queste notizie dal volume "Colzate, Bondo, Barbata-storia e leggenda" di Michele Poli, edito dal Comune di Colzate nel 2022.  

Barbata dalla terrazza della sovrastante chiesetta.

Altre escursioni in zona: Oltre all'escursione qui descritta, in questo blog trovate altre due itinerari che percorrono i colli di Bondo e Barbata. Il primo parte dal Santuario di San Patrizio per raggiungere la Cima di Tisa. Descrizione ed immagini sono qui:  https://dislivellozero.blogspot.com/2022/01/dal-santuario-di-san-patrizio-alla-cima.html.
L'altro parte dal fondovalle, raggiunge Bondo e sale fino alla cima del Pizzo Frol, a picco sulla Val del Riso. Il collegamento è: https://dislivellozero.blogspot.com/2024/02/dal-fondovalle-bondo-di-colzate-fino.html.
Cartografia: Per trovare una mappa escursionistica di questa zona occorre recuperare la tavola n. 05 della Carta Turistica-Escursionistica della Provincia di Bergamo, da tempo ormai non più in vendita. Per gli interessati ho pubblicato la traccia di questa escursione (comprensiva di una piccola variante alla ricerca del primo nucleo di Barbata) sulla app: outdooractive.com.

Foschia in Val del Riso.


mercoledì 24 settembre 2025

Un anello nella bassa Valcanale, attraversando borghi e contrade con splendide visuali sulle loro "Dolomiti".

 🥾 Dislivello: circa 400 metri         ⌚ Durata: 3 ore e mezzo         📏Lunghezza: 11 chilometri

Località Canmare e Monte Redondo.

La partenza dell'anello escursionistico avviene a Marinoni, frazione del Comune di Ardesio, a cui appartiene tutto il territorio attraversato durante l'itinerario. La prima parte dello stesso, che porta alla splendida sella di Bani, viene descritta nel post precedente a questo, a cui si rimanda per tutti i dettagli: https://dislivellozero.blogspot.com/2025/09/in-cammino-lungo-la-storica-mulattiera.html.

Monte Secco, Cima Fop e, in primo piano, il Corno Negro.

Di seguito si descrive la seconda parte dell'escursione: dal campo sportivo di Bani si scende lungo via Case Nuove, al cui termine si gira a destra su via Bani. Siamo sulla carrozzabile che, in meno di due chilometri e con due tornanti, si collega al fondovalle. Il traffico veicolare è scarsissimo e l'asfalto permette di camminare gustandosi tranquillamente il bel panorama sulle vette dolomitiche della Valcanale.

L'incrocio con la provinciale e la strada forestale che scende al torrente.

In una ventina di minuti da Bani, si giunge all'incrocio con la provinciale che risale la valle (885 m circa). Dalla parte opposta del crocevia, una strada forestale, con fondo cementato ed indicazione per la Falesia Val Las, scende in direzione del torrente Acqualina. Al primo bivio si svolta a sinistra, seguendo le indicazioni per Albareti. Al bivio successivo, da cui basterebbero pochi minuti per raggiungere e visitare questa suggestiva frazione, si prende invece a destra, seguendo le indicazioni per Ardesio.

Balsamina di Balfour nel bosco del torrente Acqualina.

Siamo sul sentiero CAI n. 220 che, dalla parte opposta,risale al rifugio Alpe Corte. In breve si raggiunge e si attraversa il torrente, camminando su un ponte recentemente realizzato con il contributo regionale (810 m-un quarto d'ora dall'incrocio con la provinciale). Dopo una breve risalita si tiene la sinistra, trascurando la deviazione che sale in Val del Las. Rimaniamo qui sul sentiero CAI n. 220, che  costeggia la sponda orografica sinistra del torrente Acqualina permettendo belle visuali sui borghi di Albareti e Rizzoli. 

Rizzoli dal sentiero CAI n. 220.

Percorriamo un tratto in falsopiano per una ventina di minuti, fino a superare un breve strappo in salita che ci conduce sullo sterrato di una larga strada forestale. Si tiene la sinistra e, immediatamente. si intravede la traccia di un sentiero che pianeggia a sinistra, mentre la forestale sale diritta. Si abbandona la forestale e si percorre il sentiero che, in un quarto d'ora, porta alla splendida località Canmare.

In vista della cascina si scende nel prato, seguendo una traccia...

In vista della cascina si scende nel prato, seguendo una traccia che ne sfiora il lato sinistro e costeggia il boschetto di latifoglie. In breve il sentierino si trasforma in una mulattiera, che entra tra la vegetazione per portare sulla sponda sinistra del torrente (750 m. circa- poco più di un'ora dall'incrocio con la provinciale). Si attraversa il ponte e, sulla riva opposta si incontrano i resti dell'antica calchera di Marinoni, una fornace a cielo aperto utilizzata in passato per produrre calce viva o carbone vegetale. Per completare l'anello, ci resta soltanto la breve risalita verso la frazione di Marinoni. Raggiunto il sedime della provinciale, il parcheggio di partenza resta sulla destra. 

Il torrente Acqualina.

Altre note:

Data dell'escursione: 17-09-2025 - Parzialmente nuvoloso.
Punto di partenza: Per raggiungere la frazione di Marinoni si deve percorrere la provinciale della Valle Seriana fino al bivio di Ponte Nossa dove, invece di girare a destra per i tornanti che portano a Clusone, si prosegue diritti sulla provinciale 49, in direzione di Valbondione. Appena superato l'abitato di Ardesio, in località Ponte Seghe, si devia a sinistra seguendo le indicazioni per la Valcanale. La strada guadagna subito quota con alcuni tornanti e, dopo due chilometri dall'ultimo bivio, raggiunge Marinoni. Gli stalli per parcheggiare l'auto sono sulla sinistra, accanto la fermata dell'autobus.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 400 metri di dislivello per una percorrenza totale di undici chilometri. 
Durata: Per percorrere l'intera escursione servono tre ore e mezzo, al netto delle soste. 

Campanula selvatica ai bordi del sentiero CAI n. 220.

Monumento partigiano a Marinoni: Al termine dell'escursione merita una sosta di riflessione il monumento partigiano situato in localita Piosa (o Piozza) eretto in tempi recenti in memoria di tre partigiani. Fu questo uno degli episodi più controversi della guerra civile, perchè l'esecuzione tramite fucilazione avvenne in seguito ad una sentenza emessa da un processo partigiano. Anche la dedica incisa sul monumento non chiarisce la complessità dei fatti avvenuti, limitandosi a definirlo un assassinio a tradimento. A coloro che intendono approfondire l'argomento, consiglio la lettura del volumetto intitolato "Piombo Fraterno-L'esecuzione di Angelo del Bello (Mino)", scritto dallo storico Angelo Bendotti e pubblicato da Il Filo di Arianna.

Monumento partigiano in località Piosa.

Altre escursioni in zona: Nel mio blog, oltre alla descrizione della parte iniziale di questo anello, trovate il dettaglio di un'altra escursione che esplora la bassa Valcanale, partendo dal borgo di Albareti e arrivando al laghetto di Valcanale. Di seguito si riporta il relativo link: 
Cartografia: La traccia di questa escursione (a parte la deviazione per Foppa ed il tratto finale da Canmare a Marinoni) è evidenziata sulla Carta escursionistica del Sentiero delle Orobie Orientali-scala 1:25.000, realizzata dal CAI di Bergamo e disponibile nelle librerie e cartolerie della Provincia, al prezzo di 10 euro. 

Il Monte Secco dai pascoli di Canmare.




venerdì 19 settembre 2025

In cammino lungo la storica mulattiera che porta da Marinoni a Bani: il borgo paesaggisticamente più incantevole della Valcanale.

 🥾 Dislivello: circa 300 metri          ⌚ Durata: 2 ore e mezzo          📏Lunghezza: 6,5 chilometri

I prati di Bani, il monte Secco, la Cima di Fop e l'Arera.

La partenza dell'escursione ha luogo da Marinoni (771 m) frazione di Ardesio, prima contrada attraversata dalla strada provinciale 49 che unisce Ardesio al borgo di Valcanale. Dopo aver parcheggiato l'auto in uno dei tre stalli gratuiti posizionati accanto alla fermata dell'autobus (si trova  sulla sinistra salendo), si torna indietro di pochi metri e, attraversando la provinciale, si raggiunge la chiesa parrocchiale della Santissima Trinità. Si percorre la strada a sinistra della chiesa stessa, risalendo un tornante, accanto al quale è stata realizzata una fila di box auto. 

...sulla destra, una deviazione porta a imboccare una evidente traccia nell'erba...

Subito dopo, sulla destra, una deviazione porta a calpestare una evidente traccia nell'erba che, in breve, si trasforma in mulattiera. Non ci sono indicazioni (basterebbe una freccia in legno...) ma vi garantisco che siete sul percorso che, per secoli, ha rappresentato l'unico collegamento per raggiungere il paese di Bani. La mulattiera acciotolata, per la cura con cui è stata realizzata,  può essere definita una vera e propria opera artigianale di arte viaria.

Ad una ventina di minuti dalla partenza si incontra una santella...

Ad una ventina di minuti dalla partenza si incontra una santella, posta poco prima di un tornante sinistrorso, al centro del quale una traccia nell'erba folta procede in piano nel fitto bosco ceduo. Abbandoniamo la mulattiera e prendiamo questa traccia che, regolata da antichi muretti a secco, in pochi minuti ci conduce di fronte ad una radura incassata posta in posizione molto amena, dove scopriamo, in gran parte sommersi da una fittissima vegetazione, i ruderi della contrada Foppa (850 m circa). 

I ruderi della contrada Foppa invasi dalla vegetazione.

Si trattava di un centro agricolo composto da edifici aggregati che un tempo formavano un tutt'uno ben omogeneo dal punto di vista architettonico. Il grave stato di fatiscenza presenta oggi un aspetto quasi spettrale, simbolo della natura che si riappropria degli spazi un tempo coltivati ed abitati da contadini e mandriani che ne avevano fatto luogo di dimora nel tempo.

...raggiungendo una cascina...protetta da un muretto a secco.

Tornati alla Santella (quaranta minuti dalla partenza), si riprende a salire sulla mulattiera, raggiungendo una cascina ben ristrutturata (935 m), il cui pascolo è protetto da un muretto a secco. E' un tratto molto bello, con il bosco che si trasforma lentamente, inserendo le prime conifere tra la fitta vegetazione composta da latifoglie. Dopo un'ora dalla partenza si raggiunge un'altra santella, dedicata al Sacerdote Francesco Brignoli, conosciuto come "ol pret de Bà", noto per la sua straordinaria umanità e per l'innata generosità nel distribuire ai poveri le donazioni che arrivavano alla sua parrocchia.

Tratto della mulattiera poco prima di Bani.

Manca poco al paese di Bani. In due minuti si raggiunge l'asfalto e le prime case. Risaliamo via di Tess, ammirando un esempio di abitazione rurale con ballatoi in legno, cui fanno buona guarda due bellissimi asini desiderosi di coccole ed erba fresca. Poco oltre si incrocia la strada che sale dal fondo della Valcanale e che prende il nome di via Bani. La si trascura risalendo via Case Nuove. Costeggiando il campo sportivo si imbocca via Varisco, dalla quale si comincia a capire il grado di panoramicità che Bani è in grado di offrire nelle giornate limpide.

Il Monte Secco dal centro di Bani.

Il Monte Secco incombe con la sua immensa parete nord. Poco oltre spunta la cima di Fop ed il Pizzo Arera. Siamo a quota 1025 m ed abbiamo camminato per un'ora e un quarto, deviazione per Foppa compresa. Ci concediamo una passeggiata praticamente in piano per godere della bucolica bellezza della contrada, dei suoi prati, i pascoli ed i cascinali che la punteggiano. 

Pascoli e cascinali della sella di Bani.

Proseguendo su via Varisco, in un quarto d'ora raggiungiamo la Santéla del Balarot (1015 m-un'ora e mezza dalla partenza) dove si può riposare su un paio di panchine e, dal cartello che definisce il termine del territorio comunale di Ardesio, si può spaziare lo sguardo sulle cime più maestose dell'Alta Val Seriana. 

La Santéla del Balarot.

Il ritorno avviene lungo lo stesso tragitto dell'andata. Vi suggerisco di inoltrarvi nei vicoli del borgopiù antico della sella di Bani, cercando nei suoi edifici rurali l'elemento più caratteristico e singolare:  la presenza di logge in legno, delimitate agli estremi da quinte in legno o muratura, prospettanti viuzze o cortili. E di fotografarli con lo sfondo di suggestivi scorci che solo le dolomiti della Valcanale possono offrire. 

Nel centro di Bani, con lo sfondo dell'Arera.

Altre note:

Data dell'escursione: 17-09-2025 - Parzialmente nuvoloso, con foschia persistente sulle cime. Due giorni dopo, una bellissima giornata mi ha permesso di risalire a Bani per scattare più significative della bellezza del posto.
Punto di partenza: Per raggiungere la frazione di Marinoni si deve percorrere la provinciale della Valle Seriana fino al bivio di Ponte Nossa dove, invece di girare a destra per i tornanti che portano a Clusone, si prosegue diritti sulla provinciale 49, in direzione di Valbondione. Appena superato l'abitato di Ardesio, in località Ponte Seghe, si devia a sinistra seguendo le indicazioni per la Valcanale. La strada guadagna subito quota con alcuni tornanti e, dopo due chilometri dall'ultimo bivio, raggiunge Marinoni. Gli stalli per parcheggiare l'auto sono sulla sinistra, accanto la fermata dell'autobus.

Il cimitero e la chiesa parrocchiale di Bani.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 300 metri di dislivello per un totale, fra andata e ritorno, di circa sei chilometri e mezzo. 
Durata: Per percorrere l'intera escursione servono circa due ore e mezzo, al netto delle soste. 

Edificio di Bani con la caratteristica loggia in legno.

Altre escursioni in zona: In questo blog trovate la descrizione di un'altra escursione che, partendo dal paese di Bani, raggiunge l'omonima cima, da cui si gode un panorama spettacolare. Di seguito si riporta il relativo link: 
Cartografia: La traccia di questa escursione (a parte la deviazione per Foppa) è evidenziata sulla Carta escursionistica del Sentiero delle Orobie Orientali-scala 1:25.000, realizzata dal CAI di Bergamo e disponibile nelle librerie e cartolerie della Provincia, al prezzo di 10 euro. 

Dopo la Santéla del Balarot la strada prosegue verso Novazza. Sullo sfondo
giganteggia il Pizzo Redorta. A destra il Monte Calvera e gli Spiazzi di Boario.



lunedì 1 settembre 2025

Nei boschi di Valzurio, alla ricerca delle "Marmitte del Moschel": il top per una giornata uggiosa.

🥾 Dislivello: quasi 500 metri              ⌚ Durata: oltre 4 ore            📏Lunghezza: 10,5 chilometri

Alle Marmitte del Moschel.

Quando il sole latita ed il cielo scompare nella foschia e tra le nubi più fitte, la montagna può regalare altre emozioni. Niente panorami incantevoli, o viste su corone di cime, ma piccoli fiori, boschi ombrosissimi e giochi d'acqua nelle pieghe e tra le pozze dei torrenti. Per non citare le cascine curate e ristrutturate da secoli di mani industriose. Tutto ciò in un anello con partenza da Spinelli, che porta di fronte ai pascoli di Col Palazzo, nei boschi più fitti della Valzurio, accanto alle acque cristalline del torrente Ogna.

I pascoli di Colle Palazzo da Baita Pizzoli.

L'anello qui proposto parte dal parcheggio di Spinelli (975 m-nelle note tecniche le informazioni per raggiungerlo e sulle modalità di pagamento della relativa sosta), realizzato poco sopra il suggestivo borgo di Valzurio, frazione del Comune di Oltressenda Alta. Si inizia salendo sino agli stalli più alti, dove termina l'asfalto e si prende a camminare sullo sterrato della strada forestale abitualmente percorsa dagli automezzi autorizzati a raggiungere le Stalle del Moschel. 

Spinelli e Valzurio dalla traccia di salita.

Si procede in leggera pendenza, da una finestra che si apre nel fogliame si intravvedono i borghi di Spinelli e Valzurio. Dopo un quarto d'ora, si incontra il primo bivio (1028 m). Sulla sinistra, accanto alla segnaletica che indica la direzione per Baita Cedrina-La Costa, una barriera metallica di colore giallo occlude il transito agli automezzi. I pedoni possono passare e quindi superiamo la barriera, abbandonando lo sterrato principale. 

Ciclamino delle Alpi: una presenza costante in questi boschi.

Si pianeggia brevemente per poi riprendere a salire, alternando decisi strappi a tratti più dolci. Il tracciato prosegue nel bosco, composto in prevalenza da faggi e noccioli. Accampagnati dalle prime fioriture stagionali dei ciclamini, dopo una decina di minuti dal primo bivio, raggiungiamo il successivo, dove voltiamo a destra, in direzione della Baita Cedrina, che incontriamo a quota 1160 m. circa (poco più di mezz'ora dalla partenza). 

Baita Cedrina.

Da qui procediamo sullo sterrato, superando un tornante destrorso, oltre il quale la pendenza si fa più decisa. Dopo una decina di minuti da Baita Cedrina si aggira un cancello indicante una proprietà privata e si continua a salire. Ci circonda un silenzio rotto soltanto dagli stridii di una coppia di rapaci, probabilmente due gheppi in fase di caccia. Poco oltre il bosco si dirada un po', portandoci ad una cascina ben ristrutturata, posta a quota 1270 m (un'ora circa dalla partenza), dove ha inizio il tratto più  avventuroso dell'escursione.

Alla cascina di quota 1270 metri.

Dietro la cascina il sentiero principale piega decisamente a sinistra, per poi bloccarsi di fronte ad una rudimentale staccionata in legno che sembra impedire il transito a chiunque. Invece il sentiero prosegue proprio scavalcandola, salendo brevemente in un tratto di bosco ceduo e raggiungendo una traccia ben visibile che transita a mezza costa. Si sale quindi su questo nuovo sentiero e procediamo verso sinistra.

La staccionata da superare.

Ci attende un tratto impegnativo, dove l'evidente tracciato è parzialmente interrotto da tronchi di abete rosso divelti dalla furia di una tempesta primaverile. Un solo passaggio risulterà un poco impegnativo; l'importante è non allontanarsi dal sentiero, che rimane comunque ben visibile. Dopo una decina di minuti il tracciato si normalizza e l'abetaia si va diradando, portandoci all'altezza di un bivio non segnalato. A sinistra si va verso un rudere. Noi saliamo a destra raggiungendo in breve Baita Pizzoli, situata in una posizione veramente spettacolare (1305 m-un quarto d'ora dalla precedente cascina).

Arrivo a Baita Pizzoli.

Conviene dedicare una breve sosta ad ammirare i vicini pascoli di Colle Palazzo, con le loro greggi e le cascine. Sul lato più in alto della Baita si trova un piccolo orto, coltivato a patate; un tubero che, in un passato neanche troppo lontano, era tra le poche, efficaci fonti di sostentamento per i territori montani quote. Ed anche i loro fiori non sono niente male!

Il fiore della patata.

Da Baita Pizzoli si sale ancora pochi passi, arrivando ad incrociare il sentiero delle Orobie Orientali (1333 m), segnalato come sentiero CAI n. 311, che collega Ardesio con il Rifugio Albani. Confortati dalla segnaletica biancorossa e dal fondo del tracciato, che in alcuni punti risulta straordinariamente morbido, procediamo su un lungo falsopiano, con bellissimi tratti pianeggianti alternati ad alcuni brevi strappi, uno dei quali ci porta a toccare quota 1420 m, il punto più alto del percorso. 

Campanula selvatica ai bordi del CAI n. 311.

Oltre ai numerosi ciclamini, alternati ad altre suggestive fioriture, il bosco ci regala altre riflessioni. A differenza del precedente sentiero, sul CAI n. 311 è evidente come la manutenzione sia ben curata. La tempesta della scorsa primavera aveva fatto strage, soprattutto di abeti, ostruendo e rendendo molto problematico il passaggio in diversi tratti. Oggi è possibile percorrerlo senza problemi, grazie anche al lavoro dei volontari del CAI, a cui va anche il mio personale ringraziamento.

Il ripristino del sentiero.

Dopo un'ora trascorsa camminando a mezzacosta, il tracciato scende verso la radura delle Stalle del Moschel. Dopo averle visualizzate fra la fronde, si raggiunge un bivio segnalato, dove si gira a destra e, in meno di cinque minuti, si confluisce sullo sterrato della strada forestale che parte dal parcheggio di  Spinelli, rappresentando quindi il percorso più veloce per chi vuole limitarsi a raggiungere il Moschel e le sue marmitte. Lasciamo alla nostra destra le Stalle del Moschel e procediamo a sinistra per una decina di minuti, fino ad incontrare il cartello indicante il termine della forestale stessa. Pochi passi più avanti, sulla sinistra, individuiamo e percorriamo un ponte metallico che attraversa il torrente Ogna (1270 m circa- due ore e tre quarti dalla partenza).

Il ponte sull'Ogna.

Addentrandoci alla nostra sinistra e costeggiando il le sponde del torrente, scopriamo il fenomeno geologico denominato "le marmitte dei giganti". La prima è di facile accesso. Per vedere quelle più a monte è necessario una certa prudenza, a causa dalla presenza di rocce molto scivolose e l'assenza di appigli stabili. La particolarità più evidente, che si noterà anche nel lungo rientro ai bordi dell'Ogna è che, mentre le marmitte sono colme d'acqua cristallina, gran parte del letto del torrente è quasi sempre asciutto. D'altra parte, proprio in questo punto si trova la base dello "scoglio calcareo" che ha formato l'imponente massiccio della Presolana.

Una delle marmitte, forse la più profonda...

Dopo la visita alle marmitte si ritorna alle Stalle del Moschel. Poco prima di arrivarci si volta a sinistra, su uno sterrato che scende dolcemente tra i prati e che, in breve, si riduce a sentiero. Una freccia in legno ci indica che ci stiamo dirigendo a Spinelli. Subito dopo spuntano i bolli biancorossi del sentiero CAI n. 340 che seguiamo con fiducia anche se, attraversando una radura un po' paludosa, abbiamo la netta sensazione di tornare indietro. 

La prima Stalla del Moschel salendo da Spinelli.

Dopo essere entrati in un rado faggeto, incontriamo una segnaletica verticale del CAI, che siamo costretti ad aggirare per scoprire che la nostra direzione è quella di voltare decisamente a destra. La freccia metallica indicante la direzione per Spinelli è infatti visibile solo per coloro che scendono dal Rifugio Olmo. Una carenza a cui si potrebbe sopperire con pochissima spesa.

La segnaletica verticale, carente per chi viene dal Moschel.

Si torna quindi a costeggiare il torrente Ogna, che resta alla nostra destra e, per un buon tratto, molto più in basso del tracciato pedonale. Più avanti incontreremo un ponte in ferro, di recente costruzione, che ci porterà sul lato orografico destro. Da quel punto il torrente ci rimarrà accanto, per buona parte con il letto in secca. Giusto verso la fine, grazie anche ad un paio di sorgive che scendono dalle pendici di Foppa Fosca e dal Costone del Valsacco, si rivedrà un po' di acqua che andrà a comporre, molto più a valle, i suggestivi laghetti azzurri della Valzurio. Noi non ci arriveremo, perchè il sentiero CAI n. 340 ci deposita sull'asfalto poco a valle del parcheggio di Spinelli, che ritroviamo alla nostra sinistra (un'ora abbondante dalle "marmitte dei giganti").

Genziana Asclepiade lungo le sponde dell'Ogna.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 27-08-2025 - tempo da nuvoloso a molto nuvoloso, con dense foschie in quota.
Punto di partenza dell'escursione: Ampio parcheggio con ticket gratta e sosta a monte di Spinelli, la contrada più a nord del Comune di Oltressenda AltaGli stalli distano circa 43 km dal centro di Bergamo, percorribili in poco meno di un'ora d'automobile. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si procede diritti, seguendo le indicazioni per Valbondione. Dopo quattro chilometri si gira a destra in direzione di Villa d'Ogna. Entrati in paese si volta a sinistra (via IV Novembre) attraversando il borgo storico di Ogna. Si sale in direzione di Nasolino, superando quattro tornanti che portano al nucleo principale del Comune di Oltressenda Alta. Lo si lascia alle spalle imboccando, al bivio successivo, la stretta e tortuosa stradina che porta al borgo di Valzurio. Lo si attraversa prendendo la rampa che sale a Spinelli ed al successivo parcheggio
Il parcheggio si paga: Il parcheggio in località Spinelli, è a pagamento.  Occorre premunirsi di ticket gratta e sosta presso il Municipio di Oltressenda Alta o negli esercizi commerciali convenzionati. Per ulteriori dettagli si veda il sito del Comune: https://comune.oltressendaalta.bg.it/novita/notizie/novita_5.html. Il costo giornaliero è di 3,00 (tre) euro. 

Le Stalle del Moschel dal sentiero CAI n. 311.
 
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: quasi 500 metri di sola salita per un totale, fra andata e ritorno, di dieci chilometri e mezzo. 
Durata: Poco più di quattro ore per l'intero anello, senza calcolare le soste.
Altre note: Si segnala che l'escursione si svolge in un'area in gran parte priva di segnale telefonico. La zona "non prende" rendendo impossibili chiamate, utilizzo di internet e invio di SMS. Il segnale torna disponibile dal borgo di Valzurio.

Carlina Bianca nel bosco della Foppa Fosca.

Altre escursioni in zona: In questo blog sono descritte altre tre escursioni che partono da Spinelli o dal borgo di Valzurio. Questi sono i link di collegamento:
Cartografia: La zona ed i sentieri interessati dall'itinerario sono ben segnalati nella nuovissima carta escursionistica Clusone-Pizzo della Presolana, realizzata dalla sezione CAI di Bergamo in scala 1:25.000.