Fino al 1959 si poteva raggiungere Lizzola (1250 m) soltanto a piedi o a dorso di mulo. Un sentiero partiva dalla chiesetta di Santa Elisabetta, attraversando le abitazioni più antiche di Bondione (870 m circa). Di questa traccia esiste una variante che, partendo dal Campeggio, risale la sinistra idrografica del vivace torrente. Altrimenti si poteva utilizzare la vecchia mulattiera che, a tratti, taglia i tornanti della carrozzabile o, infine, si saliva dall'attuale sentiero che sale tuttora al Rifugio Curò, prendendo la deviazione per Valbona e risalendo la traccia che, nel passato, veniva utilizzata dai minatori per arrivare a sfruttare le vene metallifere del monte Pomnolo.
Baite di Valbona dal sentiero che porta a Lizzola-foto di giugno 2023. |
Poi venne costruita la strada che allacciava la frazione al fondovalle ed i suoi 500 abitanti di allora) non furono più isolati dal mondo. Oggi Lizzola rappresenta un piccolo paradiso per gli escursionisti. In particolare per coloro che amano camminare nella natura cercando i segni del tempo, lasciati dalle fatiche quotidiane dei nostri antenati, che hanno vissuto tra queste montagne nel corso dei millenni, cercando di sfruttarne le risorse per una vita che non fosse soltanto di mera sussistenza.
Lizzola e la valle del torrente Bondione, viste dalle baite di Redorta-foto di maggio 2023. |
RAGGIUNGERE LIZZOLA DAL FONDOVALLE CON UN GIRO AD ANELLO
Il borgo non è solo un punto di partenza. L'escursione ad anello che, partendo da Bondione, calpesta le tracce lasciate da carbonai e minatori, offre spunti molti interessanti. In questo blog trovate il dettaglio di una camminata (https://dislivellozero.blogspot.com/2023/06/un-anello-da-valbondione-lizzola-per.html) che tocca le baite di Valbona (1300 m circa), raggiunge Lizzola e scende dal ripido sentiero che costeggia lo spumeggiante torrente Bondione.
Le Piane di Lizzola, viste da nord-foto di settembre 2022. |
ALLE PIANE DI LIZZOLA
Dal punto più alto del paese (quartiere di Valletera) si cammina per raggiungere in breve le Piane di Lizzola, uno spettacolare angolo naturalistico circondato da incredibili panorami. In questo ambiente la storia quotidiana ha scritto pagine epiche e tragiche al tempo stesso. In seguito alla terribile pestilenza "manzoniana" del 1630, i superstiti di Lizzola (non più di 40 persone), abbandonarono il borgo ricostruendo le proprie case in fondo alle Piane, in località Campolì, così chiamata perchè anticamente vi si coltivava il lino.
Le Piane di Lizzola, in fondo alle quali venne edificato Campolì-foto di settembre 2022 |
In breve si formò un piccolo paese con tanto di chiesa e cimitero, mentre più a valle si coltivavano i primi campi di patate e si costruivano le stalle per le bestie. Fino a quando, durante un nevosissimo inverno, dalla valle del Crostaro scese una grossa valanga che distrusse il piccolo paese del Campolì seppellendo case, chiesa e campanile. Molte persone rimasero uccise e solo in tarda estate fu possibile recuperare le loro salme. Pare che ancora oggi si senta ancora il mesto suono delle campane sepolte assieme alla chiesa... Una tranquilla passeggiata sulle Piane viene descritta in questo blog. Il link è il seguente: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/alle-piane-di-lizzola-una-breve-e.html.
Pizzi Poris, Diavolo e Diavolino dalle Stalle del Tuf-foto di settembre 2022. |
LE MINIERE ED IL PASSO DELLA MANINA
Le valanghe rappresentarono una tragica costante nella storia di Lizzola. Il 5 gennaio 1954 quattordici uomini furono travolti nel corso di una traversata, effettuata poco sotto la cresta del monte Flesio. Sette di essi si salvarono a stento. Le salme degli altri sette furono recuperate il giugno successivo, dopo lo scioglimento della neve. Morti e superstiti erano minatori, addetti a scavare nelle miniere della Manina che, nei secoli scorsi, era considerato il complesso minerario più importante della Lombardia. E per gli abitanti di Lizzola lo era ancora di più: nel 1938, esclusi una decina di emigrati in Francia, tutti gli uomini del paese lavoravano, maneggiando picconi e dinamite, in queste cavità.
Il passo della Manina-foto di agosto 2022. |
Nel medioevo Lizzola dipendeva dalla pieve di Vilminore. I suoi morti dovevano quindi trovare sepoltura in Val di Scalve, trasportandoli a spalle dal sentiero che transitava dal passo della Manina. Nel periodo invernale la neve ne rendeva inaccessibile il valico. I defunti venivano pertanto rinchiusi nelle loro bare, che restavano appese alle travi del tetto in attesa della primavera. Soltanto dopo il distacco amministrativo dalla Val di Scalve, avvenuto nel sedicesimo secolo, fu possibile utilizzare il cimitero di Bondione.
Il punto di partenza del sentiero che porta alla Manina-foto di agosto 2022. |
Un'escursione di un certo impegno (quattro ore di cammino, a superare 800 metri di dislivello) viene descritta in questo post. Percorrendo le tracce più volte calpestate nel corso dei secoli da minatori e malgari, l'itinerario parte da Lizzola e sale ai 1800 metri del Passo della Manina. Si percorre poi un tratto del Sentiero delle Orobie, abbandonandolo per raggiungere il Rifugio Mirtillo (1950 m). La discesa avviene lungo le piste da sci. Il dettaglio di questo itinerario è recuperabile a questo link: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/08/da-lizzola-unescursione-circolare-per.html.
Le piane di Lizzola ed i monti Pomnolo e Cimone dal sentiero che porta alla Manina-foto di agosto 2022. |
GLI IMPIANTI SCIISTICI
La carrozzabile realizzata nel 1959, che permise di raggiungere Lizzola con l'automobile ed i mezzi pubblici, rappresentò un evento importante per il borgo e l'Alta Valle Seriana. Soprattutto perchè, negli anni immediatamente successivi, vennero realizzati i primi impianti di risalita. Nel 1963 Lizzola contava circa 500 abitanti. Ogni domenica invernale triplicava la popolazione. L'Eco di Bergamo scriveva articoli entusiastici, confrontando ..."gli anni di vita grama (degli anni '50), in case inospitali e malsicure per i carichi a volte ingentissimi di neve. Con poche patate per sfamare i figli e rare caprette a tenue speranza di un domani meno stentato. La gente in età di lavoro logorata dalla miniera era per il 50% affetta da silicosi..."
La zona degli impianti vista dalle baite di Redorta-foto di maggio 2023 |
"...La strada risolve questa situazione, potendo quindi sfruttare a livello turistico l'enorme potenzialità della zona in campo sciistico. Si grida al miracolo. Al turismo invernale si aggiunge quello estivo, si costruiscono villette.... Si ipotizza la realizzazione, a breve scadenza, della strada di congiunzione con la Val di Scalve, attraverso il valico della Manina... Nell'inverno del 1965 Lizzola è talmente recettiva che i suoi alberghi sono sempre saturi ed i turisti alloggiano in quelli di Valbondione, esaurendoli in poco tempo. Le magnifiche piste sono servite da ben quattro impianti, tutti funzionanti a pieno ritmo. La ricettività alberghiera non riesce a soddisfare tutte le richieste di alloggio..."
Gli impianti di Lizzola scendendo dallo Sponda Vaga-foto di agosto 2024. |
Poi la concorrenza con altre realtà turistiche invernali più attrezzate e "di tendenza" ha ridimensionato le aspettative di sessant'anni fa. quando l'idea era quella, grazie all'impulso degli impianti di risalita, di rilanciare l'economia della Valle e ripopolare il piccolo borgo. Purtroppo, dai 500 abitanti del 1963, nonostante lo sci, la popolazione di Lizzola è precipitata a poco più di 100 unità, la metà esatta di quelli contati da Maironi da Ponte nel lontanissimo anno 1820, quando scrisse nel suo Dizionario Odeporico, che Lizzola ...si vede tutto a prati e pascoli, eccettuati alcuni tratti coltivati a patate, le quali vi prosperano assai; ed impedirono nei trascorsi ultimi due anni, che nessuno vi perisse di fame, caso terribile occorsovi antecedentemente più di una fiata (definizione arcaica intesa come "una volta", in senso temporale).
Il rifugio Mirtillo ed il Pizzo Coca-foto di agosto 2024. |
Utilizzando gli impianti che portano fino al Rifugio Mirtillo, si può effettuare una placida camminata in un'area naturalistica di rilevante valenza ambientale, con soli 150 metri di dislivello, impiegando circa un'ora e mezzo. Il dettaglio è a questo link: https://dislivellozero.blogspot.com/2024/08/il-rifugio-mirtillo-la-cima-di-sponda.html.
Lizzola-foto di giugno 2023. |
Altre note:
Raggiungere Lizzola: Il borgo è una frazione di Valbondione e dista circa 58 km dal centro di Bergamo, percorribili in un'ora e dieci minuti d'auto. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. All'ingresso di quest'ultimo paese si tiene la destra, si supera il centro e si percorre la S.P. 49 che, con sei tornanti e cinque chilometri, raggiunge Lizzola.
Alla Baita dell'Asta Bassa-foto di agosto 2022. |
Bibliografia: Lo spunto per questo post è venuto dalla lettura del volume intitolato: LIZZOLA, dalla Repubblica di Scalve ad oggi, realizzato da Felice Bellini e Walter Pinessi con il patrocinio del Comune di Valbondione e della Contrada di Lizzola Alta – stampato nel luglio 1994. Il volume è disponibile nelle biblioteche della zona. Utilizzando la Rete Bibliotecaria Bergamasca (https://www.rbbg.it) può essere richiesto in prestito e consegnato nella biblioteca più vicina al domicilio degli interessati.
Il rifugio Case Rosse e le ex-baracche dei minatori-foto di agosto 2023. |
Carte escursionistiche: L'area escursionistica che circonda Lizzola viene ben evidenziata in due recenti carte escursionistiche realizzate dalla sezione CAI di Bergamo, in scala 1:25.000. La prima è quella che copre tutto il territorio attraversato dal Sentiero delle Orobie orientali. La seconda è un aggiornata carta escursionistica della Val di Scalve. Entrambe sono in vendita nelle librerie specializzate di Bergamo e dell'Alta Valle e alla sede CAI di Bergamo, tel. 035 4175475, https://www.caibergamo.it.
Sul sentiero tra Valbona e Lizzola. Sullo sfondo il Vigna Soliva-foto di giugno 2023. |