domenica 8 giugno 2025

Esplorando pascoli e cascine del Monte Trevasco, sentinella di Parra, capitale del popolo degli Orobi.

 🥾 Dislivello: circa 530 metri     ⌚ Durata: tre ore e mezza     📏Lunghezza: 8 chilometri

Gregge di pecore nei pascoli di Cascina Mafet.

Dal piccolo parcheggio in cima a via Campella, a Parre (700 m circa-i dettagli per arrivarci sono descritti nelle note tecniche in fondo al post) si sale a sinistra calpestando l'asfalto di una ripida strada privata. Siamo sul sentiero CAI N. 240 e seguiremo i suoi bolli biancorossi per un buon tratto di salita. In dieci minuti si raggiunge un bivio (750 m circa) dove le indicazioni ci fanno svoltare a destra. Per gli interessati, prendendo a sinistra si raggiunge il santuario della Santissima Trinità, con i suoi suggestivi porticati.

Prime viste sulle cascine del Monte Trevasco.

La traccia alterna tratti in mulattiera con l'asfalto od il cemento. Si incontra un secondo bivio in località Cà Larga de Sura (venti minuti dalla partenza) e, seguendo fedelmente i bolli biancorossi del CAI, si giunge ad un terzo bivio dove non si volta a destra ma si resta sull'asfalto. Dieci minuti dopo si lascia la strada per percorrere una mulattiera che risale nel bosco ceduo arrivando alla palina segnaletica verticale del trivio nei pressi della baita Cornèl de Sura (962 m-50 minuti circa dalla partenza). 

La radura dei cavalli sullo sfondo del Pizzo Formico.

Qui abbandoniamo il sentiero CAI n. 240 e seguiamo la direzione per il Monte Trevasco Ovest, calpestando l'asfalto e, più avanti, una cementata. La traccia, in una decina di minuti, ci porta ad attraversare una splendida radura dove  alcuni cavalli pascolano tranquillamente restando sullo sfondo del Pizzo Formico. Al termine della radura, governata da una cascina splendidamente ristutturata, si prende un tratto asfaltato che sale e rientra nel bosco. 

La cascina nei pressi della radura dei cavalli.

Da qui in avanti si incontrano edifici rurali perfettamente manutenuti, che da soli meritano l'escursione. Un quarto d'ora dopo aver lasciato la radura con i cavalli si incontra un altro bivio (1030 m circa - 1 ora e un quarto dalla partenza). Si tiene la destra salendo sulla cementata. Un quarto d'ora più tardi costeggiamo la cascina in località Cristofenet, posta a quota 1097 m., in posizione decisamente panoramica.
Cascina Cristofenet.

Il breve tratto con vista cessa cinque minuti dopo, quando si svolta a destra nel bosco per raggiungere la zona di Cascina Mafet, circondata da amplissimi pascoli dove incontriamo un nutrito gregge di pecore. Da qui lo sguardo si amplia sempre di più e si può salire l'ultimo tratto vagando lo sguardo dal fondovalle alle cime che circondano il Formico, dai pascoli alle cascine che governano i pascoli più lontani del Monte Trevasco. 

Cascina Mafet.

Si raggiunge la meta serpeggiando sull'asfalto per una ventina di minuti da Cascina Mafet, raggiungendo quindi la località Fenilecc (1230 m circa - un paio d'ore dalla partenza) dove, tempo fa, sono state ritrovate le tracce del primo tratto del famoso "Sentiero dei Castrù". Si tratta del percorso effettuato, in tempi di transumanza estiva, da generazioni di pastori parresi, per portare le loro greggi negli alti pascoli delle valli svizzere, attraversando la Val Brembana, il fondovalle della Valtellina, la Val Chiavenna, il Passo di Spluga raggiungendo infine i dintorni di Coira, affrontando un viaggio che durava, mediamente, una settimana intera.

Panorama da Fenilecc.

Per tornare al parcheggio la soluzione più semplice è quella di percorrere la stessa traccia della salita. Chi vuole variare un poco i panorami può arrivare al bivio che precede la bellissima radura dei cavalli, che dista, scendendo da Fenilecc, circa mezz'ora di discesa. Invece di tenere la sinistra per costeggiare la radura, si svolta a destra, scendendo lungo la striscia d'asfalto. L'ambiente offre viste nuove, più agresti, ma anche più "spettinate" e quindi più espressive della fatica quotidiana di pastori e contadini. 

In discesa, dopo il bivio nei pressi della radura con i cavalli.

Rimanendo sull'asfalto, in una ventina di minuti si cala fino a quota 880 m (50 minuti circa da Fenilecc) dove si incontra uno sterrato a sinistra che porta ad una cascina, oltre la quale la traccia sembra procedere verso est, scendendo in direzione di Parre. Siamo in località Squadersù, un tempo zona di coltivazioni minerarie, ora dedicata alla coltivazione del fieno ed al pascolo di ovini ed equini. Si arriva alla cascina, portando attenzione ai cani che fanno il loro mestiere, la si costeggia e si scende a riprendere l'asfalto che, poco sotto, passa accanto ad un paio di capannoni agricoli. 

Località Squadersù.

Proseguendo sulla stradina, in meno di mezz'ora, a quota 820 m, si ritrova, ad un bivio, il segnavia CAI che ci ha facilitato la salita. Voltando a destra, con pochi passi si arriva all'angolo dove i segni biancorossi ci fanno riprendere il sentiero nel bosco già percorso all'andata e che ci riporterà, in una ventina di minuti, al piccolo parcheggio di partenza (da Fenilecc si è camminato per circa un'ora e mezza).

Uno sguardo verso sud da Fenilecc.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 04-06-2025 - da nuvoloso a molto nuvoloso, con qualche goccia di pioggia in tarda mattinata.
Punto di partenza dell'escursione: Piccolo parcheggio posto al termine di via Campella, in Comune di Parre, che dista circa 32 km dal centro di Bergamo, percorribili in una quarantina di minuti. Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Valbondione. Dopo poche decine di metri da questo bivio, si volta decisamente a sinistra, salendo in direzione di Parre. Si superano un paio di tornanti e si arriva in paese. Si gira a destra, su via Costa Erta e la si percorre integralmente, girando a sinistra su via degli Spini, dove si trova, e si segue, una indicazione per la panchina gigante. Proseguendo diritti su via Spini, ci si inoltra in via Padre Regolini, al termine della quale si imbocca la stretta e ripida via Campella. che termina di fronte ad un piccolo parcheggio adatto a contenere 6 o 7 auto.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 530 metri di dislivello per una lunghezza totale di 8 chilometri.
Durata: Per compiere l'escursione qui descritta si cammina per circa tre ore e mezza, al netto delle soste.

Cascina in località Seret.

Il monte Trevasco nella storia dell'uomo: Questa zona riveste una grandissima importanza storica. I giacimenti metalliferi del monte Trevasco vennero sfruttati sin dalla fine dell'età del Bronzo, risalente a circa 3.000 anni fa. I minerali estratti (inizialmente il rame, poi il piombo durante la successiva età del ferro) venivano portati poco più a valle, dove venivano fusi e colati in matrici di pietra, al fine di realizzare prodotti ed utensili, da rifinire nelle officine del villaggio.  In località Castello, a partire dall'Ottocento, vennero alla luce manufatti bronzei deposti in un pozzetto nel V° secolo a.c.. Un secolo dopo, tra il 1983 e il 1984, specifiche campagne di scavo scoprirono le fondamenta di un antichissimo nucleo abitativo risalente all'età del ferro che può essere identificato come la mitica PARRA, capitale degli Orobi. Maggiori informazioni sul museo e sul parco archeologico poi realizzato sono disponibili sul sito: https://www.oppidumparre.it.

Primi passi in discesa.

Altre escursioni in zona: Dal parcheggio di via Campella parte un'altra bella escursione che raggiunge i panoramici pascoli del monte Alino e la splendida zona dominata dal monte Vaccaro. In questo blog trovate la descrizione dettagliata, cliccando sul seguente link: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/11/da-parre-al-rifugio-vaccaro-e-gli.html.
Partendo invece da Bratte, piccola frazione del Comune di Premolo, è possibile esplorare la Val Nossana, con un itinerario descritto in questo blog, consultabile al seguente link: https://dislivellozero.blogspot.com/2018/04/un-tuffo-nella-val-dossana-dove-sgorga.html.
Cartografia: Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo-Tavola 05.

Località Sapel.




sabato 31 maggio 2025

Perdersi nella giungla della Senda, dove la selva ha ripreso i suoi spazi, cancellando i vecchi sentieri.

I monti Alino, Vaccaro e Secco dai pressi del valico della Senda.

Sono reduce da un'avventurosa escursione che, da Piario, mi avrebbe dovuto portare sulla cima del monte Ost, attraversando i boschi cedui della Senda. Purtroppo la traccia, ben evidenziata in una delle numerose app pensate per l'escursionismo, si è ben presto persa nel groviglio di una fitta vegetazione.

Villa d'Ogna dal sentiero gradinato che sale da Piario alla ex-Cantoniera.

Era evidente che nessuno era passato di lì da parecchio tempo e non ho quindi insistito nel "ravanare" alla ricerca di un percorso ormai non più disponibile. Mentre ritornavo sui miei passi, oltre a fotografare belle fioriture, mi sono ritrovato a pensare sullo stato dei sentieri delle nostre Orobie.

Giaggiolo susinario nella boscaglia della Senda.

Ormai sono parecchi anni che le frequento, ritrovandomi a rinunciare, sempre più spesso, agli itinerari più battuti, solitamente diretti a conquistare le cime. Un mondo di sassi, strapiombi e nevai che mi attira molto meno dei vecchi sentieri e delle storiche mulattiere che uniscono frazioni e contrade con i  pascoli alti ed il fondovalle. La cosiddetta "mezza montagna", testimone di secoli di storia quotidiana, fatta di lavoro e tanta fatica, di un'agricoltura di mero sostentamento, di un'architettura rurale ai limiti dell'essenzialità e, al tempo stesso, evidenza della grande saggezza dei nostri avi per la scelta della posizione e la funzionalità degli ambienti.

Erba limonina nella boscaglia della Senda.

Trascurare queste tracce è come cestinare il sapere del passato, privarsi della memoria. Credo che sarebbe estremamente positivo se i nostri Comuni, la Comunità Montana e la Provincia, si attrezzassero per recuperare e manutenere questi antichi percorsi di collegamento. Oltre al loro effettivo valore storico, potrebbero essere una valorizzazione del turismo sostenibile, il cui potenziale ritorno economico mi sembra ampiamente sottovalutato. 

Il bosco riprende i suoi spazi...

Tornando alla mia piccola avventura, rinuncio a descrivere le mie intenzioni di percorso, perdute nel folto della boscaglia, in gran parte composta da arbusti di nocciolo cornuto. La vegetazione era talmente fitta che gli unici spazi aperti erano le piazzole di servizio dei tralicci dell'alta tensione. Per oltre un'ora ho seguito tracce che svanivano nel nulla. Uscito, per puro caso, su una fascia tagliafuoco, una freccia indelebile che colorava di fucsia un masso a terra, direzionava una traccia in salita che seguiva pedissequamente il ripido pendio della fascia stessa, senza nessuna evidenza di percorso logico.

Uno sguardo su Piario ed il monte Sapèl Né.

Probabilmente quella freccia era un segnale superstite di una di quelle "Vertical Race" molto di moda nel recente passato. Ho definitivamente rinunciato, dirigendomi verso un varco nella vegetazione, oltre il quale ho trovato una sterrata che, partendo dal valico della Senda, raggiunge, in leggera salita, una località denominata Cascina Bastone. Un ambiente suggestivo, composto dall'edificio rurale in fase di ristrutturazione ed una bellissima abitazione con tanto verde intorno, da cui si gode un bel panorama sul Pizzo Formico, il Colle Crosio e parte dell'abitato di Clusone.

Nei pressi di Cascina Bastone.

Un angolo che non mancherò di riscoprire, andando a percorrere un'evidente traccia che, partendo dal lato a monte della Cascina, sembra salire decisa in direzione del monte Ost. L'importante è riprovarci, magari fra qualche mese, quando la magia dei colori autunnali potrebbero mitigare un'altra possibile delusione.

Fioritura di citiso nei pressi di Cascina Bastone.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 28-05-2025 - Tempo bello con qualche velatura.
Mini resoconto dell'escursione: Ho iniziato a camminare nei pressi del parcheggio a servizio dei giardini pubblici di via Mazzini, dirigendomi verso Villa d'Ogna. Ho risalito via Bergamo fino ad incrociare via Candrietti. Alla sinistra del bivio stradale si individua un bel sentiero gradinato, affiancato da due filari arborei, che sale verso la provinciale 50, denominata "strada della Senda". Attraversata la provinciale, si sarebbe dovuto ritrovare un'evidente traccia che, salendo nella fitta boscaglia, si dirigeva verso il Monte Ost. Così purtroppo non è stato.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: nel mio vagare senza meta, ho percorso circa 5 km, coprendo un dislivello di circa 300 metri.
Durata: Ho camminato per circa due ore e mezzo.

La Madonnina della Senda.

Itinerari alternativi e luoghi che meritano una visita: Scendendo lungo la provinciale 50, che da Clusone porta a Villa d'Ogna, pochi metri prima del bivio per Piario, si intravvede, sulla destra, una freccia gialla che indica la direzione per raggiungere la Madonnina della Senda. Se siete in macchina potete fermarvi nel piccolo parcheggio a sinistra della ex-Cantoniera e risalire a piedi. Il tracciato che porta all'edificio religioso faceva parte della vecchia mulattiera che univa Clusone a Villa d'Ogna. Dalla freccia direzionale, in soli cinquanta metri in piano, si raggiunge la piccola cappelletta porticata, che risale al XVII^ secolo ed è stata recentemente restaurata a cura del gruppo Alpini di Clusone.
Per raggiungere invece la località Cascina Bastoni, è necessario raggiungere il valico della Senda (punto più alto della Provinciale 50). E' possibile fermarsi all'ampio parcheggio del Sole, sede ogni lunedì del mercato di Clusone. Da lì si sale a piedi lungo via Concerie. Al valico, sulla destra, si nota una freccia che dirige al Fontanino della Mamma. Si procede lungo questa stradina che diventa subito sterrata e sale nel bosco. Superato un tornante si prosegue diritto fino alla Cascina Bastù ed al successivo edificio da cui si ammira un bel panorama sull'altipiano di Clusone ed il Pizzo Formico. (40 minuti a salire, meno di 30 a scendere).

Da Cascina Bastone, panorama su Colle Crosio, San Lucio e Pizzo Formico.

Altre escursioni in zona:
In questo blog sono pubblicate due escursioni che partono da Piario. La prima raggiunge la cima del Sapèl Né, la seconda esplora la Costa del Vaccaro. I link di collegamento sono i seguenti:
https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/da-piario-alla-vetta-del.html;
Partendo invece da Clusone, per esplorare questa zona, potete consultare l'escursione che tocca le cime dei monti Simer e Crapet. Il link è questo: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/11/un-anello-da-clusone-alla-conquista.html.
Cartografia: L'unica mappa che può essere di qualche aiuto è la Tavola 05 della Carta Turistico-Escursionistica in scala 1:25.000 realizzata a cura della Provincia di Bergamo, ormai purtroppo difficilmente reperibile. 

Primo sole su Piario.





martedì 6 maggio 2025

Da Piario un anello che attraversa il Serio ed i boschi della Costa del Vaccaro, con ritorno "ondeggiante" sul Put che bala.

🥾 Dislivello: circa 250 metri       ⌚ Durata: due ore e un quarto      📏Lunghezza: 7 chilometri

I pascoli fioriti di Piario. Sullo sfondo il monte Fortino (1294 m).

Si parte da Piario (540 m circa) dopo aver parcheggiato accanto ai giardini pubblici situati tra Via Mazzini e via Foppa. Si attraversa la strada provinciale n. 51 e si prende brevemente a sinistra, fino ad arrivare al punto in cui via Mazzini si trasforma in via Speranza. Proprio qui diparte una mulattiera che scende a raggiungere i pascoli che costeggiano la sponda sinistra del fiume Serio.

Primo sole su Cascina Bròseda.

Arrivati al termine dell'acciatolato si prende lo sterrato di sinistra che, in breve, giunge accanto a Cascina Bròseda, probabilmente la più antica del paese. Poco oltre si calpesta l'asfalto e, voltando a destra in via De Gasperi, si raggiunge in pochi minuti la passerella pedonale che attraversa il Serio (520 m circa-dieci minuti dalla partenza). 

Dal ponte pedonale: panorama sul Pizzo del Diavolo.

Raggiunta la riva opposta si entra in un ombreggiato parco pubblico. Si cammina sulla ciclopedonale, voltando a sinistra al primo bivio e giungendo in breve in via Giovanni Festi. Pochi passi, ancora a sinistra. e si imbocca via Principe Umberto, percorrendola fino ad incontrare la Strada Provinciale n. 49 della Valle Seriana Superiore (515 m-venti minuti dalla partenza- percorsi 1, 5 km).

Dal ponte pedonale: la vista verso sud, a sinistra i tetti di Piario ed il Pizzo Formico.

Si attraversa la SP 59 e, voltando a sinistra, la si costeggia brevemente in direzione sud. Dopo meno di 200 metri si trova una sterrata, che rientra verso destra e, dopo un breve tratto in piano, prende a salire nel bosco ceduo con una serie di serpentine. Si recupera rapidamente quota e, dopo cinque tornanti, si raggiungono due cascine (circa 605 metri-40 minuti dalla partenza). Qui si trova un bivio dove si pianeggia tenendo la sinistra ed incontrando, poco dopo, il primo segnavia del percorso (un semplice bollo rosso).

Arrivo alla cascina di quota 605 m.

Continuando a tenere la sinistra, si procede in piano nel fitto bosco ceduo che ombreggia la Costa del Vaccaro. Raggiungiamo l'ennesimo bivio, dove entrambe le direzioni sono segnalate con bolli rossi. Continuiamo a tenere la sinistra con andamento pianeggiante. Dopo una ventina di minuti dalle due cascine si incontra un ennesimo bivio composto da un sentiero che scende deciso a sinistra e la nostra traccia che, stavolta, pianeggia tenendo la destra. Proseguiamo diritti e, in pochi minuti si raggiunge una sorgente con piccola vasca per l'abbeverata del bestiame, dove riprendiamo a pianeggiare tenendo la sinistra, ignorando una traccia che sale a destra. 

Erba-Perla Azzurra in fiore nel bosco della Costa del Vaccaro.

Finalmente si arriva ad un bivio (parzialmente) segnalato (circa 650 metri di quota, 3,5 km ed un'ora e un quarto dalla partenza). L'indicazione è per il Monte Alino (salire a destra). Il nostro itinerario invece prosegue sulla traccia di sinistra, scendendo in leggera pendenza. Dopo nemmeno cinque minuti raggiungiamo la bella Cascina del Ciliegio, che regala anche un significativo panoramo, ricco di contrasti su Martorasco, il fiume Serio, Piario, l'imponente fabbrica di tecnopolimeri, con il Sapél Nè a fare da sfondo.

La Cascina del Ciliegio (a 650 metri di quota).

Dopo la sosta si raggiunge l'ingresso del vialetto d'accesso alla cascina, voltiamo a sinistra su una stradina cementata, che scende con decisione lungo il fianco sinistro della boscosa Valle dei Frati. Dopo una ventina di minuti si scorge un fabbricato sulla sinistra, dove si dirige anche la cementata, che ha come meta il piccolo borgo rurale di Martorasco. Siamo ad un bivio evidenziato da un cartello che impedisce il transito ai motocrossisti.  Qui giriamo a destra, seguendo un'evidente traccia nell'erba. Pochi passi in piano ci portano verso un bel muretto a secco dove, d'un tratto, la traccia scompare. 

La traccia nell'erba...

Scendiamo in diagonale nel prato fiorito ed individuiamo subito una struttura in cemento atta all'accumulo del letame. La traccia riprende, ben evidente, a lato del letamaio stesso e si trasforma ben presto in asfalto. Camminandoci sopra per altri cinque minuti si incontrano i primi fabbricati della frazione di Sant'Alberto. Siamo in via Grumello, che scende dolcemente compiendo un'ampia curva proprio nei pressi della Cooperativa Sociale Sottosopra, al termine della quale l'asfalto si biforca.

La Costa del Vaccaro dai prati alti di Sant'Alberto.

Scendendo a destra si raggiungerebbe, a vista, la strada provinciale n. 49. Noi imbocchiamo invece, a sinistra, via Sant'Alberto, che pianeggia tra belle villette e piccoli capannoni artigianali (e niente traffico) fino a raggiungere l'omonima piazza, dove si può ammirare la casa natale del Beato Alberto di Villa d'Ogna (dettagli storici nelle note tecniche). 

Il Pizzo Formico dai tetti di Sant'Alberto.

Si attraversa la provinciale sulle strisce pedonali portandoci di fronte al Ristorante Moro, accanto al quale si trova l'accesso per il ponte ballerino (o Put che bala, in dialetto-500 m di quota, due ore circa dalla partenza, percorsi 5,7 km). Lo attraversiamo, verificando personalmente che, in effetti, vi si può danzare a buon ritmo, soprattutto se si incrociano persone che provengono dal lato opposto.

Ol put che bala, visto dalla sponda piariese.

Raggiunta l'altra sponda teniamo la sinistra calpestando l'asfalto della ciclopedonale che, in una decina di minuti, ci riporta, tra splendide fioriture di aglio orsino e belle viste sul fiume Serio, al grande pascolo sul quale siamo scesi all'inizio della nostra escursione. Arrivati ad un bivio possiamo scegliere se circumnavigare il pascolo in senso antiorario per ritrovarci sul medesimo tracciato dell'andata o se tenere la destra (in direzione di Candrietti) che ci porta a deviare, ancora a destra, su un erto ma breve strappo nel bosco che ci deposita proprio di fronte al punto di partenza dell'escursione.

I pascoli di Piario visti dal punto di partenza (e arrivo) dell'escursione.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 02-05-2025 - Tempo bello.
Punto di partenza dell'escursione: Per raggiungere Piario si percorre la provinciale della Valle Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si gira a destra in direzione di Clusone.  Risaliti due tornanti si arriva ad una rotonda, dove si prende a sinistra la Strada Provinciale 51 che, attraverso la pineta di Clusone, porta all'Ospedale di Groppino ed al successivo abitato di Piario. Alle prime case del paese si tiene la sinistra (via Monsignor Speranza) attraversando il centro abitato (strada stretta a doppio senso; andate piano). Dopo il Municipio e la Farmacia si supera anche un parcheggio che resta sulla sinistra, individuando, cento metri dopo, sulla destra, il piccolo parco giochi con gli stalli dove parcheggiare. Dal centro di Bergamo sono poco più di 33 km, percorribili in circa tre quarti d'ora.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 250 metri di dislivello per una lunghezza totale di 7 chilometri.
Durata: Per compiere l'intero anello si cammina per poco più di due ore e un quarto, al netto delle soste.

La costa e la cresta del Vaccaro viste da Piario. L'itinerario pianeggia nel
bosco all'altezza della cascina al centro dell'immagine 
(foto invernale).

La casa natale del Beato Alberto: Questo edificio assume particolare interesse dal punto di vista storico. Nel corso della sua plurisecolare esistenza (risale all'XI° secolo) si trasforma in diverse destinazioni d'uso. Edificata come casa contadina poco prima della nascita del Beato, alla sua morte i conterranei, grazie anche ai suoi lasciti, la ampliarono, costruendo una chiesa con annesso ospedale (uno dei primi dell'intera Val Seriana). Nel 1600 il complesso viene trasformato in un monastero, rimanendo tale fino all'avvendo degli editti napoleonici. Venne quindi acquistato da privati poco prima di essere sepolto, nel 1823, da un'imponente frana staccatasi dalle pendici del monte Vaccaro. Nel 1903, in seguito alla traslazione delle spoglie del Beato Alberto nella parrocchiale di Villa d'Ogna, è iniziato un recupero parziale della casa natia, in cui restano ancora tracce dell'antico convento.
Ol put che bala da sponda a sponda (foto invernale).

Altre escursioni in zona: Dal cimitero di Piario parte un'escursione che raggiunge la panoramicissima vetta del Sapèl Né, che divide il minuscolo altipiano piariese dalla ben più grande piana di Clusone. Ne trovate la descrizione dettagliata, cliccando sul seguente link: https://dislivellozero.blogspot.com/2022/09/da-piario-alla-vetta-del.html.
Cartografia: Quest'area è trascurata dalle principali carte escursionistiche delle Orobie. 

In primo piano i fabbricati della Manifattura Festi Rasini, fondata nel 1889
e attiva fino all'anno 2011. Nel 1940 vi lavoravano circa 1.400 dipendenti.

lunedì 14 aprile 2025

Un anello da Grumetti a Maslana: tra gorghi e cascate, pascoli e ghiaie, inseguendo le tracce della vita quotidiana nel passato.

🥾 Dislivello: circa 400 metri    ⌚ Durata: quasi tre ore   📏Lunghezza: 6 chilometri e mezzo

Case Caffi, una delle quattro contrade di Maslana.

L'escursione prende forma dal parcheggio di Grumetti (circa 970 m-nelle note tecniche la descrizione per arrivarci con mezzi privati). I primi centro metri sono su asfalto. Due tornanti salgono ad una cappelletta, a destra della quale si prende un'indicazione per la mulattiera delle cascate ed il rifugio Curò. Un deciso strappo porta, in cinque minuti, ad un successivo bivio, dove le tracce per le due destinazioni si dividono. Noi pianeggiamo a sinistra, seguendo la mulattiera che ha come destinazione l'Osservatorio floro-faunistico.

La cappelletta dove si volta a destra, sul sentiero n. 305B

In questo tratto, volgendo a sinistra impressiona l'imponente massiccio del Pizzo Coca e l'edificio dell'omonimo rifugio, che si staglia, minuscolo, come un nido d'aquila sulla valle e sull'erto sentiero che lo congiunge a Valbondione. Dopo un quarto d'ora dalla partenza si supera un torrente che scende dalle pendici del monte Pomnolo. Poco oltre una freccia con la scritta "Osservatorio" ci fa voltare a destra. La traccia si restringe, tramutandosi in un agevole sentiero, ora segnalato da bolli giallorossi. 

Il sentiero nella faggetta, segnalato dai bolli giallorossi.

Si inizia a salire in una fitta faggeta, prendendo rapidamente quota con divere serpentine. Alcuni tratti sono decisamenti ripidi. Ci troviamo sul sentiero dei carbonai, che unisce le contrade di Maslana e Valbona alla frazione di Lizzola. Sul percorso si incontrano numerosi spiazzi (gli "aral") dove si realizzava il carbone a legna utilizzato dalle fornaci della Torre e di Gavazzo. In un tempo ancora più remoto questo percorso era denominato "la strada dei buoi": per secoli venne calpestato da questi bovini, ma anche da greggi  ed altre mandrie. 

Un aral segnalato con cartelli didattici sul "sentiero dei carbonai".

Dopo tre quarti d'ora dalla partenza, il sentiero finalmente spiana. Restando sulla quota di circa 1.200 metri s.l.m. si raggiunge un evidentissimo bivio. Chi ha fretta di raggiungere Maslana può scendere a sinistra. Noi tiriamo diritto, in direzione dell'Osservatorio floro-faunistico. In falsopiano, impiegando una decina di minuti (circa 2 km dalla partenza) si raggiunge una bellissima radura, dove lo sguardo si apre su uno splendido circo di rocce e dirupi. 

Il triplice salto delle Cascate, visto salendo all'Osservatorio.

Anche da qui, volgendo verso sud, si potrebbe raggiungere rapidamente Maslana, ma bastano pochi passi per individuare il rivolo che disegna il primo salto (il più alto) delle Cascate del Serio. E' troppo forte la tentazione di continuare a salire verso nord. Si prova la stessa sensazione che pervadeva i viaggiatori del passato quando, al tonante rombo che li aveva accompagnati durante l'avvicinamento, si aggiungeva la vista incomparabile del triplice salto d'acqua. Oggi il fragore è scomparso, ed anche il rigagnolo che precipita dal piano del Barbellino è ben poca cosa rispetto all'imponente getto dei tempi precedenti la costruzione della diga, ora visibile soltanto alcuni giorni l'anno. 


La sede dell'Osservatorio floro-faunistico.

Lo spettacolo che via via si apre risalendo la strada forestale che, in meno di venti minuti dalla radura porta all'Osservatorio, è meritevole sotto ogni punto di vista. L'edificio (1340 m-un'ora e mezzo dalla partenza), che sfrutta come parete anche un grosso masso erratico, è stato ricavato ristrutturando una vecchio ricovero utilizzato dai pastori durante le transumanze. Lo sguardo è catalizzato dalle cascate, ma anche verso sud il panorama è grandioso: il soleggiato pianoro delle baite di Maslana, le anse del Serio che riempiono la radura da cui siamo saliti e l'imponente mole del Pizzo della Corna completano uno scenario veramente di "alta montagna".

Il pianoro con le contrade di Maslana (ed i disturbanti tralicci)
visto dalla salita all'Osservatorio floro-faunistico.

Tornati alla radura precedente, si imbocca il sentiero con l'indicazione del Rifugio "Goi del Cà". Stiamo calpestando le tracce del sentiero CAI n. 332, il cosiddetto sentiero invernale per il Rifugio Curò. In un quarto d'ora si arriva ad un suggestivo ed antico ponte in pietra che si attraversa per raggiungere  Piccinella. Ma, prima di raggiungere questa contrada, ci togliamo lo sfizio di andare alla ricerca di uno spettacolare balconcino che, da oltre un secolo, consente di ammirare in sicurezza uno dei gorghi più famosi del fiume Serio.

Il "Goi del Cà" (particolare).

Per arrivarci, subito dopo il ponte e prima di raggiungere le case di Piccinella, troviamo una traccia sulla sinistra che scende in un rado boschetto digradante verso il fiume. Bastano pochi minuti per individuare una ringhiera in ferro sospesa sul precipizio. Appoggiandosi al parapetto è possibile annegare lo sguardo nella limpida e profondissima pozza che riceve le turbinose acque del Goi del Cà mentre, a destra, si ammira un cascatella che scende dalle pendici del monte Pomnolo. La gente del posto l'ha battezzata con il nome di "acqua cattiva", probabilmente perchè ricca di minerali ferrosi. Nonostante la protezione del parapetto installato dal CAI alla fine dell'ottocento, si raccomanda la dovuta prudenza e di evitare la visita in caso di terreno bagnato e sdrucciolevole.

L'"acqua cattiva" del Monte Pomnolo.

Risaliti a Piccinella (1192 m), si prosegue pianeggiando in direzione sud, raggiungendo il terrazzino erboso posto all'ingresso di "Ca' Sura", un cascinone ben ristrutturato, posizionato in una splendida e soleggiatissima posizione. Sulla facciata dell'edificio si nota un'artistica meridiana arricchita da una scritta in dialetto: "I Ca' Sura i te dis l'ura (le case di sopra ti dicono l'ora)". 

Ca' Sura.

Mentre il sentiero CAI resta più in basso, noi prendiamo una traccia che unisce Ca' Sura con contrada Caffi, guardando quindi dall'alto i tetti in ardesia di Case Polli e del rifugio Goi del Cà, la facciata del quale è colorata da una fila di bandierine di preghiera tibetane. Le quattro contrade di Maslana sono molto vicine tra loro e compongono un ambiente molto armonico con i prati ed i pascoli che le circondano. L'unico elemento disturbante sono i tralicci dell'alta tensione, che svettano, invasivi ed ingombranti, sulle case di pietra viva, perfettamente restaurate dopo il terribile incendio di aprile 1979, che aveva raso al suolo questo villaggio alpestre di storica memoria.

Case Polli.

Nel breve tratto di circa 500 metri che divide Piccinella da Case Caffi lo sguardo viene spesso distratto dalle imponenti moli del Pinnacolo e del Corno, sulle cui pendici è possibile intravvedere i manufatti in cemento del piano inclinato, realizzato ai tempi della costruzione della diga del Barbellino, anche per trasportare il personale addetto dal fondovalle al cantiere. Gli operai viaggiavano su vagoncini scoperti e non erano pochi quelli che si bendavano per mitigare la paura delle vertigini.

Il Pinnacolo e, più sotto e a sinistra, il piano inclinato.

Attraversata la piccola e compatta contrada di Case Caffi (circa 1170 m) si incontra un bivio. A sinistra si scende verso i parcheggi di partenza, a destra si potrebbe salire in pochi minuti verso il visibile piano inclinato che, proprio qui, sfiora l'abitato di Maslana. Scendiamo quindi nella fitta faggeta, solcando un'evidente traccia che, in una ventina di minuti si ricollega con il sentiero CAI n. 332 e, poco dopo, termina al piccolo parcheggio di Pianlivere. Per raggiungere quello di Grumetti basta risalire la strada asfaltata. Terminata una breve salita, si gira a sinistra, percorrendo in piano un centinaio di metri che ci dividono dalle nostre auto (poco meno di un'ora e mezza dall'Osservatorio floro-faunistico).

Valbondione ed il Pizzo della Corna, visti da Maslana.

Note tecniche:

Data dell'escursione: 10-04-2025 - Tempo nuvoloso.
Punto di partenza dell'escursione: Parcheggio in località Grumetti di Valbondione, nei pressi della teleferica che sale a Maslana. Lo stazionamento dista circa 55 km dal centro di Bergamo, percorribili in un'ora d'auto.   Dalla città si percorre la statale 671 della Val Seriana fino al bivio di Ponte Nossa, dove si tiene la sinistra, seguendo le relative indicazioni e percorrendo la Strada Provinciale 49. All'ingresso di Valbondione si tiene la destra, attraversando il centro del paese. Superata la chiesa parrocchiale si imbocca via Beltrame percorrendola fino a raggiungere via Pianlivere, che termina al parcheggio di Grumetti.
Dislivello e lunghezza dell'itinerario: circa 400 metri di dislivello per una lunghezza totale di 6,5 chilometri.
Durata: Per compiere l'intero anello si cammina per quasi tre ore, al netto delle soste.

Contrada Piccinella.


Nel Comune di Valbondione il parcheggio si paga?: Da quest'anno (2025) i parcheggi di proprietà comunale presenti nel territorio di Valbondione sono a pagamento dal 01 giugno al 31 ottobre.  In questo periodo occorre quindi premunirsi di ticket gratta e sosta presso l'ufficio turistico di Valbondione o negli esercizi commerciali convenzionati.  Il costo giornaliero è di 3 (tre) euro. Maggiori info sul seguente sito: https://www.turismovalbondione.it/modalita-di-pagamento-del-parcheggio-a-valbondione.

Il primo salto delle Cascate del Serio, poco dopo la radura.

Altre escursioni in zona: Maslana è una delle mete preferite di questo blog, che regala emozioni e poesia ad ogni occasione. Trovate la descrizione di altre tre escursioni, effettuate in diverse stagioni dell'anno, cliccando sui seguenti link:
Cartografia: La traccia interessata dall'anello è parzialmente evidenziata nella carta escursionistica del Sentiero delle Orobie orientali, realizzata dalla sezione CAI di Bergamo in scala 1:25.000.

Zoom sulla stazione d'arrivo del piano inclinato.