🥾 Dislivello: circa 400 metri ⌚ Durata: quasi tre ore 📏Lunghezza: 6 chilometri e mezzo
Case Caffi, una delle quattro contrade di Maslana. |
L'escursione prende forma dal parcheggio di Grumetti (circa 970 m-nelle note tecniche la descrizione per arrivarci con mezzi privati). I primi centro metri sono su asfalto. Due tornanti salgono ad una cappelletta, a destra della quale si prende un'indicazione per la mulattiera delle cascate ed il rifugio Curò. Un deciso strappo porta, in cinque minuti, ad un successivo bivio, dove le tracce per le due destinazioni si dividono. Noi pianeggiamo a sinistra, seguendo la mulattiera che ha come destinazione l'Osservatorio floro-faunistico.
La cappelletta dove si volta a destra, sul sentiero n. 305B |
In questo tratto, volgendo a sinistra impressiona l'imponente massiccio del Pizzo Coca e l'edificio dell'omonimo rifugio, che si staglia, minuscolo, come un nido d'aquila sulla valle e sull'erto sentiero che lo congiunge a Valbondione. Dopo un quarto d'ora dalla partenza si supera un torrente che scende dalle pendici del monte Pomnolo. Poco oltre una freccia con la scritta "Osservatorio" ci fa voltare a destra. La traccia si restringe, tramutandosi in un agevole sentiero, ora segnalato da bolli giallorossi.
Il sentiero nella faggetta, segnalato dai bolli giallorossi. |
Si inizia a salire in una fitta faggeta, prendendo rapidamente quota con divere serpentine. Alcuni tratti sono decisamenti ripidi. Ci troviamo sul sentiero dei carbonai, che unisce le contrade di Maslana e Valbona alla frazione di Lizzola. Sul percorso si incontrano numerosi spiazzi (gli "aral") dove si realizzava il carbone a legna utilizzato dalle fornaci della Torre e di Gavazzo. In un tempo ancora più remoto questo percorso era denominato "la strada dei buoi": per secoli venne calpestato da questi bovini, ma anche da greggi ed altre mandrie.
Un aral segnalato con cartelli didattici sul "sentiero dei carbonai". |
Dopo tre quarti d'ora dalla partenza, il sentiero finalmente spiana. Restando sulla quota di circa 1.200 metri s.l.m. si raggiunge un evidentissimo bivio. Chi ha fretta di raggiungere Maslana può scendere a sinistra. Noi tiriamo diritto, in direzione dell'Osservatorio floro-faunistico. In falsopiano, impiegando una decina di minuti (circa 2 km dalla partenza) si raggiunge una bellissima radura, dove lo sguardo si apre su uno splendido circo di rocce e dirupi.
Il triplice salto delle Cascate, visto salendo all'Osservatorio. |
Anche da qui, volgendo verso sud, si potrebbe raggiungere rapidamente Maslana, ma bastano pochi passi per individuare il rivolo che disegna il primo salto (il più alto) delle Cascate del Serio. E' troppo forte la tentazione di continuare a salire verso nord. Si prova la stessa sensazione che pervadeva i viaggiatori del passato quando, al tonante rombo che li aveva accompagnati durante l'avvicinamento, si aggiungeva la vista incomparabile del triplice salto d'acqua. Oggi il fragore è scomparso, ed anche il rigagnolo che precipita dal piano del Barbellino è ben poca cosa rispetto all'imponente getto dei tempi precedenti la costruzione della diga, ora visibile soltanto alcuni giorni l'anno.
La sede dell'Osservatorio floro-faunistico. |
Lo spettacolo che via via si apre risalendo la strada forestale che, in meno di venti minuti dalla radura porta all'Osservatorio, è meritevole sotto ogni punto di vista. L'edificio (1340 m-un'ora e mezzo dalla partenza), che sfrutta come parete anche un grosso masso erratico, è stato ricavato ristrutturando una vecchio ricovero utilizzato dai pastori durante le transumanze. Lo sguardo è catalizzato dalle cascate, ma anche verso sud il panorama è grandioso: il soleggiato pianoro delle baite di Maslana, le anse del Serio che riempiono la radura da cui siamo saliti e l'imponente mole del Pizzo della Corna completano uno scenario veramente di "alta montagna".
Il pianoro con le contrade di Maslana (ed i disturbanti tralicci) visto dalla salita all'Osservatorio floro-faunistico. |
Tornati alla radura precedente, si imbocca il sentiero con l'indicazione del Rifugio "Goi del Cà". Stiamo calpestando le tracce del sentiero CAI n. 332, il cosiddetto sentiero invernale per il Rifugio Curò. In un quarto d'ora si arriva ad un suggestivo ed antico ponte in pietra che si attraversa per raggiungere Piccinella. Ma, prima di raggiungere questa contrada, ci togliamo lo sfizio di andare alla ricerca di uno spettacolare balconcino che, da oltre un secolo, consente di ammirare in sicurezza uno dei gorghi più famosi del fiume Serio.
Il "Goi del Cà" (particolare). |
Per arrivarci, subito dopo il ponte e prima di raggiungere le case di Piccinella, troviamo una traccia sulla sinistra che scende in un rado boschetto digradante verso il fiume. Bastano pochi minuti per individuare una ringhiera in ferro sospesa sul precipizio. Appoggiandosi al parapetto è possibile annegare lo sguardo nella limpida e profondissima pozza che riceve le turbinose acque del Goi del Cà mentre, a destra, si ammira un cascatella che scende dalle pendici del monte Pomnolo. La gente del posto l'ha battezzata con il nome di "acqua cattiva", probabilmente perchè ricca di minerali ferrosi. Nonostante la protezione del parapetto installato dal CAI alla fine dell'ottocento, si raccomanda la dovuta prudenza e di evitare la visita in caso di terreno bagnato e sdrucciolevole.
L'"acqua cattiva" del Monte Pomnolo. |
Risaliti a Piccinella (1192 m), si prosegue pianeggiando in direzione sud, raggiungendo il terrazzino erboso posto all'ingresso di "Ca' Sura", un cascinone ben ristrutturato, posizionato in una splendida e soleggiatissima posizione. Sulla facciata dell'edificio si nota un'artistica meridiana arricchita da una scritta in dialetto: "I Ca' Sura i te dis l'ura (le case di sopra ti dicono l'ora)".
Ca' Sura. |
Mentre il sentiero CAI resta più in basso, noi prendiamo una traccia che unisce Ca' Sura con contrada Caffi, guardando quindi dall'alto i tetti in ardesia di Case Polli e del rifugio Goi del Cà, la facciata del quale è colorata da una fila di bandierine di preghiera tibetane. Le quattro contrade di Maslana sono molto vicine tra loro e compongono un ambiente molto armonico con i prati ed i pascoli che le circondano. L'unico elemento disturbante sono i tralicci dell'alta tensione, che svettano, invasivi ed ingombranti, sulle case di pietra viva, perfettamente restaurate dopo il terribile incendio di aprile 1979, che aveva raso al suolo questo villaggio alpestre di storica memoria.
Case Polli. |
Nel breve tratto di circa 500 metri che divide Piccinella da Case Caffi lo sguardo viene spesso distratto dalle imponenti moli del Pinnacolo e del Corno, sulle cui pendici è possibile intravvedere i manufatti in cemento del piano inclinato, realizzato ai tempi della costruzione della diga del Barbellino, anche per trasportare il personale addetto dal fondovalle al cantiere. Gli operai viaggiavano su vagoncini scoperti e non erano pochi quelli che si bendavano per mitigare la paura delle vertigini.
Il Pinnacolo e, più sotto e a sinistra, il piano inclinato. |
Attraversata la piccola e compatta contrada di Case Caffi (circa 1170 m) si incontra un bivio. A sinistra si scende verso i parcheggi di partenza, a destra si potrebbe salire in pochi minuti verso il visibile piano inclinato che, proprio qui, sfiora l'abitato di Maslana. Scendiamo quindi nella fitta faggeta, solcando un'evidente traccia che, in una ventina di minuti si ricollega con il sentiero CAI n. 332 e, poco dopo, termina al piccolo parcheggio di Pianlivere. Per raggiungere quello di Grumetti basta risalire la strada asfaltata. Terminata una breve salita, si gira a sinistra, percorrendo in piano un centinaio di metri che ci dividono dalle nostre auto (poco meno di un'ora e mezza dall'Osservatorio floro-faunistico).
Valbondione ed il Pizzo della Corna, visti da Maslana. |
Note tecniche: