domenica 7 luglio 2024

Da Onore a Cima Buldet: una faticosa salita capace di regalare splendide emozioni.

 🥾 Dislivello: circa 700 metri     ⌚ Durata: poco meno di 4 ore     📏Lunghezza: quasi 8 km

La Presolana compare dietro alle pendici del monte Varro.

Un'escursione che parte da un'area un tempo attrezzata a poligono militare, per risalire tra pini mughi, arbusti ed una splendida faggeta. Fuori dal bosco, tra prati fioriti e piacevoli incontri, ci si perde in un panorama a 360 gradi.

Quasi in cima, di fronte al massiccio.

Per salire Cima Buldet (in alcune mappe denominata Monte Cornet) è necessario recarsi ad Onore. Nelle note tecniche trovate il dettaglio per arrivare al punto di partenza: un piccolo spiazzo a lato del cancello d'ingresso di una cava (circa 730 m slm). Dopo aver parcheggiato, si torna indietro di un centinaio di metri, incontrando una palina verticale indicante la direzione per Cima Buldet (questo cartello NON è visibile arrivando da Onore). 

Rovetta ed i monti Vaccaro e Secco dal sentiero di salita.

Prendendo quindi a destra, si costeggia la proprietà dell'Azienda Agricola AREC. I ragli dei loro asini vi terranno compagnia per un buon tratto di salita. In dieci minuti si arriva ad un bivio dove la nostra meta è ben segnalata. Stiamo attraversando un ambiente insolito, suggestivamente desolato. Forse è questo il motivo per cui, nell'immediato dopoguerra, la Valle dei Dadi venne scelta dal Ministero della Difesa per installarvi un poligono militare, dismesso alla fine degli anni novanta. Nelle note in fondo al post trovate ulteriori informazioni in merito.

Il fiume in secca e le verdissime pendici del monte Varro.

La vegetazione è composta prevalentemente da piante arbustive, sia cedue che perenni, con una numerosa presenza di folti cespugli di pini mughi. Accompagnati da bolli e frecce rosse si costeggia a lungo il letto in secca del fiume che  creò la Valle dei Dadi e, in meno di tre quarti d'ora di cammino, si raggiunge un'altra palina segnaletica. 

Vedovina strisciante, fiorita sui detriti del fondo calcareo della Valle dei Dadi.

Si volta a destra, attraversando l'alveo del fiume ed arriviamo di fronte ad una sbarra dove un cartello indica l'inizio del "sentiero della croce". Si sale una strada cementata che, in pochi minuti, ci porta alla Baita Buldet (circa 970 m di quota-50 minuti dalla partenza). A sinistra della baita sale una ripida mulattiera che abbandoniamo subito, seguendo l'indicazione di una freccia in metallo che ci fa prendere un sentierino che gira a destra.

Arrivo a Baita Buldet.

Seguiamo questo percorso, che ci porta ad ammirare una serie di piccole sculture in legno e, dopo una decina di minuti, rientra nella traccia della mulattiera che si inerpica nel bosco, mantenendo sempre una decisa pendenza. Alcune finestre panoramiche si aprono sull'altipiano di Clusone e, sopra le pendici erbose del monte Varro, compare il massiccio della Presolana. Si cammina in un bosco di latifoglie, ricco di fioriture, tra cui alcuni timidi e precoci ciclamini. 

Cardo dentellato nel bosco rado di salita.

La pendenza rimane elevata. Nei pressi di un affioramento roccioso la traccia è protetta da una ringhiera, utile in caso di ghiaccio. Ricompaiono altre sculture in legno, prima di entrare in una freschissima e bellissima faggeta che porta ad un bivio negli immediati pressi dello Stalì Buldet (circa 1200 m di quota-quasi un'ora e mezza dalla partenza). A sinistra, pochi passi portano alla costruzione ben ristrutturata. Per la Croce si sale invece a destra, rimanendo nella faggeta.

Lo Stalì Buldet.

In una decina di minuti usciamo dalla boscaglia e la traccia si intravvede nell'erba alta bagnata dalla rugiada del primo mattino. Brevemente pianeggia verso sud, prima di iniziare una serie di erte serpentine che guadagnano rapidamente quota. Si alternano tratti al sole, dove campeggiano isolate betulle, con boschetti di latifoglie.

In primo piano il monte Bracchio e Falecchio.
Sullo sfondo, Montagnina. Pizzo Formico, Alben e "dolomiti della Valcanale".

La traccia è poco battuta. Non faccio in tempo a pensare quanto questa zona possa essere ricca di fauna selvatica che un rumore di zoccoli mi fa voltare di scatto. Una femmina di capriolo, dallo splendido manto fulvo, mi sfiora per tuffarsi nella fitta vegetazione, dove due cuccioli sgranano i loro occhietti per studiare meglio il possibile nemico che si è palesato tra loro e la mamma. 

La Valle dei Dadi, Onore e l'altipiano di Clusone.

Un incontro talmente fuggevole che mi impedisce di scattare foto. Le riservo alla Presolana, che torna improvvisa protagonista del panorama. Poco sopra compare la croce metallica, che si raggiunge dopo una faticosa ma appagante salita (1415 m-due ore e un quarto dalla partenza). Le viste sono sempre più spettacolari. A sud spuntano il Pizzo Formico ed il monte Alben. Volgendo ad Ovest una catena di abitati (Onore, Rovetta, Clusone) sembrano cercare protezione ai piedi della cresta che unisce il monte Simer alle creste di Bares. Sullo sfondo compaiono anche le vette dolomitiche della Valcanale.

Dalle creste di Bares, spunta il Pizzo del Diavolo di Tenda.

La vera Cima Buldet (1431 m) è poco sopra. Boscosa e malagevole, non offre ampie vedute. Tra la vegetazione spicca comunque il panettone del monte Pora e, più ad est, la cima del monte Guglielmo. Tra loro ed il nostro sguardo la fittissima boscaglia che ricopre le pendici della selvaggia Val di Frucc, ed i verdi pascoli alla base del placido monte Colombina.

La Croce di Buldet.

La discesa ripercorre il medesimo itinerario. In alcuni punti è necessario tenere il freno a mano tirato, per superare la pendenza senza rischiare brutti scivoloni. Ma la minore fatica consente di apprezzare certi spunti panoramici persi durante gli sbuffi della salita, come l'incredibile visuale dei ghiacciai del Monte Rosa. Colpiscono anche i profumi offerti dalla fitta e variegata vegetazione. Su tutti spicca quello del pino mugo, insolitamente numerosi per queste quote. Il ritorno impiega poco più di un'ora e mezza.

Inaspettato, il monte Rosa.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 04-07-2024. Sereno alla partenza, annuvolamenti in quota nel corso della giornata.
Punto di partenza dell'escursione: Stallo non segnalato nei pressi dell'ingresso della cava operante nella Valle dei Dadi, poco oltre la località Pramezza, nel territorio comunale di Onore. Dal centro di Bergamo dista
 circa 42 km, percorribili in un'ora  d'auto. 
Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si volta a destra, seguendo le indicazioni per Clusone e Schilpario. Dopo Clusone si supera anche la rotonda all'altezza di Rovetta e si procede in direzione di Castione.  Un chilometro oltre, mal segnalata da un cartello stradale reso illeggibile dal tempo e dalle intemperie, si prende la strada a destra in direzione di Onore e Songavazzo. Dopo cinquecento metri si arriva a un bivio e si volta a sinistra, raggiungendo le prime case di Onore. Superato il cimitero, alla prima rotonda si procede diritti su via Papa Giovanni XXIII. Seguendo le indicazioni per il "percorso vita" si prosegue su via Danghelo e la successiva via Rifugio Magnolini, che porta alla località Pramezza dove termina l'asfalto. Si procede sullo sterrato per circa 200 metri e, sulla sinistra, si trova lo spiazzo per parcheggiare, posto accanto al cancello d'ingresso della cava. Sulla destra si intravede una palina segnaletica che indirizza verso il Rifugio Magnolini. In localià Pramezza, poco prima del termine della strada asfaltata, si trovano altri due piccoli stalli.

La Presolana dalla Croce di Buldet.

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 700 metri di dislivello per una lunghezza complessiva, tra andata e ritorno, di quasi otto chilometri.
Durata: L'itinerario qui descritto impegna poco meno di quattro ore, escluse le soste. 
Il poligono militare della Valle dei Dadi: Dal 1946 fino alla fine degli anni novanta l'area della Valle dei Dadi e parte della Valle di Tede, furono riservate all'attività di un poligono militare. Nel 1950 avvenne un gravissimo incidente: tre fratelli furono dilaniati dall'esplosione di un proiettile di artiglieria trovato in un prato mentre stavano portando al pascolo le loro mucche. Negli anni a seguire, ed anche successivamente alla dismissione  dell'area, avvenuta nel 1999 senza l'effettuazione di alcuna operazione di bonifica, si succedettero parecchi ritrovamenti di ordigni inesplosi. Gli ultimi vennero segnalati nel 2011. Alle continue rimostranze degli Enti Locali, il Ministero della Difesa non ha mai fornito risposte.

Fioritura di rododendro irsuto.

Altre escursioni in zona: In questo blog vengono proposte altre due escursioni che, partendo dal vicino Comune di Songavazzo, si affacciano sui versanti percorsi in questo itinerario. I link di collegamento sono:
Cartografia: Negli uffici del Comune di Songavazzo ed all'infopoint di Borghi della Presolana (https://borghipresolana.com) è disponibile una mappa in scala 1:20.000, con evidenziato questo itinerario ed un'altra decina di possibili escursioni effettuabili in questa zona.

Pascolo in località Pramezza.


venerdì 21 giugno 2024

Da Premolo verso le Cime di Belloro, scoprendo la profonda quiete di Piazza di Golla ed i soleggiati pascoli nei dintorni del rifugio GAEN.

 🥾 Dislivello:  circa 500 metri           ⌚ Durata: 3 ore e mezza           📏Lunghezza:  8,5 km

Baita e Piazza di Golla

L'escursione parte dal piccolo parcheggio sito in località Sanfaet (circa 800 m di quota). Siamo nel territorio comunale di Premolo e nelle note tecniche trovate le indicazioni per arrivare dove si può lasciare l'auto. Si inizia salendo sull'asfalto della strada forestale di Belloro, seguendo le indicazioni per l'omonima località e per il rifugio GAEN. Stiamo seguendo la traccia del sentiero CAI n. 262.

Roccolo ristrutturato in località Sonfaet.

La traccia prende subito una buona pendenza, seguendo la striscia d'asfalto, che aiuta a mantenere un passo costante. Protetti da un fitto bosco misto, dopo dieci minuti si arriva ad un primo bivio, dove si tiene la sinistra affrontando successivamente due tornanti. La salita rimane ripida per altri dieci minuti, fino a raggiungere un tratto con pendenza più dolce. Al successivo bivo si tiene la destra, trascurando una deviazione che porterebbe alla Costa della Morandina ed al "Luogo della speranza".

Una furtiva occhiata alla Costa della Morandina. Sullo sfondo il Pizzo Formico.

Si continua a salire, ora con maggior decisione. I bordi della stretta stradina sono ingentiliti da numerosi fiori di campo. Accompagnati dal canto degli uccelli che popolano il bosco, dopo una quarantina di minuti dalla partenza, raggiungiamo una tettoia che funge da ingresso ad un piccolo parco (1120 m circa) dove è possibile effettuare una sosta. Si procede percorrendo un tornante sinistrorso.

Ambretta comune nel fitto bosco di risalita.

Poco oltre si incontra un bivio non segnalato. Si rimane sull'asfalto che effettua un paio di serpentine, la prima destrorsa, mentre con l'altra si volta a sinistra. Trascurando anche il secondo sterrato, si continua a seguire i segnavia biancorossi del CAI. I successivi tornanti si fanno sempre più stretti e si  intuisce che il verdissimo bosco misto sta per terminare. 

Il pascolo di Baita Felis. Sullo sfondo il Pizzo Formico.

Dopo poco più di un'ora dalla partenza si giunge ai bordi di un soleggiatissimo pascolo (1210 m circa), trovando un trivio. A destra una sterrata porta a Baita Felis, mentre a sinistra, senza traccia apparente, si andrebbe verso il rifugio GAEN. Si procede invece diritti, sulla solita forestale, che ora regala belle viste sui Pizzi Formico e Frol, sulle radure di Barbata ed il monte Secretondo.

Belle viste sui pascoli di Barbata, la Cima di Tisa ed il Secredont.

Il canto degli uccelli viene sostituito dal concerto dei campanacci delle mucche sui pascoli della Cascina Palazzo (che si raggiunge in pochi minuti) e della limitrofa località Belloro (1251 m-un'ora e venti dalla partenza). Voltando decisamente a destra, dall'asfalto della strada di Belloro si passa al cemento della Strada di Forsei che pianeggia tra le splendide praterie contornate dalle fitte abetaie che coprono i pendii delle Cime di Belloro. Qui parte anche l'omonimo "Sentiero di Belloro", itinerario didattico realizzato dal Comune di Premolo.

Una delle due cime di Belloro vista da Piazza di Golla.

Siamo in una zona ampiamente sfruttata nei secoli per le sue risorse minerarie. Le prime coltivazioni di questo sito sono iniziate nell'anno 1870 e sono proseguite per più di cent'anni. Calamina, blenda e galena venivano estratti da decine di chilometri di gallerie che solcavano il sottosuolo delle due Cime di Belloro. Dalla lavorazione di questi preziosi minerali si ricavavano zinco, piombo e, in piccolissima percentuale, anche argento. Tutt'intorno, al tempo, era un brulicare di minatori e manovali, ma anche di donne (addette alla separazione del minerale dal materiale "sterile") e di ragazzini dagli 11 ai 15 anni, che garantivano il trasporto manuale del materiale quando non si usavano i carrelli. Per arrivare alle miniere partivano da Premolo, impiegando anche più di due ore per la sola salita.

Prati ed abetaie alle pendici della Cima di Belloro occidentale.

In leggera discesa, si supera una sbarra che impedisce il transito ai mezzi motorizzati e subito si arriva ad un bivio. Abbandoniamo il cemento e, tenendo la sinistra, si pianeggia su sterrato e, traversando una splendida faggeta, si giunge a Piazza di Golla (1259 m-meno di mezz'ora dalla località Belloro). 

Tappeti di botton d'ora alla Piazza di Golla.

E' un posto fantastico: un amplissimo pascolo, utilizzato due volte l'anno durante la transumanza dei bovini. A giugno ed a settembre funge infatti da tappa intermedia tra il paese ed i pascoli più alti. Senza le mandrie, Piazza di Golla è un angolo di Orobie molto suggestivo. La colonna sonora è offerta dal frinire dei grilli, accompagnati dalla leggera brezza che scende dalle vette della Valcanale.

Il grande faggio della Piazza di Golla.

La baita, posta a lato del pascolo, si nasconde tra alcuni arbusti e l'erba alta; sembra voler limitare al massimo l'invadenza della presenza antropica. Divisa da un prato punteggiato da migliaia di botton d'oro, al lato opposto un maestoso faggio troneggia a lato di uno stagno che funge da abbeverata per il bestiame. Un ambiente che merita una sosta, magari vagando senza meta tra le sue fioriture, cercando lo scatto migliore o solo per respirare una quiete che trova pochi paragoni.

Lo stagno dell'abbeverata.

Dalla segnaletica posta all'inizio del pascolo si scende brevemente nell'erba alta, tenendosi a destra. Fatti pochi passi si intravvede e poi si raggiunge una bacheca didascalica, dedicata all'importanza dei pascoli e dei formaggi prodotti in montagna. Accanto ad esso una segnaletica indica la  direzione per la vicina Baita di Vall'Acqua.

Baita Vall'Acqua.

Seguendo un'esile e poco segnalata traccia, si scende in un fitto sottobosco, ad attraversare una valletta. Poco oltre si cammina in piano e si individua un timidissimo bollo giallo. Un'ulteriore tratto in discesa, calpestando foglie secche dei passati autunni ci porta sopra la Baita di Vall'Acqua (1223 m-un quarto d'ora da Piazza di Golla), dove i segnavia del "Sentiero di Belloro" scompaiono del tutto. Dalla cartografia e dai tracciati proposti da alcune app pare che un sentiero unisca questa Baita al rifugio GAEN, attraversando tutto il pascolo a forma di triangolo che scende verso il bosco sottostante.

Il rifugio GAEN.

Tra l'erba non ci sono indicazioni utili. In fondo si trovano stinti segni gialli sui sassi. Seguendoli si arriva ad un pannello segnaletico che porta ad un guado e fa risalire il bosco, per poi perdersi nell'intrico delle radici degli abeti. Sconsiglio di insistere, di non scendere nel pascolo della Baita ma di prendere invece a destra la stradetta cementata posta a servizio della Baita che, in falsopiano, si ricollega con la sterrata percorsa all'andata, riportandoci alla località Belloro in un quarto d'ora dalla Baita di Vall'Acqua.

Il pascolo del Monte Belloro Orientale.

Si torna quindi verso valle, calpestando l'asfalto della carrozzabile. Poco dopo Baita Palazzo si incontra un bivio che, se pur non segnalato, intuisco che possa portare al rifugio GAEN. Imbocco la sterrata che volta a sinistra e raggiungo l'alpeggio del Monte Belloro, governato da una cascina con penzana annessa.  Un "ferocissimo" (e dolcissimo) guardiano si avvicina abbaiando. 

Il "ferocissimo" guardiano dell'Alpeggio Monte di Belloro.

Basta una carezza sotto il mento per farmelo amico e convincerlo ad accompagnarmi al rifugio (1230 m-un quarto d'ora dal bivio). Lo raggiungiamo senza percorso obbligato, trovandolo all'estremità orientale del prato, segnalato da un tricolore che garrisce al vento. Tornati sulla strada di Belloro, si scende sullo stesso percorso effettuato nell'andata. La discesa scorre tranquilla e in un'ora dal rifugio GAEN  si torna al parcheggio di partenza. 

L'alpeggio del Monte Belloro. Tra le nuvole Presolana e Pizzo Ferrante.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 18-06-2024. Sereno alla partenza, persistenti annuvolamenti e foschie in quota nel corso della giornata.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio sito in località Sonfaet, a nord di Premolo, che dista
 circa 32 km dal centro di Bergamo, percorribili in tre quarti d'ora d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana per circa 27 chilometri. Superato il bivio per la Val del Riso ed il Colle di Zambla si prende la prima a sinistra (indicazioni per Premolo) e si sale a larghi tornanti per un paio di chilometri. Si entra nel centro di Premolo procedendo diritti lungo via Valzella, via dell'Agro e via Bratte. Seguendo le indicazioni per il Luogo della Speranza si sale lungo via Sonfaet fino al piccolo parcheggio di partenza, posto accanto al divieto di transito per i veicoli non autorizzati.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 500 metri di dislivello per una lunghezza complessiva, tra andata e ritorno, di otto chilometri e mezzo.
Durata: L'itinerario qui descritto impegna per tre ore e mezza, escluse le soste. 

Uno sguardo al fondovalle dai pressi della località Sonfaet.

I "sentieri a tema" delle Orobie: Uno dei motivi che mi ha spinto sulle tracce di questo itinerario è stato sicuramente il desiderio di percorrere, sia pur parzialmente, il "sentiero di Belloro", realizzato una quindicina di anni fa dal Comune di Premolo. Come per molti altri tracciati didattici o a tema presenti sulle Orobie, anche questo percorso mostra oggi tutta la sua età. Bacheche rovinate e rese illeggibili dagli eventi atmosferici, bolli inghiottiti dall'erba alta, segnaletica divelta o vandalizzata. Pur apprezzando le intenzioni che portano a queste iniziative, credo che si debba tenere in maggior conto gli oneri di manutenzione che richiedono questi percorsi. Abbandonati a se stessi (come p.e.: il Sentiero dei Sapori) corrono il rischio di diventare non solo inutili, ma anche controproducenti per l'immagine dell'Ente o dell'Associazione che lo ha realizzato, e pericolosi per gli escursionisti che intendono seguirne la traccia, ritrovandosi a perdersi tra l'erba alta o nel groviglio dei sottoboschi.
Salvia dei prati alla Piazza di Golla.

Altre escursioni in zona: In questo blog vengono proposte altre tre escursioni che percorrono questi versanti. I link di collegamento sono:
Cartografia: Mi è stata utile una cartina dei sentieri realizzata dal Comune di Parre, che ho ritirato gratuitamente visitando l'Ufficio Turistico. https://www.scopriparre.it.

Il mio nuovo amico tra i fiori di campo.



domenica 9 giugno 2024

Un anello tra i pascoli del monte Pora, "veri gioielli di famiglia" di Castione sin dai tempi del Medioevo.

 🥾 Dislivello:  circa 350 metri           ⌚ Durata: meno di 3 ore            📏Lunghezza:  7,5 km

Alpeggio Valmezzana.

Un'escursione ricca di panorami, prati fioriti e punti di sosta, utili anche per il ristoro. Con le contraddizioni tipiche dei luoghi ad alto tasso turistico, compensate da angoli nascosti di notevole suggestione.

La Presolana sbuca tra le nuvole...

L'anello prende forma dal parcheggio sito in località Valzelli (1520 m circa), l'ultimo di tutti gli stalli a servizio degli impianti sciistici del Monte Pora (nelle note tecniche le informazioni per arrivarci). Dove finisce l'asfalto inizia una sterrata forestale che si dirige in leggera discesa verso l'alpeggio della malga Valmezzana (indicazioni). Nel primo tratto belle viste sulle cime delle Orobie si alternano a boschetti di conifere, che nascondono e rivelano improvvise finestre sul massiccio della Presolana. 

Arrivo a malga Valmezzana.

Si supera una valletta calpestando un tratto cementato e, in una ventina di minuti, si arriva in vista della malga Valmezzana (1477 m-poco più di venti minuti dalla partenza). Siamo nel territorio del Comune di Songavazzo e l'ambiente è molto bucolico. Si lascia l'edificio sulla destra e, seguendo le indicazioni, si sale nel pascolo in direzione del successivo alpeggio Ramello della Corna, sempre seguendo il tracciato della forestale. Il panorama si allarga sul parco di interesse sovracomunale del monte Varro e sulla limitrofa Val di Tede, un'area poco antropizzata e con un ambiente incredibilmente molto selvaggio.

Farfaraccio bianco ai bordi dell'abetaia.

I pascoli della zona del Monte Pora iniziarono ad essere sfruttati intorno all'anno 1330. Due secoli dopo, gli abitanti di Bratto e Dorga si specializzarono nell'allevamento bovino-transumante, finalizzato alla produzione e commercializzazione del formaggio e passando da un'economia di mera sussistenza ad una vera e propria attività imprenditoriale. Nasce qui, in questo periodo, il termine "malgaro". Gli ottimi pascoli del Pora, considerati il "vero gioiello di Castione" erano sufficienti a sostenere tutte le mandrie di Dorga e Bratto nel periodo estivo. In inverno il bestiame transumava nel basso bresciano.

Malga Ramello della Corna.

Dopo un bellissimo tratto in piano nella fitta pecceta si arriva ad un bivio. A sinistra si sale al Rifugio Magnolini, proseguendo diritti si arriva alla vicinissima malga Ramello della Corna (m. 1469-50 minuti dalla partenza). I panorami ed il contorno naturale che circondano questo alpeggio valgono i pochi passi che la dividono da questo punto.

La salita che porta al Magnolini.

Tornati al bivio, si sale sui pascoli erbosi in direzione del Magnolini. Il tracciato è solcato con evidenza. In alcuni punti si intravvedono i grigliati cementizi predisposti per realizzare gli sterrati. La salita dura poco più di un quarto d'ora quando, sulla destra, appare il vicino edificio del rifugio. Pochi minuti e lo si raggiunge (1608 m-20/25 minuti dal bivio nei pressi di malga Ramello della Corna).

Il rifugio Magnolini.

Sulla sinistra del rifugio si palesano le indicazioni per salire al placido panettone del Monte Alto. Dai primi passi si intuisce che questa salita è stata già affrontata con tutti i mezzi possibili, leciti e no! Impronte di bestiame si mischiano a quelle degli escursionisti che, a loro volta, sono solcate dai segni degli peneumatici di ebike, motocross, quad e fuoristrada. Il risultato è desolante. La cotica erbosa tende a staccarsi, rendendo instabile lo strato superficiale del suolo. Le buche si sprecano e le recenti, forti piogge hanno trovato facilmente la strada per dilavare verso valle...

La devastazione del pascolo.

Nelle giornate limpide la cima del monte Alto (1721 m-meno di mezz'ora dal Magnolini) offre panorami fantastici. Dalla Presolana all'Adamello, dalle Orobie bergamasche ai monti bresciani che contornano il Sebino, forse il vero protagonista di questo spettacolo. Una piastra geodetica aiuta ad individuare tutte le  cime che, a 360°, circondano questa vetta. 

La cima del Monte Alto. Sullo sfondo quella del Pora.

I pascoli visibili tra le cime dei monti Alto e Pora godono, da sempre, di un'ottima esposizione solare. Ora sono completamente occupati dagli impianti sciistici. Nel medioevo l'allevamento dei bovini aveva, per Castione, un'importanza ancora maggiore rispetto agli altri Comuni della Alta Val Seriana. All'epoca la transumanza seguiva due distinte direzioni. Le mandrie potevano scendere a San Lorenzo di Rovetta e in Val Borlezza, per arrivare a Lovere. Oppure, tramite il Colle Vareno, scendevano ad Angolo e, lungo il Dezzo, raggiungevano i prati ed i vasti incolti delle rive dell'Oglio. In entrambi i casi, dopo aver costeggiato il Sebino, la meta era la vasta campagna attorno ad Orzinuovi, dove veniva coltivato un foraggio di ottima qualità, che i malgari ripagavano con il letame, il formaggio e, per quel che mancava, con denaro corrente.

Fiori di tarassaco con ospite sulla cima del monte Alto.

Dalla vetta del monte Alto, si prende un'evidente traccia che sembra dirigersi verso la cima del Pora, verso nord. In leggera discesa si procede per un buon quarto d'ora, fra pascoli fioriti ed indenni da solchi fuorilegge. Poi, con una decisa svolta a sinistra, la pendenza si fa più decisa, dirigendosi verso gli impianti sciistici. Si scende tra cespugli di rododendro ed isolati, giganteschi abeti rossi, fino a raggiungere una strada sterrata, dove si tiene la sinistra per risalire, in pochi minuti, al Rifugio Pian della Palù (1595 m-35 minuti dalla cima del Monte Alto).

Gli impianti sciistici del Pora dal sentiero di discesa.

Per qualche minuto ci fa compagnia il segnavia del sentiero CAI n. 559 (che sale da Rogno per arrivare al Rifugio Magnolini). Si procede in piano tra gli impianti sciistici arrivando in breve ad un quadrivio con pozza d'acqua. Si imbocca l'ampia sterrata pianeggiante che porta ad attraversare la pista Valzelli per ricongiungersi infine con il tracciato iniziale, che troviamo a destra, dove ci aspetta anche il parcheggio di partenza (meno di mezz'ora dal Rifugio Pian della Palù).

Silene dioica nei pascoli del Pora.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 06-06-2024 - tempo variabile, con annuvolamenti in quota; visibilità scarsa.
Punto di partenza dell'escursione: L'ultimo parcheggio al termine di via Monte Pora, in località Valzelli, accanto alle piste da sci, Dista circa 55 km dal centro di Bergamo, percorribili in poco meno di un'ora e un quarto d'automobile. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si volta a destra, seguendo le indicazioni per Clusone e Schilpario. Si superano Clusone, Rovetta e Castione della Presolana. All'incrocio semaforico di Dorga si svolta a destra, entrando in paese. Si seguono le indicazioni per Lantana, fino ad imboccare via Monte Pora che si percorre per altri 6 km, fino al suo termine. Il parcheggio a pettine può ospitare una dozzina di automezzi. Se è tutto occupato, si può parcheggiare negli stalli e nei piazzali precedenti. 

Pozza per l'abbeverata o bacino per innevamento artificiale?

Dislivello e lunghezza dell'itinerario: Circa 350 metri di sola salita per un totale di quasi sette chilometri e mezzo. 
Durata: Il percorso dell'intero anello impegna per poco meno di 3 ore.
Note storiche: I testi in corsivo, alternati alla descrizione dell'itinerario, sono ispirati dalla lettura del saggio intitolato "Castione della Presolana nel Medioevo" scritto dalla storica Alma Poloni ed edito, nel 2011, dal Comune di Castione della Presolana. Il volume è usufruibile, in prestito gratuito, iscrivendosi alla Rete Bibliotecaria Bergamasca (https://www.rbbg.it).

Genziana punteggiata.

Altre escursioni in zona: La zona di Dorga, Bratto, Lantana e Colle Vareno offre itinerari di ogni tipo. In questo blog potrete trovare altre tre proposte, che soddisfano diverse esigenze escursionistiche. Questi sono i link di collegamento.
- https://dislivellozero.blogspot.com/2020/08/a-caccia-di-stelle-e-di-fresco-nei.html;
- https://dislivellozero.blogspot.com/2022/11/da-lantana-alla-croce-di-vetta-dello.html;
- https://dislivellozero.blogspot.com/2023/09/lultima-trincea-unescursione-sulle.html.
Cartografia: L'anello proposto è parzialmente evidenziato nella cartina escursionistica (scala 1:40.000) ALTA VALLE SERIANA - VAL DI SCALVE, Clusone-Presolana-Valbondione-Schilpario, realizzata da Edizioni Canova-via Nazzari,15 - Clusone tel. 0346 20213.

Dall'Alpeggio Ramello della Corna il profilo del Pizzo Camino.